Lettere

1

Domino Aldo Manucio Basianati viro doctissimo ac mihi colendissimo etc. Venetijs.

Cum Sebastianus Aquila, vir bonarum artium sedulus cultor, qui apud nos praeter medicinam, quam publico stipendio docet, academicum dogma profitetur, Platonem in Timaeo diebus festis maxima audientia legat, non mediocre desiderium studiosis incidit habendi libros Marsilii et aliorum qui aliquid de hac secta a Graecis scriptum latine transtulerunt. Et cum tu possis illos potissimum explere: nam id cum ex aliis tum superioribus diebus ex Alberto Pio, viro magnifico ac litteratissimo, cognovi, qui abs te rediens ad nos volumen inter caeteros attulit, in quo platonicorum quorundam opera quaedam congesta sunt; ego, ut his doctis viris qui ad id hortantur morem geram, et tuae utilitati consulam, quam non minimam existimo si quae imprimenda curasti a pluribus emantur, meum officium duxi te litteris obsecrare, ut nostro huic honesto desiderio obsequi velis. Quare, si tot litteratorum rogationes non despicis, quicquid in hac re habes ad nos mitte; nam, preter tuum commodum, studiosis etiam laborem ob hoc navigandi Venetias demes. Vale.

Ferrariae, nonis Ianuarij 1498.
Lodovicus Areostus Servitor Suus

2

[A LUDOVICO DA FABRIANO. A ROMA]

Messer Ludovico de li Ariosti, familiare nostro carissimo, vene per certe sue facende costì, e bisognandoli il favore et aiuto vostro, haverà ricorso a vuj; e Noi riceveremo da voi piacere assai se in quello che vi richiederà per la iusticia lo favorireti et aiutareti quanto vi serà posibile, offerendosi noi in maggior cosa per voi: et bene valete.

3

Illustrissimo et Reverendissimo domino meo unico domino Cardinali Estensi etc. In Castris Caesareis.

Illustrissimo Signore mio. Per exequire quanto Vostra Signoria mi comette, io mi sforzarò de intendere quelle nove che saranno possibili da intendersi, e de giorno in giorno ne terrò avisata quella. Al presente si parla assai per Ferrara de Beniamin Hebreo da Riva, che ha fallito de 14 mila ducati, che havea da altri hebrei forasteri a guadagno; e questo, per havere esso credito col Conte Ranaldo Sacrato e col conte Hieronymo Roverella e con altri de qualche migliaro de ducati, che non pò exigere. A Ferrara sopra de questo si dicono molte ciance: che è stato il Duca, che, havendo inteso che havea molti denari de Christiani ad interesse, ha voluto sapere chi sono questi che per suo mezo prestano ad usura, et ha voluto tôrgli tutti questi denari che erano de Christiani usurari; e la fama, subvertendo la veritade, dice ch'el Conte Ranaldo prefato havea su quel banco duo mila ducati a guadagno, e così molti altri che si nominano. Pur Marco Marighella, al quale in queste cose si pò dar fede, me ha certificato esser così come prima ho scritto; e m'ha detto anchora che molti argenti de Vostra Signoria sono su quel banco, et avenga ch'el Signore Duca habbia fatto il salvo condutto a Beniamin, pur non vi sono molto securi, perché un giorno se ne potrebbe fugire. M'ha detto anchora Marco che stanno in pericolo de fallire de li altri apresso, perché siamo a un tempo che ciascuno c'ha denari fuora cerca de ritornarseli in borsa. Per li denari che ha dimandato il Duca in prestito ad alcuni particulari, si teme per la citade che non segua in generale; anzi ho odito dire, benché io creda che sia falso, che vol mettere una còlta sul commune de cento mila ducati, e de questo si fanno diversi parlamenti fra il populo, che niuno se ne contentaria. In tutto lo ferrarese è tristissimo recolto de vino, adeo che vale 14 e 15 lire la castellata; il formento è a 12 bolognini il staro: quelli che ne hanno da vendere stanno in speranza che debbia incarire molto. Per quanto io ho vedute alcune lettere de alcuni che habitano Adria, in quella terra, e così in tutte quelle ville che sono ne l'extremità del Po e presso la marina, si sta con gran suspetto che, crescendo l'aque, Venetiani non li assagliano con l'armata, più presto per robarli e farne preda e stracio per l'odio che ci hanno che per havere animo de tenerli; et alcuni de detti lochi se hanno già facto provisione de case in Ferrara, dove salvino le persone e meglioramenti loro. Receuta ch'io ho la lettera de la Signoria Vostra, ho dato a quella questi pochi avisi, qualunque se siano, per non essere imputato de negligentia: de giorno in giorno starò attento e farò ogni instantia de sapere, e praticarò più alla piaza che dopo la partita de Vostra Signoria non facevo, e de ciò che me verà noticia le ne darò aviso. Alla quale, post manum oscula, humiliter mi racomando.

Ferrariae, — Septembris MDIX.
Illustrissimae Dominationis Vestrae
Servitor fidelis Ludovicus Ariostus.

4

Illustrissimo et Reverendissimo domino meo observandissimo Domini Cardinali Estensi etc..

Illustrissimo Signor mio. Luni passato, per una facenda de un mio cognato, andai a Nonantula, dove visitai il Reverendissimo Caesarino, dicendogli ch'io ero venuto a far reverentia a sua Signoria, perché me rendevo certo che se Vostra Signoria si fusse ritrovata a Ferrara haveria mandato in ogni modo alcuno de' suoi a far tal effetto, e che, risapendo poi che ritrovandomi io in loco dove l'havesse possuto fare e fussi mancato, ne haverei da Vostra Signoria hauto riprensione. Il Cardinale prefato mi fece gratissima accoglienza e careze assai per amore de Vostra Signoria, e poi mi disse havere a' dì passati mandato un suo sescalco per visitare in campo Vostra Signoria, e che dopo la partita de quello mai non ne havea inteso novella, e ne dubitava molto; e mi pregò ch'io ne scrivessi a Vostra Signoria, e ch'io intendessi se quella ne sapeva cosa alcuna. Apresso mi disse de un levorero, che haveva inteso ch'el Mastro da stalla de Vostra Signoria havea, bellissimo, mostrando nel dir suo havere desiderio de haverlo; io gli feci intendere che uno del prefato Mastro da stalla havea Vostra Signoria a' dì passati donato ad un Spagnolo, e dubitavo che fusse quello che era stato a Sua Signoria laudato, perché altro cane non sapea che fusse del Mastro da stalla de quella belleza. Egli vide, stando io lì, una mia bracca, ch'io havea molto cara per la sua belleza, perché io la volea da heredi, e mi la domandò in dono; io non gli la seppi negare, benché me ne dole anchora. Sabato si partì per andare a Roma, e mi lasciò in commissione ch'io lo racomandassi a Vostra Signoria Illustrissima, come a suo patrone, con mille parole humane e de servitù, che serìa longo a scrivere. La diferentia c'havea con li homini de Nonantula che erano decaduti ha comessa a Messer Teodosio Brugia, il quale, essendo io lì, l'ha come adaptata, che quelli homini rehaverano le loro investiture, pagando singulatim chi assai chi poco, secondo le facultà et il tempo de le decadute loro: e credo, secondo il principio c'ho visto, ch'el Cardinale ne trarrà parecchie centanara de ducati. Venuto in questa terra, ho trovato dui siciliani che hanno hauto campo dal Duca per combattere. Un Marino da la Maitina ha chiamato un Francesco Salamone per provarli de certa causa matrimoniale, de che credo che Vostra Signoria sia informata: quando io credesse che Vostra Signoria non la sapesse, me ne informarei meglio, e pienamente le ne darei aviso. Veneri proximo se dice che combatteranno, se serano d'acordo; ma sino adesso sono in discordia. E questo è che quel Marino ha scritto volere provare a quel Francesco quattro cose: l'una che una certa sua nipote o figliastra è moglie de questo Francesco: alla quale Francesco risponde che questo, che la ragione civile o sia canonica pò decidere, non vole ponere in fortuna de arme; all'altre tre se attacca, che una è che Marino dice che esso pose questo Francesco a dormire con la prefata sua nipote, l'altra che questo Francesco ha malmessi e dilapidati li beni de la prefata, la tercia che questo Francesco non harà ardire de venire in campo, perché è codardo, e che è un giudeo. A queste tre querele risponde Francesco che Marino mente; ma questo Marino par che si attenga alla prima, per la quale Francesco non vol combattere. Questo è quanto sino a questa sera è successo de questa cosa: così Hercole, il quale fa compagnia a quel Francesco, me ha detto. De questa cosa che a Ferrara ho trovato de novo, se non fusse per darne a Vostra Signoria aviso, harei poco pensero, verso un'altra che mi dispiace assai : perché tutto hoggi se è andato per li massari in volta, facendosi comandamento alli citadini che, in termine de dui dì, ognuno habbia portato al tesorero del commune li denari che li toccano de la còlta imposta novamente per il Duca: come se tutti fussimo bancheri, che havessimo denari in cassa. E tutto il populo, dal magiore al minore, dice male e peggio; et io ho odito dire da alcuno che se vostra signoria fusse in questa terra non seriano queste cose, e che, poi che quella ha adaptatti li fatti del Duca col Re de Francia e con l'imperatore, serìa necessario ancho che tornasse a Ferrara per adaptare le cose del popolo col Duca. Oltra questa còlta, è stata imposta sopra li feudetarij un'altra graveza, che è circa il quarto de la intrata. Io chiamo feudetarij tutti quelli che riconoscono roba da la casa da Este; ma questa non apertene a me, perché non ho roba de tal sorte: ma s'io ne havesse, non mi gravaria già a pagare. Nanti ch'io andassi a Nonantula, un dì vidi un tumulto de contadini, che si lamentavano a Messer Antonio de' Costabili de' infiniti lavoreri che ogni dì multiplicavano, e minacciavano de fugirsi de ferrarese; et odì' un nodaro d'arzeni che attestava che de la sua guardia n'erano già fugite tre o quattro famiglie. Per Ferrara si ragiona, ma nol dico già ch'io lo sappia certo, pur si dice publicamente che a questo Natale Messer Antonio serà casso del iudicato de' Savij, et in suo loco andarà Benedetto Brugia: quelli che credono che tal cosa habbia a succedere extimano da lungi a che effetto serà fatta. Io scrivo cose de fastidio a Vostra Signoria, perché non ho d'apiacere: alla quale humiliter mi racomando.

Ferrariae, 22 octobris MDIX.
Illustrissimae et Reverendissime Dominationis Vestrae
Servitor fidelis Ludovicus Ariostus.

5

Illustrissimo et Reverendissimo domino domino meo unico domino Cardinali Estensi. Ferrariae.

<Illustrissimo Signore mio. Al Signor cardinale Regino ho fatto intendere> il desiderio che Vostra Signoria harebbe <che Messer Ioane ha>vesse la compagnia che era del conte de la <Mirandula, et ol>tra questo le ho commendato il prefato Messer Ioane d<ove mi fu> possibile, del quale il prefato Signore Cardinale havea poca no<ticia>. Sua Santità Illustrissima per amor de la Signoria Vostra se è offerta de far <tutto il> poter suo acciò che si consegua l'intento, avenga che <ne> habbia poca speranza; perhò che poco dinanzi, pregato <dal> Signore de Pesaro, ne ha parlato con la Santità del Nostro Signore. acci<ò che> il Signore de Pesaro havesse tal condutta, e dal Nostro Signore n'ha <ha>uto repulsa; e per questo existima che habbia tra sé dispos<to> de darla a qualche suo. Tuttavia non restarà far ogni oper<a> per satisfare a Vostra Signoria. Quel dì ch'io giunsi qui, il conte Lud<ovico> da Canossa incidenter mi disse ch'el papa haveva elect<o in> loco del conte de la Mirandula il Signore Octaviano Fulgo<so> e che poi parea che si fosse pentito, e che credea <che di>vidiria quella condutta tra più de uno. Dopo ch'io mi <partii> da Ferrara, è sempre piovuto il dì e la notte, e di qu<a tutti> li fiumi sono in su le ripe, sì che è molto pericoloso l'<andar in> camino. Per questo Vostra Signoria me haverà per excuso s'io s<erò un poco> tardo al ritorno, ch'io ritornarei mal volonteri n<e li pericoli> de affogarmi c'ho scòrsi al venire in qua. Hoggi è a<rrivata la> nova che Vostra Signoria insieme col Duca ha rotta l'arma<ta veneta in Po>, de che a mio iudicio tutta questa Corte se è ralegr<ata; et il Signor cardinale Regino nel sortire da Sua Santità> trovò a caso ch'el Cornaro desc<riveva il fatto in ogni partic>ularità. Me ne sono alegrato, ché oltra l'util pu<blico la mia Musa ha>verà historia da dipingere nel padaglione del mio <Ruggiero a nova la>ude de Vostra Signoria; alla quale mi racomando.

Romae, 25 <Decembris>MDIX>.
Servitor Ludovicus Ariostus.

6

Illustrissimo et Reverendissimo domino meo sing.mo domino Cardinali Estensi etc. Parme.

Illustrissimo Signore mio. Lorenzo de' Pasti è giunto hor hora qui in citadella, dove io mi trovavo a parlar col Capitaneo, e me ha detto che venendo ha ritrovata una spia, che li ha fatto intendere che, sùbito ch'el campo nostro si levi da Carpi, quello de Modena è per venire alla volta de Regio, credo lasciando Rubera da parte. E perché detto Lorenzo ha dubitato a che se andasse prima a Carpi per tornare poi a Sassolo et a Rubera, non fusse poi tardo col soccorso, ha mutato proposito et ha mandato un messo a posta al Signore Aenea con una sua, informando sua Signoria del caso e del parer de Vostra Signoria circa a poner 200 fanti de quelli de Rubera e Sassolo in questa citadella, acciò ch'el detto Signore Aenea habbia a dimandarne licentia a Monsignore gran maestro e mandar sùbito la lettera a Sassolo, dove si trovarà questa notte Lorenzo, per non perder tempo; e così il messo direttivo al Signore Aenea è già in via, e similiter Laurentio, hora che sono 23 hore e meza. Il capitaneo qui de la citadella prega Vostra Signoria che li voglia soccorrere de alcuno de li soi, che stiano seco qui per quattro o cinque giorni, fin che si veda a chi riescono queste cose: e dimanda Domeneghino, Iacomo da la Sale, Pier Moro, Francesco Maria da Sassolo, e tali de che se ne possa fidare e valere. Lorenzo de' Pasti ha già incaparato <de> venire domane a Vostra Signoria, alla quale mi racomando.

<Regij, . . octobris> 1510.
Servus Ludovicus Ariostus.

7

Illustrissimo et Reverendissimo domino, domino meo sing.mo domino Cardinali Estensi. Parmae. Cito cito per postas.

Illustrissimo Signore mio. Come heri fui a Rezo, intesi ch'el Signore Alberto si ritrovava a Carpi; e volendo andare a ritrovarlo, fui advertito che li stradiotti ecclesiastici erano corsi a Coreggio et havean preso un figliolo del Signore Borso, e ch'erano etiam corsi a San Martino, le due vie pe le quali si va a Carpi: e per questo sùbito mandai a Borso, e ch'erano etiam corsi a San Martino, le due vie pe le quali si va a Carpi: e per questo sùbito mandai a posta uno a piedi cum una lettera al Signore Alberto, avisando Sua Signoria ch'io ho da parlarli d'una sua facenda importantissima e de quella medesima de che più volte havessimo insieme ragionamento a Roma; e ne la lettera non ho nominata Vostra Signoria, e l'ho pregato che veda qual loco gli pare dove li potessi parlar senza pericolo, o, non si potendo altramente, mi mandi un suo fidato ch'io conosca con una sua de credenza. Mentre ch'io l'expetto, Vostra Signoria me avisi se, mandandomi uno suo fidato, io gli ho da parlare circa etc.; et a Vostra Signoria mi racomando. Questa notte li ecclesiastici sono corsi a San Martino, e questa matina son venuti presso dua miglia a Regio, et hanno menato via bestiame. Se dice che son stati alle mano con Badino e gli hanno presi dui o tre balestreri.

Servitor Ludovicus Ariostus.

8

Reverendissimo et Illustrissimo Domino domino meo sing.mo Domino Cardinali Estensii etc. Parmae. Cito cito.

<Illustrissimo Signore>. Io dubito ch'el mio messo non sia stato preso, perché a questa hora non è tornato anchora, <e lo> spazai sin heri a 19 hore, et è homo c'ha bisogno de tornar presto; pur, quando sia così, è manco <m>io danno che non serìa se io stato fussi in suo loco. Li nimici son corsi presso a Rezo un miglio, pur alla via de Carpi, et hanno menato via gran numero de bestiame; questi franciosi si sono tandem armati, idest che s'armano tuttavia: se escono, non credo che vadano a tempo. Dum haec scribo, me è detto che Messer Sigismondo de' Santi secretario del Signore Alberto da Carpi è venuto, e sono ito a parlarli: e da lui ho inteso, poi che haverà parlato col gran maestro, haver commissione de venire a Vostra Signoria. Io gli ho dimandato <se per> nostre facende, e m'ha detto per quella medesima causa per la quale io ero mandato a lui: <per lo> che dimatina veniremo. Egli, per quello che m'ha detto, ha l'ultima intentione del Signore <s>uo circa l'effetto etc. Tornando a casa, ho trovato una squadra de francesi menar prigioni circa 30 tra homini d'arme e cavalli ligieri ecclesiastici, che han <pre>so a Sant'Agata, loco presso a San Faustino. Quelli che sono iti verso San Martino non son tornati anchora. Ben si dice, ma credo che non sia vero, che li nostri qui insieme <con> Badino hanno assediati parecchi cavalli in San Martino. Il mio messo <homai> son certo che sia preso, ché sono presso 24 hore e non è tornato anchora. <A Vostra> Signoria mi racomando.

Regij, 30 octobris MDX.
Servitor Ludovicus Ariostus.

9

Illustrissimo et Reverendissimo domino domino meo sing.mo Domino Cardinali Estensi etc. Per postas. Parmae. Cito cito.

Illustrissimo Signore mio. Questa matina si sono radunati dodice primi citadini de Regio che questa communità ha elletti proveditori de la guerra, alli quali io ho parlato, acciò che facciano electione de cinque o sei homini che stiano appresso il Signore gran maestro, secondo che da Vostra Signoria me è stato imposto; li quali me hanno fatto intendere haver già fatto provisione de più numero de questo. Prima hanno dato l'impresa de vendere il pane che va in campo et esserli assistente a dui citadini, che hanno dui famigli con loro; la cura del vino a Zan Iacomo Messore, cum authoritade e patente de comandare a tutti li homini del distretto; la cura de le spelte ha uno Zan Francesco Camonchiela, il quale ha dui compagni. Sopra li guastatori hanno fatto che ogni villa ve ha li suoi massari, e Zan Baptista Cassola cum duo famigli ne ha la cura. Oltra de questo, gli hanno dato carico de parlare per le cose che occorreno al gran Maestro, e tenere avisato de continuo la communità de quanto serà de bisogno: e questo heri andò per tale effetto. Quattro beccari tengono de continuo in campo e molti venditori de altre robe; ne la terra hanno messo grande ordine che le victuarie vadano abondantemente in campo, e vi sono officialì salariati sopra questo. De mandare, oltra questi, altre persone a stare presso al gran Maestro, si sono molto ritirati indietro, allegando non esser possibile a patire maggiore graveza de quella che hanno, perché tutti questi e li famigli c'hanno sono salariati con gran provisione da la communità, imperhò che, per li mali portamenti che gli usano francesi, si trovano pochi che vogliano andare a tal cure, perché nel vendere de le robe spesso rilevano de bone bastonate. M'hanno fatto intendere anchora che gran dificultà li è trovar spelte per mandare in campo, perché, prima, li contadini non hanno, havendo già pagato e dato al Duca quelle che ogni anno gli sono obligati; li citadini autem ascondeno quella che hanno o negano de darla: e questo aviene perché prima valeva dece soldi il staro, et hora gli è dato metà, ché non la ponno vendere in campo più de nove soldi, e, quando l'hanno condutta in campo, la vogliono alla messura de Rubera, che è maggiore de la resana; poi li pagano de moneta e vogliono che corra secondo che fa a Parma, che, secondo la ragion loro (de che io poco me intendo), gli ritorna in gran detrimento; e molto gli è meglio venderla qui a Regio, che far spesa de mandarla in campo con tanta iactura. Oltra de questo, ognun pensa che partito il campo valerà molto in Reggio, e con speranza de venderla poi la tengono oculta; è che quando lasciassero vendere la roba il precio suo, sponte portariano le persone la roba dove valesse con speranza de guadagno, così de la spelta come de l'altre cose. Oltra de questo, bisognaria provedere che li conduttori che vanno in campo vadano securi: ma li togliono spesso li boi e li fanno lavorare in altro. Oltra de questo, li rompono le casse e brussano in che lo portano. Così anchora accade a li guastatori, che da li soldati sono tirati a nettare le lor stalle: e per questo aviene che chi va una volta in campo non li vole tornare l'altra, né questa communità pò havere un carro se non manda li balestreri a pigliare li villani per forza; e così anchora li guastatori se ne fuggiono: e de questo mi son trovato in fatto. Voriano anchora che Vostra Signoria scrivesse al conte Zan Boiardo, che facesse condurre del vino in campo, per esserne nel suo paese gran quantitade e proximi al campo; così al Signore Messer Hercole per San Martino e Campogaiano, et a questi castellani de' Manfredi, che tutti l'aiutasseno e mandassero vituaglia in campo, perché il distretto de Regio per sé non bastarà a provedere al tutto, e maxime de pane, ché, oltra l'altre incommoditade, sono pochi forni in questa terra. Io del tutto do aviso a Vostra Signoria, la quale farà poi il parer suo. Del mandare altre persone in campo se excusano gagliardamente, e m'hanno pregato ch'io avisi Vostra signoria de le provisione che han fatto, sperando che quella habbia a rimanere satisfatta. Se quella vol che de novo insti che mandino altri, me avisi, ch'io lo farò: ma mi par bene che serà dificultade a disponerli; io expettarò la risposta de Vostra Signoria, alla quale mi racomando. Qui è nova giunta hor hora, e si parla per vera, che 500 Spagnoli sono fugiti dal papa nel campo nostro.

Servitor fidelis Ludovicus Ariostus.

Voriano etiam che Vostra Signoria mandasse qui uno con authorità e patente de poter comandare a tutti li gentilhomini e castellanze, che havessero a far la rata sua in questi bisogni, perché il capitano gli pare che li vada con troppo rispetto.

10

<A li Magnifici quanto> fratelli honorandi Messer Benedetto <Fantino> e Messer Scipione Urso Cance<lleri de l'>Illustrissimo Cardinale da Este. Parmae.

<Messer Bene>detto mio honorando e Messer Scipione mio observandissimo. A questi <dì scrissi a Pos>tumo per una mia cosa importantissima de che dovea parlare: <ma> non ho hauto risposta; per questo ho pensato che non si ritrovi in Parm<a>, per<ché> non potrei pensare che fusse stato verso me sì altero (quantunque non si degnasse mangiare alla nostra tavola mal apparecchiata) che non me havesse risposto. Sì che, pensando che egli non ci sia, darò fatica a voi, li quali ben volonteri harei servati a maggior bisogni, conoscendo la grande occupatione che haveti continuamente; ma habbiati me per excuso, e, pigliando qualche tempo, quel di voi che mi vole meglio o che ve ha più il commodo, prego che si degni parlare al Signore e fare intendere a sua Signoria ch'io mi ritrovo creditore de l'anno del nove de la maggior parte del salario de quel anno, e, desiderando de esser pagato e considerando anchora che dimandare denari a Sua Signoria è importuno da questo tempo, la prego che faccia scrivere a Messer Theodosio che mi faccia dare tanta roba che mi paghi del mio resto. È vero che venendo qui son stato satisfatto de l'avanzo de l'anno passato del dece, ma mi son trovato havere tanti debiti alle spalle che, havendogli voluto satisfare, son rimaso senza un soldo. Mi bisognaria pur far qualche cosa indosso, ch'io fussi meglio in ordine per questa estate, ch'io non son stato per il verno: e senza questo mezo non ho il modo; e ritornare a Parma de novo col buricco de coro, darei troppo a tutti vuj che ridere. M<a> senza ridere, io vi prego, o a qual par de vuj o amendua insie<me>, che vogliati parlare al Signore, per via ch'io habbia il mio inten<to>; impetrata la gratia, sùbito, in nome de Sua Signoria, fatila ved<ere> a Messer Theodosio; ma guardati che non attaccaste il rico<rso al> muro, e che tutta la casa sapesse prima quel c'haveste a f<are>. Voi Messer Scipione summamente ringratio de l'officio che <hareti> per me e sonvi obligatissimo. S'io havessi trovato Galasso <a Ferrara>, harei dimandato l'anello: ma molti dì prima se ne a<ndò>. Preterea, perché io vorei soiar uno che voria soiar me, <rispon>dendomi voi a questa, gli poniati questa clausula, idest: ho parlato al Signore circa l'affittar quella decima; Sua S<ignoria dice> che vui siati con Messer Theodosio, el quale credo che, pot<endo, vi com>piacerà volontera, ma che non gli pare de <poterlo. Et in bona gratia> de l'uno e de l'altro parimente <mi racomando>.

11

Reverendissimo in Christo patri et domino Domino meo colendissimo Domino Cardinali de Medicis Bononiae etc. legato dignissimo etc.

Reverendissime domine Domine mi colendissime. La servitù et observantia mia, che da molti giorni in qua ho sempre hauta verso Vostra Signoria Reverendissima, e l'amore e benignità che quella me ha dimostrata sempre, mi dànno ardire che, senza adoperare altri mezi, io ricorra ad essa con speranza de obtenerne ogni gratia. E quando intesi a' dì passati che Vostra Signoria Reverendissima haveva hauta, la legation de Bologna, ne hebbi quella allegreza che haverei hauta s'el patron mio Cardinale da Este fusse stato fatto legato; sì perché de ogni utile e de ogni honore de Vostra Signoria son de continuo tanto desideroso et avido quanto un vero et affectionato servitore deve esser de ogni exaltatione del patron suo; sì ancho perché mi parve che in ogni mia occurrentia io fusse per havere quella tanto propicia e favorevole, quanto è debitore un grato patrone ad un suo deditissimo servo. Suplico dunque Vostra Signoria Reverendissima de volermi per bolla dispensare ad tria incompatibilia, e a quel più che ha authorità de fare, o che è in uso, et a più dignitade insieme, con quelle ample clausule che si ponno fare, et de non promovendo ad Sacros Ordines, per quel tempo che più si pò concedere. Io son ben certo che in casa de Vostra Signoria Reverendissima è che saprà fare la bolla molto più ampla che non so dimandare io. L'archiprete de Santa Agatha, presente exhibitore, il quale ho in loco de patre, et amo per li suoi meriti molto, venirà a vostra Signoria per questo effetto. Esso torrà la cura de far far la suplicatione de quello ch'io dimando. Suplico Vostra Signoria Reverendissima a farlo expedire gratis; la qual mi perdoni se io le paro troppo arrogante, ché la affectione e servitù mia verso quella, e la memoria che ho de le offerte fattemi da essa molte volte, mi darebbono ardire de dimandarle molto maggior cose de queste (anchor che queste a me pàrano grandissime) e certitudine de obtenerle. Vostra Signoria se ricordi che deditissimo servo le sono: alla quale humilmente mi racomando.

Ferrariae, 25 Novembris MDXI.
Dominationis Vestrae Reverendissimae deditissimus et humilis servus Ludovicus Ariostus ferrariensis.

12

Illustrissimo et excellentissimo principi et domino, domino meo observandissimo Domino Marchioni Mantuae. Mantuae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Prima per il Molina e poi per Ierondeo me è stato fatto intendere che vostra excellentia haveria piacere de vedere un mio libro al quale già molti dì (continuando la inventione del conte Matheo Maria Boiardo) io dedi principio. Io, bono e deditissimo servitore de Vostra Signoria, alla prima richiesta le haverei satisfatto et hauto de gratia che quella si fusse degnata legere le cose mie, s'el libro fusse stato in termine da poterlo mandare in man sua. Ma, oltra ch'el libro non sia limato né fornito anchora, come quello che è grande et ha bisogno de grande opera, è anchora scritto per modo, con infinite chiose e liture e trasportato di qua e de là, che fôra impossibile che altro che io lo legessi: e de questo la Illustrissima Signora Marchesana sua consorte me ne pò far fede, alla quale (quando fu a questi giorni) a Ferrara io ne lessi un poco. Ma pur, dispostissimo alli servitij de vostra excellentia, cercarò el più presto che mi serà possibile de far che ne veda almeno parte: e ne farò transcrivere, cominciando al principio, quelli quinterni che mi pareranno star manco male, e scritti che siano li mandarò a Vostra Signoria Illustrissima, alla quale humilmente mi racomando.

Ferrariae, 14 Iulij MDXII
Deditissimo Servo de Vostra Signoria
Ludovico Ariosto.

13

Illustrissimo et excellentissimo domino meo observatissimo Ludovico Gonzagae Principi. Mantuae.

Vostra Signoria excellentissima ha certamente de la fada e del negromante, o di che altro più mirando, nel venirmi a ritrovar qui con la sua lettera del 20 augusti, hor hora che sono uscito de le latebre e de' lustri de le fiere e passato alla conversation de gli homini. De' nostri periculi non posso anchora parlare: animus meminisse horret, luctuque refugit, e d'altro lato Vostra Signoria ne havrà odito già: quis iam locus quae regio in terris nostri non plena laboris?. Da parte mia non è quieta anchora la paura, trovandomi anchora in caccia, ormato da levrieri, da' quali Domine ne scampi. Ho passata la notte in una casetta da soccorso vicin di Firenze, col nobile mascherato, l'orecchio all'erta et il cuore in soprassalto. Quis talia fando etc. L'illustrissimo signor Duca, con il quale heri ha conferito longamente il C. Pianelli, parlerà de' duo affari al Cardinale, il quale fra giorni si aspetta da Bologna, et io medesimo per quanto sia bono a poterla servire adoperrò ogne pratica, essendo de l'honore de Vostra Signoria, qual affectionato servitore, bramosissimo. Quello sia da fare e da sperare saprà da m. Rainaldo e fido che ne serà satisfatta, quantunque io non sia troppo gagliardo oratore. Il cielo continua tuttavia molto obscuro, onde non metteremoci in via così sùbeto per non haver anchora ad andar in maschera fuori de stagione e col bordone. Voglia Vostra Signoria recarmi alla memoria de la Illustrissima S. Principessa Flisca quanto è permisso a observantissimo e deditissimo servitore, et a quelle in buona gratia mi raccomando.

Florentiae, 1 octobris MDXII.
Di Vostra Signoria excellentissima
Humilis et deditis servus Ludovicus Ariostus.

14

Al come fratello honorando Messer Benedetto Fantino cancellere de l'Illustrissimo e Reverendissimo Cardinale de Ferrara etc. In Ferrara.

Messer Benedetto mio honorando. Ho hauto per il mio ragazo una vostra lettera molto tarda, perché da Firenze, dove se è fermato qualche giorno, è venuto in qua a piedi, et è stato assai per via. Del negocio vostro non ho fatto anchora nulla, non perché non me lo sia racordato, ma perché non ve ho saputo capo né via. Io son arrivato qui in habito de staffetta, e per non haver panni ho schivato de andare a persone de dignità: perché qui, più che in tutti li altri lochi, non sono extimati se non li ben vestiti. È vero che ho baciato il piè al papa, e m'ha mostrato de odir volontera: veduto non credo che m'habbia, ché, dopo che è papa, non porta più l'occhiale. Offerta alcuna, né da Sua Santità né da li amici mei divenuti grandi novamente, me è stata fatta, li quali mi pare che tutti imitino il papa in veder poco. Io mi sforzarò et hoggi cominciarò, che non serà più longo, a vedere se io potrò haver mezo alcuno con quel Messer Paris. Usar Messer Bernardo per mezo, credo poter male, perché è troppo gran maestro et è gran fatica a potersegli accostare: sì perché ha sempre intorno un sì grosso cerchio de gente che mal si pò penetrare, sì perché si conven combattere a 20 usci prima che se arrivi dove sia: la qual cosa a me è tanto odiosa che non so quando lo vedessi; né ancho tento de vederlo, né lui né homo che sia in quel palazo: pur per vostro amor sforzarò la natura mia, ma potrò far poco, perché, fatta la coronatione, che serà fra 4 dì, faccio pensero de venirmene a Ferrara. Io intendo che a Ferrara si extima che io sia un gran maestro qui: io vi prego che vuj li caviati de questo errore, cioè quelli con che vi accade a parlare, e fatili intendere che son molto da manco che non ero a Ferrara, acciò che, richiedendomi alcuno qualche servicio e non lo facendo per imposibilità, e non lo sapendo essi, mi accusassino de asinità. Altro non m'accade, se non che a voi mi racomando.

Romae, — Aprilis MDXIII.
Vester Ludovicus Ariostus.

15

Illustrissimo et excellentissimo Domino, Cognato et Domino meo observandissimo. Domino Marchioni Mantuae etc. Mantuae.

Illustrissime et excellentissime domine, Cognate et domine mi observandissime. Essendo per far stampar un libro de M. Ludovico Ariosto mio servitore, et a questo bisognandomi mille risme de carta, mando il presente exhibitore, per condurne hora una parte da Salò, e, fatto c'habbia questa condutta, per rimandarlo, o lui o altri, tanto ch'io n'habbia tutta questa summa. Prego vostra excellentia che per mio amore sia contenta de commettere a'suoi officiali che sia lasciato passare senza pagamento alcuno de dacio o altro impedimento, de volta in volta che mostrarà la patente che gli ho fatto e gli farò per questo effetto, finché m'habbia condutta la quantità de le mille risme, che per quest'opera mi son de bisogno. E vostra excellentia lo deve far volontera, perché essa anchora n'haverà la sua parte del piacere, e legendola vi trovarà esser nominata con qualche laude in più d'un loco; e se ben forse non così altamente che se arrivi alli meriti de vostra excellentia, almeno per quanto s'hanno potute extendere le forze del compositore. Quae bene valeat, et a cui sempre mi racomando.

Ferrariae, 17 Septembris MDXV.
Servitor et Cognatus Hippolytus Cardinalis Estensis.

16

[AL DOGE DI VENEZIA. A VENEZIA]

Illustrissimo e Ser.mo Principe e Signore mio observandissimo. Supplico alla Sub.tà Vostra io, divoto et affectionatissimo servo suo Ludovico Ariosto nobile ferrarese e familiare del Reverendissimo Signore Cardinale Estense, come, havendo cum mie longe vigilie e fatiche, per spasso e recreatione de'Signori e persone di animi gentilli e madone, composta una opera in la quale si tratta di cose piacevoli e delectabeli de arme e de amore, e desiderando ponerla in luce per solaço e piacere di qualunche vorà e che se delecterà de legerla, et anche cum quello più beneficio e remuneratione delle fatiche mie duratoli più anni in componerla che consequire posso, ho deliberato de farla stampire dove meglio a me parerà. Ma dubitando che qualche altro, a concorrentia della stampa ch'io ne farò, sùbito che tal mia opera e stampa sia fuori, non se intrometta a restampare o farne restampare una altra, e che non pigli il bene et utile de le fatiche, che doveriano venir a me: pertanto prego e supplico la prefata Vostra Sub.tà, che quella sia contenta per suo decreto e privilegio concedermi de gratia che per tucto el tempo della vita mia non sia licito a persona alcuna, cossì terrera come forestiera e di qualunche grado se voglia esser o sia, che ardisca né presuma in le terre e loci e dominio de Vostra Santità presumere di stampare né di fare stampare in forma alcuna de lettera né di foglio grande, picolo, né picolino, né possa vender o far vender ditta mia opera sença expressa licentia e concessione de mì Ludovico Ariosto auctore di epsa, sotto pena de perder tal opere tucte che si trovassino stampate, o vendersi e de ducati mille per cadauno che presumerà stamparla o farla stampare, o venderla o farla vender: la qual pena per la mità se applichi a cui piacerà alla Sub.tà Vostra, e l'altra mità e libri stampati o venduti a mì Ludovico prenominato servitore di quella.

Cuius gratiae etc.

Die 25 octobris 1515.

17

Illustrissimo et excellentissimo domino domino meo observandissimo Domino Octaviano Fulgosio Duci Ianuae. Ianuae.

Illustrissimo Signore mio observandissimo. Havendo io comminciato a porre a stampa quel mio libro, el quale già vostra excellentia, nel tempo che in Urbino et in Roma la vidi, per sua humanità dimostrava desiderare di veder fornito, e dubitando io che non si faccia per colpa de li impressori incorretto, ho obtenuto da la Santità di nostro S. e da la Maestà Christianissima e da Signori Venetiani, e spero de obtenere da altre potentie anchora, che fin ch'io viva a nessuno sia licito, se non a chi parrà a me, di stampirlo né di venderlo. Hor, essendo io deditissimo servitore de vostra excellentia et havendo gran fede in essa, piglio seco questa sicurtà di suplicarla, che essa anchora mi voglia concedere similmente questa gratia. Io non ho appresso a quella persona ch'io connosca, alla quale io possa di questo dar cura; sì che vostra excellentia, per sua solita gentileza, si degnarà di commettere ad alcun suo che lo le raccordi, e che sia mio solicitatore, e che con più prestezza che può mi mandi expedito in buona forma, o per privilegio o per lettera patente o per rescritto o in qual modo parrà a vostra excellentia, che a nessuno sia licito, vivendo io, né in Genua né in terra alcuna al dominio di Genua suggetta, stampir né far stampire, né vendere né far vendere questo mio libro ch'io nomino Orlando furioso senza mia expressa licentia, sotto pena di perdere tutte l'opere e di pagar per ciascuna quattro o cinque ducati, o più o manco, e da essere applicati secondo che meglio parrà a vostra excellentia, offerendole che di questa gratia io le haverò grandissima e perpetua obligatione; alla quale raccordo ch'io sono affectionatissimo servitore e senza fine me le racomando.

Ferrariae, 27 februarij MDXVI
de Vostra Illustrissima Signoria
deditissimo servitore Ludovico Ariosto.

18

Al rev. Padre .

Reverende in Christo pater tanquam frater carissime. Noi amamo grandemente frate A<nselmo> de' Conti da Padua, sì per le virtù sue, come che suo patre e parenti s<uoi> son molto nostri, e desideramo fargli ogni piacere: e per questo, qua<nto> ne sia possibile, lo raccomandamo alla Reverenda paternità vostra, che per am<or> nostro voglia favorirlo et haverlo nel numero de li suoi più cari, e, do<ve> può farli beneficio et honore, lo faccia, ché tutto quello che per amor n<ostro> gli farà havremo tanto grato quanto se in la persona nostra fusse fa<tto>. Et a vostra Reverenda paternità per sempre si offerimo e raccomandamo: quae <bene> valeat.

Ferrariae, 10 Iunij MDXVI.
Hipp. cardinalis Estensis.

19

Alla Illustrissima et excellentissima Madama mia Signora observandissima la Signora Marchesana di Mantua etc. Mantuae.

Illustrissima et excellentissima Signora mia. Essendomi a' dì passati accaduto de andare a Milano, lo Illustrissimo e Reverendissimo mio patrone cardinale fratello di vostra excellentia mi diede commissione che al mio ritorno, il quale havevo a far per nave, io gli facesse condurre certa quantità di vino et altre robe, che mi consegnaria il suo Vicario là, per uso di sua Signoria. E così ho fatto, e per le terre de la Maestà christianissima ho sin qui, a Viadana, condutte ditte robe senza pagamento di datio o impedimento alcuno, per una patente c'ho hauta dal generale di Savoia. Hora ch'io son venuto qui a Viadana, li datiari de l'Illustrissimo Signore Marchese han fatto instantia perch'io paghi: il che havrei fatto sùbito, più presto che di ciò dare molestia a vostra excellentia ma ho dubitato di far cosa che le dispiaccia; e per questo son rimaso in compositione con li daciari di scrivere a vostra excellentia,e, non dando essa lor risposta alcuna di quello che habbiano a far, il mio nochiero alla tornata ha promesso di satisfar loro. Così mi è parso di darne aviso a vostra excellentia, la quale farà circa ciò quello che le parerà; e farò il simile a gli altri dacij di Mantuana quando non mi vogliano lasciar passar liberamente: cioè che darò lor la promessa del nocchiero che alla tornata li satisfaccia. Vostra excellentia non si scordi ch'io le sono deditissimo servitore: alla quale humilmente mi raccomando.

Viadanae, 21 Novembris MDXVI.
Di vostra excellentia
humilis et deditissimus Servitor Ludovicus ariostus.

20

Ven. nobis carissimo D. Rufino Berlingerio vicario nostro hipp. Sanctae Luciae in Silice Diaconus Cardinalis Estensis.

Vn. nobis carissime. Noi vi mandamo qui incluse le coppie de due lettere che m. Ludovico ne ricerca che scrivamo, una a voi e l'altra al Sufraganeo nostro, per utile de la cancellaria de lo Archivescovato nostro de Milano. E perché noi non voressimo far cosa contra iustitia, né dar causa che persona si dolesse con ragion di noi, ne è parso, prima che mandiamo le lettere, di mandarvene le coppie: così voi le vederete e ne darete sùbito aviso se tal lettere seranno iustificate o non, perché in questo si regeremo secondo la relatione vostra: et bene valete.

Ferrariae, 29 Novembris MDXVI.
Vicario nostro etc..

Perché nessuno se intrometta ne le cose che appertengono alla cancellaria de lo arcivescovato nostro di Milano, se non m. Paulo Rena e m. Philippo da Calcano, li qual m. Ludovico Ariosto, per l'authorità che di questo gli havemo data, ha elletti allo officio di quella, volemo che per nostra parte facciate uno editto, che nessuno altro notaro, se non li prefati m. Paulo e m. Philippo o li substituti loro, si debbia intromettere in alcuno atto appertinente a ditta cancellaria, maxime de collationi e de institutioni de'beneficij ne la città e diocese di Milano, sub pena nullitatis actus et contractus, et ulterius sub pena quinquaginta ducatorurn aureorum auferendorum a quolibet contrafaciente, aplicandorum pro dimidia mensae nostre Archiepiscopatus et pro alia dimidia cancellariae; e così voi anchora havrete a mente di non interponere la vostra authorità in alcuno contratto, se uno de li prefati cancellieri non serà rogato de lo instrumento iuxta solitum etc. Suffraganeo nostro etc.

Perché havemo piacere che li familiari nostri, alli quali havemo concessa la cancellaria de lo Archivescovato nostro di Milano, ne habbiano quel maggior profitto che honestamente e per la iustitia se ne può havere, ne è parso per questa de advertire la p. v. che, dove può far loro utile, ne farà gran piacere a farlo: e questo serà non lasciando preterire li tempi che non tenga le ordinationi solite. Oltra di questo sappia che non volemo per modo alcuno che admetta altro notaro che li cancelleri nostri, cioè m. Paulo Rena e m. Philippo da Calcano, o li substituti loro. Anchora che reputamo che v. p. non sia per fare altramente, pur la ne havemo voluta avisare, acciò lo faccia più volontiera, conoscendo essere così di mente riostra; et bene valete etc..

21

Illustrissimo et excellentissimo Domino d. meo singularissimo <d>omi<n>o Duci Ferrariae. Ferrariae. Cito cito.

Illustrissimo Signore mio. Hor hora che son 19 hore son giunto in Fiorenze, et ho trovato che questa matina il Duca d'Urbino è morto; per la qual cosa sono assai in dubio di quello c'ho a fare, perché andar a condolermi de la morte de la Duchessa non so con chi, maximamente ché mi pare che la morte del duca importi tanto c'habbia fatto scordare il dolore de la Duchessa. Finalmente mi risolvo di aspettare nova commissione da vostra excellentia, et in questo mezo starmi nascoso con m. Piero Antonio, acciò,parendo ch'io mi condoglia col Cardinale de' Medici e con quel de' Rossi (de' quali l'uno è qui, l'altro si aspetta hoggi o dimatina), io possa far l'uno e l'altro officio; et ancho quando a vostra excellentia paressi ch'io facessi solo quello per il che fui mandato, io potrò dire come ero venuto per dolermi de la morte de la Duchessa, ma, havendo veduto questo nuovo caso, mi son restato e per non essere importuno. Sì che vostra excellentia mi avisi quanto ho a fare; e s'ancho io fallo a non fare quello che mi è stato comesso, quella mi perdoni, ché ho fatto per far bene; et in gratia di Vostra Illustrissima S. mi raccomando.

Florentiae, 4 Maii.
humilis Servitor Ludovicus Ariostus.

22

All'Illustrissimo et excellentissimo Principe Signor Colendissimo il Signor Marchese di Mantua.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Più presto per ubidire a quanto Vostra Signoria mi comandò, le mando la mia Capsaria, che perché la reputi cosa degna di andarle in mano. Ho tardato alquanto a mandarla, perché non ho havuto così presto chi me la trascriva. Qualunque ella si sia, vostra excellentia la accetti con quella benignità con la quale è solita di vedere le altre mie sciocchezze. In bona gratia de la quale humilmente mi racomando, e la suplico che, dove mi creda bono a poterla servire, si degni di comandarmi.

Ferrariae, 6 Iunij MDXIX.
Di Vostra Signoria
humil Servitore Ludovico Ariosto.

23

All'<Illustrissimo> et excellentissimo mio Signore observandissimo il Signor Marchese di Mantua.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Perché credo che vostra excellentia amava assai m. Rainaldo Ariosto mio cugino e fratello e gran servitor suo, mi parria di commettere gran fallo a non dare aviso che hoggi a 9 hore è passato di questa vita, et in quattro dì si è spacciato, dopo ch'era tornato da li bagni di Caldera. Tutti noi suoi amici e parenti ha lasciati di malavoglia, ma sopra tutti M. Contarina sua moglie, la qual, anchor che sia molto tribulata et in tanta agonia ch'io dubito che non gli mora appresso, pur non si è scordata di pregarmi ch'io ne dia aviso a vostra excellentia, che crede che serà participe del suo dolore; alla quale meco insieme bacia le mani et in bona sua gratia si raccomanda.

Ferrariae, — Iulij MDXIX.
Di vostra excellentia
deditissimo Servitore Ludovico Ariosto.

24

A<ll'Ill>ustrissima et excellentissima mia Signora observandissima l<a Si>gnora Marchesana di Mantua etc. A Mantua.

Illustrissima et excellentissima mia Signora. Con gravissimo et intolerabile mio dispiacere aviso vostra excellentia che m. Rainaldo Ariosto, mio honorandissimo cugino e fratello e suo fidelissimo servitore, questa matina circa le nove hore, è passato de la presente vita, oppresso da sùbita infirmità di non potere urinare; et in quattro giorni ne è stato rubato e n'ha lasciati tanto malcontenti quanto sia possibile al mondo, maximamente M. Contarina sua consorte, la quale mi ha pregato ch'io ne dia a vostra excellentia aviso, rendendosi certa che le n'havrà compassione e serà participe di qualche portione del suo dolore; la qual meco insieme in bona gratia di vostra excellentia humilmente si racomanda.

Ferrariae, — Iulij MDXIX.
Di vostra excellentia
deditissimo servitore Ludovico Ariosto.

25

Magnifico m. Antonio Strozzi mio maggiore honoratissimo etc. In Fiorenza.

Magnifice domine maior mi honoratissime. Havendo ritrovato un certo codicillo (del quale a vostra M. mando la copia, ma mutati li nomi, perché, non facendo per me, non m'havessi ancho a nocere quando io lo publicassi), non mi ho voluto fidare di conferirne cum Doctore di Ferrara et a vostra M. lo mando, non tanto per non esser lei da Ferrara, quanto che per la benivolentia che mi ha sempre mostrato mi confido in essa molto che mi habbia a consultare fidelissimamente et a tenere la cosa secreta, quando il codicillo non faccia per me. Vostra M. vederà come sta il codicillo; il caso è in questo modo. Manfredo è morto al presente, al quale io havrei a succedere ab intestato, e così ho adita la heredità, con beneficio de inventario, perché tal heredità è molto debitrice, maxime a doti de tre moglie che ha hauto e de tre figliole, alle quali ha promesso dua mila ducati per una; et ancho ha malmesse molte possessioni. Prima vorei intender<e> se per vigore di questo fidei comisso potessi negare la restitutione di queste dote, perché le facultà non bastano a pagarle senza vendere le possessioni e le case che erano de li beni di quel m. Iacomo ; et ancho se per questo fidei comisso io posso repetere le possessioni vendute et alienate. Manfredo è morto superstite matre, idest D. Agnete, la quale ha da essere, ex testamento, usufructuaria fin che viva, et io ho da succedere a lei tanquam proximior agnatus: di questo io vorei prima esser chiarito. Vorei ancho intendere perché Manfredo è morto nullis superstitibus fillijs legitimis et naturalibus nec ullis legitimatis nec ullo condito testamento. È ben vero che si trovano dui fanciulli, de li quali l'un naque d'una femina che egli si teneva nel tempo che haveva moglie, e l'altro de la medesima femina, dopo che la moglie era morta; ma questi fanciulli egli non ha mai mostrato di tenerli per figlioli, anzi, quando d'alcuno era ripreso che li lasciava andare stracciati e non li mandava a scola, né li faceva alcun segno né d'amore né d'haverli per figlioli, rispondeva: che non stimava che fussero suoi figlioli, perché la lor madre era una gaglioffa et haveva a fare con quanti famigli teneva egli in casa. È ben vero ch'el primo molto si è riparato in casa sua in modo di ragazzo, e gli caminava inanzi alla mula, e faceva li servigi come li altri famigli; et a' dì passati se ne fuggì, e si acconciò poi con uno di questa terra, et al presente che Manfredo è morto si è ritrovato star con altri: uno te<ste> non si troverà mai che Manfredo lo chiamassi per figliolo, né esso lui per padre. Ciò che si può trovare in suo favore è che Manfredo ha talvolta detto: "S'egli si facesse un huomo da bene, io lo farei come un fattore di casa". Questo è quanto al primo di questi dua fanciulli. L'altro, essendo levato da la balia picolino, Manfredo lo tenne pocho tempo in casa, e lo diede a un suo famiglio che haveva moglie, che se lo portò a casa; e come fu in età de circa sette anni, lo messe frate in San Francesco de li Conventuali, dove al presente si trova: ma non ha fatto professione anchora, perché non arriva a 10 anni di etade. Di questo anchora ha Manfredo sempre fatto pochissimo conto, et ha detto che non è suo figliolo, sempre come anchora de l'altro. Questo è quanto in questa cosa fa per me e contra di me. Vostra M. si degnerà, per l'amor che mi porta, di pensarci un poco e di avisarmi come io mi habbia a reggere circa questa cosa; perché, quando tale heredità m'havesse a dar più noia e danno che piacere et utile, io desistirei da la impresa. Altro non accade al presente; a Vostra Magnificentia et alla Magnifica madonna Antonia sua consorte et alli amici sempre mi offero e raccomando.

Ferrariae, 11 Iulij MDXIX.
Di Vostra M.
Ludovicus Ariostus.

26

<Ma>gnifico et Doctissimo Viro Domino Mario Equicolae mihi honoratissimo etc. Mantuae.

Messer Mario mio honoratissimo. Io ringratio molto vostra Signoria de la offerta ch'ella mi fa di prestarmi l'opera sua, accadendomi, ne li miei litigij; la quale accetto di buono animo, e credo di usarla: ma non mi basteria il scrivere quello ch'io dimandassi. Ho pensiero di trasferirmi un giorno a Mantua, et informarvi bene di quel ch'io voglio: ma non è il tempo anchora. Circa l'oda che voi mi dimandate, la cercherò tra le mie mal raccolte compositioni, e le darò un poco di lima al meglio ch'io saprò, e mandaròlavi. È vero ch'io faccio un poco di giunta al mio Orlando furioso, cioè io l'ho comminciata; ma poi da l'un lato il Duca, da l'altro il cardinale, havendomi l'un tolto una possessione che già più di trecent'anni era di casa nostra, l'altro un'altra possessione di valore appresso di dece mila ducati, de facto e senza pur citarmi a mostrare le ragion mie, m'hanno messo altra voglia che di pensare a favole. Pur non resto per questo ch'io non segua facendo spesso qualche cosetta; s'io seguiterò, non mi uscirà di mente di fare il debito mio; e tanto meglio che non ho fatto pel passato, quanto questo debito da quel tempo in qua è cresciuto in infinito. M. Mario, siate certo ch'io son vostro, prima per inclinatione naturale, già è molto tempo, poi che per vostri meriti verso me. A vui mi raccomando, e pregovi che alcuna volta vi degnate di ridurre alla Signora Marchesana in memoria ch'io le sono deditissimo servitore. Al M. Calandra vi degnarete ancho di raccomandarmi.

Ferrariae, 15 octobris MDXIX.
Vostro Ludovico Ariosto.

27

Sanctissimi Domini Nostri Leoni Decimo.

eatissime Pater. Havendomi Galasso mio fratello a' dì passati fatto intendere che Vostra Santità haveria piacere ch'io le mandassi una mia comedia ch'io havea tra le mani, io, che già molti giorni l'havevo messa da parte quasi con animo di non finirla più, perché veramente non mi succedea secondo il desiderio mio, son stato alquanto in dubio s'io mi dovea scusare di non l'havere finita e che per recitarla questo carnevale mi restava poco tempo di finirla (e questo pel timore dei giudicio di questi homini dotti di Roma, e, più de gli altri, di quello di Vostra Santità, ché molto ben si conoscerà dove ella pecca, e non mi sarà admessa la excusa d'haverla fatta in fretta); o se pure io la dovea finire al meglio ch'io potea, e mandarla, e far buono animo, e conto che quello che conoscevo io nessun altro havesse a conoscere. Finalmente, parendomi troppo mancare dal mio debito, et essere ingrato alle obligationi grandissime che io ho a Vostra Santità, non satisfacendo a tutti li suoi cenni, anchora ch'io ne dovessi esser riputato di poco giudicio, perché forse la mia scusa, benché vera, non saria accettata; ho voluto fare ogni opera per mandarla, e più presto esser imputato ignorante o poco diligente che disobediente et ingrato: e così l'ho ritolta sùbito in mano. E tanto ha in me potuto l'essermi stata da parte di Vostra Santità richiesta,che quello che in dieci anni, che già mi nacque il primo argomento, non ho potuto, ho poi in due giorni o tre condutto a fine: ma non che perhò mi satisfaccia a punto, e che non ci siano de le parti che mi facciano tremare l'animo, pensando a qual giudicio la si debbia appresentare. Pure, quale ela si sia, a Vostra Santità insieme con me medesimo dono. S'ella la giudicherà degna de la sua udienza, la mia comedia haverà miglior aventura ch'io non le spero; s'ancho sarà riputata altrimente, préndasene quel trastullo almeno che de le compositioni del Boraballe già si soleva prendere, che, pur che in qualche modo la diletti, io me ne chiamerò satisfatto. Alli cui santissimi piedi humilmente mi raccomando.

Di Ferrara, alli 16 di Gennaro MDXX.
S. Vestrae
Humilis et devotus servus Ludovicus ariostus.

28

<M>agnifico et generoso affini et tanquam fratri <honorando> Domino Nicolao de Comitibus Paduae etc. Paduae.

Magnifico parente mio honoratissimo. Vostra Magnificentia si serà forse maravigliat<a ch'io> non le habbia mandato le copie di quelle sue investiture, di che ella <a> Cabriele mio fratello et a me a'di passati ha molte volte s<critto.> Sappia che, oltra l'investiture le quali feci vedere al suo messo et egli mi disse che non erano a proposito, si trovò poi <una che> potrebbe essere quella che Vostra Magnificentia cerca, ma niente si rimette ad un altro insrtumento fatto del libro di tal milesimo. Credevo che fusse a casa de la Camera, che così m'havea detto il notaro c'ha tal libri; et essendo questo consultor stato fuor de la ter<ra> molti giorni, ho aspettato il suo ritorno. Quando poi è venuto, gli ho fatto cercare, e finalmente non c'è questo libr<o>; speranza resta che si potria trovar ne la tórre d<ove le> scritture vecchie si serbano: così ho messo ordine che vi si<a> cercato. Intanto, perché Vostra Magnificentia non m'imputi di negligentia, gli n'ho voluto dare aviso. Non restarò di far cercar f<in che> serò chiaro se questa sua investitura si trova o non: intant<o> me le raccomando.

Ferrariae, 4 Augusti MDXX.
Di Vostra Magnificentia
parente e fratello Ludovico Ariosto.

29

Magnifico tanquam fratri honorando Domino Mario Equicolo Secretario. Mantuae.

Magnifico m. Mario mio honoratissimo. Per m. Gian Iacomo Bardelone ho havuto sei lire di nostra moneta, li quali vostra Magnificentia mi ha rimessi, credo, per parte de li denari che si hanno d'havere dal venditore de li miei Orlandi a Verona. Di che ringratio quella, ma mi paron pochi a quelli ch'io aspettava; e non posso credere che quel libraro non li habbia expediti tutti, perché in nessuno altro luogo di Italia non so dove ne restino più da vendere: e se fin qui gli ha venduti, non credo che più li venda. Per questo serìa meglio che il libraro li rimettesse qui, perché sùbito troverei di expedirli, perché me ne son dimandati ogni dì. Vostra Magnificentia, essen<do> risanata come spero che ella sia, la prego che si sfor<zi> di saper la cosa, che troverà che li libri son vendut<i e che> quel libraro vuole rivalersi de quelli denari. La <quale> si ricordi ch'io son suo, e sempre me gli raccomando.

<Ferrariae>. Novembris MDXX.
Vostro Ludovico Ariosto.

30

[AL PODESTÀ DI BARGA. A BARGA]

Magnifice tanquam frater honorande. Havendo lo Illustrissimo mio Signore duca di Ferrara facta electione di me al governo di questa provincia sua di Car.na, e sappendo io quanto Sua Excellentia è desiderosa che li sua subditi stiano in pace et habbino a conversare senza suspecto con li circumvicini e precipuamente con li subditi della Excelsa rep. di Firenze, attenta la integra amicitia che sempre fu et è fra prefata Excelsa rep. e Sua Excellentia, mi è parso essere mio debito nel gionger mio qui visitare con questa mia Vostra Signoria, con pregharla che nelle occurrentie del governo di questi subditi ad noi dato voglia essere meco et io cum quella, sì che con ogni industria e possibilità ci sforziamo di ridurli in quella pace, unione e quiete in la quale li Excelsi et Illustrissimi nostri Signori sempre sono stati e di presente sono. Adpresso, perché alli dì passati un Iohan Baricha da Barga a tempo di notte venne a Castel.vo cum uno bandito di qui, et alcuni homini, di commissione di loro superiori, andando per pigliare dicto bandito, per caso ve si ritrovò in compagnia uno Baptistino forastiero, ma che habitava qui, el quale feritte dicto da Barga, contra però la voluntà di tutti li homini di Castel.vo; e, sì come ho decto, essendo pur debito di noi officiali ridurre li subditi in buona pace, oltre che ne ho expressa e particular commissione di tal caso dal mio Illustrissimo Signore Duca, pregho Vostra Signoria che in questo sia contenta di fare ogni opera dal canto suo per disporre ad accordo dicto suo da Barga con li parenti suoi e questi di Castel.vo, dalli quali ne è referito che si chiama offeso (e veramente ad torto, perché loro increscie tal caso quanto dir si può), acciò che inveterando non sortisca alfine maggiore male: e se 'l delinquente fussi in mani nostre ne faremmo tale dimostratione che questo da Barga ne resteria satisfacto in modo che ancho Vostra Signoria cognoscerebbe essermi dispiaciuto tale excesso; et in questo mi governerò secondo il consiglo e buon parere di Vostra Signoria, et in qualunche altra mia occurrentia. Alla quale offerendomi dispostissimo sempre mi raccomando.

Ex Castel.vo Car.ne, 2 martij MDXXII.
E. M. V.
tanquam frater Lodovicus Ariostus
Ducalis Com.s generalis in Car.na.

31

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA.]

Pro Belgrado de Valico. Magnifici ac potentes Domini mei observandissimi. Mando a V. S. Belgrado da Valico con quello spedo e zannettone, che quelle mi scriveno lui tolse alla famiglia del Vicario del Borgo alli giorni passati; e perché dicto Belgrado è stato obedientissimo a tale restitutione, ancho che in dicta rixa ricevessi delle ferite, per le quali, in liberarsi, ha speso assai, e sì come lui a bocha dirà a V. S., li fu promisso di satisfare la medicatura et ugni suo damno che patisse per essersi intromisso a tale impresa: per tanto Vostre Signorie si degnino, in le cose licite et honeste, exaudire dicto Belgrado, attento che per mio mezo volentieri ha ricorso alle prefate, alla cui bona gratia di continuo mi rachomando sempre: quae bene valeant.

Ex Castel.vo Car.ne, 22 Martij 1522.
observantissimus Ludovicus Ariostus
Comes et Ducalis Commissarius Generalis in Car.na.

32

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Pro Belgrado prefato. Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Sì come scriveno a me le Signorie Vostre quel Belgrado da Valico haverli narrato le sue ragione, con havere ancho restituito il giannettone e lo spiedo; mi dicono appresso che hanno dato commissione al Vicario del Borgho che vogli udire benignamente dicto Belgrado, con administrare iustitia. E perché dicto Belgrado è povero homo e devotissimo delle Signorie Vostre, et anco ha riceputo di tal rixa più che alcun altro, e si commisse oltra il suo volere, per tutti questi rispecti, et ultimo loco per amore mio, havendolo ritrovato obedientissimo circa la restitutione di dicte arme, supplico Vostre Signorie si degnino commettere al loro Vicario che impuoni silentio contra de dicto Belgrado. Circa quelli dal Silico che alli dì passati ferirno quelli di Castilione, ne farò ugni rigorosa demonstratione di iustitia, e quel più che mi ricercherà il Vicario di Castilione, acciò le Signorie Vostre effectualmente cognoschino quanto mi sia dispiaciuto tale excesso perpetrato. Et a Vostre Signorie mi raccomando: quae feliciter valeant.

Ex Castron.vo Car.nae,. Aprilis MDXXII.
M. D. V.
observantissimus Ludovicus Ariostus
Comes et Ducalis Commiss. Generalis in Car.na.

33

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Lo Illustrissimo Signor mio mi scrive che hanno da essere garbugli in Toscana, e che io usi ugni diligentia per intendere de hora in hora il successo de quelli; e specialmente mi commette Sua Excellentia che io habbi ricorso dalle Signorie Vostre, rendendosi certo che da quelle si haverà del tutto la verità: e così con questa mia pregho Vostre Signorie si degnino di tale occurrentie farmene participe, acciò io possi exequire lo intento del mio Illustrissimo Signore. E tutta la spesa delli messi che manderanno a posta, de la quale prefate Signorie Vostre mi aviseranno, sotisfarò a pieno; et ancho di quella spesa che alle prefate achascherà fare per mandare in li loci necessarij per havere la verità, sono contento che, in quello parerà honesto a Vostre Signorie, di concorrere, che così è ancho la mente del mio Illustrissimo Signore. Et a Vostre Signorie offerendomi, mi rachomando sempre: quae bene valeant.

Ex Castel.vo Car.nae, 15 Aprilis MDXXII.
M. D. V.
observant.s Ludovicus Ariostus
Comes et Ducalis Comiss. Generalis in Car.na.

34

Illustrissimo et excellentissimo principi domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Vostra excellentia a questi dì mi ha dato commissione ch'io m'informi come sia stata fatta quella ellettione per gli homini di Trasilico del lor potestade: se iuridicamente e secondo il consueto, o pur altrimenti; et oltra di questo, ch'io pigli notitia de la condicione de l'huomo e ch'io la riferisca. Vostra excellentia dunque intenderà che soleva essere costume che, insieme con alcuni homini deputati da quella Vicaria, il Commissario faceva la ellectione, la quale appresso vostra excellentia confirmava; ma poi da quella fu lor concesso che essi, senza il commissario, potesson far la ellectione del lor potestade, che essa poi havea da confirmare, se le parea : et acciò che vostra excellentia ne sia più chiara, le mando le coppie de le lettere su le quali questi homini di Trasilico si fondano. Circa alla condicione de l'homo, per quanto a me para e per quanto io me n'ho potuto informare, è assai tenuto homo da bene, secondo gli altri che son qui: è vero che egli e Pierino Magnano hanno per lor mogli due sorelle, et al presente habitano amendui ne la casa de la lor suocera, l'uno per sospetto e per essere più sicuro dentro da le mura in casa de la suocera, che nel borgo dove ha la propria casa: e questo è Pierino; e l'altro per essere da Camporeggiano e non havere casa qui. Amendui entrano per una porta, ma le lor stanze, secondo ch'io intendo, hanno separate, e ciascuno mangia da sua posta. Che costui séguite parti, non ne fa dimostratione extrinseca, ma so ben che Bastiano Coiaio, un figliolo del quale è cognato di costui e di Pierino (perché ha l'altra sorella), ha fatto la pratica per far che costui sia potestade; e che Bastiano l'habbia fatto a qualche suo disegno, più presto si può dubitare che non, perché lui non ho a modo alcuno per persona neutrale, anchora che si sforzi di farlo credere a me. Tuttavia vostra excellentia può essere certa che, havendo da essere potestade di Trasilico homo di questo commissariato (non voglio dir di Castelnovo solo), è forza che sia notato o per bianco o per nero; e se ben non fusse in effetto (il che serìa difficillimo a trovare), pur serà sempre in sospetto ad una de le parti. Il padre di costui è un ser Giovanni, notaio e procuratore a Camporeggiano, il quale, al tempo che Luchesi hebbono questa provincia, fu mandato da loro ad un suo castello detto Camaiore per notaio. Ch'egli fusse in trattato mi serìa dificile a ritrovare per la verità, perché s'io ne dimanderò la parte ittaliana mi diranno che non fu vero, e che egli è un homo da bene; s' i' dimanderò la francese, tutti mi diranno che fu vero, e mi aggiungeranno tutto il male che imaginar si potranno; ma sia il padre come si voglia, ché da quella macchia in fuore, che potria essere così falsa come vera, non ne sento dir se non bene. Il figliolo è assai costumata persona, et essendo già stato elletto, et havendo da la ellectione in qua sempre fatto l'officio del potestade, non potria essere demesso senza suo gravissimo scorno et ignominia: e parendomi che la intentione di vostra excellentia sia più presto di gratificarsi questi homini che dar loro alcuna mala contentezza, poi che quella si è degnata in questo dimandare il mio parere, io dirò che mi parria che costui non fussi rimosso per porre in quel luogo alcun altro di questa terra, perché potria essere causa di dar principio a qualche altra nimicitia. Suggiungerò bene che non serìa se non ben fatto, che venendo li homini di Trasilico a Ferrara, come son per venire, che vostra excellentia operassi che fussino contenti di far che'l capitano de la Ragion di Castelnovo fusse anchora suo potestade, con capitolo expresso che havesse a procedere secondo li loro statuti, perché, così facendo, l'officio del capitano si faria migliore, e vostra excellentia potria mandare qui un doctore di qualche sufficientia, che con questa aggiunta v'havria da poter star meglio: ch'ogni modo il potestade ch'essi elleghono sta sempre a Castelnovo, e se voglion ragione son sforzati a venir qui, et appresso hanno le più volte per potestade persona che sa a pena leggere; poi non è possibile ch'ellegano potestade di questo luogo che non sia partiale. Volerne mandare a tôrre un di fuore, o che stia là con loro, l'officio non può far la spesa. La ostinatione di volere un potestade particulare depende da dui o tre villani che governan quel commune, che ogni anno, quando per un paio di calce, quando per un fiorino o dui, vendono a questi notaroli la lor podestaria. Ho voluto che vostra excellentia sia del tutto fatta accorta, al miglior giudicio de la quale mi rimetto sempre; et in sua bona gratia humiliter mi raccomando.

Ex Castronovo, 19 Aprilis MDXXII.
Di vostra excellentia
humillimo S. Ludovico Ariosto.

35

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac Potentes domini mihi observandissimi. Questo presente exhibitore del mio Commissariato mi fa intendere esserli stato rubbato uno suo mulo da certi suoi vicini; e che havendo ricercato di ritrovare dicto suo mulo alli giorni passati, uno Giovanni di Nic.o Giusti da Pescaglia hebbe a dire che sapeva colui che lo haveva rubbato dicto mulo: et hora volendo il predicto exhibitore intendere da dicto Ioanni chi era stato quello che glielo haveva rubbato, dicto Ioanni li ha negato, e non li vuole dire la verità. Per tanto Vostre Signorie saranno contente commettere sia chiamato dicto Ianni et examinato quello lui sa di questo furto, acciò che il povero homo possi trovare la via di rinvenire il malfactore e la sua robba, perché, per quanto mi dice, quello Ioanni sa il tutto. Et a Vostre Signorie offerendomi, mi rachomando sempre.

Dominationis Vestrae
observantissimus Ludovicus Ariostus
Comes et Ducalis Commiss. Generalis in Car.na.

36

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]
Pro insultu hominum de Castilione et de Silico.

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Ringratio Vostre Signorie delle benigne offerte e buona dispositione verso il mio Illustrissimo Signor Duca, e dello aviso dato a me; e del tutto per mio debito e per consolatione di Sua Excellentia ho scripto a pieno. Pregho Vostre Signorie si degnino, accadendo la opportunità et il bisogno per lo advenire, sì dal canto di Toscana come ancho di Lombardia, farmi participe delle nuove haveranno, offerendomi al simile con ugni sollicitudine verso quelle. Circa quelli dal Silico che ferirno, sì come è stato ditto, quelli dui da Castilione, come per altre mie ho promisso a Vostre Signorie, non resteranno impuniti dello excesso perpetrato; e penso, domane o l'altro, andare fino a Castiglione per parlare con il Vic.o di Vostre Signorie, e provedere che di nuovo si assicurano ambi li comuni di Castiglione e Silico, acciò possino praticare in qualunque loco, e l'uno a casa de l'altro, senza sospecto. Spero fra dicto Vic.o e me faremo buona opera; et a Vostre Signorie offerendomi, sempre mi rachomando: quae bene valeant.

Ex Castronovo Car.nae, Die 20 aprilis MDXXII.
Dominationis Vostrae
Servus observantissimus Ludovicus Ariostus
Comes et Ducalis Commissarius Generalis in Car.na.

37

Magnificis et excelsis dominis mihi observandissimis Dominis <Oc>to Viris Praticae Rei Publicae florentinae. Florentiae.

Magnifici et excelsi domini mihi observandissimi. Per obidire a quanto vostre Signorie mi comandano, perché le loro exhortationi voglio che mi sieno in luogo di comandamento, ho fatto chiamare a me quelli subditi al mio officio de li quali Bartholomeo da Barga si duole che da Buonconvento si sieno fuggiti con la pagha; e ritruovo che molto bene difendon la ragion loro. E dicono che Bartholomeo, mandandoli a chiamare a casa loro, fece dare al capo (che tutti eran sette) certi scudi, promettendo, come fussino a Castelfirentino, che darebbe loro la paga integra; e che venendo a trovare il detto Bartolomeo a Barga, n'hebbono la medesima promissione, e di più disse loro che se a Castelfirentino non facea lor dar la paga, fusse lor licito di ritornarsine indietro con quelli denari che havevano. E quando furon a Castelfiorentino, e non havendo denari e per questo volendo tornare a dietro, furon pregati dal detto Bartolomeo che si conducessero fin a Poggiobonici, dove havrebbon denari, e che, mancando, senza altra excettione se ne tornassino. A Poggibonici non hebbono ancho se non parole, e pur con li medesimi preghi e promissioni furo ancho tirati fin a Siena, dove, venendo li nimici, feron, senza haver havuti altri denari, le factioni et il debito loro. Quindi, volendoli di nuovo Bartolomeo condurre a Buonconvento, negaro di non volervi andare: pur, parte con prieghi, parte con dar loro alcuni pochi denari (che tutti, cominciando da li primi c'haveano havuti a casa e tra via, non passaro fra sette compagni in tutto la somma di 10 ducati), fece tanto che li trasse a Buonconvento, refermando pur il medesimo, che se quivi non dava loro tutta la paga, se ne tornassino liberamente. E così, condotti a Buonconvento con grandissimo disagio e carestia, non fu dato lor la paga più che in gli altri luoghi; e per questo, non fuggendo ma più presto partendosi di patto, se ne tornaro a casa: e fra il giorno che si partiro da casa fin a quello che si partiro da Buonconvento, corsero 14 giorni. Io, per ubidire vostre Signorie et insieme per non manchare del dovere, e non essendo io molto né assai anchora experto ne le ragioni pertinenti al mistier del soldo, ho fatto alquanto di ragunanza di homini che sono usati d'havere compagnie de fanti. Havendo fatto che dui mandati da Bartolomeo in questa terra, e da l'altra parte questi incolpati d'esser fuggiti, han dette le ragion loro, ultimamente mi dicono che'l soldo di questi fanti ha da cominciare dal dì che giunsero a Castelfirentino, secondo l'ordine et il costume solito del mistier del soldo; ma sì, quando sia vero che Bartolameo dicesse loro che non havendo denari, cioè la paga intiera a Castelfirentino, se ne potessono tornare indrieto, che li patti rompono le leggi, che'l soldo ha da cominciare dal dì che furon levati da casa, et hebbon la prima prestanza. Li mandati da Bartolomeo non negano né affermano questo patto; io volevo assignare termine alli fanti a provar questo, ma li mandati da Bartolomeo non se ne sono contentati, e dubito che non sieno per farne a Vostre excelse Signorie alcuna sinistra e men che vera relatione. Per questo ho voluto a quelle dare aviso del tutto, acciò ch'elle anchora ne sieno giudici, che so che non si partiranno da la giustitia, essendo io per non mi partire da quanto parerà a quelle; de le quali son deditissimo, et in sua bona gratia mi raccomando sempre.

Ex Castronovo, 21 Maij MDXXII.
di Vostre excelse Signorie
observandissimo Ludovico Ariosto
ducale commissario in Grafagnana

38

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]
Pro Francesco Martini de Burgo Moz.o.

Magnifici ac Potentes domini mihi observandissimi. Ho veduto quanto Vostre Signorie mi rachomandano Francesco Martino suo: non mancherà per me di farli mediante la iustitia ugni favore. E perché sono in questa terra alcuni statuti che il commissario non si può impacciare in le cause pertinenti al capitano della Ragione, la qual via è alquanto lunga, io ho advisato il prefato del modo che ha da tenere per venire a presta expeditione. E come in questa, così in ugni altra cosa sono paratissimo sempre di ubidire Vostre Signorie, alle quali mi rachomando.

Ex Castro Novo, 23 Maij 1522.
Di Vostre Signorie.
observandissimo Ludovico Ariosto.

39

Illustrissimo et excellentissimo Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Le troppe gratie che vostra excellentia fa a questi homini de la Vicaria di Camporeggiano li inasinisce, ché più honesto vocabolo non so loro attribuire, e nessuna cosa son per far mai se non per forza. Io dico questo, ché mi par che usino gran torto al Capitano di Camporeggiano, ché, havendo esso fatto giustitiare quel ribaldo c'haveva in prigione, e, per li ordini et usanza che qui è, dovendo per questo havere lire cinquanta, negano, per quanto me ne avisa il capitano, di volerlo sodisfare; e credo che vorrano havere ricorso a vostra excellentia confidandosi che così come quella è lor benigna e liberale nel suo particulare, così ancho debbia lor essere in quello che con gran fatica e continuo fastidio li officiali si guadagnano. Suplico vostra excellentia habbia raccomandato il capitano, perché è da bene e dotto e buono e fidele servitore di quella, per accrescergli l'animo a lui et a gli altri officiali di punir li tristi. Appresso gli significo che hora son capitati qui alcuni che vengono di Maremma, che dicono che molti fanti, c'havevan preso denari a Pisa e poi s'erano imbarcati a Livorno per ire alla guardia di Genua, son stati tenuti in posta da mastro Andrea Dorio, o sia da frate Bernardino, ad un luogo detto Meloria, e morti, feriti e presi con li legni che li conducevano. O vera o falsa che sia la nova, la do a vostra excellentia nel modo che io l'ho; in bona gratia de la quale humiliter mi raccomando.

Ex Castelnovo, 22 Iunij 1522.
humilis Servitor Ludovicus Ariostus.

40

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici et Excelsi Domini mihi observandissimi.

Io sono stato a questi giorni a Ferrara, dove, fra le altre commissione che ho haute dal mio Illustrissimo Signore, è stato che per quanto si extende il mio potere io sia sempre prompto a servire e fare cosa che piaccia a Vostre Signorie, e spetialmente ch'io non patischa che li rebelli della vostra Excelsa Republica vengano in questa sua provincia, e che, venendoci, io li pigli e persegui non altrimenti che li rebelli et inimici di Sua Excellentia ; e così sono apparechiato di fare, e questa et ugni altra cosa che di Vostre Signorie io pensi essere a beneficio e piacere. E perché intendo che, non essendo io qui, Vostre Signorie si sono dolute col mio locotenente di certi assassinamenti che alcuni ribaldi di questa provincia, banditi, hanno facto in le terre di quelle; oltra quello che io credo che'l prefato locotenente habbi scripto, anch'io replico ch'io n'ho grandissimo dispiacere e non minore desiderio di rimediarci, pure ch'io lo possi fare. Io n'ho scripto al mio Illustrissimo Signore, e penso che Sua Excellentia in ugni modo mi mostrerà qualche via di potere castigare li malfactori, meglio ch'io non ho potuto fare, né posso fin qui. Pure, oltra quello che credo che'l mio Signore disegnerà di fare, l'aviso di Vostre Signorie credo che mi saria per giovare molto, scrivendo quelle alle Vicarie loro che confinano con questa Ducale provincia, che, per perseguitare tali homini di pessima vita, ad ugni mia requisitione venisseno con l'arme in aiuto delli miei balestrieri, e non dessino in loro terre ricapito alli nostri banditi, che'l medesimo anch'io sono per fare contra li rebelli e banniti di Vostre Signorie; in buona gratia delle quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 12 Septembris 1522.
Dominationis Vestrae
obsequentissimus Ludovicus Ariostus
Ducalis Commissarius.

41

[AL DUCA DI FERRARA. A FERRARA]

<Illustrissimo et e>xcellentissimo Signor mio. Oltra quello che per un'altra mia ho scritto a vostra excellentia <circa li> desordini che sono in questo paese, alli quali senza l'aiuto di quella non è possibi<le>, non havendo più forza di quello ch'io m'habbia, io possa rimediare, benché non manco di tutti quelli rimedij ch'io posso: prima ho fatto fare contra li assassini di Ponteccio e suoi seguaci (tra li quali è quel Baptistino Magnano, il quale fu causa de la discordia tra quelli di Barga e di questa terra) una grida, de la quale mando a vostra excellentia qui inclusa la coppia, acciò che a quella piaccia di confirmarmila per sue lettere; et appresso ho scritto al commissario fiorentino da Fivizano et alli Signori Luchesi acciò che tutti insieme mettiamo in ordine una bella caccia, sì che da ogni banda si dia adosso a questi ladri, li quali tuttavia non cessano di far ogni dì assassinamenti e por taglie a chi lor pare; et hanno ardimento di mandare a dire ad alcuni qui di Castelnovo che se non mandano loro certi denari che domandano, li verranno a tagliare a pezzi fin in questo castello: e forse havriano ardire di farlo, perché hanno chi fa lor spalle e li nutrisce e difende. E perché vostra excellentia cognosca ch'io non m'inganno in tutto, le mando similmente qui inclusa una lettera che hoggi mi è venuta in mani, voglio dir la coppia d'una lettera che scrive Bastiano Coiaio a questi banditi del Silico,il quale Bastiano è, come per un'altra mia ho scritto a vostra excellentia, il consigliere e guidatore de la factione di Pierino, et in la casa del quale li banditi spesso si riducono a consiglio, come ne sono examinati testimonij appresso il capitano qui. Et acciò che vostra excellentia intenda il tenore de la lettera, quella sapia che, quel dì proprio ch'io giunsi qui, fu tolto un mulo a Camporeggiano e trafugato a Cicerana in mano del Moro del Silico, il quale è fratello di quelli che amazaro ser Ferdiano, et esso anchora per altre cause ha bando: tuttavia sta nel paese e tiene la ròcca di Cicerana. Colui a chi fu tolto il mulo è stato ritenuto a non venire a lamentarsi a me, parte con minaccie, parte con promissione di farli restituire il mulo. Hoggi si è condutto a Bastiano Coiaio, il quale gli ha fatto la lettera de la quale io mando la coppia; ma prima c'habbia dato la lettera è stato fatto <venire> a me, et io gli ho dato giuramento quella lettera essere di mano di Bastiano, e che esso gli l'ha veduta scrivere, e poi n'ho <fatto la coppia> la quale io mando, acciò che vostra excellentia cognosca che esso Bastia<no et Evan>gelista, che sono partesani e consiglieri di Pierino, son quelli che <aiutano> e consigliano questi banditi; e chi li levassi di questa terra insiem<e al loro> capo Pierino, la risanerebbe, come chi ne levassi tutto il morb<o>. Questa è la coppia de la lettera: "A' dì 13 di settembre 1522. Moro, io sì ho visto li conti fra Bastiano Catucio e quelli di Pierle<nzo>, in modo ch'io vedo che quelli di Pierlenzo si hanno torto, sì che pertanto egli <se ne> voleva andare dal commissario, et io non ho volsuto per honor tuo, per<ché il mulo> l'havete in le man vostre; e pertanto a me pare che per mezo tuo tu gli facci <rendere>il suo mulo in ogni modo, senza farli pagar nulla: e questo sie l'honor di voi; e se li voleva por taglia, non lo dovea menar costì in le man vostre: pertanto fatelo sùbito, se non, voi havrete un comandamento di renderlo, per<ché> qua si dice che voi l'havete in le mani. Appresso farete quanto Giorgino v<i dirà>, e fate che non sia fallo, perché a ser Evangelista et a tutti noi ci pare c<he> lo facciate, e sùbito. De l'altre cose io vi terrò avisato per il mio m<eza>dro del tutto. A me pare che voi debbiate dare il mulo a Giorgino; <e> non sia fallo, perché a voi serà vergogna grande; e se quelli di Pierlenzo credono haver nulla da Sabastiano Catucio, facciami intendere sue ragioni, e poi lasci far a me. Bastiano Coiaio, in Castelnovo". Questa è la coppia de la lettera, sopra la quale vostra excellentia faccia quel giudicio <che> le pare; et a queste et a molt'altre cose pertinenti a questa provincia suplico che faccia quella provisione che le pare più expediente: in bona gratia de la quale humillime mi raccomando.

Castelnovi, 13 Septembris.
di vostra excellentia
humillimo Servitore Lu<dovico> Ar<iosto>.

42

Magnifico Domino Obizo Remo ducali secretario mihi honoratissimo etc.. Ferrariae.

Magnifico m. Obizo. Vostra Magnificentia vederà per quest'altra mia quanto io scrivo al Signore. Prego quella che faccia presto ch'io habbia risposta, perché veramente che se non si rimedia a questi disordini, ne nascerà un dì uno che non vi si potrà rimediare. Pierino è pur ancho in questa terra, e per quanto intendo non mi par c'habbia voglia di venire a Ferrara, e non si può pensare altro se non che costui sia consapevole di qualche gran maleficio, e non è sicuro che non si sappia, e per questo dubita di venire: già son sei dì ch'io son qui, et anchora non è stato ardito di venire dove io sia. Hieri sera arrivò un suo messo che haveva mandato a Ferrara, et è quello al quale io do la colpa che tra via habbia tolto le lettere a quel nostro corriere. Ogni modo io gli vo' porre le mani adosso, ma voglio aspettare che Pierino sia partito, se si ha a partire. Costui, cioè Pierino, ha pratica secreta a Ferrara di persone che gli fanno animo di poter far ciò che vole, e dopo che Vostra Signoria gli scrisse quella lettera ducale, venne da Ferrara un balestriero, il quale ha nome Quirino da Brissello, e parlato che gli hebbe tornò sùbito indrieto. Prego vostra Magnificentia che faccia intendere ogni cosa al Signore, e forse non serìa male intendere da quel balestriero che venne a fare. Appresso, per levare spesa a questi poveri homini, acciò che per ogni cosa non habbino a venire a Ferrara, piglio cura di mandare lor supplicationi; e così mando questa inclusa, la qual parendo a vostra Maestà di segnare, la rimetta, che farò che la cancellaria non perderà il suo consueto. Et a Vostra Magnificentia mi raccomando, e desidero di intendere che m. Bonaventura sia ben guarito.

Castelnovi, 14 Septembris 1522.
Di Vostra Magnificentia
Ludovico Ariosto.

Post scripta. Pierino Magnano mi ha fatto pregare (ché esso, non so per che causa, se non quia malus odit lucem, non è mai venuto dove io sia) ch'io prolunghi il suo termine di comparire a Ferrara otto giorni anchora. Son stato contento: non so se verrà.

43

Magnificis et excelsis Dominis mihi observandissimis Octo Viris Praticae Rei Publicae florentinae etc. Florentiae.

Magnifici et excelsi domini mihi observandissimi. Fin il maggio passato io scrissi a vostre excelse Signorie quello ch'io havevo fatto e potuto far con ragione ne la causa che Bartolomeo di mastro Iacopo da Barga ha con alcuni di questa ducale provincia, che esso dice che con la paga si fuggirono da lui a Buonconvento, e pienamente feci a Vostre Signorie (s'elle hebbero la mia lettera) intendere che, havendo l'una parte e l'altra a paragone, havevo trovato quello che ancho replicherò di novo, acciò che quelle non habbino di me questa mala openione, che a persona del mondo io volessi manchare di ragione; e tanto meno ne vorei manchare alli subditi suoi, ché, oltra che Vostre excelse Signorie ho in riverentia, per rispetto de la buona amicitia ch'io so essere tra il mio Illustrissimo Signore Duca e cotesta excelsa Rp., anche io particularmente, e per antiqua conversatione c'ho havuta in Fiorenza e per una naturale inclinatione, son molto affectionato a cotesto stato e desideroso di ubidire li comandamenti suoi. Vostre Signorie dunque intenderanno di novo che la cosa sta in questo modo: che Bartolomeo mandò a levare alcuni di questa provincia, che in tutto furon sette, e diè loro certi pochi denari, promittendoli, come fussino a Castelfiorentino, havrebbono il suplemento de la paga; et essi, dubitando di non essere menati a vento, gli protestaro che, non havendo quivi li lor denari, se ne voleano poter ritornar con quelli pochi denari che havevon presi; e così non niegha uno che Bartolomeo mandò qui esser vero. Come furon a Castelfiorentino non v'era chi desse denari, e questi nostri voleano ritornarsi; ma pur, pregandoli Bartolomeo, furon contenti d'andare a Poggibonici, ma pretestando di novo, se quivi non havean la paga, se ne ritornerebbono a casa. Da Poggibonici, con simili preghi e promesse, furon tratti a Siena; non essendo ancho a Siena chi lor desse denari, se ne volsono ritornare; pur Bartolomeo, pregando e promettendo e dando loro ancho qualche quattrino, fece tanto che restaro: e venendo il campo a Siena, furo in su le mure e feron la lor factione. E da Siena poi, senza dar lor la paga, con simili preghi e promesse, furon tratti fin a Buonconvento, dove, non havendo ancho la paga né speranza di haverla, e per la più parte disolvendosi il campo, se ne venero con molti altri, e se ne portaron quelli pochi denari che havevan presi: che in sette compagni furon circa dieci o dodici ducati. Questo ch'io scrivo a Vostre excelse Signorie fu confirmato da una parte e da l'altra in mia presentia esser vero. Ma perché la professione mia non è d'arme, non mi confidando di sapere iudicare in questa causa, chiamai, con un dottore che habbiamo qui assai ben dotto, molti homini da bene, c'hanno fatto il mestiero del soldo; li quali disseno che a quel dì che arrivaro a Castelfiorentino dovea comminciare il servitio di questi fanti, e poi compensare chi er'a più, o li dì c'havean servito, o la rata de li denari che havevan presi. Questa determinatione non piacque a chi era venuto per Bartolomeo, e si partiron: et hanno fatto querela a Vostre excelse Signorie come io non gli voglia far ragione. Quelle intendono il caso, e perché son prudentissime, et hanno costì copia di soldati e persone che intendono meglio l'uso de l'arme, che non fo io, né questi qui meco con li quali io mi posso consigliare, suplico Vostre excelse Signorie che iudichino questa causa, e che me avisino quello che vogliono ch'io faccia, ch'io sono per condennare et absolvere questi miei secondo il giudicio di quelle: e quando Bartolomeo dicessi che la cosa stessi altrimente, io manderò a star seco al paragone uno di questi fanti, che chiariranno le menti di Vostre Signorie: in bona gratia de le quali mi raccomando sempre.

Castelnovi, 24 Septembris 1522.
Dominationum Vestrarum
obsequentissimus Ludovicus Ariostus
ducalis Commissarius Graf..

44

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA.]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Li exhibitore di questa sono homini della villa di Cascio di questa Ducale provincia, li quali havevano tolto a côrre certe castagne al Terzo sul territorio di Galicano, e poi che vi hanno posto le loro opere e fatiche, sono vietati per le prohibitione di Vostre Signorie di potersele portare a casa. Io confidentemente pregho Vostre Signorie per questa volta e per questi poveri homini, che in tutto sono quattro, che siano contente che, poi che hanno hauto le fatiche, habbino ancho il fructo: alle quali sempre mi rachomando.

Ex Castro Novo, 26 Septembris MDXXII.
D. V.
observantissimus Ludovicus Ariostus
Ducalis Commissarius.

45

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici et potentes Domini mihi observandissimi. Perché per gratia di Dio tutta questa Ducale provincia di Garfagnana fino a qui è sana e senza un male al mondo, vorrei con tutti li modi che mi sieno possibile che anco per lo advenire si conservasse; e per questo non cesso di far fare buona guardia di non lasciare venire persone di paese suspecto: ma questi sono mali che nascono tanto improviso, che non mi confido di conoscere bene da chi mi debbia guardare. Per questo ho voluto ricorrere a Vostre Signorie come a quelle nelle quali ho grandissima fede, e credo che poco meno amino li subditi del mio Illustrissimo Signore che li suoi proprij; così le supplico che siano contente per questo messo che io mando a posta di avisarmi le terre da chi mi debbio guardare, e che anche mi consiglino s'io debbo lassare fare la fiera, la quale, sperando che le cose megliorasseno, havevamo differito a' cinque di octobre. Et in buona gratia di V. S. mi rachomando.

Castel Nuovo, 28 Septembre 1522.
Di Vostre Signorie
observantissimo Ludovico Ariosto
Ducale Commissario.

46

Magnifico mihi honorando Domino Opizo, Remo ducali secretario etc. Ferrariae.

Magnifice mihi hn.me. <Hier>i ho havuta una lettera del Signore nostro mandatami da Christophoro Casanova da Sextola in risposta di la grida de la quale mandai la copia. Del procedere contra li assassini da Ponteccio e gli altri banditi, non dubitate ch'io 'l faccia senza il consiglio del capitano qui, e ch'io possa essere imputato di far contra ragione. Mi piace che'l Signore sia contento ch'io pigli accordo con Signori luchesi e fiorentini, che li lor banditi non sieno sicuri sul nostro, né li nostri sul loro: io tratterò la cosa maturamente, sì che vada di pare, e non habbino vantaggio da noi. Credo che a quest'hora habbiate Pierino a Ferrara. A Bastiano Coiaio ho dato alquanto di dilatione, e non lo astringerò a venire altrimente finché io non habbia risposta alle lettere che circa questo ho scritto a vostra Magnificentia; e ser Evangelista, in nome di questa communitade, ha scritto al Signore il testificato di havere esso dato recapito a' banditi. Per un'altra mia havrete veduto esso viene malissimo volentieri, e dice che questa è la sua ruina, e mi prega e mi fa mille croci ch'io faccia opera che non venga. Io gli ho compassione; pur in questo mi rimetto a chi ha miglior giudicio di me, et a chi la misericordia non corrompe la giustitia: io 'l confesso ingenuamente, ch'io non son homo da governare altri homini, ché ho troppo pietà, e non ho fronte di negare cosa che mi sia domandata. Li balestrieri che seranno exhibitori di questa son dui homini da bene e bene in ordine e valenthomini; quanto gli ho saputo imputare è che hanno moglie in questa terra: io li raccomando a vostra Magnificentia che faccia che non perdano il lor loco. Ce n'è restato un altro, detto il Magnano, il quale per essere amalato non ha potuto venire: venirà più presto che potrà; prego Vostra Magnificentia che operi che per questo non perda il suo loco, ché ancho così mi promise mastro Giovanni Ziliolo. Quest'altri che restan<o se>ranno <di b>isogno, e non accade mutarli per adesso altrimente. Quel Giovanne Frascolino che vostra Magnificentia mi raccomanda, non è comparso; se fin adesso non è partito da Ferrara, non curo che venga altramente, né lui né altri, perché di questi ch'i' ho mi contento. Ringratio Vostra Magnificentia de l'aviso che mi ha dato del Signore Don Hercole, e così starò con speranza di meglio; e che quello che fu promesso a m. Ludovico Cato in Spagna sia quello che tutti desideramo. Altro non occorre al presente; a Vostra Magnificentia mi raccomando.

Castelnovi, 2 Octobris 1522.
Di Vostra Magnificentia
Ludovico Ariosto.

47

Magnifico mihi honorandissimo Domino Opizo Remo Ducali Secretario etc. Ferrariae.

Magnifico m. Opizo mio honorando. Bastiano presente exhibitore viene per suplicare al Signore nostro in suo nome, e forse ancho per suo zio Leone, ambidui da Gragnanella, che voglia lor rimettere la condennatione ne la quale sono incorsi per haver feriti l'un l'altro; e sono quelli a punto di che Vostra Magnificentia mi scrisse a' dì passati che la intentione del Signore nostro era di non far loro altra gratia più di quella c'havevan per li statuti. Pur, perché son poverhomini e me n'hanno pregato, io li raccomando a Vostra Magnifecentia, che faccia il Signore star contento de le 35 lire c'ha pagato ciascun di loro. Gli è vero che l'ordine era che non havessino ad uscire di prigione finché non havessino satisfatto a tutta la somma; pur a' preghi di molti homini da bene son stato contento di far lor termino del resto de la metade per tutto questo mese e de l'altra metade per tutto novembre: ma bene ho assecurato la Camera che al tempo debito serà pagata. Hor, come dico, Sabastiano viene per impetrar gratia, e così io lo raccomando a Vostra Magnificentia, facendoli fede che paga malvolentieri, et a Vostra Magnificentia mi raccomando. Appresso, io scrissi a' dì passati come un Balducio da Carreggini, imputato de haver morto un Togno che stava alla Isola Santa, se era venuto sponte a porre in prigione del Capitano di Camporeggiano; ma che sùbito, cioè l'altro dì che'l detto Balduccio si era posto in prigione, il detto Capitano si era partito da l'officio con la licentia alla usanza de le Sôr da Genua, et ito un poco a spasso a casa sua in Lunigiana: e per questo, e perché non stavo sicuro che costui, con speranza di purgare l'indicij con poca lavatura, si fusse d'accordo andato a porre in prigione, havevo disegnato di mandare a tôrre questo prigione, e di tenerlo qui a Castelnovo, acciò che non si examinasse senza me. Hieri, essendomi per altre facende accaduto andare a Camporeggiano, havevo pensato di menarlo mieco in qua, e tanto più me ne venne voglia quando vidi in che modo era tenuto, perhò che va libero per la ròcca, e senza guardia, et a lui sta l'andare et il stare; pur, a' prieghi di ser Constantino, il quale è il notaro in quel loco, fui contento di non far questa ingiuria al capitano, ma ben comandai al cavalliero del capitano che lo ha in guardia, et ancho al notaro, che lo dovessino tenere in prigione, e con li ferri alli piedi, e che ancho quando accadesse che purgasse l'indicij, non lo lasciasseno senza mia commissione. La parte offesa ha fatto gran querela a me che costui sia tenuto così largamente, e voria ogni modo ch'io pigliassi questa causa in me, e credo che suplicherà. Io non mi curerei già di questo impaccio, perché ci son mal atto, ma non serìa male che alla cognitione di questo s'accompagnassi il capitano di Castelnovo con quel altro di Camporeggiano, acciò che una volta s'incominciasse in questo paese a punire li malfattori, che, per la impunitade c'hanno havuto pel tempo passato, e pel poco braccio che li officiali han qui, multiplican di sorte che non è sicuro il paese in alcun lato. Ma la vicaria di Camporeggiano sta molto peggio, ché di poi ch'io son tornato da Ferrara è stato morto uno a San Romano; un altro in un altro loco pur di quella Vicaria è stato preso da quel Ginese, che ancho amazzò il conte di San Donino, e legato ad un arbore nudo; e poi che l'ha havuto legato gli ha dato sedici ferite, e tutta la notte quel poverhomo è stato legato ne la selva, né fino al giorno a grande hora ritrovato: e pur anchora è vivo. Quelli ribaldi da Ponteccio stanno tuttavia a casa, et anchora hanno ardimento di mandare a domandarmi accordo; e per l'uno di essi, cioè Bernardello, è venuto Simon Contardo, e mi ha offerto che quando io gli perdoni, che darà sicurtà di trecento ducati di non fare dispiacere ad homo del mondo e di vivere costumatamente e di pagare tutto quello che ha tolto da li castronari di Domenico di Amorotto, e sopra questo di donare a me, o voglia una muletta o voglia 10 ducati d'oro. Similmente è venuto un altro da parte di Bertagnetto, e mi ha fatto la medesima offerta, et ancho lui, per la sua parte, di donarmi altri 10 ducati; poi hieri, ch'io fui a Camporeggiano, gli Otto di quella Vicaria mi pregaro del medesimo per tutti quelli assassini, che darebbono securtade di 300 ducati di vivere d'homini da bene. Io ho mostrato di dar loro qualche speranza, e questo perché mi proponevano che s'io volevo far loro un salvo condotto che mi venisseno a parlare, mi farebbono intendere che il tôrre de li denari a quelli lombardi (che poi restituiro), et il tôrre di prossimo questi castroni era stato lor fatto fare sotto fede che ne farebbono piacere al Signore nostro, e che parlandomi mi direbbono chi fusse stato quelli che acciò li havesson persuasi. Io non ho voluto a patto ignuno che mi vengano a parlare, né far lor alcun salvo condotto, ma ho lor fatto dire che mi scrivano tutto questo che mi voglion dire a bocca: e così son rimaso con loro. Gli ho usato ancho un poco di mansuetudine, perché ho pratica con alcuni homini da bene da Sillano, che assicurandoli un poco sperano di darmili ne le mani. Quest'altri dal Silico, che amazzaron ser Ferdiano, stanno tuttavia al Silico et a Cesarana; io non cesso di pensare e di fantasticare come senza spesa del Signore nostro io possi accrescere le mie forze, per fare che almeno questi ribaldi habbian paura di me. E per questo hieri fui a Camporeggiano, dove havevo commesso che fusson chiamati gli Otto di quella Vicaria ; ma, per essere andato il mio comandamento tardi, non ne potei haver se non quattro. A questi feci intendere come a' dì passati, ch'ero stato a Ferrara, havevo havuto lungo parlamento con l'excellentia del Signore circa li delitti ch'ogni dì si commettevano in la lor Vicaria, e che sua excellentia volea provederli ogni modo, e che stava in pensiero di mandare un'altra volta il suplemento fin alli 25 balestrieri, e che voleva più presto che essa vicaria si dolesse di pagare questi balestrieri, che fusse lasciata a questo modo in preda alli assassini e ribaldi; ma che da l'altra parte, havendo pietà alla povertà sua, era stato perplesso assai; ultimamente havea elletto questo expediente: che la vicaria di Camporeggiano eleggesse cinquanta homini sotto dui caporali, e quella di Castelnovo cinquant'altri sotto dui altri caporali, e questi fussino obligati, o tutti o parte secondo li bisogni, ad ogni richiesta del commissario venire armati, et insieme con li balestrieri andare a far le executioni che serian lor commesse, et ogni volta che fusseno messi in opera, ogni Vicaria fusse obligata a pagare li suoi a sei bolognini per fante il giorno: ché questa serìa poca spesa alla Vicaria, e pigliandosi questo ordine non accaderà che'l Signore mandi qui altri balestrieri. Alli quattro Otto che quivi si trovaro piacque questo modo, e dissero che era poca spesa e per riuscire loro in grande utile, ma che volevano termine a rispondermi finché havessino parlato col resti de gli Otto, e che speravano che a questo tutti seriano di una volontade. Io ho voluto di questo avisare vostra Magnificentia, acciò che accadendo che qualchuno di questi venisse a Ferrara e ne parlassi, io non paressi bugiardo. Con quest'altra Vicaria di Castelnovo credo facilmente di ottenere questo ordine, il quale succedendo come spiero, non credo che li banditi si fermino troppo in questa provincia. Pierino Magnano hoggi son 12 giorni che con mie lettere si partì da Castelnovo, e mi disse che voleva venire ad ubidire il Signore; se sia a questa hora giunto o non, Vostra Magnificentia lo può sapere meglio di me: a me è detto (ma non so se ben lo debbia credere, perché la persona che me l'ha detto non è troppo sua amica), che dopo che si partì di qui è stato alcuni dì ascoso con alcuni banditi nel campanile di Villa, terra qui vicina, e che poi è ito a Pistoia. A Bastiano Coiaio ho fatto un altro comandamento, et assignatoli un termine che mi è parso conveniente di appresentarsi dinanzi al Signore: esso sta pur con speranza che, prima che'l termine finisca, il Signore habbia da revocare questa commissione. Come ho detto, hieri fui a Camporeggiano, e quelli homini si maravigliano che'l Signore non manda un capitano nuovo, o non conferma questo che sin qui ci è stato, perché il suo termine finì a San Michele. li capitaneato di Camporeggiano è molto migliore di questo di Castelnovo, et hora che le cose son pacifiche, credo ch'ogni homo da bene ci veria volentieri. Altro non m'occorre al presente: a Vostra Magnificentia mi raccomando.

Castelnovi, 5 octobris 1522.
di Vostra Magnificentia
Ludovico Ariosto.

48

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Ancora che pochi dì siano che io scrivessi a Vostre Signorie del medesmo tenore, e che io habbi retrovato quelle promptissime a compiacermi di quanto io l'ho pregate; pure, havendo di nuovo circa questa materia hauto lettere e nuova commissione dallo Illustrissimo mio Signore, mi è parso di replicare con questa altra, e fare loro intendere come Sua Excellentia per quiete di questa provincia desidera che fra Vostre Signorie e Sua Excellentia sia renovata quella consuetudine e pacto, ch'io intendo che altre volte ci soleva essere, che li banniti di questa provincia per alcuno caso enorme, come rebelli overo assassini overo homicidiali voluntarij, non possano essere securi nel dominio di Vostre Signorie, et e converso; e che capitando alcuni tali banditi da Vostre Signorie in questa ducale provincia, il Commissario qui sia obligato a dare ugni favore a chi li domanderà per parte di Vostre Signorie, perché li habbi nelle mani, et e converso; pertanto io supplico Vostre Signorie che siano contente di compiacere in questa honesta domanda il mio Signore, e scriverne una lettera nel migliore modo che paia a quelle, la quale io habbia a fare registrare nelli statuti di questo loco; et io farò il medesmo, o per miei lettere, overo ch'io ne farò venire una Ducale, come più piacerà a Vostre Signorie; in buona gratia delle quale mi rachomando sempre.

Castelnovi, 9 octobris 1522.
Di Vostre Signorie
observantissimo Ludovico Ariosto
Ducale Commissario.

49

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Vostre Signorie vedranno quanto questa comunità di Castel Nuovo le rachomanda uno fratello di Prete Riccio, il quale costì è stato preso per imputationi di monete false. Quando sia novitio ne l'arte, e mai più non habbi facto simile errore, e sia stato seducto dal compagno (sì come è più facile che li cattivi corrompeno li buoni, che li buoni reducano li cattivi al ben fare), io ancora insieme con questi altri lo rachomando a Vostre Signorie; ma quando ancho sit inveteratus malorum, io non sono per impedire la iustitia. Et a Vostre Signorie sempre mi rachomando.

Castelnovi, 14 octobris 1522.
Di Vostre Signorie
observantissimo Ludovico Ariosto
Ducale Commissario.

50

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Mi è stato referito che a Ciserana, terra qui proxima e di questa Ducale provincia, è nascosamente uno di quelli Totti ribelli di Vostre Signorie, in compagnia delli figliuoli di Peregrino dal Silico, banditi di questo Ducale sito; e per non havere io più braccio di quello che io mi habbi, vi stanno contra mia voluntà. Per questo mi è parso di avisare Vostre Signorie che con quello mezo che loro paia il migliore veghano, per la via di Lupinaia o altre loro terre in quelle confine, di informarsi se questo che mi è stato dicto è vero o non, che anch'io dal canto mio mi sforserò di informarmene meglio che potrò: e ritrovandosi essere vero, mi pareria bene facto che Vostre Signorie mandasseno il loro bargiello una nocte, o veramente qui a Castel Nuovo o in qualche altro loco, dove più quietamente questi balestrieri che io ho qui si potesseno coniungere con lui et andare a Ciserana, et in un tracto pigliare il ribelle di Vostre Signorie e li banniti di questa provincia. Prego dunque quelle che usino diligentia per trovare la verità di questo che io scrivo, che anch'io farò il simile; e quello che ne harà prima certessa ne aviserà l'altro. Et a Vostre Signorie sempre mi rachomando.

Castelnovi, 14 octobris MDXXII.
Di Vostre Signorie
observantissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

51

Magnifico mihi honorandissimo Domino Nicolao Guizardino Commissario Fivezani.

Magnifice mihi honoratissime. Perché la vicinanza che hanno queste terre l'una con l'altra tanto dappresso, subiette a tre dominij, de' Signori fiorentini, de' lucchesi e del Signor mio, è gran causa che li banditi di ciascuno di questi tre stati hanno pocha paura de la Ragione, e securamente stanno nel paese perch'hanno da presso, quando sono cacciati da un lato, dove potersi ricoprar in un altro, et io desiderando di provedere a questo, n'ho scritto al Signor mio, e Sua Excellentia mi ha commesso ch'io ne scriva a Vostra Magnificentia et al capitano di Pietrasanta et a quello di Barga, pregandovi che siate contenti di operare con la Excelsa R. P. fiorentina che sia contenta che si rinovi una conventione e patto, che già tra questo ducale stato soleva essere e quello de li prefati Signori, cioè che nisuno il qual per alcuno enorme delitto, come rebellione, assassinamento et homicidio volontario, fusse bandito dal stato de' Signori fiorentini potesse esser sicuro in questa ducale provintia, et e converso. Io adunque, per exequire tal commissione et altratanto perché la iustitia havesse meglio suo loco, pregho Vostra Magnificentia che faccia ogni opera possibile che siegua questa unione, acciò che li delinquenti non habbiano tanta licentia, offerendone io a Vostra Magnificentia perpetua obligatione. Alla qual sempre mi offero e raccomando.

Castelnovi, 16 octobris 1522.
Di Vostra Magnificentia
Ludovico Ariosto
Ducale commissario.

52

Illustrissimo et excellentissimo Domino d<omino meo singularissimo domino D>uci Ferrariae. Ferrariae.

<Illustrissimo Si>gnor mio. Hieri il Moro dal Silico mi appresentò la gratia che vostr<a excellentia> gli ha fatta per un certo homicidio che meritava più presto clementia che sever<ità>. Hoggi ho havuto lettere e messo a posta dal commissario di Frignano, che <mi> avisa che questo Moro insieme con li fratelli et altri compagni, de li quali esso Moro era capo, tornando di Frignano in qua, dove erano iti in soccorso di Virgilio, introro in casa d'un suddito di vostra excellentia lì da F<rig>nano, e gli spezzaro gli usci e le casse, e depredarono roba <per> valuta di cento lire, non essendo in casa altri che una vecchia; e mi prega ch'io faccia restituire questa roba. Se 'l Moro mi to<r>na più dinanzi, io lo piglierò, e farò che 'l Capitano lo punirà come merita il delitto, senza guardare a gratia che gli habbia f<atto> v. excellentia, perché non si extende in questo né in altri assassinamenti che <mi> è stato detto che questo Moro insieme con li fratelli hanno fatto; ma dubito che non ci tornerà, perché questo poverhomo che è stato rub<ato>, prima che sia venuto da me, è stato dal figliolo e dal nipo<te di> Bastiano Coiaio e da ser Evangeli<sta, a pro>vare se per lo me<zo loro> potesse rihavere la sua roba (<e dice di> essere stato consiglia<to> da quest<i a>ltri di Frignano che sono <uniti col Moro in> lega), e <non> havendo potuto haver niente <è ricorso> a me, sì che du<bito> che n'havrà preso sospetto, e non tor<nerà più> a me. Se non torn<a>, parendo a vostra excellentia, gli annul<lerei l>a gratia; in bona gr<atia> de la quale humillime mi raccomando.

<Ca>stelnovi, 19 Novembris <1522>.
humillimus Servitor <Ludovicus Ariostus>.

53

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. A' dì passati scripsi a Vostre Signorie del desiderio che haveva lo Illustrissimo Signor mio che li banditi per homicidij voluntarij di questa ducale provincia e ribelli non fusseno sicuri nel dominio di Vostre Signorie, maxime in queste terre che ne confinano qui in Garfagnana, con obligo che sua excellentia facessi il medesimo verso Vostre Signorie. E perché quelle non mi hanno mai dato soluta risposta, e perché ancho di nuovo lo Illustrissimo Signor mio me ne ha scripto, ho replicato questa, per la quale le pregho che mi rispondino, e siano contente di concedermi quanto li domando, che veramente farà la quiete e tranquillità di tutta Garfagnana. Et a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 22 Novembris MDXXII.
observantissimus Ludovicus Ariostus
Ducalis Commissarius.

54

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi honorandissimi. Perché ugni dì si rinfresca qualche nuova circa la peste in questi luochi, che non son da noi però molto distanti, mi pare che sia mio debito, et ad ugni altra persona che non sia in tutto stolta, di porre questa cosa per il maggiore pensiero che io habbia; e come, se la guerra me instasse, io havrei ricorso a Vostre Signorie, como a quelle nelle quali, dopo il Signor mio, ho maggior fede, così in questa peste, che non mi spaventa meno che farebbe la guerra, userò la medema confidentia. Di nessuna cosa ho più dubio che delli nostri mulattieri, li quali mandati da Acconcio Salinaro vanno e vengono da Pisa: e questo, solamente per li alloggiamenti che fanno per via, che non so come siano securi; per questo mi è parso ricorrere a Vostre Signorie, e pregarle siano contente di fare trovare, o in Lucha o fuora di Lucha, ne' borghi, una stantia dove dicti mulattieri possano albergare senza andare alla publica hostaria; della qual stantia epso Acconcio pagherà l'afficto, e se la fornirà secondo il suo bisogno. Maggior gratia ancora havrei da Vostre Signorie: che quelle si degnasseno di provedere che dicti mulattieri di Acconcio non havessero da passare Lucha, ma che Vostre Signorie commettesseno alli suoi carractieri e vecturali che ad instantia di dicto Acconcio levasseno da Pisa la quantità del sale che li bisogna, la quale è in tutto staia 3000, e la conducessino a Lucha, secondo l'ordinario e solito pagamento, dove si porrebbe in una stantia deputata a questo, e di costì si manderebbe per li nostri vecturali a tôrre qui a Castelnovo, assicurando Vostre Signorie per tutte quelle cautioni che loro paresse, che non havessino di tal cosa a patire danno alcuno. Io pregho di questa gratia Vostre Signorie, sì per più sicurtà di mantenere sano il paese, sì ancho perché la montagna di Modena ha gran bisogno di sale: e dubito che li vecturali nostri non potranno supplire così presto come richiede il bisogno; e lo Illustrissimo Signor mio mi ha dato commissione ch'io usi diligentia che questi sali si conduchino presto. S'io piglio troppa sicurtà di Vostre Signorie, quelle lo attribuischino più presto a molta fede che io ho in epse che a presumptione: alle quale sempre mi rachomando.

Castelnovo, 25 novembre 1522.

Se Vostre Signorie fusseno contente di dare uno alloggiamento a Sexto alli dicti vecturali, verrebbe commodo assai e forsi mancho disconcio a Vostre Signorie.

Di Vostre Signorie
observantissimo Ludovico Ariosto
Ducale Commissario in Garfagnana.

55

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo <D>omino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Per ubidire alla excellentia vostra ho fatto chiamare gli homini de la Vicaria di Trasilico, e fatto loro intendere da parte di quella che elleggano un altro potestade, ché vostra excellentia non vuole che ser Tomaso Micotto più faccia l'ufficio. Essi homini mi domandaron termino a far questa ellectione sei giorni, e poi tornaro in capo di dui, e mi dissero che mi pregavano ch'almeno io dessi dilatione a questo ser Tomaso che potesse venire al conspetto di vostra excellentia prima ch'io lo privassi de l'officio e che essi n'elliggessino un altro, con speranza che quella serìa contenta che per dui mesi anchora seguitassi, finché fussi in capo de l'officio, che gli fu dato per un anno; e che essi mi facevano questi preghi perché erano pregati da detto ser Tomaso che non gli facessino questa ingiuria, e ch' essi erano sforzati haverli rispetto, fussino li suoi portamenti come si vogliano, per essere di buon parentado in questi paesi. Io né in tutto ho voluto negare la lor domanda, né ancho compiacerli con disubidientia di vostra excellentia, e feci che ellessino un potestade che rendessi lor ragione, finché ser Tomaso, o rifermato o in tutto excluso, ritornassi da Ferrara ; e così ellessino m. Achille Granduccio, che solo in tutta Grafagnana si trova essere dottore: e veramente, oltra la dottrina, homo molto da bene, che ancho vostra excellentia ne può havere havuta qualche prova, ché non son molti giorni che era Iudice de' Maleficij a Ferrara. Quando poi vostra excellentia vorà che, o al presente, o al principio de l'anno, o a marzo (che fu il tempo che questo ser Tomaso intrò in officio), che questi homini facciano la consueta ellectione, s'elleggeranno questo medesimo che hanno ora sustituito, cioè m. Achille, la ellectione non potria essere migliore; se ancho elleggeranno altri, io ne farò iusta relatione a vostra excellentia. Appresso, per essere alquanto di discordia fra il Capitano di Camporeggiano et uno Leoardo da San Romano, al quale a' dì passati vostra excellentia ha fatto gratia libera d'una condennatione che gli havea data detto capitano, e la discordia è che'l Capitano voria exigere il caposoldo, cioè dui bolognini per libra de detta condennatione, allegando che la mente di vostra excellentia non è di donare quello che proviene a gli officiali; io son stato alquanto sospeso di determinare questa diferentia, ché da una parte mi pare che l'exactore non debbe haver guadagno dove non ha fatica di riscodere, et io, che sono exactore a Castelnovo e simelmente ho d'havere li dui bolognini per libra, mai non gli ho domandati di condennatione ch'io habbia riscossa; da l'altra parte la ragione del capitano non mi pare di poco momento, che dice questo essere per suo emolumento, e che levandogli li emolumenti non ci potrà vivere, e che se non ne havrà frutto non farà per l'avenire de le condennatione: sì che prego vostra excellentia che si degni di chiarirmi quello c'ho da far, o più presto da tolerare, circa questo, perché il capitano ha voluto ogni modo detto caposoldo. Ben la suplico che non faccia, come si dice, de l'un figliolo e de l'altro figliastro, che dovendo havere lui li dui bolognini per lira, anch'io li habbia; tanto più che io ho la fatica de l'exigere, che esso li ha senza fatica di exigere, perché a Camporeggiano è poi ancho uno exactore seperato che, oltra quelli del capitano, tolle ancho egli dui bolognini per lira: e come vadano quelle exactioni di quella Vicaria, il fattore lo debbe sapere, se mai ne vede conto. Perché vostra excellentia sappia tutto quello che accade in questa provincia, io scrissi a' dì passati a quella che'l Capitano predetto haveva havuto ne le mani un Balduccio, il quale, insieme con prete Matheo e dui altri ribaldi, havevano gettato giù d'una balza et amazato un poverhomo, il qual Balduccio se era venuto a porre spontaneamente in mano del detto Capitano; e che intendendo io che lo tenea molto sciolto, e per questo havendo suspicione che'l iudice e il malfactore fussino d'accordo insieme, commisi al notaro di Camporeggiano, non ci essendo il capitano, che gli commettesse da mia parte che non lo lasciasse senza mia licentia; e che poi senza farmine intendere alcuna cosa lo absolse e liberò di prigione: a questo non mi è stato mai dato alcuna risposta. Appresso ho a significare a vostra excellentia un'altra cosa simile, non per dir male, ma perché vostra excellentia intenda tutto quello che intendo io pertinente a questo officio. Fu a' dì passati fatta una rissa qua su a San Romano, dove padre e figliolo intervenne ad uno homicidio, et io di questa cosa examinai dui o tre testimonij che deponevano assai gagliardamente che'l padre et il figliolo n'erano colpevoli, e tal testificato mandai al detto capitano; appresso intesi, non già che'l capitano mai me n'habbia avisato né detto parola, che'l padre se era andato a porre in prigione, e poi ho sentito che è stato liberato et absoluto. Signor mio Illustrissimo, a me pare, se in queste cose non fosson fraudi, non si schivariano di communicarle meco, e vengo in dubbio che detto capitano non metta in effetto quello che, essendo già in contesa con gli homini de la sua Vicaria che gli negavano di dare un certo premio per havere esso fatto iustitiare un ribaldo, disse presente molti homini da bene: che poi che di questa executione di iustitia negavano di premiarlo, impiccaria per l'avenire le borse e non li ladri. Questo non ho scritto per referire male, ma per advertire vostra excellentia che quando le fusse raportato che qui non si fa iustitia, ella non creda che sia mia colpa. Io havrei più ardire di riprenderli se non fusse che allegano c'hanno comprato l'officio, e che bisogna che se ne rivagliano; pur, o comprino o habbiano in dono, mi parria lor debito che di queste cose che importano mi dovesson far participe. Appresso un m. Zan Iacomo, il quale sta alla badia di Frassanoro et al quale ho qualche obligatione per honore che sempre a me et alli miei ha fatto quando mi accade di andare e di mandare inanzi e indrieto, e per questo, ma più perché mi credo che sia gran servitore di vostra excellentia, l'amo e desidero ogni suo bene; esso mi scrive la qui inclusa lettera, per la quale si duole come vostra excellentia vederà. Vostra excellentia giudichi se si duole a ragione o torto; di questo fo ben fede a quella, che, per quello ch'io lo conosco, gli è molto fedele et affectionato, et ancho ser Tito, qui notaro, potria di questo fargli più certa testimonianza. Esso scrive, et ancho più volte ha cercato di persuadermi, che Domenico d'Amorotto sia buon servitore di vostra excellentia ; che esso sia o non sia, vostra excellentia lo debbe sapere meglio di me: io per me di questa bona opinione di Domenico non son ben chiaro, perché gli effetti che per li tempi passati ho veduto mi paron contrarij; pur, havendo esso più possanza in questi paesi che non hanno li officiali di vostra excellentia, non mi pare che sia fuor di proposito di mostrare di credere che più presto ne sia amico che inimico, finché un dì m. Domenedio provegha che possiamo più di lui. Io mi son sforzato fin adesso di tenermilo per amico, et ancho di persuadere a lui che vostra excellentia l'habbia per buon servitore; e questo credo che sia stato bona causa che fin adesso non ha (sotto specie di partialitadi) molestata questa provincia. Se questo mio discorso par bono a vostra excellentia, prego quella che ancho con extrinseche demostrationi si sforzi di tenere Domenico, se non amico, almen non nimico; se ancho le par meglio ch'io faccia altramente, me ne dia norma. Io ho da significare a vostra excellentia come a questi dì dui preti, l'uno da Reggio e l'altro qui da Sillano, andaron a trovare il Signore Alberto da Carpi a Lucca mandati da Domenico d'Amorotto, il quale Domenico domandava di essere fatto commissario similmente del piano di Reggio come è de la montagna, e s'accompagnaro qui con uno al quale per via disseno questo che andavano a fare; e questo l'ha riferito a me, e dettomi come il Signore Alberto ha fatto a Domenico quanto ha domandato. Qui si dice che Pierino Magnano si è presentato al conspetto di vostra excellentia; quando sia vero, aspetto da lei intendere come m'ho da reggere circa la confiscatione de li suoi beni. Io ho fatto condurre certa poca quantità di grano, che era ad una sua possessione, anchora che si sieno (come ancho ho scritto) appresentati chi dicon haverlo comprato dal figliolo; l'ho fatta condurre qui in ròcca, e ci farò ancho condurre un poco di vino, e tutto quello che di lui si trova mobile, ma non ne farò altro contratto finché non ho novo aviso da vostra excellentia, salvo ch'io pagherò li balestrieri e le spese de la condutta. Altro non occorre al presente; in bona gratia di vostra excellentia mi raccomando.

Castelnovi, 25 Novembris 1522.
humillimo Servitore Ludovico Ariosto.

56

Illustrissimo et excellentissimo domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. È accaduto che per far scrivere le robe mobili di Pierino che si trovava havere a Castelnovo e di fuore, e che non parendo a me che fusse in tutto sicuro che'l mio cancelliero vi andasse solo, ho mandato seco li balestrieri col suo capo; una volta in la terra, e tre è accaduto che li detti balestrieri son cavalcati fuore ad un luogo distante di qui quattro miglia detto Villa: la prima volta vi andaro a scrivere detti beni e li consegnaro in mano del prete de la Villa, e non parendo a me che fussino ben depositati vòlse che vi tornasseno, e che li mettessino in mano de l'officiale de la Villa; la terza volta vi sono iti per farli condurre in qua, e così hanno fatto condurre circa un moggio e mezo di grano che v'era, e lasciato comandamento a quelli homini che conducano un poco di vino che v'è. Hora, non sapendo io come io havessi a satisfare il cancellero, li balestrieri et il suo capo, scrissi a questi dì a gli Magnifici del Consiglio che mi avisassino come io li havevo a pagare: sue Magnificentie mi risposeno ch'io facessi il consueto e quel manco ch'io potessi, e che satisfatto a queste spese io mandassi il resto a l'exactore de la Camera. S'io sapesse certo qual fosse questo consueto, io non havrei havuto a domandare il parere di sue Magnificentie, ma qui non è statuto né lettera alcuna, che sia pervenuta in man mia, che parli di quanto a punto sia la mercede de tali executori. Li balestrieri ogni volta che cavalcano domandano un quarto di ducato per volta, et il capitano un ducato, e se fanno executione in Castelnovo domandano la metade di questo: e dicono questo essere il consueto; et il capitano per queste executioni havrebbe voluto tre ducati e mezo, et ogni balestriero tre quarti e mezo; del cancelliero non parlo, perché sta meco e se contenterà di quello che vorò io. Io dissi di dare al capitano dui ducati, e mezo ducato per balestriero, e tutti si dolgono come io voglia tôrre quel che lor proviene. Io suplico vostra excellentia, acciò ch'un'altra volta io non habbia a contendere, e dar causa che questi che m'hanno ad ubidire mi voglian male, che faccia intendere come è l'usanza ne li altri luoghi di vostra excellentia di satisfare li balestrieri per l'executioni che fanno, e far che così, de le cose che appertengono alli criminali come di quelle che appertengono alla Camera, io sia puntalmente instrutto, perché tal lettera io farò qui registrare ne li statuti, acciò che per l'avenire né io né li miei successori stiano più sospesi in tal cause. Per la Dio gratia qui si vive molto quietamente et in pace, et ogni cosa anderia bene se non fosse per la vicinanza c'havemo d'alcune terre che sono infette di peste; ma io col Capitano de la Ragione e con alcuni homini da bene di questa terra non cessamo di far tutte le debite provisioni: ma gli è il pericolo c'havemo a far con villani, che mal si ponno tenere che non vogliano ir traficando; pur Dio n'ha 'iutato fin qui: spero che ancho ne aiuterà. Pur, quando accadessi che alcuno se infettassi, suplico vostra excellentia che sia contenta ch'io, senza scrivere altrimente, possa levarmi e venirmene a casa, perché in ogni altro luogo mi daria il core di poter schivar la peste fuor che qui, dove ho sempre villani all'orecchie, e non c'è alcuno che stesse a maggior pericolo di me. Qui si dice che Pierino è a Ferrara: se'l serà vero, spero che da vostra excellentia n'haverò aviso. Quest'altri confinati, cioè il Coiaio et il Casaia, han scritto lettere a questa communità pregandoli che vogliano scrivere a vostra excellentia che li rimandi a casa, e prometteno di volere far miracoli di bontade; la lettera fu domenica letta in consiglio, e non fu homo, di circa quaranta che c'erano, che rispondesse mai né ben né male. Io n'ho voluto dare aviso a vostra excellentia, in bona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 26 novembris 1522.
humillimo Servitore Ludovico Ariosto.

57

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici et potentes domini mihi observandissimi. Iacopino da Convalle, il quale da Vostre Signorie mi è stato rachomandato nella differentia che ha con suoi cognati, mi ricerca ch'io facci fede a quelle di quanto sia stato facto da me nella causa sua. Vostre Signorie intenderanno come a sua instantia io feci citare suoi cognati, delli quali uno dicto G. Iacopo, il quale è principale di loro et al quale li altri fratelli si rimecteno, non poté comparire per essere stato prima da me prohibito di uscire di casa, per essere egli stato in luoco sospetto di peste; e di poi che fu passato il termine della suspitione, la vic.a della quale egli è fu ancho da me vietata di venire in questa terra, pure per simile suspecto, sì che epso non è potuto comparire se non a l'ultimo comandamento: e questo ho dicto perché Iacopino vorrebbe che prima che si intendesse altro lo satisfacesseno delle sue spese, et a me non è paruto di farlo e di non iudicare di spese, se non poi che haverò cognosciuto li meriti della causa. Iacopino ha producto dui testificati: in l'uno monstra che li furon promissi in dote 22 ducati, e questo testificato è stato facto citata la parte; poi ha facto fare uno altro examine, ne lo quale monstra che non stêrno a quelli primi pacti, e che questi suoi cognati poi li promissero 25 ducati: ma a questo secondo examine non fu citata la parte. Li cognati dicono havere sotisfacto Iacopino di questa dote, e di qualche cosa di più: Iacopino lo negha; a me pareva di dare qualche dilatione alli cognati di provare: Iacopino non se ne contenta, e mi pregha che io facci relatione a Vostre Signorie del termine in che si trova la causa, e così lo faccio: alle quale sempre mi rachomando. Li cognati di Iacopino dicano che hanno le loro prove nella Vic.a del Borgo, e che sono stati per farli examinare, ma che per essere loro stati creduti in suspecto di peste hanno incorso in pericolo della vita.

Castelnovo, 12 decembris 1522.
Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

58

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Perché dubito che una lettera del medesimo tenore di questa che a' dì passati io scripsi a Vostre Signorie non sia venuta in suoi mani, per colpa del portatore, replicherò con questa altra, per fare loro intendere che lo Illustrissimo Signor mio mi haveva dato commissione ch'io ricordassi a Vostre Signorie come sono passati dui anni che tra il comuno di Valico di Sopra e quello di Cardoso fu facta una dichiaratione di confine, intervenientibus utrinque commissarijs, e di concordia ne fu contracto uno instrumento, e dal prelibato Signor mio ne fu mandata la ratificatione e confirmatione a Vostre Signorie: e Vostre Signorie mai non l'hanno mutuo mandata a Sua Excellentia. E perché Sua Excellentia desidera di haverla ad ugni buono fine, m'ha commisso ch'io scriva a quelle che siano contente di mandarla: onde così io le pregho e più presto che ponno, acciò che da Sua Excellentia io non sia tenuto per negligente. Appresso, questi di Valico si dolgono che contra li pacti alcuni di Cardoso hanno passato le confine et arato e seminato sul terreno che non è suo: io prego Vostre Signorie che si degnino de intendere la veritade, e non comportare che sia alli nostri facto torto: alle quali mi rachomando.

Castelnovi, ultimo anni 1522.
Di Vostra Signoria
observantissimo Ludovico Ariosto.

59

Magnificis et excelsis Dominis mihi observandissimis Octo Viris Praticae Rei Publicae florentinae etc. Florentiae.

Magnifici et excelsi domini mihi observandissimi. È accaduto ch'uno, detto il Pretaccio da Barga, subdito di vostre excellentie, haveva per un suo figliolo domandata per moglie una fanciulla di questa terra, et eragli da li tutori stata promessa; e mentre che si veniva ordinando per fare il sponsalitio, la fanciulla (nescio quo spiritu ducta) è intrata in un monasterio, c'habbiamo qui, de l'ordine di San Francesco, et èssi fatta vestir sôre. Ma prima che si sia vestita, io insieme con tutori e parenti di lei ho fatto ogni opera possibile per rimoverla di questa opinione, e far che'l parentado segua, ma non l'ho potuto ottenere. Per questo il Pretaccio non riman sodisfatto, e vorebbe per violentia havere costei, e minaccia alli tutori et alle monache grandemente. Io me ne sono doluto col capitano di Barga, e sua Magnificentia me n'ha dato assai iustificata e conveniente risposta; ma non è restato perhò che questa notte passata il Pretaccio non sia venuto per mezo li borghi di Castelnovo con più di 50 compagni armati, et ito ad una possessione qui presso de la fanciulla, e se ne dimostra come padrone: et ècci fin a quest'hora. Io l'ho fatto admonire che se ne levi sùbito; non so quello che seguirà. Mi è parso di ricorrere a vostre excellentie, e pregarle che si degnino di scrivere sùbito e d'operare in modo che questo suo subdito desista da usar violentia, e segua li modi de la ragione, acciò che costui non sia causa di attaccare alcuna nimicitia fra li subditi del mio illustrissimo Signore e quelli di vostre excellentie, dove credo che la volontà de li Signori sia bene unita et optimamente disposta l'uno verso l'altro. Et in <bon>a gratia di vostre excellentie mi raccomando sempre.

Castelnovi Grafagnanae, — Ianuarij 1523.
Di vostre excellentie
observantissimo Ludovico Ariosto
ducale Commissario in Grafagnana etc.

60

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Perché Vostre Signorie potriano havere inteso che alla Pieve Fossana, loco il quale è tra Castiglione suo e questa terra di Castel Nuovo, è stato suspecto di peste, e per questo, pensando le cose maggiori e di più pericolo che non sono, haveranno forsi facti divieti che quelli che vengano di qui non possino intrare in Lucha; certifico Vostre Signorie come un Luca Pierotto, per uno suo figliuolo che nascosamente era andato non so dove, si è infettato di modo che dui o tre sono morti di casa sua; ma presto si è facto provisione, che tutta quella famiglia si è facta ire in loco separato, e prohibito a tutti quelli della Pieve che non iscano dalle loro confine, benché, gratia di Dio, in quella terra non si sia la peste scoperta in altra casa, et a Castel Nuovo non è male né suspitione alcuna, e stiamo con buonissime guardie. Io scrivo questa a Vostre Signorie perché sapiano come sono le cose, e per pregarle che siano contente che lo exhibitore di questa, che serà mio fratello M. Galasso Ariosto, entri et alloggi in Lucha, il quale è venuto da Ferrara per ire a Carrara, a trovare il Reverendissimo Cardinale Cibo suo patrone: e questo riceverò da Vostre Signorie per uno grandissimo piacere. Le quali ringratio della copia che a questi giorni mi hanno mandata di quella ratificatione pertinente alli homini di Valico e di Cardoso: et in buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 29 Ianuarij 1523.
Di Vostre Signorie
observantissimo Ludovico Ariosto.

61

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Pro Ioanne de Monte Politiano. Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi.

Giovanni da Montepulzano, exhibitore di questa, farà intendere a Vostre Signorie de uno torto che li fece uno di quelli delli quali sono stati confiscati li beni per loro mali deportamenti da Vostre Signorie, e mi dice che del tutto è informatissimo il sp.le Baldassari da Montecatino, il quale, domandato da quelle, ne potrà fare buona relatione. Pregho Vostre Signorie che, prima per la iustitia e poi per misericordia di questo povero homo, il quale è da bene e merita essere aiutato, et appresso per mio amore, si degnino di prestarli ugni favore et aiuto conveniente: in buona gratia delle quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 18 Ianuarij 1523.
Di Vostra Signoria
observantissimo Ludovico Ariosto
Ducale Commissario.

Post scripta. Le Signorie Vostre non si diano maraviglia se la lettera è tardata: la causa è stata per il suspecto che è stato di qua di non potere intrare in Lucha; tuttavia, ugni volta che se presenterà alle Signorie Vostre, pregho quelle li sia rachomandato per mio amore.

Castelnovi, 17 Februarij 1523.

62

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Essendo io a questi giorni stato a Ferrara, lo Illustrissimo Signor mio m'ha commisso ch'io replichi a Vostre Signorie quello che altre volte ho scripto, cioè che quelle siano contente che li banditi di questa ducale provincia non siano securi nel dominio di Vostre Signorie, et versa vice. Quelle ponno intendere li homicidij et assassinamenti che tuttavia accadeno in questi paesi, alli quali, per essere le iurisditione di Vostre Signorie, de' Signori Fiorentini e de l'Illustrissimo Signor mio così appresso l'una altra e come confuse, male si può provedere. Né ci vedo rimedio, ma che più presto le cose habbino a ire di male in peggio, se Vostre Signorie non mi soccorreno spetialmente in questo, di non comportare che alli nostri banditi sia dato ricapito in le suoi terre; et etiam provedere che quando noi dessimo campana a martello per persequitare tal gente di mala sorte, che le terre di Vostre Signorie accorressino in aiuto, che noi saremmo apparechiati di fare per fare a Vostre Signorie il medesimo: in buona gratia delle quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 10 Aprilis 1523.
Di Vostre Signorie
observantissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

63

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]
Pro Ioanne de Montepolitiano.

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Alli dì passati scripsi una lettera a Vostre Signorie di uno torto che fu facto a Giovanni da Montepulzano per uno di quelli delli quali sono stati confiscati li suoi beni per li loro mali portamenti, e che del tutto è informatissimo il spectabile Baldaxari Montecatini e Baccio del Fava,vostro conestabile, li quali, dimandati da quelle, li potranno fare buona e vera relatione. Prego Vostre Signorie che, prima per la iustitia e poi per misericordia di questo povero homo, il quale è da bene e merita di essere aiutato, et appresso per mio amore, si degnino di volerli far fare il debito suo conveniente, se non in tutto, o in parte. Et a quelle non li serà grave di darne aviso di quello che epse si resolveranno, notificando le Signorie Vostre che serà una buona elemosina a farli del bene, per essere disfacto per tale conto: e Vostre Signorie intenderanno per la qui alligata quello dimanda epso Giovanni, il quale vi sia rachomandato in buona gratia. Et a Vostre Signorie mi offero e rachomando.

Castelnovi, 11 aprile 1523
Di Vostre Signorie
observantissimo Ludovico Ariosto
Ducale Commissario.

64

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo sin<gu>larissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Alla mia giunta qui trovai che questi banditi del Costa da Ponteccio con li figliuoli di Pelegrin dal Silico et alcuni lombardi de la factione di Virgilio da Castagneto erano in numero di circa sessanta in Grafagnana; li quali, oltre a quello che havevano fatto fin a quel dì, di che il Capitano mi dice haver avisato vostra excellentia, di poi erano stati a Salacagnana, et havevano preso un homo da bene detto Capello, e l'havevano menato via legato e poi amazzato. Parendomi gran carico mio et ancho di vostra excellentia patire stessino qui così senza contradictione alcuna, molte volte confortai questi di Castelnovo che volessino porsi insieme et ire a cacciarli, il che mai non poteti impetrare, come quelli che non si fidano l'uno de l'altro, e dubitavano che con intelligentia de la parte taliana fussino nel paese. Io pur mi deliberai di far il debito mio, e menai pratica con gli homini di Sillano, li quali soli di tutta questa provintia gli havevano mostrato il volto et erano stati seco alle mani, che luni matina prossimo passato si trovassino a Camporeggiano con cinquanta de li suoi, che io mi troverei qui con quelle persone che potrei fare più presto; poi la sera inanzi mandai comandamenti ne la Vicaria di Trassilico, che quelli che potevano portare arme la matina del lunidì fussino a Camporeggiano. E così senza far motto ad alcuno la matina del lunidì ne l'aprire del giorno, con una gran pioggia, mi partì' da Castelnovo con li balestrieri, cioè 10, ché'l capitano loro con uno altro balestriero restò ferito a Castelnovo; et havendo su la meza notte mandato a chiamare li homini di Turrita, villa qui più proxima, con numero di circa quaranta persone me n' andai a Camporeggiano, credendo di trovarvi li homini di Sillano; ma quelli villani non s'erano più mossi, come nulla appertenesse loro questa cosa; tutti gli altri comandati vennero a pezzo a pezzo. Fu forza mandare a chiamare questi di Sillano, senza li quali non mi pareva di poter far cosa che stesse bene, perché sono armati e da far qualche expeditione, ché gli altri erano da fare in loro poco fondamento. Mentre ch'io facevo questa indugia, li avisi de li homini di Castelnovo andavano in volta, li quali più ad agio mi dà l'animo d'investigare e di trovare. Finalmente venero quelli di Sillano, in circa sei persone, e mi fêro certa scusa infangata che non m'havevano bene inteso, e poi mi certificaro che tutti li lombardi, insieme con Philippo Pachione, Bernardello e Baptistino Magnano, s'erano partiti e tornati di costa da l'alpe, e Bertagnetta e tre altri da Pontecchio, partiti in discordia da li compagni, si trovavano a Pontecchio, et erano certi che erano avisati e che non aspettariano, e che s'io volevo andare per bruciar le case sarei causa di far bruciare la metade di questo paese; e così quelli da Camporeggiano e tutti gli altri mi pregavano che io non bruciasse, ch'io sarei causa de la ruina di questo paese. Per questo, e perché mi vedevo essere stato tardo per pigliarli, e perché vedevo che nessuno mi seguiva volentieri, e che sul fatto, quando accadesse qualche contrasto, sarei abandonato, come già due volte sono stati li balestrieri (l'una da quelli di Castelnovo contra li barghesani, l'altra da quelli di Camporeggiano contra li banditi), mi parve di licentiare la gente. Sùbito mi furon ambasciatori di quelli banditi da Ponteccio, li quali mi pregavano come per la qui inclusa di Bertagnetta vostra excellentia potrà vedere. Io per nessun modo son per farli tal salvocondotto: ben son per darli bone parole e vedere di assicurarlo alquanto, se mai potessi fare con astutia quello che non posso per forza. Io havevo avisato il Commissario di Frignano e Signori Luchesi, il commissario di Fivizano et alcun altri, che a me pareva che fussino buoni per serrare li passi quando questi ribaldi volesson fuggire; ma mentre c'ho tardato a dar questi avisi (che non ho potuto far sì secreto che li fautori suoi, cioè tutti questi de la parte taliana di Castelnovo, non se ne sieno aveduti e non gli habbiano avisati), si sono levati, come ho detto, e tornati in Lombardia. Io voglio che vostra excellentia intenda ogni cosa, acciò che possa pensare et avisarmi come mi ho da governare, ché veramente, se non ci si fa qualche buona provisione, questa provincia anderà di male in peggio, et a vostra excellentia non resterà altro che'l titolo di esserne signore, ché la signoria in effetto sarà di questi assassini e dei capi e fautori c'hanno in questa provincia e specialmente in Castelnovo. Hieri, essendo a Camporeggiano, feci chiamare il parlamento generale e proposi tre cose: l'una che fussino contenti di conferire con l'altra provincia ad accettare quindici o venti fanti scoppieteri appresso a gli balestrieri che ci sono, e pagarli per un mese o per dui, finché questa provincia si riducessi in tranquillità e sicurezza. Questo non ho potuto con alcuna persuasione fare che vogliano accettare; anzi si sono levati in piedi alcuni vecchi, et hanno cominciato a ricordare li tempi passati et a dolersi che, contra li capitoli c'hebbeno quando si detteno alla casa da Este, vostra excellentia gli habbia dato la grevezza de li balestrieri, allegando che prima si solevano tenire ne le ròcche li castellani, il stipendio de li quali esse communità paghano, senza alcun loro utile, e che detti castellani erano obligati a tenere chi dui, chi tre, chi quattro famigli, de li quali famigli poi si soleva prevalere il commissario, e che questi erano più temuti et erano più atti a tenere quieta la provincia che non sono li balestrieri. Io risposi loro quello che mi parve conveniente; ma finalmente non ci fu homo che volesse consentire di crescere spesa, ma più presto instavano che questa spesa de li balestrieri se levasse lor da dosso, o almeno che li denari con chi si pagano li balestrieri fussino spesi in tanti fanti, che saria pur più numero, et in questi sassi niente vagliono li cavalli, e che li fanti più quietamente, e per sentieri e per balze, di notte e di giorno, si potriano condurre in luoghi dove non ponno ire li cavalli. Questo lor parere ho voluto scrivere: vostra excellentia lo intenda, e poi faccia il suo. Io li proposi appresso che si facesse un battaglione di ducento o di trecento fanti ne la sua Vicaria, distinto sotto li suoi capi, e che se gli desse l'arme, o scoppietti o balestre o picche, con che fussino sempre apparecchiati a poter obstare quando lombardi o altri forastieri, volesson lor dar noia: ché di voler fare io per mezo del suo aiuto alcuna executione contra banditi o deliquenti son ben certo che non mi succederia. Questo rimaseno contenti di voler fare, e così ho cominciato a darli principio; son quattro vicarie: mi sforzerò di fare che ciascuna faccia il suo, per potermene valere almeno contra l'insulti di forastieri. Io fece lor la terza proposta, che mi dessino authorità di poterli obligare di 25 ducati per persona di deliquente, perché intendevo di metter taglia a questi assassini, e proposi che non volevo che alcuno di essi rispondessi in voce ma secretamente con le fave, acciò che particularmente non potessino essere notati e per questo offesi da li banditi, de li quali ero certo che havevano molto più paura, e gli havevano in maggiore observantia e gli prestavano più ubidientia che a vostra Signoria. Li sindici furon li primi a rispondere che davano l'authorità di questo a gli Otto, sì come a quelli ne li quali era rimesso di poter spendere quello de le communità a lor modo. Gli Otto risposero che erano certi di tutti otto essere morti se facevano questo. Io mandai per le fave per far balottare la cosa: si cominciaro a levare in piedi et ad uscire del consiglio catervatim, dicendomi che non volevano intervenire a questo, perché erano certi che li banditi gli havrebbono tutti per inimici e che se ne vendicariano, sol per questo che havessino consentito che tal cosa si ballottasse. Hor vostra excellentia può comprendere in che paura è tutto questo paese per sei o dieci ribaldi che ci sono. Ultimamente gli Otto che mi sedevano più appresso mi disseno che havriano di gratia di pagare questa taglia, fatto che fosse l'effetto, ma che non volevano essere authori, ma che più presto voleano mostrare essere sforzati da vostra excellentia, e che saria bene che quella mi desse per una sua lettera commissione, o per una grida emannata da quella, ch'io mettessi taglia a questi ribaldi, e l'uno che amazzasse l'altro uscisse di bando et appresso guadagnasse dieci ducati, ché fariano più conto del danaio che d'essere rimessi. Vostra excellentia hora consideri il tutto e mi significhi, ch'io per me, senza l'aiuto e consiglio di quella, non so che mi faccia. Per satisfare a quella di quanto ella mi commise, de li prugnoli e de le trote, passando da Montefiorino e ritrovandovi il Commissario di Sextola, feci che sùbito spazzò un messo con certi pochi prugnuoli che erano ivi apparecchiati per lui: e credo che vostra excellentia gli habbia havuti. Io ho fatto sùbito pescare a trote, e fin qui non ho potuto havere se non tre assai picciole, le qual sùbito ho fatto amarenare: se n'havrò prima ch'io spazzi il messo de l'altre, le manderò insieme; se non, vostra excellentia si contenterà di queste poche: l'aque son in questo paese anchora fredde, di sorte che non se ne può pigliare. Ho li messi fuore per trovare de li prugnoli: se ne potrò havere li manderò insieme; ma questo paese è molto più alto che'l Frignano, e per questo più tardo a produrre le cose, sì che vostra excellentia mi excusi s'io non posso fare al presente quanto è il mio debito e desiderio. Altro non occorre: in buona gratia di quella humillime mi raccomando. Castelnovi, 15 aprilis 1523. humillimus Servitor Ludovicus Ariostus. Appresso mi ero scordato di dire ancho a vostra excellentia che tutto il Consiglio di Camporeggiano mi pregava ch'io facessi a questi banditi salvo condotto di star nel paese, dando essi sicurtà secondo che per la lettera loro inclusa propongono: io risposi che questo non ero per far senza saputa di vostra excellentia, e che gli ne darei aviso. Vostra excellentia debbe ancho saper questo, che per derisione de l'officio questi banditi, quando erano tutti insieme, prima che si partisseno del paese fecero far una grida che promettevano di donare ducento ducati a chi desse lor ne le mani vivo il capitano vicecommissario, e cento morto: così m'ha detto esso capitano che l'ha per cosa certa.

65

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Hora ho ricevuto una di vostra excellentia, per la quale quella m'instruisce quanto ho da fare contra questi banditi, li quali di nuovo hanno fatto li excessi de che il capitano de la ragione havea dato aviso; ma perché per un'altra mia, la quale per la via del commissario del Frignano ho dirizata a vostra excellentia, io aviso quanto poi ho fatto, e qual sarebbe il mio disegno per havere questi ribaldi ne le mani, non farò altro fin che da quella non ho nuova commissione. Le case sempre si ponno bruciare, ma non già sono atto d'avere li delinquenti ne le mani, se non aspettando il tempo et usando grande industria; pur io manderò la lettera di vostra excellentia al commissario del Frignano, acciò che ad ogni mia richiesta mi subministri le genti e l'aiuto di che io lo ricercherò. Li homini del Poggio, per haver negato di seguitare il capitano de' balestrieri, e per haver prima dato mangiare e bere alli banditi, benché io creda più presto per paura che per volontà, pur, per non havere fatto il debito loro di dar la campana a martello, o di mandare ad avisare l'officio, et etiam perché sieno exempio a gli altri, ho condennato secondo il tenore de le mie gride in 200 ducati; et ancho penso di non lasciare quelli di Camporeggiano impuniti, se con ragione potrò procedere: ma fanno assai excuse, che li banditi erano molti più in numero che tutto quel popolo, e che li balestrieri nostri giunseno improviso, e così presto furon rotti, che essi non hebbono tempo di pigliar l'arme. Pur la cosa s'intenderà. E similmente del commun di Ponticossi, che fu richiesto e non vòlse seguire; e s'io potrò condennarli, non havrò loro remissione. A vostra excellentia starà poi a far la gratia, ne la qual spero che havrà rispetto a far satisfare il capitano e quel povero balestriero del quale il cavallo peritte, de loro interesse. Appresso, perché si approxima il tempo che questo capitano de la Ragione sit functus officio, ché questo giugno è il suo termine, io dubito di restar qui senza compagno, o vero che sia mandato in suo loco uno che non sia così a proposito de l'officio come è lui, che, come altre volte ho scritto e detto a bocca, è virile et homo da farsi temere et ubidire, et esso con la sua severità tempera quel mio difetto che alcuni di Castelnovo m'hanno imputato, cioè di essere troppo buono; dove se fusse mandato qui un altro che similmente fusse troppo buono, dubito che l'uno e l'altro insieme faria una mistura che valeria poco: per tanto prego vostra excellentia a far che non si parta finché ella non habbia provisto d'un altro simile a lui: che almeno non si parta di qui per tutto agosto. Altro non occorre al presente: in buona gratia di vostra excellentia humillime mi raccomando.

Castelnovi, 16 Aprilis 1523
humillimus Servitor Ludovicus Ariostus.

66

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo sin<gu>larissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Essendo io a questi giorni a Ferrara, accade che dui figliuoli di ser Evangelista dal Silico intraro qui a Castelnovo una notte travestiti in casa d'una giovane, la quale, anchora c'habbia nome di far piacere segretamente ad un homo da bene di questa terra, pur non è puttana d'ognuno, e sta e pratica senza essere schivata con le donne da bene; e gli messero le mani adosso per tirarla per forza di casa: ella gridò e fu aiutata. La matina si venne a dolere al capitano. Per questo un figliolo di ser Evangelista, deto prete Iob, il quale è chierico ordinato in sacris, trovò la madre de detta giovane, e gli ruppe la testa e lasciò per morta: et è stata molti dì in pericolo di morire. Per questo il capitano gli processe contra e lo condennò in 200 lire. Ser Evangelista produsse le bolle de li ordini del figliolo, e fece venire una inhibitoria dal Vescovo di Lucca: per questi, et ancho per altri rispetti, il capitano cessò dal procedere, in modo che'l detto prete Iob è tornato a Castelnovo. Questa cosa è di mal exempio, et a me spiace sommamente; e se non fosse che io temo le censure ecclesiastiche per haver beneficio, io non guarderei che costui fosse prete, e lo castigherei peggio che un laico; e quando io non potessi fare altro, almen li darei bando: ché se bene li Signori temporali non hanno potestà sopra li chierici, pur mi pare che né ancho li chierici debbiano poter star nel dominio de li detti Signori contra lor volontà. Io n'ho voluto scrivere a vostra excellentia, acciò che quella gli faccia quella provisione che le pare, e d'ogni cosa che determini dia più presto al capitano la commissione che a me, perché esso non ha beneficij come ho io. Et in buona gratia di vostra excellentia humillime mi raccomando.

Castelnovi, 17 Aprilis 1523.
humillimus Servitor Ludovicus Ariostus.

Post scripta. Havevo scritto al vescovo di Lucca, de la cui diocesi è Castelnovo, et a quel di Luna, che è superiore alli preti di Camporeggiano, acciò che mi dessino authorità sopra li preti. Il Vescovo di Lucca si trova a Milano, sì che non ho potuto anchora haverne risposta; questo di Luna mi risponde la qui inclusa lettera, per la quale vostra excellentia può iudicare che se vogliamo ricorrere alli vescovi havremo poco aiuto: et io ancho n'ho fatto experientia, che questa passata estade mandai in mano del vescovo di Lucca quel prete Matheo che havea ferito il mio cancelliero et era homicida et assassino publico, e con poca aqua lo mandò assolto; e prima ch'io venissi qui, un prete Antonio da Soraggio, c'havea morto un suo cio, fu in mani del vescovo di Luna, e con un misereatur fu liberato.

67

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li homini di Valico mi hanno pregato ch'io facci opera di impetrare gratia apresso Vostre Signorie per uno delli suoi, dicto Belgrado, che è prigione di quelle. Quello che dicto Belgrado habbi facto di male di nuovo non m'hanno saputo dire, se non che è imputato d'havere voluto puorre taglia a certi di ch'io non so il nome, et in suo excusa mi allegano che questi tali erano debitori di lui: e più presto ha cercato per quella via che ha potuto di havere il suo, che egli havesse intentione di volere quello che non gli aparteneva. Questo atto, ancora che sia violentia, ché non è licito ad alcuno farsi da sé ragione, puro merita, intercedendo persona quale io mi reputo di essere appresso Vostre Signorie per la affectione e lo amore ch'io li porto, di esserli usato indulgentia e perdonansa; e così quanto so e posso, e prego e supplico Vostre Signorie. E se bene per li tempi passati questo Belgrado è stato alquanto più gagliardo a danno delli subditi di Vostre Signorie et a difesa delli suoi di Valico in quelle differentie tra Valico e Cardoso, prego quelle che adesso non voglino ritochare quelle piaghe che già più giorni dovrebbeno essere salde, e così voglino rimettere ugni passata iniuria, che io ne haverò a Vostre Signorie perpetuo obligo, e lo accumulerò appresso alli altri molti ch'i' li ho. E so che al mio Illustrissimo Signore quelle faranno gran piacere: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 18 Aprilis 1523.
Di Vostre Signorie observantissimo Ludovico Ariosto.

68

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Cesari di Ant.o di Evangelista da Valico si trovò insieme con alcuni di Coreglia a fare certo homicidio; e perché mi dice che tali suoi compagni hanno hauto da Vostre Signorie salvo conducto, è ricorso a me, come a quello la cui intercessione spera che li debba giovare, e pregatomi che io supplichi a Vostre Signorie che in questo lo voglino tractare come hanno facto li altri che sono in pari colpa: e così io, che debbo havere la protectione di questi subditi de l'Illustrissimo Signor mio, quanto so e posso lo rachomando a Vostre Signorie, che lo faccino puorre nel medesmo salvo conducto dove sono posti quelli di Coreglia, seguaci di Iacopo da Castiglione. Et in buona gratia di quelle mi rachomando.

Castelnovi, 19 aprilis 1523
Dominationum vestrarum
observantissimus Ludovicus Ariostus.

69

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Per una de' 16 di questo da Vostre Signorie ho inteso la buona voluntà circa a quanto dal mio Illustrissimo Signore sono state ricerchate, e come per concludere tale effecto sono per mandare uno suo Commissario; e quelle mi domandano se io ho auctorità dal mio Illustrissimo Signore che basti a fare questo. Io non ho alcuno mandato altrimente in scripto, se non che già molti giorni e mesi Sua Excellentia per una sua mi commisse ch'io facessi opera con Vostre Signorie che li nostri banditi non fusseno securi nel dominio suo, e che similmente li banditi di Vostre Signorie non fusseno securi nel nostro. Allhora io scripsi dui volte o tre a Vostre Signorie, e quelle mi rispuosero che circa questo farebbeno certo consiglio e che poi mi aviserebbeno; e quelle, forsi essendo in maggiore cose occupate, non mi mandaron mai la resolutione. A questi dì proximi io fui a Ferrara, et il Signore Duca mio mi commisse di nuovo ch'io pure ritentassi e cerchassi di nuovo fare lega con Vostre Signorie, sì come Sua Excellentia ancora ha scripto a quelle. Altro mandato né altra commissione in scripto ho io; bene vi rendo certe che di tutto quello ch'io farò per quiete di questa provincia di Garfagnana, così pertinente a Vostre Signorie come a Sua Excellentia, epsa se ne chiamerà contenta, e sarà per ratificarlo: pure non starò di avisarne quella, se, prima che la risposta venga, parrà a Vostre Signorie di mandare il suo Commissario; o se ancho si parrà meglio che si expecti nuova commissione dal Duca, faranno il suo parere. Al migliore consiglio delle quali mi rapporto sempre, e di continuo in sua buona gratia mi rachomando.

Castelnovi, 19 aprilis 1523.
Di Vostre Signorie
observantissimo Lodovico Ariosto.

70

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li homini di Valico si lamentano che quelli di Cardoso ugni giorno menano il suo bestiame oltra quello che già è stato determinato per li commissarii di Vostre Signorie da una parte e quelli dello Illustrissimo Signore mio dall'altra, in loro grandissimo danno e preiudicio. Io prego Vostre Signorie che siano contente o di admonire li suoi subditi che stiano taciti e quieti di quanto già è stato facto, overo siano contenti che li homini di Valico, se ritrovano bestie di quelli di Cardoso nel suo, le possino pigliare e menare qui a Castelnovo, acciò che del danno e transgressione che fanno patischino la pena. Et in buona gratia di quelle mi rachomando

Castelnovi,
20 aprile 1523.
Di Vostre Signorie
observantissimo Lodovico Ariosto.

71

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Sempre che il Commissario di Vostre Signorie verrà, io lo vederò et honorerò, come è mio debito, molto volentieri. Di nuovo rachomanderò Belgrado, e così Giovanni da Montepulciano a quelle: in buona gratia delle quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 23 aprilis 1523.
observantissimo Lodovico Ariosto.

72

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo singularissimo <D>omino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Vostra excellentia può sapere che per essere stato su quel di Cicerana assassinato un prete pisano da un Nicodemo e da un Minello, subditi de' Fiorentini, ma che tuttavia habitavano a Cicerana, e, per quanto dice il prete, da un Giugliano figliolo di Pelegrin dal Silico e bandito (per esser stato uno di quelli che amazaro ser Ferdiano), benché alcuni da Castelnovo, li quali hanno la protectione di questi dal Silico, non vogliano che'l prete dica che questo Iuliano vi fosse, e per questo l'hanno molte volte minacciato e minaccian tuttavia (pur la verità sta che esso Giugliano v'era); il qual Giugliano, con questi assassini e con Baldone suo fratello e con altri banditi, è sempre habitato a Cicerana in casa di sua mogliere e de la mogliere del Moro suo fratello, c'hanno due sorelle et hanno la casa commune, non obstante gli ordini che non si può dar recapito a' banditi,e non obstante che a quel commune io n'ho fatto molte volte prohibitioni e con gride publiche, e con comandamenti particolari in scritto et a bocca, et ancho specialmente a questo Moro et alle mogliere, che, sotto pena de la disgratia di vostra excellentia et essere loro arsa la casa, non lascino questi banditi venire in quella casa: per queste disobedientie e per essere da li sopradetti stato assassinato questo prete, condennai il detto commune di Cicerana 300 ducati, anchora ch'io conoscessi che'l commune non era in tanta colpa di questo quanto era il Moro, ché il commune havea peccato per paura e per non poterne fare altro, imperhò che questo Moro e li fratelli, con li banditi loro seguaci, e con la intelligentia c'hanno con alcuni di Castelnovo, si son fatti tiranni e signore di quel luogo. Ma io mi attaccai al Commune perché non vedevo alhora modo di havere questi malfattori e questo Moro lor recettatore e fautore e participe ne le mani, e non mi pareva che ci fosse l'honore di vostra excellentia che questo prete si dovesse ir lamentando di essere stato assassinato nel dominio di quella. Vostra excellentia di poi, usando insieme iustitia e clementia, è stata contenta che quel commune, pur che satisfaccia il prete de li suoi danni, del resto de la condennatione habbia gratia. Io, che pur havevo animo che chi ha fatto il peccato ne facesse la penitentia, ho tenuto modo che questo Moro mi è venuto a parlare, e l'ho preso e l'ho in prigione, non solo per questo (avenga che per questo saria degno di grandissima punitione) che li danari de l'assassinamento son stati partiti in casa sua (e credo ch'esso n'habbia havuto una buona portione), ma anchora perché è sempre il capo o gran parte de tutti li assassinamenti che si fanno in questa provincia: hora egli era a San Pelegrino con quelli da Barga e da Sommacologna, hor ne la Vicaria di sopra con quelli del Costa, hor con quelli de la Temporia, per modo che mi pareva che fosse il signore de la campagna di Grafagnana. Prego vostra excellentia che, ad instantia di alcuno che venisse a quella per volerglilo dipingere per uno homo contrario a quello che egli è, non si muova a commettere che non si exequisca quanto vol di lui giustitia; ma la suplico appresso che commetta questa causa al capitano qui di Castelnovo, e non a me, ché non è mio mistero, ma in questo dia al capitano authorità di commissario: ché se una volta non si comincia a castigare li tristi in questo paese, moltiplicheranno in infinito. Vostra excellentia saprà appresso che non hieri, l'altro, un fratello di costui, bandito, detto Baldone, con circa 12 compagni o 15, andò a Camporeggiano, e fece spalle ad un giotto detto Margutte da Camporeggiano, perché amazzasse uno Gianetto fabro pur da Camporeggiano; ma la ventura aiutò quel poverhomo che non fu morto: pur è restato ferito di due ferite; e ritornando indietro verso Cicerana, quando furon ad una villa detta la Sambuca, tolsero un par de buoi ad un detto Zan Grasso, e li conducevan via; e quel Zan Grasso venne correndo a Castelnovo a me, che era circa mez' hora di notte, et io feci sùbito montar li balestrieri a cavallo; ma quelli assassini, sentendo venire li balestrieri, lasciaron li buoi e se ne fuggiro verso Cicerana. È poi venuto a me Bastiano Coiaio, sì come quello che è procuratore de tutti li tristi, e mi voria persuadere che questi erano iti a Camporeggiano per fare che quel Margutte facesse la pace con quel Gianetto, e che poi Margutte contra volontà de li compagni haveva voluto amazzare quel Gianetto, e che questi buoi non havevan tolti per menar via, ma per far paura a un fanciullo, acciò che l'insegnasse una beretta che tra via era caduta ad uno di questi compagni. Io ho voluto questa excusa sua scrivere a vostra excellentia, acciò che quella intenda la cosa e cognosca il vero da la bugia, e questi protectori de' ribaldi non li mostrino il nero pel bianco. Io ho examinato hoggi circa quattro testimonij che depongono che, già è passato l'anno, che'l Moro con li fratelli si trovò al Poggio in compagnia di dui da Sommacologna che amazzaro un povero homo subdito di vostra excellentia. Io aspetto da quella circa a questo che sia data gagliarda commissione al capitano qui; in buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 25 Aprilis 1523.
di vostra excellentia
humillimo Servitore Ludovico Ariosto.

73

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li pecorai di questa ducale provincia si dolgono, e maxime questi della Vicaria di Castelnovo, che dalli datiarij di Lucha sono astrecti a pagare del lor bestiami le gabelle maggior del solito; et intendendo io che altre volte hanno voluto fare il medesimo, e che li commissarij mei precessori se ne sono querelati a Vostre Signorie, e quelle hanno prohibito e con nuove declaratione determinato quod hinc inde nessuna cosa s'habbia a rinnovare, i' ho voluto che Vostre Signorie sappiano questo, che senza saputa o voluntà di quelle credo che molti gabellieri tentino puorre in usanza, con fiducia che Vostre Signorie non l'habbino a comportare, e che vogliano che le medesime exemptione che li homini di questa vicaria dànno alli subditi di Vostre Signorie questi reciprocamente le habbino da quelli: dalle quali aspecto intendere che non siano per tolerare questo torto, et in sua buona gratia mi rachomando.

Castelnovi, ultimo Aprilis 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

74

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Quo banniti in utroque dominio, videlicet garfagnino et nostro, non sint tuti.

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Havendomi a questi giorni Vostre Signorie domandato s'io havevo tanta auctorità dal mio Illustrissimo Signore di potere transigere e compormi con epse, o sia con il Commissario che le sono per mandare qui, di quanto per più miei lettere io li ho ricercati, io sùbito scripsi a Sua Excellentia, e quella mi ha mandato una patente della quale questa è la copia. "Alphonsus Dux Ferrariae Mutinae et Regij, Marchio Estensis Comesque Rodogij. Essendo li Magnifici et Excelsi Signori luchesi, amici nostri honorandi, in quel medesimo volere et opinione che siamo noi, cioè che li banniti dei territorio di loro Signori non habino refugio né porto alcuno in le terre e territorio nostro di Garfagnana, né li banditi e rebelli nostri similmente habbino ricapito nella iurisditione e territorio di epsi luchesi; e volendo loro Signori mandare uno Commissario con ampla auctorità a voi Commissario nostro in Garfagnana per concludere capituli e compositioni sopra questo: il che è per redundare a beneficio comune e quiete delli loro subditi e nostri, e per tôr via molti scandali, homicidi e delicti, li quali più animosamente si commettono quando per li delinquenti si sa dove si possano a salvamento riducere; siamo contenti che tra il Magnifico Commissario de' dicti Signori luchesi e voi si faccino e fermino autenticamente capituli e compositioni, per li quali si dechiari: che li banniti e rebelli hinc inde non habbino sicuro refugio e ricorso, li nostri nel dominio loro né quelli di epsi nel dominio nostro; e più che, ugni volta che voi volessi per li nostri balestrieri e barigello fare pigliare alcuno bandito e rebelle nostro fuggito nel dominio di loro Signorie, il barigello loro sia ubligato prestare ugni favore al nostro et il nostro al loro, per fare le capture che occorressi a farsi, aiutandosi mutuamente con tutto il sforzo e potere nostro e loro; et a concludere, fermare e stringere simili capituli e compositioni col prefato Signore Commissario quale epsi Signori luchesi manderanno, per questa nostra patente lettera a voi, M. Lodovico Ariosto nostro Commissario in dicta provincia di Garfagnana, diamo e concediamo ampla, piena e valida authorità, promettendo di havere rato, fermo et approbato tutto quello che da voi sarà tractato, concluso e stabilito col prefato Magnifico Commissario delli prefati Signori luchesi, quale sono per mandare costì per questo buono e laudabile effecto. Et in fede di ciò havemo facta questa nostra, e sigillata con il nostro consueto sigillo. Data Ferrarie, in palatio nostre residentie, Die 27 aprilis 1523. Vostre Signorie veghono quanto sia la mente del mio Illustrissimo Signore; hora ponno a suo piacere mandare il suo Commissario, che dal canto mio serò sempre apparechiato a riceverlo con quella reverentia che è mio debito: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, ultimo Aprilis 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

75

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Peregrino exhibitore presente, il quale habita a Corfino, terra di questa ducale provincia, si duole che tornando da Pisa con le suoi bestie cariche di sale, li sono state ritenute a Lucha, e non li è stato dicto la causa; né da martedì in qua ha potuto havere licentia di partirsi, né sapere perché sia ritenuto. È ricorso a me, aciò che io lo ricomandi a Vostre Signorie, che almeno possa intendere per che causa li sia facto questo, acciò che, dicendo la ragione sua, si possi discolpare di quanto è imputato. Io lo ricomando a Vostre Signorie, che non li lascino fare torto; e più presto, quando habbi fallato, li usino clementia e misericordia. Et in buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, ultimo Aprilis 1523.
Di Vostre Signorie
observantissimo Lodovico Ariosto.

76

[AL DUCA DI FERRARA. A FERRARA]

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Circa a quanto vostra Signoria mi scrive che non le pare che s'habbiano a far quelli fanti né quelli battaglioni, mi rimetto al miglior parer di quella: mi par perhò strano che li forestieri vengano con li banditi di questa provincia in ottanta et in cento, ad ardere et amazzare e saccheggiare il paese, e non sia modo di risponderli; s'io m'havessi saputo imaginare meglior rimedio, io l'haverei proposto. Circa il porre quella taglia, mi par d'haver scritto che in quel consiglio di Camporeggiano non solo non fu concluso di porla, ma né ancho fu permesso che si ponesse a partito, e che quando io mandai per tôrre le fave, tutti catervatim si levaron di consiglio, ma che gli Otto che mi sedevano più appresso mi dissero che io authoritate propria la mettessi, e che poi io la facessi pagare alla sua Vicaria, licet la maggior parte repugnasse poi; e mi dissero appresso che saria buono che io havessi di questo una commissione da vostra excellentia, acciò che gagliardamente io lo potessi exequire, sì che mi parebbe che fusse buono che vostra excellentia mi commettessi per una sua che per una grida da parte sua io mettessi taglia di dieci ducati sopra ciascuno di questi banditi che sono stati assassini, e che poi io la facessi pagare communamente a tutta questa provincia, cum sit che non debbano aggravarsine, essendo per tornare in tanto utile loro, quanto sarebbe extirpando questi ribaldi del paese. Io son ben certo che, anchora che quelli Otto mi dicessino così, che serà fatica che lo vogliano fare, e verranno a querelarsine a Ferrara. Io havevo proposto di far li battaglioni a questo effetto, che quando accade simile cosa, che forse è per accadere più presto e più spesso che vostra excellentia non pensa, e che montando io a cavallo per obstarli, havessi sùbito chi mi seguisse, ché mentre io comando li communi che mi vengan drieto, l'un guarda l'altro, e chi dice che non ha arme e chi truova altra excusa, e se pur vengano, la cosa va in lungo di modo che li banditi han tempo di far li lor disegni e di partirsi a salvamento. S'ancho quando tal cose accadono voglio ricorrere per aiuto dal commissa<rio di Sextola>, non può la venuta essere sì presta né sì segreta che li banditi non habbian tempo di far ciò che vogliono. Quando io non havessi dubitato di errare, havrei havuto il modo di pigliare e di tagliare a pezzi tutti questi ribaldi e la sua compagnia, imperhò che Domenico di Amorotto m'ha fatto per sue lettere intendere che ogni volta che costoro si riducono o a Dallo o a Ponteccio, dove è il lor nido, io lo avisi e gli dia termine dui o tre dì, che verrà con trecento compagni lor da un canto, sì che, con ogni poco di gente con che io mi movessi da l'altro canto, sarei atto o amazzarli o farli dare in mano del lor nimico che li amazzassi. Io ho accettato la proferta, e risposto che quando sia il tempo lo aviserò: pur non lo farei senza saputa e commission di vostra excellentia; né mi parebbe male, quando non si può far altrimente, d'imitar Christo che disse: de inimicis meis cum inimicis meis vendicabo me, avenga che io non habbia Domenico per inimico di quella, se alle parole et alle lettere sue si può dar fede, ché mi scrive che per vostra excellentia è per porre la roba e la vita propria. Suplico quella che circa questo mi risponda, acciò che, tornando questi ladroni, o che io non perdessi tanta occasione quanta saria di pigliarli o d'amazzarli, o che io, credendo di far bene, non facessi cosa contro la volontà di quella. Se non fosse che pur ho speranza o per una via o per un'altra di havere di questi ribaldi alcuno ne le mani, già havrei mandato a tôrre quelli cavalli e fanti che sono in Frignano, et havrei fatto ardere e spianare le lor case; ma perché questa vendetta contra le case si può far da ogni tempo, mi pare che sia meglio attendere e far ogni pruova d'aver li banditi o alcun di essi in mano: e m'è dato intentione per certe spie c'ho messo che n'haverò qualche uno. Io attenderò qualche giorno, e poi manderò a chiamare quelli cavalli e farò quanto da vostra excellentia ho in commissione; ma non so perhò quanto tempo li detti cavalli sieno per stare in Frign<ano>, ché già non vorrei, mentre ch'io diferisco a farli <venire da questa parte>, fossino richiamati a Ferrara, e quando io li volessi poi, che mi fossino lontani. Per questo mi parria ben fatto che, se non havessino più da fare in Frignano, che, quando fossino per tornare a Ferrara, più presto venisseno a star qualche giorno in questa provincia, al medesimo modo che stanno in Frignano: pur mi rimetto al parer di vostra excellentia. Circa a quanto quella mi commette, che io non condanni questi communi c'hanno dato ricapito alli banditi, secondo che meritano in effetto, ché se li nostri balestrieri vanno da luogo a luogo non gli dariano un bocal di vino né pur una abbracciata di paglia, et alli banditi portano incontra la vittovaglia senza esser richiesti; io farò quanto vostra excellentia mi commette da qui inanzi, ma la commissione è giunta tarda per quelli del Poggio, che già ho condennati 200 ducati per non havere voluto seguitare il capitano de li balestrieri. Pur la condennatione non è a libro, la qual ho fatta grande sì per terrore de gli altri, sì ancho per più facilmente indurli a pagar il cavallo del balestriero; e se ben li havessi condennati, non era perhò ch'io non credessi che vostra excellentia havesse loro a far la gratia, ma fra tutti almeno erano buoni senza molta contradictione a pagare il cavallo e l'interesse del capitano ferito: ché se vostra excellentia permette che questo povero balestriero resti in danno, tutti gli altri si faranno restij di andare in luogo dove stiano a risco di perdere, e questi villani si faranno ogni dì più insolenti. Circa a quel prete che vostra excellentia mi commette ch'io lo rimetta al vescovo, la mia lettera non è stata bene intesa. Sappia vostra excellentia che questa provincia di Grafagnana è subietta in spiritualibus a dui Vescovi: la Vicaria di Castelnovo e di Trassilico al Vesco di Lucca, quella di Camporeggiano al Vescovo di Luna; e perché, come altre volte credo haver scritto, li peggiori e li più partiali di questo paese sono li preti, essendo io a questi giorni a Ferrara, procurai d'avere lettere di Vostra Signoria, l'una direttiva a l'un vescovo e l'altra a l'altro. Quel di Lucca si è ritrovato essere a Milano, et anchora non ho havuto risposta; quel di Luna rispose la lettera che ha veduto vostra excellentia. Al qual vescovo di Luna non mi accade al presente di rimetterli alcun prete ne le mani, perché non ho alcuno ne la sua diocesi che habbia fallito; ma in omnem eventum gli havevo domandato quella poi testade perché non può star troppo a scoprirsene qualche uno. Quel prete Iob, figliuolo di ser Evangelista, del qual mi son doluto con vostra excellentia che senza haver fatto pace con le donne offese voleva sotto questa ombra di essere prete star in questa terra, è subietto al Vescovo di Lucca, e lui non ho a chi rimettere, perché il vescovo non c'è: il suo Vicario credo ci sia, ma de la ragione che faranno, senza farne altra pruova, ne sono chiarissimo, ché già ho l'exempio di quello che fu fatto a prete Matheo ch'io rimessi lor ne le mani, il quale haveva ferito uno officiale di vostra excellentia e fatto homicidij e mille altri delitti, e non fu pur messo in prigione. Io voglio di nuovo pur dire ancho quattro parole circa questo prete Iob; poi vostra excellentia terminerà quello che le parrà. Credo che sia stato fatto intendere a quella che ha fatto ingiuria a una putana, e per questo paia che sia cosa da passarsene leggiermente. Vostra Signoria intenda che la violentia c'hanno patite queste donne si arreca fra gli altri a grandissima ingiuria uno cittadino qui, detto Acconcio, de li più ricchi e di più parentado e di più credito di questo luogo, imperhò che esso, a parlar chiaramente, è innamorato in questa giovine e l'ha segretamente a suo comando, e di questa cosa era per farne qualche dimostratione di mala sorte, e tanto più che lui è di factione contraria a ser Evangelista, e le nimicitie e parti di questa terra cominciaro fra queste due case, et il detto Accontio reputa per suo dispetto, più che per altra causa, che queste donne sieno state violentate e battute .

77

Illustrissimo et excellentissimo domino domino meo singularissimo <D.> Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Per altre mie vostra excellentia havrà inteso la causa che mi fa soprasedere a non ardere e spianare le case di questi banditi assassini, ché pur vorei far prima ogni possibile opera d'haverli ne le mani. Tre se ne truovano, per quanto mi è detto, a casa sua a Ponteccio, che vi stanno assai sicuramente, con speranza di havere da vostra excellentia il salvo condotto che per la Vicaria di Camporeggiano intendo hanno fatto domandare: questi mi è dato intentione di darmi presi, avenga ch'io non creda ad homo di questo paese cosa che mi prometta; pur starò alcuni giorni a vedere. Li altri assassini, cioè Bernardello e Bertagnetta e Pelegrinetto et altri ch'io non so il nome, si truovano alla Villa, al soldo di quel Marchese detto il Marchese Antonio Malaspina; e di poi che vi sono, andaro insieme con un servitore del detto Marchese per assassinare un certo mercadante che quindi passava, e lo assassinaro: il che sentendo quel marchese mandò lor drieto e fece restituire le robe al mercadante, e di sua mano (intendo) amazzò quel suo servitore che era ito in compagnia di questi ribaldi; a lloro non fece altra ingiuria che di parole e di minaccie se più facevano nel suo paese tal tristitie. Hora (rimettendomi perhò sempre al parere di vostra excellentia), mi parrebbe che quella scrivessi caldamente a questo Marchese e lo pregassi che pigliassi questi ribaldi e li dessi in mano a chi vostra Signoria o il vostro commissario mandassi a tôrli: mi pare che havendoli vostra excellentia per questa via, serìa con poca fatica, e risulterebbe a grandissimo utile di questo paese et a gran terrore de gli altri ribaldi, et ad non poco honore di vostra excellentia. La lettera in favore di Belgrado si è havuta, et io sùbito l'ho mandata al fratello di lui, acciò che non perda tempo, sì che credo che a quest'hora sia a Lucca. Io farò intendere a gli homini di Vallico il buon animo di vostra excellentia verso loro, né credo che questa opera sia spesa malamente, perché quel commune è buon subdito e servitore di quella, et è gagliardo di assai gente e di buona gente più che commune di questa provincia. Altro non accade di nuovo, se non raccomandare a vostra excellentia il balestriero c'ha perduto il cavallo e fu ferito, et il capitano che non è anchora ben guarito de la ferita c'hebbe a Camporeggiano; et in buona gratia di quella mi raccomando.

Castelnovi, 3 Maij 1523.
humillimus Servitor Ludovicus Ariostus.

78

D. Sanctuccio.

Magnifice tanquam frater honorande. Credo che Acconcio harà avisato Vostra Magnificentia delli suoi muli e del sale che li sono ritenuti a Lucha. La causa io non la so; ma questo accade spesso, che li nostri che vengano da Pisa con sale ritrovino a Lucha simili impedimenti. Io ne scrivo la qui alligata a cotesti Magnifici Signori: prego Vostra Magnificentia che facci opera che tali modi non siano usati da quelli datieri; o se qualche rispecto muove quelli Magnifici Signori, che vogliano essere intesi a cenni più presto che dirlo, prego Vostra Magnificentia che operi che si parli chiaro, acciò che io ne possi avisare lo Illustrissimo Signor mio, che vi pigli qualche modo che a sua Excellentia paia più expediente. Appresso prego et exhorto Vostra Magnificentia che facci ugni possibile opera di pacificare cotesti suoi di Galicano, acciò che noi ancora, che saremmo vicini a tal fuoco, quando sequissi, possiamo, extinguendosi, vivere più sicuri. Et a Vostra Magnificentia mi rachomando.

Castelnovi, 5 Maij 1523.
Di Vostra Magnificentia
Lodovico Ariosto.

79

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io prego Vostre Signorie che voglino con li suoi datieri fare tale provisione circa il passare di questi sali che vengano da Pisa, che ugni giorno io non habbi da querelarmi appresso quelle. Oltra quanto a' dì passati ho scripto per alcuni nostri vettorali alli quali sono stati ritenuti li muli et il sale, di nuovo Acconcio, salinaro qui per lo Illustrissimo Signore mio, si duole che similmente li sono stati li suoi muli ritenuti, e non può intendere la cagione, cum sit che già Vostre Signorie concesseno al prefato SignoreDuca il passo per 10 / m. staia, per mandare per mano del dicto Acconcio in Lombardia, e fin qui ne ha mandato sei milia: il resto è comperato a sua instantia in Pisa, come Vostre Signorie se ne ponno benissimo chiarire; et hora essendoli usati questi termini, pare che quelle non vogliano attenere quanto già una volta è stata sua voluntà. Questo non voglio né posso credere; bene è più verisimile che senza sua saputa li datieri usino queste nuovità. Io prego Vostre Signorie che faccino tal monitioni a questi suoi, che non siano causa assediarne di sali, maxime non ne havendo quelle al presente tal quantità in Lucha, che senza andare a Pisa ne possin tenere fornite per il medesmo prezio, ché, data paritate, più volentieri si darebbe a Vostre Signorie utile che ad altre persone: quelle siano contente che, pagandosi le debite gabelle, il sale possi senza impedimento venire, così per uso di questa ducale provincia, come per mandare per la quantità concessa in Lombardia. E quando ancho qualche rispecto muove Vostre Signorie a fare usare questi modi, le supplico me lo faccino sapere, acciò che io ne avisi lo Illustrissimo Signore mio, acciò che per utile e commodo delli suoi subditi facci quello che li paia più expediente. Et in buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 5 Maij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo C.o Lodovico Ariosto.

80

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li homini di Valico di sotto e delle Fabriche mi sono venuti a fare querela che uno loro homo, il quale era venuto per mie faccende a Lucha, vi è stato ritenuto per commissione di Vostre Signorie et ad instantia delli homini di Gello, li quali si pretendeno che questi homini di Valico e delle Fabriche debbino loro pagare certe còlte, per vigore di una stima che già diede uno M. Antonio di Mercatello Commissario a questo dello Illustrissimo Signor nostro; alla quale stima il prefato Signore non ha mai voluto consentire né ratificarla, sì come quella che fu data oltra la commissione che'l dicto Commissario haveva da Sua Excellentia. E come Vostre Signorie per le qui incluse copie potranno vedere, epsi homini di Valico e delle Fabriche fariano contra la voluntà del prefato Signore nostro, quando consentisseno a pagare dicte còlte; e se bene qualche volta per li tempi passati li dicti homini havessero pagate tal còlte, o per paura, o per ignorantia, o per altre cause, non ponno né denno per questo preiudicare alla iurisditione del suo Signore. Pertanto prego quelle che faccino relaxare questo nostro ritenuto dalle Fabriche; e se le si credeno havere alcuna ragione in questo, siano contente scriverne allo Illustrissimo Signore mio, et amicabilmente tractare la cosa, e venire a una compositione, in la quale né l'una parte né l'altra sia iniustamente oppressa, e non volere cominciare alle represaglie, ché saria totalmente contrario a quello che pare sia la intentione dello Illustrissimo Signore mio e di Vostre Signorie che questi dui stati stiano fraternalmente uniti e bene d'accordio. Et a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 10 Maij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

81

Illustrissimo et excellentissimo D. domino meo singularissimo D. Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Veduto quanto vostra excellentia mi comette per lo incluso rescritto, io referisco a quella che M. Zan Piero e Baldassari e Bartolameo Attolini sono reputati in Castelnovo et in tutta Grafagnana homini da bene quanto altri che ci sieno, e meritano che alli lor libri sia dato fede e d'haver circa questo la concessione che altri di questa terra hanno havute, come io ne mando la coppia d'una che già per la felice memoria de l'Illustrissimo Duca Hercole e poi per vostra excellentia fu concessa a mastro Pietro de' Lavelli et inde a Pierino suo figliuolo, magnani; iuxta la forma de la quale vostra excellentia può conceder questa alli soprascritti fratelli. In buona gratia de la quale mi raccomando sempre.

Castelnovi, 14 Maij 1523.
di vostra excellentia
fidelissimo Servitore Ludovico Ariosto.

82

Magnifico tanquam fratri honorando Domino Bentio de Bentiis Capitaneo Bargae etc.

Magnifice tanquam frater honorande. Bertholino Zanotto da Corfino, terra di questa ducale provintia, è venuto a me a dolersi che a questi giorni alla Barcha sul territorio di Signori Luchesi è stato assassinato da Paulaccio da Barga e da Donatello da Summacologna et altri compagni, tutti da Barga e da Summacologna; et oltra che gli deron molte ferite gli levarono una cavalla et un par de buoi et uno gabanno di valuta circa dui ducati, e trenta bolognini in denari; e se non erano dui di quelli compagni, di che l'uno si chiama Matheo Mazzoni da Barga e l'altro il Moro pure da Barga, l'havrebbono finito de amazzare: ma questi ne hebbeno pur piatoro e lo difessero de la vita. E perché Vostra Magnificentia credo sappia per le gride che hinc inde si son fatte ch'è la intentione del mio Illustrissimo Signor e de la Excelsa Republica fiorentina che li subditi de l'uno e de l'altro dominio non vadano a danno né in l'uno né in l'altro territorio, ne ho voluto dare aviso a Vostra Magnificentia perché non solo mi dolgo che siano iti alla Barca (ché di quel che sia fatto fuore de la mia iuriditione non n'ho da pigliare cura, se non gli fusse lo interesse de li nostri subditi che non ponno ire da loco a loco che non tocchino de le terre de' dominij confinanti), ma mi dolgo più che questi medesimi con questi et altri compagni subditi di Vostra Magnificentia vengono quasi ogni giorno nel territorio nostro, e fanoci assassinamenti e cose di pessima sorte Pertanto pregho Vostra Magnificentia che prima al caso di questo povero homo et appresso a molti altri che sono per accadere ogni giorno voglia riparare, acciò che la unione fatta tra il mio e Vostri Signori paia esser fatta non solo in parole ma in effetto ancora; e sopra tutto pregho Vostra Magnificentia che faccia restituire, se gli è possibile, a questo Bertholino quanto ha perduto. Mi dice che in quella compagnia era un Lorenzo Bertacca, il qual fu quello che gli levò li buoi, da Barga. Et a Vostra Magnificentia mi raccommando.

Castelnovi, 18 Maij 1523.
Ludovicus Ariostus Ducalis commissarius.

83

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Io mi truovo havere questo Moro di Pelegrino dal Silico in prigione, contra il quale di commissione di vostra excellentia il capitano ha processo e procede: prima per haver sempre dato ricapito a' suoi fratelli banditi et ad alcun altri pur banditi et assassini come a quelli che insieme con un suo fratello detto Iulianetto assassinaro quel prete pisano e gli tolsero cento ducati, alla restitutione de li quali è stato gravato il commune di Cicerana; appresso gli procede contra per essere caduto per le mie gride in disgratia di vostra excellentia et in confiscatione de tutti li suoi beni, per essere ito con genti e bandita et altra sorte in Lombardia in aiuto de una di quelle parti; appresso gli procede per essersi trovato al Poggio, terra di Vostre Signorie, in compagnia di alcuni che amazaro uno subdito di quella. Le prime due inquisitione confessa de plano; questa ultima, anchora che confessi che insieme con quelli che feron tal homicidio (li quali dice che ritrovò tra via) esso entrò in la terra del Poggio, et ancho si partì quasi in un tempo con loro, pur niega che di tale homicidio esso fossi consentiente: quicquid sit vel futurum sit, questi che hanno la protection sua sono per suplicare a vostra excellentia e domandargli gratia, et apparecchiano a tutte queste imputationi excuse acceptabili. Se vostra excellentia per qualche rispetto è per exaudirli, io non sono per pregarla per il contrario: solo voglio ricordarli che fra ogni gratia che sia per farli, si ricordi che questo povero commune di Cicerana non resti nel danno de li cento ducati c'ha pagati al prete pisano: ché se a vostra excellentia è paruto iusto che essi homini, per haver tolerato che ne la lor terra questi banditi et assassini si sieno alloggiati, debbiano pagare li suoi danni al prete, tanto è più giusto che questo Moro, per haverli alloggiati in casa sua, o sia di sua mogliere, malgrado di quel commune, sodisfaccia ogni pena che per sua causa ha patito quel Commune; né può allegare alcuna excusa che contra sua volontà sieno stati in quella, la quale per ragione de le mogliere è commune tra lui e suo fratello Giuglianetto, cum sit che parimente è caduto alla medesima pena, per essere ito cento volte e praticato mille con essi banditi, ché per ogni volta e per ogni bandito è sempre caduto alla pena di cinquanta ducati: e perché vostra excellentia ne sia ben chiara le mando la coppia de le gride. Anchora voglio raccordare a quella che, facendoli gratia del resto, voglia per quiete di questo paese fare che, volendo uscire di prigione, dia sicurtà sufficiente che per un anno o per dui non venirà in questa provincia; et ancho se paresse honesto a vostra excellentia che desse sicurtà per li fratelli banditi che, fin che vostra excellentia non facesse lor gratia, non havessino a venire in questo paese, serìa a mio giudicio la salute et il riposo di questa ducale provincia. A me basta di proporre quello che mi pare che fosse ben fatto: di vostra excellentia è poi in dispositione di commandare quanto le pare; in buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 28 Maij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

84

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Hoggi alcuni modanesi, homini da bene e boni cittadini, e fra gli altri un Francesco Guidone il quale dice essere parente del Capitano Mesino dal Forno, venendo per andare alli Bagni, quando son stati a Frassanoro, dubitando di essere assassinati, hanno tolto in compagnia e scorta mastro Zan Iacomo Cantello con una grossa compagnia di gente; il quale mastro Zan Iacomo gli ha accompagnati fin 4 miglia appresso a San Pelegrino, poi gli disse che non ci era più pericolo, e li lasciò, e diede volta. Non furon slongati un tratto di balestra che furon assaltati da gli assassini che pur sono de la factione di mastro Zan Iacomo, che erano iti inanzi alla posta, et etiam da alcuni di quelli che li havevano accompagnati con mastro Zan Iacomo fin lì, li quali erano tornati indrieto, per modo che presero quel Guidone dicendoli che era de' lor nimici, e li hanno tolto non solo quelli danari che gli hanno trovato adosso, ma anchora messoli taglia; sì che bisognò che li compagni, chi con 4, chi con sei ducati, e chi con più e chi con meno, lo riscodessono, ché dicevano di volerlo amazzare; e poi hanno levato anchora il resto de li danari c'havevan gli altri compagni. Son venuti a Castelnovo molto di malavoglia, e dànno la colpa che mastro Zan Iacomo sia stato consentiente di questo assassinamento, e molto si lamentano di lui. Io non credo già che la colpa sia di lui, se non quanto non può forse vietare alli suoi seguaci che facciano di simili mal opere; pur io gli ho scritto, e pregatolo che faccia ogni opera possibile per far restituire questi danari, e tanto più quanto la colpa è data a lui: non so quello che mi risponderà. N'ho voluto dar aviso a vostra excellentia, alla quale non voglio già dar ricordo di quello, ch' ella sa meglio quello che debbe fare, che non so io; pur la certifico che né al bosco, né dentro alle terre, né sarrato in le case nessuno in questo paese è sicuro da li homicidi et assassini. Io fo fare ogni notte la guardia a questa casa, o ròcca che sia, dove habito, e ci fo dormire, oltra li miei famigli, sempre dui balestrieri, perché ogni dì son minacciato che mi verranno a tôrre questo prigione ch'io ci ho per forza. Et a vostra excellentia mi raccomando.

Castelnovi, 28 Maij 1523.
Servitore Ludovico Ariosto.

85

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. Già sono alcuni giorni che per una mia preghai Vostre Signorie che volesseno provedere che li homini di questa ducale provincia potessino passare, pagando li debiti datij, con li sali che portano da Pisa, senza essere ritenuti e molestati costì, sì che noi non fussimo assediati e fatti restare, per li nostri bisogni e della montagna subietta allo Illustrissimo Signore mio, senza sale. Vostre Signorie mi rispuoseno che sopra di questo farebbeno consiglio, e poi mi aviserebbeno. E perché fin qui non me n'è stato scripto altro, et il nostro bisogno si potria fare maggiore, ho voluto con questa replicare, e pregare Vostre Signorie che acciò diano expeditione, e faccino secondo che si richiede alli buoni vicini et alla fede e buona amicitia che ha il mio Illustrissimo Signore in quelle; in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 28 Maij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

86

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. A' dì passati io scripsi a Vostre Signorie in rachomandatione di quello poveretto di Belgrado ritenuto nelle loro forze, e so che dal mio Illustrissimo Signore fu loro scripto, e forsi a tali preghi quelle si sono inclinate a non lo fare morire; di che io particularmente ne referisco lor gratie. Resta perché questi suoi parenti mi dicano che quando epso desse sicurtà di non offendere mai alcuno subdito di Vostre Signorie, che epse lo libereriano ancora della prigione. Ma perché la pagaria che quelle vorriano che desse è molto grande et eccede la facultà di lui, e perché epso si trova preso e non è chi possa fare per lui, vorrei ancora da quelle gratia di dui cose, e così le supplico che siano contente di concedermele: una, che domandasseno a Belgrado una pagaria di qualità conveniente al grado suo e che epso potesse dare; l'altra, che, lasciando epso in forza di Vostre Signorie uno suo figliuolo per statico, fusseno contenti di lasciarlo, tanto che potesse procurare e procacciarsi di persone che entrassino in pagaria per lui. Mi parria ancora, quando paresse a Vostre Signorie che fusse honesto, che, poi che epso ha da promettere di non offendere mai alcuno del dominio di Vostre Signorie, che epso ancora per quella via fusse cauteggiato di non essere dalli subditi di quelle offeso, ché non saria licito che altri potesse nuocere a lui, et epso fusse legato sì che non si potesse defendere. Pure mi confido in Vostre Signorie, che sono iustissime, che non faranno cosa fuori di ragione: in buona gratia delle quali mi rachomando. Hoggi ho per una di Vostre Signorie visto quanto epse mi respondeno circa a quanto li haveva scripto delli sali, et inteso il pericolo che habiamo appresso della peste; non mancha né mancherà per me per farli ugni buona provisione. Acconcio verrà a tractare la cosa de' sali con Vostre Signorie.

Castelnovi, 29 Maij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

87

Magnifico et Clarissimo tanquam fratri honorando Domino Laurentio Pandolfino potestati etc.

Magnifice et Clarissime tanquan frater honorande. Un famiglio qui de' frati di San Francesco, venendo hieri da Lucca, tra nona e vespero, sul piano di Barga, dove si dice il sasso do Menate, fu assaltato da tre; de li quali uno era di 18 anni circa, con un giubbarello di pignolato negro stracciato, berretta nera, e con la calce da mezza coscia in giù verde; uno di 25 anni in circa, con un giubbone di pignolato bigio, con calcion larghi di tela bianca e beretta nera; l'altro con una barba rossa da orecchie, e con un colletto di coiame; li quali, prima quel più giovine gli lanciò una partesanella, e gli ferì un muletto, sopra qual era, ne la groppa, assai in profondo; e poi lo presero, e gli tolsero certo poco di taffetà che portava ad uno di questa terra e certe altre robe non di molta valuta. E perché Vostra Magnificentia, anchora che sia nuova in l'officio, può havere inteso li assassinamenti che ogni dì si fanno qui d'intorno, né io sono atto a provederli, perché fatto c'hanno il male si riducono hor sul territorio di Signori fiorentini, hora di luchesi; et appresso questi malfattori vanno le più volte in più compagnia che non sono li balestrieri ch'io tengo qui per mia guardia; e, per quanto intendo, la maggior parti di questi sono da Somacologna e da Barga, che vengono e fanno il male, e poi fuggono a casa; sì come ancho pochi dì sono ch'io scrissi al precessore di vostra Magnificentia d'uno assassinamento che costì alla Barcha havean fatto, ad un poveretto di questa ducale provincia, alcuni pur da Barga e da Sommacologna, che gli tolsero un par de buoi et una cavalla e panni e danari, e mai di quella mia lettera non ho havuto risposta, con tutto ch'io gli avisassi il nome di molti di quelli che s'erano trovati a far tale assassinamento. Hora, se a tanti mali non si piglia riparo, dubito che non solo li viandanti et homini del paese che vanno a lavorar fuore non saranno sicuri, ma né noi officiali anchora saremo sicuri ne le terre e ne le ròcche. A' dì passati feci far una grida per parte del mio Illustrissimo Signore, che nessuno di questa ducale provincia, sotto pena de la disgratia di sua excellentia e de la confiscatione de tutti li suoi beni, non ardisce di venire in armata né altrimente a far danno ne le terre de li excelsi Signori fiorentini: e perché lo Illustrissimo Signor mio m'havea dato questa commissione, pensavo che la medesima grida fossi stata fatta ne le terre de' prefati excelsi Signori. Che la sia o non sia stata fatta non so; so bene che molti di tutte coteste terre ogni dì vengono in armata in compagnia d'altri ribaldi di questo paese, e fanno in questa nostra provincia cose di mala sorte. Ho voluto far questo poco preambulo a Vostra Magnificentia acciò che quando quella sia d'animo che questi tristi si castighino, dovunque si truovino, o ne le nostre o ne le vostre terre, et ancho de' Signori luchesi, che per quanto mi scriveno sono assai bene disposti per assicurare le strade et il paese, potiamo scrivere l'un l'altro, e dar buono ordine, acciò che non stiamo qui totalmente inutili. Hoggi ho havuto una di Vostra Magnificentia, per la quale mi raccomanda quella povera vedova: io non mancherò di far che'l Capitano, del quale è ordinario officio, gli administri iustitia, remosse le lunghezze e cavillationi; et anche io per amor di Vostra Magnificentia mi interporrò per intendere che non le sia fatto torto. Et a quella mi offero e raccomando.

Castelnovi, 29 Maij 1523.
Ludovicus Ariostus
ducalis Carfignanae Commissarius generalis etc.

88

[AGLI ANZIANI Di LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. M. Ioanni Baptista da Sassolo medico, habitante a Silano, luoco di questa Ducale provincia, è creditore di certa sua dote costì in Lucha. Io lo rachomando a Vostre Signorie, sì perché in ugni loco le cause delle doti sogliono essere favorevoli, si anchora perché li homini virtuosi denno essere aiutati da tutti li Signori et homini da bene, maximamente a ragione. Essendo forestiero, oltra le predicte cause, merita di essere expedito con celerità: sì che di nuovo lo rachomando a Vostre Signorie. Hoggi ho hauto risposta dal primogenito de l'Illustrissimo Signore mio circa a quanto alla Excellentia del Signore Duca io havevo scripto per la ratificatione della conventione ch'io feci con il Magnifico Commissario di quelle: Sua Signoria mi scrive che di giorno in giorno aspecta il padre che torni da Venetia, e che alla giunta di Sua Excellentia mi sarà mandata tale ratificatione. Et a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 3 Iunij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

89

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. A questi giorni hebbi una di Vostre Signorie in rachomandatione di alcuni padri di Santo Augusto, alli quali sono molestate e turbate alcune terre da uno Streglia dal Silico; e pare che in quella Vostre Signorie habbino ricordo che per una altra mia io promettessi di mandare per li fratelli di dicto Streglia, perché sodasseno et assegurasseno dicti padri. Quello ch'io scrivessi non so, perché non servo le copie delle lettere, e non ho tanta memoria che io mi ricordi tutto quello che ho facto. Potria essere ch'io havessi scripto, ma s'io scripsi così, fu mio errore, perché sono poghi delli dicti fratelli che non siano banniti o condennati: e s'io potessi haverli in le mani, haverei da castigarli di maggiore fallo che di questo; ma epsi sono più forti in questo paese che non sono io. È vero ch'io ne ho uno in prigione, il quale, quantunque io non creda che sia buono, pure è il mancho cattivo delli altri. Se li dicti padri manderanno o constituiranno in questa terra uno che dica per loro, io manderò uno comandamento a questi fratelli che non debbino molestare sotto qualunque pena dicte terre; se compariranno, saria bene facto che fusse qui chi dicesse la ragione delli frati; e di ragione non mancherò loro, pure che la forza non possa più che la ragione. Ma se Vostre Signorie vorranno aiutare questi padri, li potrà aiutare con facti, dandomi uno giorno modo di havere questi ribaldi nelle mani: altramente la ragione si potrà dire, ma non fare, né solo in le terre di questa ducale provincia, ma ancho in quelle di Vostre Signorie, ché d'ugni cosa mi paiono li assassini signori, e non il mio Illustrissimo, né voi Magnifici Signori: in buona gratia delli quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 4 Iunij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

90

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. Prego di nuovo Vostre Signorie che siano contente di fare relaxare quello povero homo dalle Fabriche, che ad instantia delli homini di Gello è stato costì a Lucha ritenuto per le 15 lire che epsi pretendeno di dovere havere ugni anno da quel comune delle Fabriche, secondo la stima che M. Piero Antonio da Mercatello per la parte dello Illustrissimo Duca Hercole di bona memoria diede insieme col Commissario di Vostre Signorie. E perché, come per una copia di una lettera dello Illustrissimo Signore mio presente quelle hanno potuto vedere che sua Excellentia non si contenta di tal stima, io ne havevo scripto a quella che circa a questo mi significasse come io mi havessi a governare; e perché dal figliuolo e da chi è rimaso in suo loco mi è facto intendere che di tal cosa fino alla tornata di Sua Excellentia non si ponno resolvere, la quale tornata non sarà ancora fra 20 giorni, e mi commetteno ch'io preghi Vostre Signorie che faccino relaxare il prigione, perché mi certificano che sua Excellentia alla sua tornata ne scriverà a Vostre Signorie né si partirà dalle cose honeste e dal dovere, e si rendeno certi che Vostre Signorie e sua Excellentia rimarrete d'accordio: pertanto io replico questa, e prego di nuovo quelle che faccino relaxare il dicto prigione, et amicabilmente e non per via di represaglia vogliano vedere e difendere le loro ragioni e delli loro homini, acciò che non diano materia alli nostri di difendersi per le vie medesme, perché quando li nostri facesseno qualche cosa simile so che dispiacerebbe allo Illustrissimo mio Signore, pure non potria fare che non fusse facto. Io, che sono servitore di quelle, vorrei vedere che tali differentie fusseno tractate più presto per amore che per violentia et iniuria: alle quali mi rachomando.

Castelnovi, 5 Iunij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

91

Magnifico tanquam fratri honorandissime Don Nicolao Auricellario Capitano ac Commissario Petraesanctae etc.

Magnifico tanquam frater honorandissime. Gli homini di Vagli m'hanno riferito vostra Signoria esse<re> al tempo constituito ritrovatasi sul luogo de la differentia: <di> che mi son maravigliato, ché la causa che haveva ritenuto <me> pensavo et ero certo che dovesse ancho havere ritenuto <quella>; imperhò che domenica montai a cavallo che poteva esse<re> circa 19 hore, per andare quella sera a Vagli, ch'altriment<e> non potevo ritrovarmi il dì del luni constituito sul fatto. Et essendomi già mosso, si levò un tempo tanto horribile de tuoni e con sì gran pioggia, che son molt'anni che non se ne vide la pare: che durò tutto il giorno senza mai allentarsi, e piové la notte e la matina seguente. Io stava pur aspettando che'l tempo si richiarasse per venire, perché la via di qui a Vagli è di sorte che per il miglior tempo del mondo havrò fatica a venirvi, se non a piedi. E quando mi vòlse movere, mi vennero incontra alcuni che mi dissero che Vostra Signoria era già stata su la differentia e ch'io venirei indarno; io me ne maravigliai che sì male tempo fusse stato dal canto nostro, e che verso Pietrasancta non fosse stato il simile, perché se fosse stato tale saria stato impossibile il venire per Vostra Signoria, come fu per me. M'incresce che Vostra Signoria habbia havuto tal disconcio e poi sia venuta indarno; m'incresce appresso d' havere inteso che Vostra Signoria sia venuta con tanta gente, con scoppetieri in buon numero; ché, mi pare, essendo così, che più presto fosse venuta per combattere che per terminare con iustitia et equità le contese de questi subditi; e più me ne par strano quando Vostra Signoria mi scrisse ch'io volessi venire con poca gente, ché in verità venendo io non menavo mieco oltra dieci o 15 persone. Poi che siamo qui che io non son venuto, et ancho al presente non è più d'importantia di venire che un'altra volta, che omnino, per quello che io intendo, la pastura di quelli luoghi hora fin a septembre tocca a gli homini de la Capella; io non venirò più hora, ma ne darò aviso al mio Illustrissimo Signore, il quale forse mi farà un mandato di potere tutto quello ch'io farò far rato e fermo; e forse ancho farà ellectione di qualche persona che gli paia più sufficiente in questo di me, che non son dottore come vostra Signoria, né ancho ho copia di doctori in Grafagnana da potere menar meco, come intendo che Vostra Signoria ha in Pietrasancta. Ma mi pare ancho che, oltra la doctrina, quelli di Pietrasanta vogliano far di forza, non havendo voluto restituire le bestie a questi poverhomini di Vagli; ché anchora che io non sia doctore, pur mi pare che la equità nol comporti, perché, mentre la cosa sta in differentia, non dovrebbono volere star per forza in possessione. Io prego Vostra Signoria per singulare piacere, e come mio particulare commodo, che sia contenta di far restituire a questi di Vagli le lor bestie, offerendomi io versa vice per amor di Vostra Signoria, et in specie per ogni homo di Pietrasancta, compensare questa cortesia in maggiore cosa, dove accada ch'io li possa gratificare; e per me non mancherà, scrivendo al mio Illustrissimo Signor, di operare perché tal cosa, o per mio mezo o per altrui, pigli buono assetto. Et a Vostra Signoria mi offero e raccomando.

Castelnovi, 9 Iunij 1523.
di Vostra Signoria
Ludovico Ariosto ducale Commissario etc.

92

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Il Moro di Pelegrin dal Silico è stato et è in prigione, come sa vostra excellentia: la principal causa perché io 'l presi fu per far satisfare questi poveri homini di Cicerana de li danari in che, per haver patito che li banditi fossino stati ne la lor terra, erano stati condennati, e parendomi che se li homini di detto Commune erano incorsi in pena per non haver prohibito che li banditi stessino in la lor terra, maggiormente doveva essere condennato questo Moro, che li haveva sempre tenuti in casa, manggiato e bevuto, et andato e stato tuttavia in lor compagnia; ché per ciascun di questi capi, secondo la mia grida, di che a m. Opizo mandai la coppia, si doveva condennare. Poi che questo Moro è stato in prigione, non è mai apertamente comparso alcun di Cicerana a dolersi di lui; e questo per le minaccie che son lor fatte da Giuglianetto et altri fratelli del Moro, e da altri banditi, che pur senza alcun timore di Vostra Signoria stanno in Cicerana, et ancho da li fautori c'hanno questi di Pelegrino dal Silico in questa terra; e fin qui non è mai stato homo di quello Commune ardito di presentare al Capitano, a cui la causa è commessa, uno rescritto c'hanno da vostra excellentia, che sieno gravati realiter et personaliter il Moro et il fratello ad ogni danno et interesse che, per havere essi fratelli riceptati li banditi et assassini, essi di Cicerana habbiano patito. È ben vero che molte volte son a uno e a dui venuti segretamente a pregarmi ch'io li aiuti, et a farmi intendere li rispetti che li ritengono di fare le debite querele, e che quella terra è giunta a tanta tirannide et a tanta paura di questi ribaldi, maximente di quel fratello del Moro detto Giuglianetto, che li batte, ferisce, ruba, sforza e minaccia, ch'al fin sarà lor forza di abandonar le lor case et andarsene dispersi pel mondo. Io, mosso a pietà di loro e pel debito c'ho verso la iustitia, ho molte volte pregato il capitano qui che condanni il Moro, sì come ricettatore de' banditi, a pagare e satisfare il detto commune di quello ch'esso per cagion del Moro e del fratello ha patito; esso Capitano non l'ha mai voluto fare, e rispostomi che'l Moro non può essere condennato per haver ricettato banditi, cum sit che dinanzi da sé è provato per testimonij che di tal receptione il Moro non ha colpa, ma che, havendo la casa commune col fratello, non ha potuto vietare al fratello di non far de la sua parte quello ch'egli ha voluto, e che gli è stato il fratello Giuglianetto e non esso che ha dato ricetto a' banditi. Io ho replicato al capitano che se per questo capo pur non lo può condennare, perché non lo condanna per havere mangiato e bevuto con loro, parlato, conversato e menatoli seco in Lombardia et altrove, ché per ciascun di questi capi, secondo la mia grida, debbe essere condennato: mi risolve che non vuol farlo e che l'ha condennato quello ch'è stato conveniente. Ultimamente con comandamento penale ho fatto che gli homini di Cicerana m'hanno exhibita quella lor suplicatione col rescritto di vostra excellentia, nel quale è commesso al capitano, come Commissario, che faccia che da questo Moro e dal fratello Giuglianetto, li quali sempre hanno in lor casa dato ricetto a' banditi, sia del patito danno per lor causa satisfatto il commun di Cicerana, e questa suplicatione in presentia del Notaro e con testimonij ho data al capitano, e fattoli instantia in nome del Commune di Cicerana (del quale in questo caso mi par conveniente ch'io sia procuratore) che exequisca quanto in essa suplicatione si contiene. Per questo il capitano non si è voluto muovere del suo passo, ma risponde che se quelli di Cicerana voranno ragione, bisognerà ch'essi sieno quelli che si scoprano e che la domandano. E per questo son venuto in sospetto che a' preghi e contemplatione di qualchuno esso capitano tenga questa via, acciò che'l Moro vada exempte, e che quelli di Cicerana restino nel danno; e che se bene ha condennato il Moro ne la confiscatione de li suoi beni e ne la disgratia di vostra excellentia per essere ito in Lombardia in aiuto d'una de le parti contra la grida che io feci fare in nome di vostra excellentia, forse si persuada (volendolo aiutare) che di questo troverà più presto remissione e perdono da vostra excellentia, che non farebbe del danno che per sua causa hanno patito gli homini di Cicerana. Del tutto ho voluto avisare quella, acciò che andando le cose come si vogliano, non creda mai che di mia volontà la iustitia, la equità e la misericordia, dove si conviene, non habbia luogo. Et in sua buona gratia mi raccomando sempre.

Castelnovi, 15 Iunij 1523.
humillimus Servitor Ludovicus Ariostus.

93

Illustrissimo et excellentissimo Domino D. meo singularissimo <D>omi<n>o Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimoSignor mio. Per un'altra mia ho avisato vostra excellentia de l'assassinamento fatto d'una grandissima quantità di bestie minute e grosse da alcuni fanti che stanno a Frassinoro, in favore di m. Zan Iacomo Cantello; a lui io scrissi sùbito, e questa communità scrisse, né anchora n'ho havuto risposta; poi questi homini a chi son state levate le bestie sono iti per ricuperrarle, e sono iti indarno, come a bocca il latore di questa potrà riferire. Quest'homini sùbito han fatto ripresaglia di 10 muli di alcuni che sono da Castelnovo di Reggiana, e sono per farla di quante robe di lombardi passeranno di qua. Io gli ho admoniti a non far ripresaglie, se prima non ricorrono a vostra excellentia, la quale o li aiuterà scrivendo di sorte a mastro Zan Iacomo et a Domenico di Amorotto che le bestie saranno restituite, o vero li consiglierà quello c'hanno a fare: e per questo mandano; ma non li ho potuto persuadere che restituiscano li muli: pur ho fatto che li porranno in man mia. Domani tutta la Vicaria è chiamata a consiglio, per far provisione che, quando per amor non possan rihavere il suo, di rivalerse per qualche via. Io dubito che non si attacchi qualche gran discordia tra lombardi e questi toschi, e che, cominciando questi grafagnini qualche impresa, e poi (come son di natura non troppo valenti e mal d'accordo insieme) non la sostenendo, diano materia alli lombardi di passar di qua, e ridurre questa provincia ne li termini che è il Frignano. Non mancherà per me, finché'l male è fresco, di rimediare; ma senza l'aiuto e consiglio di Vostra Signoria non mi dà l'animo di farlo: in bona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 20 Iunij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

94

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. Vostre Signorie haranno inteso quello che in su l'Alpe di Santo Peregrino, territorio di Vostre Signorie, per li homini, parte delle montagne di Modena e parte di Reggio, è stato facto a danno di molti poveri homini di questa provincia di Garfagnana. Io ne ho sùbito dato aviso al mio Illustrissimo Signore: quello che sua Excellentia farà non so. Mi è parso ancho di scriverne a Vostre Signorie, le quali, per essere più vicine, e per questo forse più preste a rimediare, ci piglieranno qualche provisione che non ci so pigliare io, che, per essere lontano dal mio Signore, tardi del suo aiuto mi posso valere. Anchora che a me non stia di consigliare quelle, pure mi pare che non saria fuor di bisogno di querelarsene e con la Santità di Nostra Signoria, con li Signori Fiorentini, et etiam con il Duca mio, e tutti insieme provedere a tanti mali ch'ogni dì ci multiplicano, di modo che di tutte queste montagne li assassini et homini di mala conditione sono signori, e non il papa, né Fiorentini, né il mio Signore, né Vostre Signorie: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 20 Iunij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

95

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac Potentes domini mihi observandissimi. Hoggi ho hauto la ratificatione authentica dallo Illustrissimo et Excellentissimo Signor mio circa a quanto il Magnifico commissario di Vostre Signorie et io rimanemmo d'accordio per provedere alle violentie, assassinamenti et homicidij et altri delicti che sono facti in questa Garfagnana; e così la mando a quelle, e le prego e supplico che così come l'ordine è buono, così ancho si ponghi ad effecto, e che hormai si li dia tal principio, che si possi sperare che habbi a succedere in meglio. A' dì passati io credo che io avisassi Vostre Signorie che alla Barcha, sul suo territorio, fu assassinato uno nostro da Corfino dicto Bartolino, e li fu tolto un paro di buoi, una cavalla, li panni del dosso e denari in buona somma, secondo il grado de l'homo: li assassini furno di Barga e Sommacolognora, et etiam delle terre di Vostre Signorie, secondo che mi referì colui che patì il danno. Poi sono circa 4 o sei dì che sul nostro, fra Cascio e questo di Castelnovo, furon assassinati alcuni da Minucciano e di altri luoghi subditi di Vostre Signorie; e per quanto il substituto del Vicario di Minucciano mi scrive, il malfactore fu uno nostro da Camporeggiano, ma bandito, e nulla ha di robba. Questa mattina mi è venuto a fare querela uno nostro da Reggio, che quelli della Barcha in persona l'hanno assassinato, toltoli alcune some che conduceva di grano et altre robbe, e feritolo, et io ho veduta la ferita. Io credo di udire ancho questa sera qualche altro delicto, e domane un altro, e l'altro dì uno altro, et ugni giorno, non vi si facendo altra provisione. Io prego Vostre Signorie che mi voglino aiutare a rimediarci, cioè che per qualche giorno mandino il suo barigello per stare a Galicano, che egli da uno lato e li miei balestrieri da uno altro vedremo o di pigliarli o di fare loro tal paura che abbandonino la impresa. Lo Illustrissimo mio Signore n'ha scripto a' Signori Fiorentini, et il Capitano di Barga mi ha avisato che la intentione de' suoi Signori è di provederci ugni modo, e che epso ne ha strettissima commissione: pure io non ne vedo executione alcuna. Se Vostre Signorie si degnasseno, appresso quello che ho scripto io, di chiamare in questa unione li Signori Fiorentini anchora, e sollicitarli, instigare e spronarli, non credo che potessi se non giovare. Io ricordo quello che mi occorre; Vostre Signorie prudentissime faranno quel che loro parrà il meglio, ché, pure che si facci qualche buona opera, o per una via o per una altra, io mi chiamerò sotisfacto: sopratutto le supplico che il delicto di questi dalla Barcha, che sono persone che molto bene si potranno havere a casa loro, non si lasci impunito. Costui che dice esser stato da loro rubbato, si offerisce di stare con epsi al paragone. Se in questo mezo mi capiteranno nelle forze, che vengano a Castelnovo, io farò il mio debito: a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 5 Iunij 1523.
%$$$%%%5A questa sarà alligato lo instrumento della ratificatione dello Illustrissimo Signore mio: hora da Vostre Signorie expecto la loro ratificatione similmente authentica. Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

96

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. L'exhibitore di questa è Thomeo di Andrea da Bargechia, il quale, come farà intendere a Vostre Signorie, ha riceputo grandissimo torto da uno subdito de quelle, et ancho non molta ragione dal Vicario di Galicano . Io non mi diffunderò molto, perché epso a bocha e per le suoi scripture narrerà meglio il caso suo che io per lettere. Io rachomando a Vostre Signorie la iustitia, benché credo che non accada, et appresso questo homo: et in buona gratia di quelle mi rachomando sempre.

Castelnovi, — Iulij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

97

Illustrissimo et excellentissimo Domino D. meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Ho havuto la ratificatione di vostra excellentia di quanto quel commissario di Signori luchesi et io havamo concluso, e così sùbito l'ho mandata a sue Signorie insieme con una mia, per la quale molto mi dolgo e lamento de li assassinamenti che in queste confine tra la lor iuridictione e nostra, ogni hor da li loro, hor da li nostri subditi son fatte; di modo che pochi di questi che tornano di quel di Roma o di Siena da lavorare passano che non sieno spogliati e predati. Io li ho pregati che mandino il lor bargello per qualche giorno a star a Gallicano, luogo qui vicino a quattro miglia, acciò che insieme con li nostri balestrieri possiamo o pigliare o dar la caccia a questi ladri. Di questo medesimo ho scritto anchora al capitano di Barga, e m'ha risposto haverne scritto a' suoi Signori, e che circa a questo ha strettissime comissioni da loro; pur né di qua né di là vegho anchora uscire alcun buono effetto: io non starò d'instare, solicitare et importunare. Circa alla differentia de gli homini di Vagli con quelli di Pietrasanta, quello che vostra excellentia ha scritto a Fiorenza et a Roma non credo che possa se non giovare. Questi homini dovevano venire a Ferrara, e portare lor instrumenti e contratti, e chiarire la mente di quella che ad essi è fatto forza e violentia et ingiustitia, da quel Capitano di Pietrasanta: il quale, secondo che mostra per l'opere, debe essere homo di poca ragione, ché non solo mai non ha voluto restituire le bestie che furon tolte, e tolte sul nostro, ma poi parte n'ha fatto amazare alla beccaria, et il resto vendere all'incanto per ventiquattro ducati; ma questi homini di Vagli mai non si sono potuti accordare di trovare li danari da pagare un messo che venisse a vostra excellentia, e stanno pur in questa ostinatione, che vorebbon ch'io dessi loro licentia di far all'incontro represaglia d'homini e de bestie che càpiteno dal canto nostro. Io gli ho pur tenuti in freno, facendo lor sapere che faranno cosa che dispiacerà a vostra excellentia; quel capitano non resta di minacciar che se li nostri saranno arditi di levar pur una capra de le loro, anderà a bruciar Vagli. Questi di Vagli cognoscono che per sé non sono possenti a resistere a quelli di Pietrasanta, e voriano che se si attaccassi la zuffa io li soccorressi: ma io che homai cognosco la natura de li grafagnini, che con tutti li comandamenti del mondo non ne potrei far movere uno a simil cose, ché già n'ho fatto più d'una experientia, ellego per minor danno e minor vergogna confortare li nostri a star con la testa rotta, e ricorrere a vostra excellentia per consiglio. Contra li subditi di Luchesi, per la differentia c'hanno li nostri da Vallico con loro, si potria essere più audace, perché li nostri subditi, massime quelli di Vallico, mostrano haver poca paura di quelli di Gelo, et ancho fanno poca estima de li signori di quelli: ma io son stato rispettivo a non li lasciar fare, perché le lettere ch'ogni dì mi vengono da vostra excellentia sempre mi tolgono ogni ardire, e mai non sento altro se non che io vada destramente, e che io non attizzi li galavroni, di modo che par che vostra excellentia non pur habbia rispetto alli signori de le città, ma anchora alli villani de le montagne di Reggio; sì come a' dì passati, essendo stata fatta quella preda di tanta quantità di pecore da li seguaci di Zan Iacomo Cantello e di Domenico d'Amorotto, e per questo li homini qui de la Pieve haveano ritenuti certi muli d'uno da Castelnovo di Regiana, et io di questa cosa havendo dato aviso, sùbito mi à stato rescritto che senza dilatione alcuna io faccia restituire questi muli, e che io non attizzi li galavroni, sì che parea che non li facendo restituire sùbito io dovesse havere qui il campo del papa: ma io li havea già fatto restituire, ma ben con sicurtà di rapresentarli o di pagarne la valuta ad ogni mia requisitione. Queste lettere, et altre simili a queste, mi tolgono l'ardire, e mi fanno havere quel tanto rispetto e quel che mi fa essere tenuto troppo timido, che vostra excellentia in me riprende per la sua lettera: ché da un lato haver poca forza e poco braccio all'officio, et essere capo de subditi che non sono (cioè questi altri a chi non s'appertiene) per seguitarmi in alcuna impresa dove si maneggi arme; e da l'altra parte essere tuttavia admonito e fatto pauroso da le lettere di vostra excellentia, e sempre dettomi ch'io soporti e ch'io proceda con prudentia e dexterità, son sforzato che s'io fossi un leone io diventassi un coniglio. Questi di Vallico, quando la lettera di vostra excellentia è giunta direttiva alli Signori luchesi in favor loro, già havevano mandato suoi imbasciatori per questa causa a quella; ma, pur che sian venuti, non è male, chè meglio informeranno vostra excellentia del bisogno. Anchora ch'io n'habbia scritto, non starò di replicare che questi homini a chi son state levate le bestie son di mal animo, e mi dicono gagliardamente che se non le rihanno per favore e mezo di vostra excellentia, si deliberano di non stare in questa perdita, e si rivaleranno su gli homini di Lombardia, dove potranno, se ben fusson certi di perdere, non che la roba, ma la vita. Io ho scritto di questa cosa più volte al Cantello et a Domenico: mostrano ne le lor risposte che sua non sia la colpa, e che gli ne rincresca; ma poi non mi pare che l'effetto si accordi con le parole. Si va pur dicendo che questa armata di Francia si vede in mare, e chi dice ottanta e chi cento vele; ma io non ho certo authore: questa è ben certezza ,che tutte queste terre da mare ne stanno in gran sospetto. A vostra excellentia mi raccomando.

Castelnovi, — Iulij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

98

Illustrissimo et excellentissimo D. domino meo sing.mo<Domino>Duci Ferrariae etc..

Illustrissimo Signor mio. Mando a vostra excellentia queste due lettere, l'una de' Signori fiorentini, l'altra de' luchesi. Credo sian le risposte di quanto ha scritto loro vostra excellentia per quelle confine e represaglie. Quelli di Pietrasanta vendero le bestie per 24 ducati; pur, quando li nostri dessero sicurtà di pagarle in casu sucumbentiae, le restituiriano. Quel Commissario mi fa instantia che di novo mi voglia trasferire sul loco, per terminare tal confine; et io non voglio pigliare ardire, senza commissione di vostra excellentia, porre a' danni di quella termini, perché mi rendo certo che, tra per sapere meglio dir la sua ragioni, perché è doctore et ha molti dottori in compagnia, che io non ho qui alcuno, e per essere più potente e più arrogante di me, vorrà, o non mettere confine, o porle a suo modo: io m'ho sempre excusato che non ho mandato da vostra excellentia, e senza quello non son per venire in su quel loco. Intendo che mastro Giovanni Ziliolo è in Frignano per rasettare quel paese: mi pare che stando là potrebbe ancho rasettare questo; e questo saria mettendo le mani adosso a quelli del Costa et a quest'altri del Silico, et a parecchi da Sommocologna, che intendo che sono venuti in Frignano in soccorso de le parti di Virgilio. Li portatori di questa saranno, credo, homini mandati da la Vicaria di Camporeggiano per dolersi d'una sententia data contra di loro. Io l'ho data secondo acta et probata, e per consiglio dei capitano qui, e tenendomi alle commissioni di vostra excellentia, alla quale mi raccomando.

Castelnovi, 11 Iulij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

99

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo singularissimo D. duci Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Molte diferentie di confine mi dànno grandissimo travaglio, c'havemo con fiorentini da un canto e con luchesi da l'altro. Tutto il dì fanno ripresaglia hor d'homini hor di bestiami: questi homini si dolgono e vorebbono fare il simile contra di loro; io per ubidir vostra excellentia li tengo repressi, hor con admonitioni hor con minaccie, perché non usino la violentia: ma questo nostro troppo rispetto fa li adversarij più ogn'hora insolenti et arroganti, ché quello che noi facemo per bontade e desiderio di vivere in pace, essi extimano che sia per viltade, et ogni dì si fanno più inanzi e trattano li subditi di vostra excellentia come fussino lor schiavi. A' di passati mi dolsi de' Signori luchesi c'havevano ritenuto uno da le Fabriche, per 15 lire che volevano e vogliano che li homini da le Fabriche paghino l'anno per cìlta alli loro homini di Gelo, facendo lor fondamento ne le confine che già mastro Pier Anton Mercatello pose tra il tenitoro di vostra excellentia et il loro. Io n'ho scritto a vostra excellentia e mandatoli alcune copie, ma nel tempo ch'ella si è ritrovata essere fuor di Ferrara: dal Signore Don Hercole mi fu risposto che alla tornata di vostra excellentia sarei Instrutto di quanto circa questo io havessi a fare, e così ne aspetto risposta. In questo mezo ho pregato li Signori luchesi che lascino quel huomo da le Fabriche che havevan prigione, finché vostra excellentia sia ritornata e m'habbia avisato del suo parere circa ciò, e così son stati contenti di relassarlo con promessa di ritornare in capo d'un mese ne le lor forze: mi è parso di darne per questa un poco di ricordo, acciò che quella non credessi che la cosa non fossi di molta importantia. Ma questa cosa, anchora che molto importi, non importa quanto un' altra diferentia che è fra li homini de la Capella, del Capitaneato di Pietrasanta, e li nostri de Vagli di sopra. Il Commune de la Capella ha fatto represaglia de una gran quantità di bestie grosse ritrovate pascere in un luogo confinale fra essi e li nostri di Vagli, e secondo l'instrumento che li homini di Vagli m'hanno exhibito, e secondo che anchora in fatti ho mandato a vedere, son certo che tal bestiame è stato tolto su quello che è di nostra iurisditione, e non de la loro. Io n'ho scritto al capitano di Pietrasanta, e dolutomi che non faccia observare quello che per lo instrumento pare che già gran tempo fosse stabilito: esso mi scrisse indrieto che ad un certo dì constituito io mi ritrovassi sul loco, a vedere le ragioni d'una parte e de l'altra, e che intanto voleva ritenere le bestie, acciò che, ritrovandosi li nostri homini haver passato su le confine e lochi loro, ne fussino puniti; et appresso mi scrisse ch'io andassi con poche persone, che esso farebbe il simile, per fuggire li tumulti e li scandali. Io, quantunque mai volentieri mi trovassi a questa disputa, conoscendo che questo Capitano di Pietrasanta è Doctore et era per menar seco dottori e notari, di che intendo in quel luogho esserne copia, et io non havevo chi menar meco, perché il capitano de la Ragione non ci voleva venire, per essere via di più di 15 miglia, la più aspra che sia in questo paese, et è impossibile che possa farsi a cavallo, et esso, per essere huomo grave, non può né vuole andare a piedi, né altro dottore è in tutta Grafagnana, se non m. Achile, che gravissimamente è amalato: pur mi disposi di andare; e così una domenica, circa a 20 hore, mi mossi per ire quella sera ad albergare a Vagli, e ritrovarmi il luni, che era il giorno constituito, sul luogo, il quale è alla summità di Petrapania. Fosse naturale accidente, o fosse volontà di Dio, a quell'hora si levò il più horribil tempo che fosse già dieci anni in questo paese, sì che le fulmini amazzaro quel giorno homini e bestie, e fu la maggior pioggia e la più lunga che da questi tempi fosse mai: durò senza intermissione tutto il giorno e gran pezzo de la notte. L'altro dì, quando il tempo cominciò ad rischiararsi, e ch'io mi vòlsi movere, mi venne un messo che'l capitano dì Pietrasanta era stato sul luogo, il che poté fare agevolmente per esservi molto vicino, et intendo che da quel canto non era stato alcun mal tempo; né, anchora che fossi stato buon tempo, ci vorei essere ito, perché intendo che, contra l'ordine dato, vi era venuto con forse ducento persone armate, e vi haveva appresso cento schoppitieri, et havea mostrato di venire più per combattere et ottenere per forza, che per vedere di equità. Io sùbito gli mandai un messo ch'era de li homini di Vagli con la inclusa lettera, e come vostra excellentia potrà vedere lo pregavo che restituissi queste bestie: esso non si è degnato di darmi altra risposta, anzi, per mostrare più superbia, mi ha rimandata la mia lettera indrieto, e detto al messo che non vole restituire le bestie, anzi che gl'incresce che ne restituisse una parte a' dì passati a' miei preghi. A questa cosa io non so pigliare rimedio, perché anchora ch'io fosse ito o di nuovo andassi sul luogo, so che questo fiorentino e con le sue leggi e più con la forza vorebbe vincere; e più presto la mia andata sarebbe a preiudicio che a profitto del Stato di vostra excellentia. Questo paese, che questi di Pietrasanta vorebbono occupare, non è da lasciar perdere così pianamente, perché va a confinare col stato de la Marchesa di Massa, e per quella via potemo noi condure sali et altre robe di tutta quella spiaggia; che se fiorentini l'usurpassino, vi porrebbono la gabella, con grandissimo detrimento di questo paese. L'huomo che sarà portatore di questa suplirà a bocca dove io mancassi nel scrivere, perché credo che ne sarà informatissimo. Bisognerà, a mio giudicio, che se si havremo a condurre su queste confine, che l'una parte e l'altra vi vada con quella gente sola che sia atta a iudicare di tal lite, perché, per l'odio che è tra li nostri di Vagli e li homini de la Capella e di Pietrasanta, si potrebbe attaccare una scaramuzza di mala sorte: e dovendo vostra excellentia mandarvi, io non sarò buono, salvo se vostra excellentia non mi desse compagnia di dottore e persona bene instrutta. Ma saria forse meglio che la causa fosse commessa o a Lucca o a Sarzana, sì che, senza andare quelli che sono parte sul locho, si giudicasse per la iustitia; ché la lite mi par che stia in prove di testimonij: qual sia quel luogo che nomina lo instrumento Aquaruolo, e quali sieno quelli che si chiamano le pascoli d'Arni. Pur vostra excellentia farà il suo parere: in buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 13 Iulij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

100

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. A questi dì hebbi una di Vostre Signorie directa allo Illustrissimo Signore mio: credo fusse in risposta di quanto sua Excellentia haveva scripto per la differentia fra li homini delle Fabriche e di Gello; la lettera mandai domenica proxima passata, perché prima non ho hauto messo. Sua Excellentia ha per questa ch'io mando replicato, per non havere ancora hauta quella di Vostre Signorie.Questo ho scripto acciò che elle non ne pigliassino admiratione: alle quali del continuo mi rachomando.

Castelnovi, 13 Iulij 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

101

Illustrissimo et excellentissimo Domino D. meo sing.mo <D.> Duci Ferrariae etc. Per Postas.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Per uno mandato da la Vicaria di Camporeggiano mandai a vostra excellentia una lettera de li Signori fiorentini et una de li Signori luchesi. Credo che lo exhibitore di questa sarà uno mandato da li homini di Vagli di sopra, alli quali, come per altre mie ho scritto a vostra excellentia, da li homini di Pietrasanta è usata gran violentia. Vostra excellentia farà vedere li loro instrumenti, et ancho si degnerà pigliarne informatione dal Magnifico m. Augustino da Villa, il quale intendo che già fu sul fatto e se ne chiarì benissimo: poi quella farà e commetterà secondo il suo parere. Ho poi havuta una di vostra excellentia di 10 di questo, et insieme una direttiva alli Signori luchesi. Quella che va a' luchesi, per li homini medesimi di Vallico che ne sono stati portatori ho mandata a Lucca, e ne aspetto risposta; io mandai ancho l'altra ch'io hebbi a' dì passati, e credo che quella che io ho mandata per l'homo da Camporeggiano sia la risposta. Se li prefati Signori luchesi faranno il lor debito, n'havrò piacere; quando ancho non lo facciano, non mancherà per me; poiché io so la intentione di vostra excellentia di portarmi con loro come essi si portaranno con noi, se faranno represaglia di nostre robe o nostri homini, farò altretanto a loro. Circa alle novelle da Pisa, poco si può intendere di verità, perché vi è la peste. Io non lascio intrar qui persona che venga di là, né alcuno de' nostri andare a quella via. Noi semo stati in gran pericolo circa la peste, perché questi contadini, fatto Pasqua, hanno usanza di andare in gran quantità su quel di Roma e ne le Maremme a guadagnare, e poi, segati li grani, tornano a casa, e nel ritorno molti hanno seco il morbo. Io ho durato grandissima fatica a far che non sieno ricettati ne le lor terre, ma confinati chi qua chi là, e provisto lor al bosco de li lor bisogni; pur non ho possuto proveder tanto che molti furtivamente non sieno andati alle moglie et alle lor case, et in una de le Terre Nove detta Roggio si è attaccata la peste, sì che sùbito ne son morti nove. Provisioni grandi se gli sono fatte e fanno tuttavia, e spero che non si dilaterà più inanzi. Questi Maremani han fornito di venire, sì che non habbiamo dubbio di peggio. Sia come si voglia, n'ho voluto dare aviso a vostra excellentia. Circa a quanto vostra excellentia mi commette ch'io l'avisi di che genti io havrei bisogno per rasettare questo paese, io n'ho già dato aviso a m. Zan Ziliolo, e forse esso havrà mandata la mia lettera a vostra excellentia; pur lo scriverò ancho a quella. Qui non è alcuna terra ribelle che si bisogni brugiare o saccheggiare, né alcuno capo di parte c'habbia séguito di 200 o di 300 homini, sì che per questo sia bisogno mandare exercito di qua. Qui sono quelli del Costa che sono circa sei; li figlioli di Pelegrino dal Silico altretanti, e qualche altro giottoncello che li séguita da Barga e da Somocologna, che senza l'aiuto de' lombardi non ponno far gran squadra; e quando hanno havuti li lombardi con loro, cioè quelli Pacchioni et alcuni da la Temporia, non sono arrivati a cento, ma spesso sono stati in trenta o in quaranta. Io so che, come s'intenda che m. Zoanne sia per passare o mandar gente di qua, si leveranno, né, finché ci stia, ci appariranno: ma non sì presto sarà partito che saranno qui, né altra punitione si potrà dar loro, se non di mettere le mani adosso a' loro padri, fratelli e parenti, e non li lasciare che non diano sicurtà che non torneranno li malfattori nel paese. A quelli che non hanno padre, saccheggiare le case, e poi arderle e spianare, tagliar le viti e gli arbori e distruggere li lor luoghi, ch'ogni modo non si potria trovar chi li comprasse, né haver se ne potria frutto per la Camera; et ancho saria forse bene di non haver rispetto in questo alli padri né alle mogliere, per dar lor punitione che, contra tante prohibitioni di vostra excellentia, han sempre dato lor recapito. Poi saria bene batter per terra tutti li campanilli, o vero aprirli, di sorte che non potessino dar ricorso alli deliquenti: et similiter le ròcche che vostra excellentia non vuol far guardare, o saltem alcuna, come quella di Dallo, dove quelli del Costa signoreggiano. A far tutte queste cose basteriano cento fanti,et ancho cinquanta; li cavalli qui ponno far poco frutto: pur, questi pochi che ci habbiamo, con li fanti, saranno a sufficientia. Io mandai hieri questo capo di cavalli liggieri che sta qui, cioè Antonio da Cento, a parlare a m. Giovanni Ziliolo, per vedere se potesse havere fin a 20 fanti, per tornare secretamente di notte, e provare se potesse havere in Cicerana questi banditi: non so quello che sarà, pur dubito più del non che io spieri del sì, perché, poi che sentono questa furia in Frignano, stanno tuttavia su l'ale. M'era stato detto che volevano andare a trovare m. Giovanni, et io lo haveva avisato: e si mossono, e poi sono tornati indrieto. Quelli del Costa intendo che sono passati in Lombardia a danno de le reliquie di Domenico di Amorotto: non so se vostra excellentia havesse modo di farli pigliare là, che saria una salutifera opera: impiccati che fossino 10 ribaldi di questo paese, il saria tutto risanato. Il barigello di Lucca hoggi è venuto a Gallicano con commissione da' suoi Signori di far quanto io gli comandarò, e gli è accaduto venire in tempo che'l nostro Capitano di balestrieri non ci era. Mi ha scritto e rescritto, e semo d'accordo che ad ogni mia richiesta tornerà; io lo havrei fatto aspettare, ma essendo scoperta la sua venuta tutti li tristi havran sgombrato. Io gli ho mandata una nota del nome di questi banditi: mostrano le lettere sue che ci viene di buono animo, e così ancho le lettere che sopra ciò m'hanno scritto li signori luchesi. Altro non occorre: a vostra excellentia mi raccomando.

Castelnovi, 15 Iulij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

102

Illustrissimo et excellentissimo Domino d. meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Pier Morello m'ha portato una di vostra excellentia ne la quale essa mi riprende ch'io habbia mandato a consigliare la causa ch'egli ha col Pisano a Lucca, e che più presto io non l'habbia mandata a Ferrara. Ma acciò che la ragion mia ancho s'intenda, vostra excellentia intenderà come questa causa fu commissa al Commissario et alli quattro soprastanti alla gabella, et essendo venuta per questo in mia mano questa causa, io ne presi consiglio a' dì passati con m. Raphaele da Carrara alhora capitano di Camporegiano: e questo perché il capitano qui di Castelnovo è sospetto grandemente al Pisano. Esso m. Raphaele, veduto il processo, mi fece la sententia in scritto, ne la quale absolveva il Pisano a solutione datij per quelli legnami de quibus in causa, e Pier di Morello ab expensis; e non mi fidando io che questa sententia fosse de iure per certi andamenti che havevo veduto, ne mandai la coppia a vostra excellentia, e la pregai che la facesse vedere al consiglio, e dissi di volere appresso mandare il processo. Ma vostra excellentia mi fece rispondere che non voleva che altrimenti il consiglio se intromettessi in questa causa: che pur io la terminassi secondo il parer mio e de li quattro soprastanti. Dopo, fra pochi dì, venendo io a Ferrara e parlando di questo col Magnifico mastro Matheo Casella, sua Magnificentia mi disse che io non andassi cercando altri consigli, ma che secondo il parer de li quattro io la expedissi. E così, tornato ch'io fui qui, tolsi il processo, e chiamai li quattro li quali si trovano essere al presente; e poi c'hebbi udito il parer loro, chiamai li altri quattro e gli altri quattro anchora ch'erano stati prima, e finalmente quanti homini di questa terra per diversi tempi erano stati a quello officio de la gabella: li quali, nemine discrepante, ho ritrovati tutti conformi che di tal petitione il Pisano debbia essere absoluto, fondando questo lor parere, parte sopra li capitoli de la gabella, parte su la consuetudine, ché mai non si pagò, ma più che dicono che la volontà di chi tali capitoli constituì non fu mai che di tal cose s'havesse a pagar datio: e ne sono alcuni vivi che si trovaro a farli; et aggiungono anchora che, quando questi capitoli non fussino ben chiari, tutta questa terra sarebbe per far generale consiglio, e chiarire nominatamente che di tal cose non s'havesse a pagar datio; e questo perché quando tali imprese di legnami si facevano, si dava guadagno a' poverhomini che mettevano opere e fatiche in tal condotte di mille ducati l'anno: il che, poi che questa lite è comminciata, è cessato con grandissimo danno del paese. Veduto io che'l parer di tutti gli homini di questa terra era risoluto che'l Pisano erat absolvendus, proposi loro che ancho iudicassino se Piero dovea essere condennato in le spese et in certa pena in che per li capitoli incorre il gabelliero che domandi quello che non ha d'havere; e se lor pareva an Petrus habuerit iustam causam litigandi an non. A questo non potei condurre alcun di essi che volesson giudicare, allegando che questa era materia da Doctori e non da essi, che sono volgari et idioti. Per questa causa, desiderando io di dar sententia che fosse iustificata e che quando si havesse a vedere altrove non fosse reprobata, presi expediente di mandare il processo a Lucca per farmi chiarire questo punto, sì come luogo più vicino, sperando di mandare un dì il processo, e l'altro haverne la expeditione. Ma la cosa è successa altrimente, perché il dottore a chi lo mandai si trovò amalato, e mai non l'ha potuto vedere; ma hora che io intendo la volontà di vostra excellentia, lo manderò sùbito a tôrre e lo rimetterò a Ferrara. Credo che Pier Morello si sia venuto a doler di me come di persona che non spiera poter trattare a suo modo contra la iustitia, perché mai non gli ho risposto, come forse sperava; imperhò che nel principio ch'io venni qui, egli mi fece offerire, prima per ser Tito, alhora mio cancellieri, e poi a me in persona, di volermi dar la metade di ciò che si poteva cavare da questo Pisano, et ancho miglior conditione, pur che io lo favorissi usque ad victoriam in questa causa. S'io ho fallito a mandar il processo a Lucca, m'incresce: ma non ho perhò fatto cosa che altri miei predecessori non habbiano fatto, e che mi paia che sia contra il dovere, essendo di qui a Lucca 20 miglia e di qui aFerrara cento; né ancho ho Lucca per città nimica di vostra excellentia, né dove una parte habbia più amicitia o parentado che l'altra; né a l'una parte né all'altra io dissi dove o a chi io l'havessi mandato, né so come Piero poi l'habbia inteso; ma dubito che esso habbia paura de la ragione in ogni loco, e che non habbia fatto questa querela perché dubiti più di Lucca che d'altro luogo, ma perché ogni indugia e dilatione fa per lui. Se 'l Pisano si duole perché sia menato in lungo, ha ragione, perché ha frustato tanto tempo qui, che se fosse stato in paradiso gli dovrebbe rincrescere: ma la colpa non è mia. Questi homini vengono mai volontiera a dar questa sententia, e studiosamente vanno tutti diferendo finché possano uscire di officio, e lasciar questo carico alli successori: ma quando fosse comessa nominatamente a quelli quattro che erano in officio al tempo che la causa fu commessa, cioè Soardino, m.ro Gianpietro Atolino, Simon di Lorenzo e Valdrigo, o ad alcun altro che havesse essere giudice usque ad expeditionem cause, credo che attenderebbono alla expeditione, e non a mirar di dare il carico al successore. Tutti sono d'accordo a dire che Piero ha il torto, ma non gli vorebbono far male. Se pare a vostra excellentia che io mandi il processo, e che io aspetti da Ferrara la sententia o che pur che io la dia secondo il consiglio di questi homini secondo la commissione di vostra excellentia senz'altra consultatione, quella mi faccia dar aviso, che sùbito io gli darò expeditione. In buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 16 Iulij 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

103

[AL DUCA DI FERRARA. A FERRARA]

Illustrissimo Signor mio. Havevo mandato il capitano de li balestrieri qui a m. Zoan Ziliolo perché havesse in presto sin a 20 fanti che volevo che venissono di notte per provare se si potean pigliare li fratelli del Moro dal Silico che tuttavia stanno a Cicerana, cioè quelli che assassinaro il prete pisano: et è tornato senza, riferendomi che da vostra excellentia m. Zoanne non ha commissione alcuna di mandar gente di qua; a questo prego vostra excellentia che faccia quella provisione che li pare, secondo che per l'altra mia scrivo. Il Camerlingo di Camporeggiano è qui che non ha portato se non una parte de li danari de li balestrieri, e dice che quelli de le Terre Nuove, cioè Dallo, Ponteccio et il Castello, e l'altre de la Vicaria di sopra, negano di volere più conferire alla provisione di quelli, allegando che ogni modo non gli giovano, ché sono assassinati e depredati da li lombardi e da altri, e non è chi li soccorra; e non solo di questa paga, ma di due passate sono debitori. Io gli ho sùbito fatto far li comandamenti con pretesto se non pagano etc., ma non si truova messo che voglia ire in quel luogo: vederò di mandarli un balestriero, se io potrò. È passato un anno che io feci in scritto alcuni comandamenti alli padri e fratelli di quelli assassini da Ponteccio, e li mandai alli officiali a Camporeggiano, acciò che per uno di quelli messi gli mandassino, e mai non hanno potuto far che messo vi voglia andare; e più che uno dì questi citati in questo tempo è venuto a Camporeggiano a certo parlamento, et il notaro del capitano che havea questi comandamenti in mano non è stato ardito di farline motto: e questo per esser di questo paese, che dice che non vole esser amazzato per questo. Appresso, certi banditi che sono assassini, e sono dui deserti che non hanno né credito né séquito, stanno tuttavia a Camporeggiano, e non solo quelli officiali non si pongono alla prova di pigliarli, ma pur mai non me n'hanno scritto: il che intendendo io per altra via, vi mandai li balestrieri, e giungendo improviso si trovò che uno di questi tristi, detto il Frate, giocava a carte con uno da Camporeggiano col circulo di tutta la terra intorno, e come li balestrieri si scopersono lo ascosero, e lo fêro fuggire in un campo di canape: e tutti lo vedevano e sapevano, né fu alcuno che volesse cennare alli balestrieri, e fra gli altri ci era ser Costantino da Castelnovo ivi notaro, il qual poi si excusa che non vole essere amazzato. Et appresso, colui che ivi fa l'ufficio del cavalliero stette quel dì medesimo a battere su 'n'ara con questo ribaldo, il quale da 20 giorni in qua ha assassinato circa sei persone in più volte, poverhomini che veniano di Maremma, e tolto loro fin a 15 ducati. M'incresce che par che qui io non habbia da fare altro che di riferir male: pur lo fo perché tutta la colpa, se le cose non vanno bene, non cada sopra di me. A vostra excellentia humiliter mi raccomando.

17 Iulij 1523.
Servitore Ludovico Ariosto.

S'io volessi ancho aggiungere che a Camporeggiano o in quella Vicaria si son fatti maleficij di più sorte, contra li quali non si è mai processo, direi male, ma direi perhò la verità.

104

Magnificis et excelsis Dominis dominis mihi observandissimis Octo Viris Praticae Rei Publicae <flo>rentinae etc.

Magnifici et excelsi Signori miei observandissimi. Baccio da la Masa, exhibitor di questa, è venuto a me facendomi intendere come da Vostre Signorie è stato chiamato a Fiorenze, e non sapendo per che causa, ha havuto ricorso al Magnifico potestade di Barga, il quale gli ha detto questo non dovere essere per altro, se non per le querele che di quelli di Barga e di Sommacologna son venute dal Commissario di Castelnovo; e m'ha pregato che appresso Vostre Signorie io faccia fede de la verità. Io dunque, perché non fu mai mia intentione di ascondere o di fingere quella, dico che di questo Baccio non ho mai havuto richiamo alcuno; anzi, il dì di San Piero prossimo passato, egli fu a ritrovarmi per comporre certa lite e discordia che fra un certo Giugliano Grigò et alcuni subditi del mio Illustrissimo Signore era sorta, e questo perché li nostri si dolevano che questo Giugliano era stato in grossa compagnia a Massa, terra di questa ducale provincia, et havea usata certa violentia contra di loro: e da quel giorno in qua le cose sono state molto quiete, e mi ho creduto che sia stata assai opera di questo Baccio, e così ne fo fede a Vostre Signorie, alle quali mi raccomando.

Castelnovi, 20 Iulij 1523.
di Vostre Signorie
obsequentissimo Ludovico Ariosto
de la ducale provincia di Grafagnana Commissario.

105

Magnifici et excelsis Dominis D. mihi observandissimis Dominis <Oc>to Viris Praticae Rei Publicae florentinae.

Magnifici et excelsi domini d. mihi observandissimi. Molte volte mi son doluto a gli Capitani di Barga de li latrocinij et assassinamenti et altre violentie che alcuni tristi da Barga e Sommacologna tuttavia fanno in questa ducale provincia di Grafagnana, né mai ho veduto effetto per il quale questi ribaldi si ritraggano da le lor mai opere, che sempre in buona quantità armata manu, hor in compagnia de li nostri banditi, hora da per sé, non sieno in questo paese, hora assassinando, hora mettendo taglie, e sempre, hor in questa villa, hor in quell'altra, volendo vivere a discretione. Io da parte de l'Illustrissimo mio Signore già molti dì sono ho fatto per publica grida prohibitione che nessuno de li nostri vada in armata né in compagnia di alcuno sul tenitorio di Vostra Signoria sia per qual cagion si voglia, ma non mi par che dal canto de li officiali di Vostre Signorie mi sia stato renduto il cambio: imperhò che io non sento mai altro se non che hor uno, hor un altro è stato assassinato, e sempre vi si truovano genti hor da Barga, hor da Sommacologna in compagnia. Li quali delitti riferire ad uno ad uno saria troppo lungo, maxime havendone io più volte, e secondo che sono accaduti, fatto intendere al Capitano di Barga. Di nuovo ho da riferire a vostre Signorie che un Togno di Nanni del Calzolaro da Somacologna, et un Francesco detto Francio, figliuolo di Biagio di Gigrò, Stephano di Barzante di Stephano, con altri cinque compagni, sono iti su quel d'una terra di questa provincia detta Cicerana, et hanno, spezzando e rompendo casse e sforzando il mandriano, saccheggiato una quantità di cacio, il quale era di uno Nardino da Cicerana. Mi è parso, anchora che questa cosa non importi quanto molt'altre che ogni dì si sentono, di farne a Vostre Signorie querela, e pregarle che si degnino pigliarci qualche provisione, acciò che in effetto cognoschiamo essere vero che lor dispiaccia tali portamenti: in buona gratia de le quali mi raccomando.

Castelnovi, 23 Iulij 1523.
Ludovicus Ariostus
ducalis ibi Commissarius.

106

Magnificis et excelsis dominis mihi observandissimis D. Octo Viris Praticae Rei Publicae florentinae etc. Castelnuovo.

Magnifici et excelsi Signori miei observandissimi. Anchora ch'io creda che'l Magnifico potestà di Barga habbia fatto intendere a vostre Signorie che quello Giugliano Grigoro habbia dinanzi a quelle difesa la sua causa con molte bugie, non resterò io anchora di certificarle che colui di che si duole questo Giugliano che gli amazzasse quel suo parente, non è persona di questa provincia, né subdito alla iuridictione mia. Anzi, per quanto intendo, la colpa di tale homicidio ha uno Bogietto da Sommacologna, forse aiutato da qualche lombardo, sopra li quali io non ho potestade né authorità alcuna, anzi sono banditi e ribelli del mio Illustrissimo Signore. Ma s'a lui è stato fatta questa ingiuria da quelli di Sommacologna, forse con aiuto di qualche uno di questi c'ho detto che a questa ducale provincia niente appertengono, che colpa n'hanno gli homini nostri di Massa, che né parentado, né amicitia, né forse cognitione hanno anchora con questi che l'hanno offeso, sì che egli già due o tre volte sia venuto, poi ch'io sono in questo officio, cum quaranta o cinquanta persone in la villa di Massa et altrove, et habbia rotto usci e casse, e tolto pane e formaggio e roba da vivere, e voluto essere alloggiato a discretione, come se fosse rotta la guerra? Et appresso, in questi tempi sono alcuni stati assassinati alla strada, che non si è potuto sapere da chi, ma publicamente si è dato la colpa alli compagni di questo Giugliano. Circa a quell'altro Bacio de la Masa, gli è vero che venne a me e mi pregò ch'io gli facessi fede appresso Vostre excelse Signorie come io non mi dolevo di lui, e menò seco alcuni di questa terra di Castelnuovo, ch'io tenevo per homini da bene, che mi attestaro che questo Baccio era persona quieta e ch'amava la pace e la tranquillitade, e che mai non s'era interposto se non a far buone opere: per questo io lo compiacqui di fargli quella lettera, ché non sapendo io per me alcun male di lui, non mi pareva ancho di dovermilo presumere et imaginare. Gli è ben vero che poi da molt'altri mi è fatto intendere che costui è tutto il contrario di quello che da quelli altri mi fu dipinto, anzi che esso è consigliere, impulsore, capo e guida di tutti li mali che Donatello da Sommacologna fa in questa Grafagnana; del quale Donatello m'ho più da dolere che d'altro subdito di vostre excellentie ché di lui son pochi giorni ch'io non habbia grandissimi richiami, hor d'avere fatto una cosa, hor un'altra, da farne venire horrore a Vostre Signorie quando lo intendessino: e sul libro de le nostre condennationi è il suo nome più scritto che d'alcun altro. Se questo Baccio habbia colpa di tanti mali, o pur sia homo da bene come quelli altri me l'havevano dipinto, io lascierò giudicare a chi lo conosca meglio di me, perché, essendo gli homini di questa provincia la più parte factiosi e che parlano a passione, non mi fido a dar fede più a questi che a quelli. Vostre Signorie, che sono prudentissime e piene di iustitia, credo che ben ci sapranno e voranno pigliare riparo, né il mio Illustrissimo Signore dal canto suo mancherà di quanto gli sarà possibile perché le strade sieno sicure, e gli homini da bene ne' case loro. Per adesso saria buona opera a provedere che ti subditi di Vostre Signorie non venisseno per causa alcuna, né spontaneamente, né chiamati, in questa ducale provincia, se non a dui o tre insieme per far lor facende, e non in armate come fanno tutto 'l dì; sì come anche io ho provisto, di commissione del mio Illustrissimo Signore, che li nostri non possano venire nel dominio di Vostre Signorie: e pur s'alcuni non obediscono, sono banditi e gente di sorte, sopra la quale, perché non hanno altro al mondo che la persona, io non ho potestade alcuna. In bona gratia di Vostre Signorie mi raccomando.

Castelnovi, 6 Augusti 1523.
Di Vostre Signorie
deditissimo Ludovico Ariosto
Commissario ducale in Grafagnana.

107

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Circa a quelli della Vicaria di Minucciano che sono stati assassinati da dui da Camporeggiano, di che Vostre Signorie un'altra volta mi hanno scripto, rispondendo dico che se io havessi potuto havere li malfactori in le mani, o che di quelli che sono stati imputati si trovasse robba che potesse sotisfare il danno, io non harei expectato che da Vostre Signorie mi fusse stato scripto a fare il debito mio. Ma, prima, non mi consta che tale assassinamento sia stato facto da quelli di Camporeggiano, se non quanto si presume, per essere homini di mala sorte e che hanno facto di tal cose; ma per questo non sono restato, come io fussi certo che fussino stati quelli, di fare ugni opera per haverli nelle mani, e fo tuttavia: ma fin qui non mi è successo andare contro la robba. Ho provato l'uno di epsi, dicto il Frate: non si trova c'habbi altro al mondo che una casetta di valore, per quanto io intendo, di dui o 3 scudi; quella ho facto porre all'incanto, ma né mai si li è trovato compratore. L'altro compagno, dicto Margutte, ha poco similmente, e di quel poco che si gli ritrova è comparsa la madre con uno instrumento di donatione facto già 3 anni, al quale instrumento né ancho io sarei per attendere, se si trovassi compratore a certe parti di selve e di campi che sono di queste ragioni: ma io non ho authorità di sforsare alcuno a comprare contra sua voglia, sì che o Vostre Signorie mi habbino per excusato, o mi mostrino che via io habbi a tenere da far sotisfare cotesti suoi subditi, sensa mancare di ragione. Et in buona gratia di quelle mi rachomando.

Castelnovi, — Augusti 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

108

Illustrissimo et excellentissimo D. Domino meo sing.mo D. <Du>ci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Meglio informato come il Moro è fuggito, ho trovato un coltello in prigione, il quale per quattro testimonij è provato essere di quel figliuolo di Bastiano Coiaio il quale tutto hieri, come per l'altra mia ho scritto, stette seco in parlamento. Con questo coltello il Moro ha cavato dentro via una fessura in l'uscio, con la quale è ito a trovare la chiavatura che di fuora era col cadenazzo, e con questo coltello ha respinto il chiavistello, e così si ha aperto: questo sia per più chiarezza a vostra excellentia. Se questo figliuolo di Bastiano io potrò, farò pigliare. Suo padre mi è stato a ritrovare, e con la sua solita insolentia ha detto parole assai altiere, come è suo costume, e mi ha voluto mostrare ch'io non scrivo cosa a vostra excellentia ch'egli non ne sia avisato: insomma non può patire ch'io habbia scritto male di questi fratelli del Silico, e le sue parole più tendono per far che per paura io desista di avisar di volta in volta le cose come occorreno a vostra excellentia, che per buoni portamenti mi voglia far suo amico. Poi mi disse che venendo di certo suo luogo, scontrò il Moro che fuggiva, il quale gli haveva narrato di punto in punto come era uscito di prigione: vostra excellentia può per questo solo coniecturare se esso era conscio di questo ordine, ché non mi par così verisimile che a ventura l'havessi trovato, quanto che lo stessi ad aspettare alla posta. In buona gratia di vostra excellentia mi raccomando.

Castelnovi, 29 Augusti 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

109

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo sing.mo <D>omino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Appresso quello che de la morte del Conte giovine di San Donino e de la madre ho scritto, vostra excellentia intenderà come mi è venuto alle mani uno instrumento per il quale Pier Madalena, padre di questo Gian Madalena che di sua mano ha fatto homicidio, promette a quel Conte Giovanni, che poi fu morto da Zenese, che né esso Piero né alcuno de li figliuoli né de la sua famiglia offenderà né farà offendere il detto conte, né alcuno de la famiglia di esso, sotto pena di ducati ducento da essere applicati per la metade alla Camera di vostra excellentia, l'altra metade alla parte offesa. Per questo ho chiamato a me il detto Piero, e l'ho cacciato in prigione, dove spero di tenerlo più cautamente che non ho saputo fare il Moro. Ècci un'altra pagaria di centocinquanta ducati, che quel Zenese non offenderia il conte prefato né li suoi: de la quale pagaria questo Piero è per cento; e già è passato l'anno che per questo io lo distenni, e volevo che pagassi: ma quel Giovanni suo figliolo, che hora ha fatto questa horribile scelerità, venne a vostra excellentia, e portò una commissione che si procedessi iure medio, di modo che si è agitato il processo lungamente; all'ultimo havevo date le scritture in mano del capitano qui, acciò che mi consigliassi in ferenda sententia: ma esso (non so perché) non si è mai risciolto. Saria buono che vostra excellentia o scrivessi che, messi li processi da parte, io stringessi questo ribaldo vecchio, il quale credo c'habbia poco meno di cento anni, a pagare tutte queste pagarie (de consenso et istigatione del quale è publica opinione che tutti questi mali sieno seguiti), o vero che si scrivessi al capitano qui exhiberet consilium; e se vi havesse dubij, mandassi quelli, o tutto il processo, a Ferrara: perché il non far pagare le pagherie o porle in disputa è causa di tutti questi mali che sono in questa provincia. A vostra excellentia mi raccomando.

Castelnovi, 29 Augusti 1523
. Servitor Ludovicus Ariostus
.

A San Donino in favore di questo Madalena s'ingrossa gente, e fra gli altri vi sono quelli del Costa, excetto Bernardello, il quale intendo che è alle Verugole in favore de li castellani, e mi è detto che da quell'altro canto si fa un'altra armata dove è ito Baptistino Magnano con quelli da Sommocologna, e che questi dal Silico vi sono iti o sono per andare: dubito, chi non l'extingue presto, che s'accenda un foco in Grafagnana non minor di quel che è stato in Frignano. Il figliuolo di Lucca Pirotto è tornato, e questi che lo favoriscano si lamentano di me che ho scritto che è capo alla Pieve de la parte taliana, e tutto quello c'ho scritto m'hanno saputo dire: mi duole che mi sien rotti li patti, ché per altre sue vostra excellentia mi ha promesso di tener secreto tutto quello ch'io sia per scrivere.

110

Illustrissimo et excellentissimo Domino d. meo sing.mo D. <Duc>i Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Mando la copia de l'instrumento per vigore del quale ho posto Pier Madalena in prigione: vostra excellentia farà iudicare se per quello è ubligato o non a tal pagheria, e m'aviserà s'io lo debbio tenere in distretto, o se pur, dando sicurtà, come costoro che mi pregano per lui m'instano, lo debbio lasciar per ròcca. Un Baptistino Magnano bandito di qui per assassino è passato con alcuni compagni, e fra gli altri con Bernardello da Ponteccio, et altri circa 18, e nel passare hanno fatto dui prigioni: l'uno è figliolo d'un detto il Vergaia da Corfino, e gli hanno posto taglia trenta ducati, et havuta la sicurtà da uno da Corfino che fra tre dì pagherà, l'hanno lasciato; de l'altro non mi ricordo hora il nome né la quantità de la taglia. Il padre di questo a chi è stato posto taglia, e colui che gli ha fatto la sicurtà, son ricorsi a me, che non voriano pagare, e tuttavia aspettano che le case gli sieno saccheggiate. Io non gli ho saputo dare altro che parole, e che io aspetto da vostra excellentia buona provisione a rasettare il paese: quando io non havrò più che dire e che havrò totalmente perduto il credito, me ne fuggirò di notte e me ne venirò a Ferrara. Mentre io scrivo mi è venuto nuova che tra Sillicano e Gragnanella è stato morto et assassinato un altro: ognuno è di malavoglia, e dicono mal di me, ma più di Vostra Signoria: in buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, ultimo Augusti MDXXIII.
Servitor Ludovicus Ariostus.

111

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Perché per sospecto della peste di Fiorenza e di Pisa sono stato consigliato non lasciare che la fiera si faccia, solita essere facta a questa Nostra Donna di septembre qui a Castelnuovo, con mala contentezza di questi homini dalle ville d'intorno, alli quali pure io desidererei sodisfare, quando senza pericolo di infettarsi io pensassi che si potesse fare, di farla almeno alla fine di questo mese, poi che non si è potuta fare a principio. E perché cognosco Vostre Signorie prudentissime e che non mi siano per consigliare se non fidelmente, mi è parso, prima che io determini altro, di ricorrere a quelle e pregarle che circa questo si degnino dirmi il parere loro: se sono di parere che io facci fare questa fiera a Santo Michele, non si innovando altro, o pure che per questo anno io la prohibisca in tutto, ché tanto exeguo quanto quelle mi consigleranno: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 4 Septembris 1523.
Di Vostre Signorie obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

112

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Lo Illustrissimo Signor mio mi ha qui mandata la qui annexa lettera, con commissione ch'io la rimetta per messo a posta a Vostre Signorie, acciò che ne habbi a riportare risposta. E così per lo exhibitore presente, il quale sarà Giovanni da Montepulsano, la mando; il quale Giovanni rachomando a Vostre Signorie per certo torto che già li fu facto, del che il povero homo è rimaso disfacto: e tutto quello che Vostre Signorie li faranno, o per iustitia o per misericordia, tutto serà bene collocato per essere persona da bene. Et a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi,. Septembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

113

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Heri hebbi una lettera dello Illustrissimo Signor mio, per la quale mi commette che io lo avisi di quanto serà sequito circa la cosa di Belgrado, et insieme mi mandò la copia di una lettera che per questo ultimamente ha scripto a Vostre Signorie; sì che, per non mancare del debito mio, mi è parso di mandare di nuovo lo exhibitore presente, acciò che mi riporti quanto di questo sia sequito. Prego Vostre Signorie che siano contente di compiacere in questo Sua Excellentia: et in buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando sempre.

Castelnovi, 17 Septembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

114

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Vostre Signorie ponno havere inteso come li figliuoli di Piero Madalena da Santo Donnino ammazzaro il Conte Carlo e la madre, loro Signori, et appresso sacheggiaro la casa; e perché intendo che queste robbe e le loro particulari appresso hanno fuggite e salvate a Gurfigliano, terra di Vostre Signorie, prego quelle che per amore dello Illustrissimo Signor mio, che di questo gravissimo delicto si chiama molto offexo, et etiam per la iustitia, siano contente di scrivere sùbito a chi parrà ad epse che tal robbe siano ritenute, come pertinente allo Illustrissimo Signor mio, e non comportare in modo alcuno che tornino in mano delli malfactori. Et a Vostre Signorie mi offero e rachomando.

Castelnovi, 19 Septembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

115

Magnificis et excelsis Dominis d. mihi observandissimis Octo Viris Praticae Rei Publicae florentinae etc.

Magnifici et excelsi Signori miei observandissimi.Non sono anchora dui anni ch'un ribaldo detto Giovanni di Pier Madalena, d'una terra di questa ducale provincia detta San Donino, fece amazzare il conte Giovanni, suo Signore e di quel luogo, il quale era da lui riconosciuto in feudo da l'Illustrissimo Duca mio. Ma la cosa non si è scoperta fin al presente, ch'esso di nuovo, accompagnato da alcuni ribaldi, ha morto un giovenetto e la madre insieme, figliuolo e moglie del detto Conte Giovanni, e totalmente ha extinto quella progenie; et appresso ha saccheggiato la casa, e statovi dentro molti giorni, et exhibitosi come herede: poi finalmente, havendomi il mio Illustrissimo Signore mandato il braccio di parecchi fanti da poter castigare lui e gli altri deliquenti, si è levato e, secondo che mi è riferito, si è ridutto ad Ugliano, iuriditione di Fivizano, dominio di Vostre Signorie. E perché le conventioni tra il mio Illustrissimo Signore e Vostre Signorie sono che li banditi de l'uno non possano stare nel dominio de l'altro, prego quelle che sieno contente di commettere al suo Magnifico Commissario di Fivizano che faccia pigliare questo ribaldo, e preso che sia, avisarmi, ch'io lo manderò a tôrre, o che per qualche altro modo operi ch'io l'habbia ne le mani, acciò che tanto e sì enorme delitto non resti impunito; ch'io simelmente, ad ogni riquisitione sua e d'ogni altro officiale di Vostre Signorie, serò prompto ad far il medesimo e cosa di maggior importantia di questa, quando me ne sia solamente accennato. Et in buona gratia di Vostre Signorie mi raccomando sempre.

Castelnovi, 24 Septembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Ludovico Ariosto
de ducale Carfignana Commissario.

116

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. M.o Io. Baptista de' Rossi, habitatore a Sillano, mi ha preghato ch'io lo ricomandi a Vostre Signorie; che, come quelle ponno sapere, ha costì hauto dal potestade una sententia in suo favore, ma pare che la executione di quella non possa fare venire a capo circa alle spese della lite. E perché, dove mi è occorso poterlo fare con iustitia, sono stato sempre favorevile alli subditi di Vostre Signorie, per quello tanto più arditamente domando il cambio da quelle; e così le pregho, prima per la iustitia, la quale per sé debbe esse anteposta a tutti li altri rispecti, e poi per amore mio, per inanimarmi a prosequire di bene in meglio in fare piacere alli subditi di Vostre Signorie che mi occorreno, che siano contente di non patire che più lungamente questo homo si consumi su l'hostaria, ma farli dare quella più presta expeditione merita la ragione, che ha dal canto suo. Et a Vostre Signorie in maggior cosa di quella mi offero paratissimo; in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, prima octobris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

117

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. L'exhibitore di questa è uno nostro da Vergemoli, al quale fu consegnato per dote um poco di selva su quello di Castiglione, e già 4 o 5 anni l'ha colta: hora li è prohibita dal Magnifico Vicario di Vostre Signorie, sì come a forestiero, perché forsi non vuole che il fructo vada fuori del dominio di quelle. Hora, havendo io compassione al povero homo, e parendomi che li subditi del mio Illustrissimo Signore siano ancho di Vostre Signorie, e che hinc pro inde debbino indifferentemente essere tractati, lo rachomando a quelle, che siano contente di non lo lasciare molestare, perché ancho io sono per fare il medesimo alli subditi di quelle, che so che hanno e selve et altre intrate da ricogliere in questa ducale provincia. Et in buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, — octobris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

118

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Lo exhibitore di questa viene a Vostre Signorie per expedire la cosa di Belgrado. E perché pare che alla liberatione sua resti l'havere la pace da alcuni che si chiamano offesi da lui, io pregho Vostre Signorie che si degnino di mandare per questi tali, perché quelle con una parola saranno più apte, a fare che la pace segua, che li parenti di Belgrado con ciò che ponno fare. Io testifico a Vostre Signorie che la liberatione di lui sarà tanto grata allo Illustrissimo Signore mio quanto cosa che al presente potesse havere da quelle, et altrottanto molesta quando veda che sia menata in lungo; et io in particulare lo accumulerò appresso l'altre obligationi che io ho da Vostre Signorie: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi,. octobris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

119

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io ringratio Vostre Signorie di quanto a' miei preghi hanno concesso a quello nostro da Vergemoli, che possa cogliere le sue castagne; ho ancho speranza che quando saranno seche e serà per extraherle non li faranno peggio che io sia per fare alli subditi di quelle. Hora, perché nel medesimo caso sono molti nostri che hanno similmente selve nel dominio di Vostre Signorie, li quali mi daranno molto da fare se particularmente harò da scrivere per ciaschuno, prego Vostre Signorie che siano contente de fare una commissione generale a tutti li suoi officiali che li nostri che hanno selve nelle iurisditioni loro le possino cogliere senza alcuno impedimento (ma non extraherle senza nuova concessione), che anch'io farò dal canto mio il simile, ché altramente le castagne andarebbeno a male, non essendo chi le cogliesse: sarebbe dannoso a molti e non utile ad alcuno. Et in buona gratia di Vostre Signorie sempre mi rachomando.

Castelnovi, 12 octobris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

120

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io ringratio Vostre Signorie della provisione facta circa che li nostri possino côrre le loro castagne nel dominio di Vostre Signorie, et io ancho farò il simile dal canto mio. Circa a quel Belgrado, io aviserò el Signore mio di quello che si è facto e di quanto Vostre Signorie mi scriveno. Appresso, lo exhibitore di questa è uno lombardo, subdito de l'Illustrissimo Signore mio, il quale ha una selva su questo di Castelnuovo: et haveva colte certe poche castagne insieme con alcuni altri, e sopra 3 asini le portavano verso casa loro, e su quello di Castiglione insieme con li asini sono loro state levate per commissione di quello Vicario; quasi tutto in uno tempo io feci fare qui il divieto che nessuno potesse portare fuora di questa provincia castagne, et appresso, ricercato dal dicto Vicario di Castiglione, insieme con sua Magnificentia sono convenuto che, trovando portare fuora di questa provincia castagne, che, anchor che dichiano haverle tolte in questa ducale provincia, e che siano senza mia bulletta, che le togli, che saranno bene tolte; ma perché, prima che io havessi facto questa conventione con il dicto Vicario, già questi poveri homini, non sapendo essere qui di questo alcuno divieto, havevano levate quelle castagne, et appresso per essere venuti di nuovo sotto la ubidientia del Signore mio, e per questo credendo di potere condurre via robbe come piacessi loro,sono caduti in questo errore, il quale appresso di me pare che meriti perdono: pertanto io ne ho scripto al dicto Vicario, e pregatolo che restituischi le robbe e le bestie. Sua Magnificentia mi ha risposto havere scripto questo caso a Vostre Signorie et aspectarne risposta. Mi è parso di scrivere anch'io per non tenere questi homini in tempo, e così prego Vostre Signorie che scrivino al dicto Vicario che renda queste robbe, attento che sono state tolte prima della conventione facta fra noi, e non importano alcuno danno al paese di Vostre Signorie, perché sono robbe di questa ducale provincia . Et in buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 17 octobris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Ludovico Ariosto
ducale Commissario.

121

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. L'havere io scripto più volte a Vostre Signorie e da quelle hauto risposta, e l'essere rimaso in buona e ferma conclusione e stabilimento di quanto s'habbia a sequire, hora mi fa stare suspeso dunde proceda che di nuovo siano impediti li passaggi de' sali ad Acconcio, officiale sopra questi per il mio Illustrissimo Signore, e che li sia bisogno mandare di nuovo a querelarsi a Vostre Signorie et a me di scrivere in suo favore. Sia processo dunde si voglia, prego quelle che siano contente di commettere alli suoi doganieri di modo che ugni giorno non ci impediscano li sali, e non diano questo incommodo a questi ducali subditi; ché, quando sia suspitione che Acconcio sia per lasciare parte di questi sali nel dominio di Vostre Signorie et usare alcuna fraude a danno delle intrate di quelle, epso si offerisce di dare pagatore di 500 e mille ducati costì in Lucha, e cauteggiare in modo Vostre Signorie che saranno sicure che grano non ne resterà nel suo dominio: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 19 octobris 1523.

Acconcio scrive e mandasi homo a posta per parlare più diffusamente circa questa materia: prego Vostra Signoria che lo expedischino bene e di modo che sempre non si habbi a ritornare da capo, e che per questo non si dia molestia allo Illustrissimo Signore mio.

Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

122

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. M.o Io. Baptista, exhibitore di questa, per il quale molte altre volte ho scripto a Vostre Signorie, pure si duole che, quantunque sia stato iudicato che la ragione sia dal canto suo, non ne può havere la executione circa le spese; et a me ricorre, come a quello che li pare che sia mio officio di havere in protectione lui e li altri subditi dello Illustrissimo Signore mio. Per questo di nuovo scrivo a Vostre Signorie, e le pregho che non comportino che li favori di alcuni particulari possino più che la iustitia, e non mi diano exempio che anch'io per favorire li miei, quando accada, usi questi modi verso li subditi di Vostre Signorie, perché dove la ragione vada di pare non sono per mancharvi: quando ancho si habbi a havere più rispecto alli subditi che a quella, forsi farò secondo me ne sarà dato la norma; pur mi confido che Vostre Signorie non mancheranno ne patiranno che la iustitia non habbi il loco suo. Appresso io feci intendere ad Acconcio quello che Vostre Signorie mi rispuoseno: epso si offerisce di dare a quelle la cautione che sia honesta costì in Lucha; hora expecto che le mi significhino di quanta somma vogliano che sia la pagaria. In buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 28 octobris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

123

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Vostre Signorie haveranno inteso lo assassinamento che fu facto a Santo Peregrino a quelli figliuoli e nipote di M.o Andrea da Santo Donnino, suoi cittadini. E perché ho informatione che uno di questi ribaldi dicto Donatello da Sommocolognora, il quale non pure questa ma molte altre ne ha facte di simile sorte, hora, per essere di nuovo bandito dal dominio di Signori Fiorentini, si riduce a Ciciorana, e non si potrebbe ire in fallo, ch'ivi si troverebbe; mi è parso di darne a Vostre Signorie aviso, acciò quelle, parendoli, mandassino secretamente il suo barigello a Fiattone, il quale è luoco molto presso a questa Cicerana; e come il bargello fusse mosso,mi mandasseno inansi lo aviso, che da una altra via manderei li miei balestrieri, acciò che tutto a uno tempo,cioè di nocte, giungessino a Ciciorana, ché facilmente potrebbe essere che costui e delli altri ribaldi si piglierebbeno quivi, che sarebbe la salute de queste terre e di Vostre Signorie e del mio Illustrissimo Signore. Se ancho quelle per la via di Fiattone o di Monte Perpori et altri loro loci vicini a Ciciorana potessino fare andare qualche spia sì che questi latroni si potessino fare cadere ne la reti, sarebbe opra laudevile. Io non cesserò dal canto mio di fare il simile et avisarne Vostre Signorie: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 3 novembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

124

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Già molti dì sono ch' uno Thomeo da Valico di Sotto rubbò uno mulo ad uno suo zio; et havendo io processo contra di lui, per essere figliuolo di famiglia, non è mai comparito né stato in loco dove io li habbi hauto potestade sopra. E perché il povero homo al quale è stato facto il danno, il quale è suo zio, ne riceve grandissimo detrimento, e ne potria uscire qualche scandolo, ché li figliuoli di questo a chi è stato rubbato potriano offendere o il padre o li fratelli di questo tristo; io, per vietare questo scandolo e per provedere alla indennità di questo povero homo, volentieri haverei il prefato Thomeo in le mani. E perché intendo si riduce al Borgho, prego Vostre Signorie che commettino a quel suo Vicario che, essendoli monstrato, lo ritenga a mia instantia, e mandando io per lui, me lo dia nelle mani, perché è bandito di questa provincia, e secondo li capituli nostri con Vostre Signorie non ponno negare questa gratia: alle quale mi rachomando.

Castelnovi, 6 novembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

125

Illustrissimo et excellentissimo Domino D. meo sing.mo Domino Duci Ferrariae etc. In Castris herberiae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Sùbito ch'io hebbi una di Vostra Signoria data a' dieci di questo, la quale mi fu portata per un di Frignano a' 16, sùbito mandai una persona di qui, assai destra, a Pescia et indi a Pistoia, e per altra via ho cercato et ho havuto aviso da Pisa e da Pietrasanta, e per un'altra da Barga, e non trovo che in alcuno di questi luoghi si faccia o se intenda ch'in altra terra di fiorentini si faccia gente d'alcuna sorte. Solo passando di qui un fante di questo paese cercava di comprare certi scoppietti: gli fu domandato che ne voleva fare: rispose che Polinoro da Vallico, homo pur subdito di vostra excellentia, haveva commissione da uno che guardia la porta di Pietrasanta di fare 150 fanti, con li quali haveva a passare in Lombardia per la via di Fornovo per intrare in un castello di non so che gentilhomo, ma non sapeva exprimere il nome né il loco: pur non ho poi sentito altro, e credo che ancho questa sia una fola. È ben vero che questo Polinoro è molto del conte Guido Rangone, et è stato molto tempo con lui soldato in Modana et altrove; io havrei mandato per lui, ma non si lascia trovare per essere molto fitto di debiti in questa terra. Se pare a vostra excellentia che s'habbia a rinovar la grida che nessuno possa ire al soldo fuore, me ne dia aviso: io la feci bene a' dì passati, anchore che io non n'havesse commissione. Li exhibitori di questa seranno il Moro dal Silico e li altri fratelli, de li quali a' dì passati vostra excellentia mi scrisse che io facessi che venisseno in campo, che darebbe lor soldo; si excusano se fin qui hanno diferita la loro venuta: è stato per povertà e non havere havuto il modo di levarsi; il che molto ben ho lor creduto perché so che sono poveri. Hora che hanno colte certe loro castagne, che è quella poca facultà che hanno, vengono; se vostra excellentia darà lor recapito, credo che ne havrà buon servitio, perché credo che sieno valenti, e fidelissimi a chi servono. Altro non occorre: in buona gratia di vostra excellentia mi raccomando sempre.

Castelnovi, 20 novembris 1523.

Io feci che Pierino Magnano scrisse a Pistoia ad un suo amico fingendo che haveva sentito che vi si dava danari, il che essendo vero voleva mandare certi suoi amici a pigliarne: questa è la risposta ch'io mando qui inclusa.

Servitor Ludovicus Ariostus.

126

Illustrissimo et excellentissimo Domino d. meo sing.mo <Domino> Duci Ferrariae. In Castris Herberiae.

Illustrissimo et excellentissimo Signore mio. Io hebbi una di vostra excellentia di 3 di Novembre, non hieri, l'altro, che n'havamo 21: il portatore fu un prete, che mi dissi haverla havuta da uno da Sillano che diceva haverla havuta da un altro; la quale era in risposta di molte mie. Replicare non mi accade altro, se non circa quelli assassini che praticavano a San Pelegrino, che se io per me fossi sufficiente a farli pigliare, non domanderei a vostra excellentia aiuto; ma li balestrieri ch'io ho qui non sono atti a farlo, ché li assassini prima sono più di loro, poi, quando li balestrieri si parteno da Castelnuovo(come altre volte ho scritto), li avisi correno sùbito intorno, e sempre vanno indarno. Questo Donatello e Cecarello, capi di questi ribaldi, al presente sono stati di novo banditi dal commissario di Barga e molto perseguitati da lui; lui ha scritto a me et io a lui per haverli ne le mani: non so come la cosa succederà. Si eran ridotti a Cicerana, terra di Vostra Signoria qui presso a 4 miglia, e quivi stavan sicuri perché v' havevan le spalle di questi figlioli di Pelegrino dal Silico et altri banditi che tuttavia stanno in quel loco. Hora che li figlioli di Pelegrino eran per venire a trovare vostra excellentia (ché non so se saranno venuti), rimaranno disarmati de le miglior difese che havevano, e forse quello che non si è potuto far sin qui, hora si potrà fare. Ma quando ancho fosseno stati sì arditi che fossino venuti in compagnia loro a trovar vostra excellentia, quella potrà fare quello che le parrà il meglio. Dicole bene che ha una bella occasione di purgare questo paese di molte male herbe, ché credo che ancho quel Battistino Magnano, che appresso a Bernardello è il maggior assassino che havesse questo paese, si trovi al soldo di vostra excellentia,e se non v'è al presente è stato male a lasciarlo partire, ché pur intesi che v'era. È ben vero che questo paese resta, anchora senza questi, con qualche bandito, ma non sono assassini come questi altri. Circa a quelli di Pier Madalena, poco più gioverà loro il lor clericato, perché furon banditi la forca e confiscati li lor beni, come n'ho scritto difusamente a m. Bon.ra. Io scrissi al commissario di Fivizano per havere Zan Madalena, che alhora era in quel loco, e mai non me n'ha dato risposta; adesso non so dove sia, ma me ne informerò più certo e ne aviserò vostra excellentia. Appresso mi venne una lettera da Lucca che mi avisava come Medici era creato papa; la qual nuova come si udì da questi di Castelnuovo, parve che a tutti fosse tagliata la testa, e ne sono intrati in tanta paura che furo alcuni che mi volean persuadere che quella sera medesima io facessi far le guardie alla terra; e chi pensa di vendere,e chi di fuggir le sue robe. Io mi sforzo di confortarli, e dico lor ch'io so che stretta amicitia è tra vostra excellentia e Medici, e che non hanno da sperar se non bene. Mi è parso di darne a vostra excellentia aviso, acciò che se quella ha qualche cosa con la quale io possa lor dar buono animo, si degni di significarmila, e se non l'ha, almeno di fingerla. Altro non occorre: in buona gratia di quella mi raccomando.

Castelnovi, 23 novembris 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

127

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Mentre io andavo investigando come informarme di certo dove si ritrovasse Gian Madalena per avisarne vostra excellentia, secondo ch'ella per la sua di 3 di questo mi havea commesso, mi è stato riferito, come hier sera, che fu lunedì, giunsero a San Donino, cioè Giovan Madalena e li fratelli Olivo e Nicolao da Ponteccio, e quell'altro che intervenne a l'homicidio del Conte Carlo, detto il Sartarello, e Genese, il quale già amazzò il conte Giovanni, et altri che sono circa a 14: e così vi si ritrovano al presente. Li balestrieri non sariano atti, non che a pigliarli, ma né ad affrontare, maxime in quel loco, dove sono in le case che pretendono che siano loro, et in quel commune dove sono più favoriti che non v'erano quelli povari conti. Vostra excellentia si degnerà avisarmi quanto le parà ch'io faccia, o possa fare: in bona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 24 novembris 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.


128

Al Magnifico mio honorando m. Bon.ra <P>istofilo ducale secretario etc. In Ferrara.

Questo Coiaio, del quale ho scritto, sta pur in questa terra e si lascia vedere, e dubito che domani, che è il giorno del mercato, si farà vedere su la piazza. Io non posso pensare che questa presumptione venga da altro che sia qualche trama che, se li balestrieri si movano per ire a pigliarlo, di far lor danno e vergogna, e dar forse principio a qualche ordine già tramato con barghesani: io, fin ch'io non ho aviso da voi, son per serrar gli occhi, ché credendo di far bene non vorei far male. Quando il Signore nostro havesse buona intelligentia col papa novo e con fiorentini, e non dubitassi di cose nuove, saria di far di dui effetti uno: o mandar qui fin a 25 fanti, o scrivermi ch'io comandassi Bastiano, suo zio, e tutti li Coiai, cioè Nicolao, Bartolameo, e Fantino e Bernardino, tutti fratelli di Franceschino, dinanzi a sua excellentia, sotto quella pena che gli paresse, perché in casa loro si riduce e si è ridotto altre volte. Le alligate mandavo per uno da Molazana: ma è ritornato indrieto con le lettere, perché dice tra via havere inteso che'l Signore nostro si è partito da Reggio e va verso Milano; per questo io mando questo messo a posta, che vi venga a ritrovar dove voi siate: a Vostra Magnificentia et a m. Opizo et alli amici mi raccomando.

Castelnovi, 26 novembris 1523.
Ludovicus Ariostus.

Scrivendo il Signore ch'io comandi costoro a Ferrara, vi prego facciate che non paia a mia instantia, ma sì bene ch'io habbia avisato che questo Franceschino sia stato qui.

129

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Hoggi uno mandato da gli homini di Meschioso mi hanno dato una lettera di vostra excellentia, per la qual mi commette ch'io lasci a quelli homini cavare di questa provincia tutte le castagne che hanno colte ne le selve lor proprie o in quelle che hanno condotte ad affitto. Prima ch'io habbia dato lor licentia, ho voluto avisare vostra excellentia che questa provincia si truova in gran carestia, che hora il frumento si vende 20 bolegnini il staiolo, assai minore del nostro staro di Ferrara, e le castagne, perché ne sono state pochissime, sono in più prezzo che sieno anchora state poi ch'io son qui, e già son fatti cinque o sei mercati, che in tutto non è comparso più ch'un sacco di grano. Intorno intorno tutte le tratte son serrate, ché da nessun luogo ne può venir granello; di Lombardia, che forse ne potria venire, non ne compare se non pochissimo: né ancho ce ne verria, se non fosse ch'io ho fatto un ordine che chi porta un staro di frumento o d'altro grano, può portar fuore due di castagne. Se vostra excellentia, inteso che habbia questo ch'io scrivo, sarà pur di volontà ch'io lasci portare fuore le castagne a tutti li subditi lombardi suoi, io la ubidirò, ma questa provincia si affamarà di modo che di questo havrà poco obligo a vostra excellentia. Queste prohibitioni c'ho fatte sono a mio danno, ma ho preposto l'utile commune al mio, perché per ordine antico li commissarij pigliano tre quattrini di ogni soma di roba da mangiare che va fuore. Vostra excellentia commandi, alla quale mi raccomando.

Castelnovi, 26 novembris 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

130

Illustrissimo et excellentissimo Domino D. meo <s>ing.mo Domino Duci Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Perché a' dì passati vostra excellentia mi commise che s'io sentivo che di qua si facesse movimento alcuno io gli desse aviso, hora gli fo intendere come le genti d'arme di fiorentini si raccolgono a Pisa, cioè genti a cavallo, e si sono cominciate ad inviare a pezzo a pezzo. A Pietrasanta ne alloggiaron certi pochi, e dicevano quelli che aspettavano cinquecento cavalli per dirizzarsi alla volta di Lombardia: non m'ha saputo dir colui che ha portato l'aviso se siano homini d'arme o cavalli liggieri, se non che erano tutti coperti a ferro. Bastiano Coiaio m'ha detto questa matina che ancho a Pisa si dà denari a fanti: manderò hoggi persona a posta ad informarmi meglio. Intanto ho voluto mandare questo messo, sì perché porti questo aviso, sì ancho perché desidero risposta di molte lettere che a' dì passati scrissi. Havevo mandato un altro, ma non è stato ardito di passar Reggio, e mi ha referito che le strade son rotte, e che ha mandate le lettere per via di m. Hieronymo Nasello. In buona gratia di Vostra Signoria mi raccomando.

Castelnovi,. Decembris 1523.
Servitor Ludovicus Ariostus.

131

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici e potenti mei Signori observandissimi. Havendo il Vicario di Galicano ricercatomi ch'io facci pigliare a sua 'stantia uno Augusto di Piero Andrea da Verni, l'ho facto pigliare e l'ho nelle forze miei ad ugni requisitione di Vostre Signorie, con speranza che habbino a fare il medesimo quando alcuni delli banditi di questa provincia ducale vengano nel suo dominio. Poi ch'io l'ho facto pigliare, li homini nostri del comune di Carreggine mi hanno facto gran querela di questa captura, dolendosi che epsi lo havevano facto venire per condurre una certa pace nel loro comune, et epso era venuto sicuramente, non sapendo delle conventione e capituli che sono fra Vostre Signorie e lo Illustrissimo Signore mio, e per questo mi facevano instantia ch'io lo lasciassi; e vedendo ultimamente che senza voluntà di Vostre Signorie io non sono per lasciarlo, mi hanno pregato che io scriva a quelle in suo favore e che io li rachomandi. Quello che importi il suo caso io non so: io vorrei fare piacere ad ugni uno, ma non mai contra la iustitia. Quando, lasciandolo, e per questo succedendo questa pace nel comune di Carreggine, habbi ad essere più utile che a punirlo delli delicti che li sono imputati, prego Vostre Signorie che siano contente ch'io lo lasci; quando sia ancho altrimenti, quelle faccino e disponghino come loro pare, ch'io non mi partirò dalli comandamenti loro: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 24 Decembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

132

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io ho consegnato il prigione al barigello di Vostre Signorie: quelle ne disporranno quello che alloro piacerà; e non solo in questo, ma in ugni altra cosa dove io crederò di fare piacere a Vostre Signorie sarò sempre promptissimo, con fiducia che quelle habbino a fare il medesimo verso il Signore mio. Ben le prego che il Capitano e li balestrieri nostri che l'hanno preso e condurranno sino al Borgo siano rachomandati a Vostre Signorie, che non faccia loro peggio che il Signore mio, che di ugni captura di bandito vuole che il Capitano habbi 4 ducati e li balestrieri uno ducato per uno. E perché a questi balestrieri è stato dicto che questo prigione ha certa taglia drieto, quando sia vero, non dubito che Vostre Signorie siano per manchare. Di ugni cosa che a me ne provenisse ne fo uno dono a Vostre Signorie: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 27 Decembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

133

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. L'hesibitore di questa, Giovanni da Santo Nastasio, è quello al quale Vostre Signorie a' miei preghi concessero di cogliere una sua selva che ha nella Vicaria di Castilione; et io mi contentai alhora di questo, con speranza di fare che poi permutasse le castagne colte con qualcuno de' subditi di Vostre Signorie che similmente havesseno selve in questa ducale provincia. Ma li subditi di Vostre Signorie sono stati più cauti, che hanno extracto, non so come, le loro castagne senza ch'io sia stato richiesto a dare loro licentia, o ch'io l' habbi saputo, né questo povero homo è per havere le suoi castagne per permutationi, ma bisogna che le obtenga di gratia. E per questo io lo recomando a Vostre Signorie, e le prego che epso (non obstante alcuno divieto) possa havere il suo, offerendomi, quando accada, recompensare li subditi di Vostre Signorie in maggiore cosa di questa: alle quali mi rachomando.

Castelnovi, 27 Decembris 1523.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

134

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Lo exhibitore di questa è uno povero homo, il quale fu conducto da uno lombardo ad andare a caricare certe castagne che erano a Massa, qui di mia iurisditione, per portarle in Lombardia; et epso povero homo, havendo tolti li asini in presto e credendo che colui che lo havea conducto havesse licentia, lo andò a servire, e quando fu su quel di Castiglione li fu dalla famiglia del Vicario tolto li asini e le some: et havendo alhora dato sicurtà di rapresentare dicta robba, li furon restituiti li asini. Hora la sicurtade è astretta ad rapresentare li asini, come epso più diffusamente conterà il caso suo, del quale il Vicario di Castiglione è benissimo informato e monstra di haverli compassione non meno di me, pure si recusa, ché quello che epso ha facto non può tornare indrieto senza gratia di Vostre Signorie. Io rachomando in somma questo poveretto a Vostre Signorie, il quale non ha al mondo cosa che sia suo se non grave famiglia, alla quale affaticandosi e stentando fa le spese al meglio che può: e da una parte li è minacciato da colui di chi sono li asini, e dall'altra dal lombardo di chi erano le castagne, che è homo di pessima sorte. Prego Vostre Signorie che per clementia e pietà et attento la innocentia e povertà di costui et appresso per mio amore sia contenta di farli restituire tutto quello che li è stato tolto, offerendomi anch'io, quando troverò alcuni delli suoi subditi in simile fallo, d'haverli per amore di Vostre Signorie misericordia: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 12 Ianuarij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

135

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo sing.mo D. Duci Ferrariae. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Ho visto quanto vostra excellentia mi commette c<irca la lettera per> la quale a' dì passati ella m'havea dato authorità di pot<er fare accordi> e compositioni, acciò che questi subditi fuggissino li dispendij <de la iustitia>, e che, s'io l'ho fatta registrare, ch'io la cancelli. Io semp<re ubidirò a vostra excellentia>, o vengamene honore o biasmo, pur io dirò questo: ch'io non havuto consideratione in quanto vilipendio mi sia per porre vo<stra excellentia pur di> satisfare alla ambitione et avidità del capitano, il quale non s<i accontenta di> far solo l'officio suo e buona parte del mio, ma vorebbe che <si facesse a lui> ricorso d'ogni cosa, né io facessi alcuna cosa se non con lo ter<mine che lui mi> dessi, e mai non cessa d<i> smaccarmi ne l'honore dove possa: <dove invece mi> smacca nel guadagno, ne tengo poco conto. Io l'ho lasciato far<e cose> pel passato che a me s'appertenevano, credendo che andassi a buo<n fine, e che> li bastassi che'l guadagno fosse suo, senza volere ancho tutto l'hon<ore e lasciar a me la> vergogna, e parte ancho l'ho fatto per non contendere con lui <e poter vivere in> pace; ma io non ho già mai impedito lui nel suo officio, se non <quando talvolta> mi sono interposto d'accordare alcuni poverhomini per non li lasciare s<enza difese>, sempre senza alcun mio guadagno, come me ne sarà sempre <buona testimone> tutta questa provincia. Ma esso, che di tal cose havria saputo, e <bene, trarre> guadagno, per smarire che alcuno non venisse a me, n'avea <già fatto> condennare alcuni di questi che venivano in venticinque lire, per <disubidientia alli> statuti; la qual cosa arrecandomi io a vergogna, have<vo scritto a> m. Bonaventura, perché la facesse intendere a vostra excellentia, e <che quella> mi chiarisce se le pareva che io m'interponessi in alcuna c<ontroversia; non> le parendo, mi bastava d' haver nuova scusa, ché non per m<io guadagno o> per lasciarmi uccellare dal capitano, ma per volontà di vostr<a excellentia, io mi> pigliavo simili fatiche. Parve a quella di far scrivere la <lettera che mi fece> scrivere, e che hora io le rimando, la quale, come io hebb<i ricevuta> la commissione, feci registrare nel libro de li statuti, dove ; la quale cosa essendo già passata in notitia di tutta questa pr<ovincia>, <mi> fa cancellar detta lettera. Vostra excellentia può ben vedere quan<ta vergogna me> n'habbia da seguire, maxime che'l capitano farà questa cosa in a tutto il mondo che m'habbia fatto parere una bestia. H vostra excellentia che al capitano non vorà ch'io volontà che questa lettera si cancelli di su il registro, lo può <fare, non già con mio> biasmo, ma più presto con mio honore; <e cioè di>ferendosi a far tal cancellatione, finché io esca di officio: <frattanto io> non mi interporrò in alcuna cosa, sì che il capitano si <debba lamentare> ch'io gli turbi il suo guadagno; poi alla mia partita, rivocando <vostra excellentia una> tal lettera, non si farà carico ad alcuno, anzi io ne guadagnerò qualche <honore, parendo> che quella habbia havuto in me quella fede che poi non vorà havere ne<gli alt>ri. E perché vostra excellentia non creda che questo habbia ad essere lungo tempo, s<i> ricordi che a' sette giorni de febraio proximo saranno compiuti <dui> anni ch'io sono in questo officio; il quale volentieri muterei in uno dove io fossi più vicino a quella, quando con sua bona gratia <p>otessi farlo, come sarebbe il commissariato di Romagna, ché <per q>ualche pratica ch'io ho pur imparata qui in Grafagnana, mi daria <da sperar>e di far meglio quello officio ch'io non ho saputo far questo. Et in <buona> gratia di vostra excellentia mi raccomando sempre.

Castelnovi, 12 <Ianuarij> 1524.
humillimus Servitor Ludovicus <Ariostus>.

136

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo sing.mo Domino Duci Ferrariae etc.

<Illustrissimo et> excellentissimo Signor mio. Se hieri havessi saputo che 'l capitano de <la Ragio>ne qui di Castelnuovo fosse per venire a Ferrara, non mi sarei <distes>o in lungo a scrivere a m. Bonaventura la mala condicione in che si <tr>uova al presente questo paese per causa di cinque o sei ri<b>aldi che sono ritornati al lor solito exercitio, perché, meglio ch'io non lo posso scrivere, il capitano prefato, così bene infor<mato> come io del tutto, lo potrà riferire a bocca: e forse <t>roverà più credenza che non hanno fatto sin qui le mie lettere. <S>olo prego vostra excellentia che per honore et utile suo e salute di <que>sta provincia sia contenta di ascoltarlo circa li portamenti che fa Bernardello con séguito di qualche altro, e come <si> portano quelli di Pelegrino dal Silico, che qui si dice c'hanno <hav>uto la gratia da vostra excellentia, e di quello che di nuovo <fa> Baptistino Magnano con Donatello, Cecarello et altri <assassi>ni publici, et in che disperatione si truova questo paese, <il qua>le estima non essere in alcuna memoria di vostra excellentia. <Altro> non occorre: in buona gratia di quella mi raccomando.

<Caste>lnovi, 21 Ianuarij 1524.
<Servitor Ludovicus Ariostus>.

137

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo observandissimo Domino Duci Ferrariae.

<Illustrissimo et excellentissimo Si>gnor mio. Se vostra excellentia havesse havuta una mia lettera per <la quale> significavo che colui ch'era venuto in favor di ser Tomaso <Micotto> in nome de la Vicaria di Trasilico, era stato mandat<o d>a alcuni pochi che sono con il lor potestade in liga a rubare et a scorticare il resto de la Vicaria, non credo che fosse stato prestato più fede a quella lettera, che falsamente era in nome di tutta quella Vicaria, che alle mie, che non contengono mai falsità né bugia alcuna. Io havevo data quella lettera ad uno da Cicerana, il quale penso che la portò in luogo ove fu aperta e non lasciata <and>ar più innanzi, e credo che sia rimasa qui a Castelnuovo. Pur, ritrovandosi il capitano di Castelnuovo costì, e volendo vostra excellentia pigliare informatione che homo sia detto ser Tomaso, e <qu>anto tiranicamente e contra la volontà de li tre quarti <di> quella Vicaria occupa quello officio, esso capitano ne <pot>rà dare vera informatione a quella; e se ancho gli pare di far scrivere a qualc'homo da bene particolare in questa <pro>vincia, e dimandare informatione di costui, credo che <t>utti riferiranno a una voce che gli è un gran tristo, sal<vo> Pierino Magnano che è suo cognato, che perhò, se gli <è> dato sacramento, non lo sapria negare, e Bastiano Coiaio <che pur> non ne diria male, parte perché è cognato d'un suo p<arente>, parte ché sua natura è d'havere la protectione <de li> giotti; tutto il resto si concorderiano meco <V>ostra Signoria che s'habbia quando se <ne la> ellectione di questo potestade si havesse a chiama<re un homo per c>asa, et alla presentia del commissario s'havesse a porre <il parere per> ballotte, che così la cosa succederia senza fraude; <ma dove> solo se ha da chiamare li Sindici et officiali de li commu<ni> che lo ellegano, li poverhomini ne restano fraudati, perché t<utti questi> Sindici et officiali ogn i ano si elleggono per volontà de <gli> officiali e Sindici vecchi e del potestà, sì che haver<anno> ser Tomaso. E chi tien con lui disegnato di continuare <nel> suo officio, han procurato che siano fatti sindici et of<fi>ciali quelli che san che saranno in suo favore, et adesso son <certo> che non cesseran per mezo di partiali e per tutti li altri <nominati> di confermare questi ellectori ne la sua intentione; <ma se> un homo per casa havesse da dare il suo parere a ba<llotte>, nessuno potria essere ingannato. Esso spiera che <al tempo> che sarà il termine del suo officio io non habbia <ad essere qui>, e che havrò havuto il successore; e che poi guid<erà le cose> meglio a suo modo che non potrà fare essendoci io, <come> mi è stato riferito che Bastiano Coiaio ha detto. <Non havendo a> star qui, quando fosse con bona gratia di vostra excellentia, e <trovandomi da> quella proveduto o d'altro officio più vicino, o d<i esserle> appresso, con conveniente condicione, io havrei di gra<dimento> il levarmine; non di meno, o dovendo star qui o dov<endo partirmi>, sempre desidererei che la iustitia ha<vesse luogo> che quello ch'io scrivo stratiati e depressi. Vostra excellentia determini q<uello che le pare>: a me basta di essere scarigato appresso a Dio <et a gli h>omini che vedono come le cose passano, che per me non <altro si cer>ca che la giustitia habbia luogo. Et in buona gratia <di> vostra excellentia mi raccomando sempre.

Castelnovi, 23 <Ia>nuarij 1524.
Ser<vitor Ludovicus Ariostus>.

138

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io ringratio Vostre Signorie di quanto m'hanno scripto, che per mio amore sono contente che li asini e le castagne siano rendute a questo povero homo exhibitore di questa; ma maggiore saria l'obligo mio se fusse seguito lo effetto. La causa per che il Vicario di Castiglioni non habbi voluto rendere le castagne non so, né di lui mi vo' dolere non la sapendo; pure la compassione ch'io ho a questo povero homo, ch'ogni dì mi torna a piangere dinanzi, mi sforsa di nuovo rachomandarlo a Vostre Signorie, le quale prego che, veduto il bisogno del poveretto et il poco guadagno che di questo può resultare a chi li ritiene dicte castagne, faccia che'l dono che già m'hanno facto habbia executione: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 26 Ianuarij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

139

Illustrissimo et excellentissimo Domino D. meo sing.mo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signore mio. Se vostra excellentia non mi aiuta a difendere l'honor de l'officio, io per me non ho la forza di farlo; ché se bene io condanno e minaccio quelli che mi disubidiscano, e poi vostra excellentia li absolva, o determini in modo che mostri di dar più lor ragion che a me, essa viene a dar aiuto a deprimere l'authorità del magistro. Serìa meglio che, s'io non ci sono idoneo, a mandare uno che fosse più al proposito, che guastando tuttavia quello che bene o male io faccia si attenuasse la maestà del commissariato, sì come è accaduto ne la rivocatione de la lettera già registrata, come ne l'absolutione di ser Tomaso e confirmatione c'habbia a proseguire l'officio fin al suo termine, et altre cose che non voglio hora replicare. Se tale ignominie si facessine a me solo, non ne farei parola, perché vostra excellentia mi può trattare come suo servo; ma redundando tali incarichi più ne l'honor de l'officio e subsequentemente a far le persone con chi ho da praticare più insolenti verso li lor governi, non mi par di tolerarlo senza dolermine a vostra Signoria. Di nuovo vostra excellentia può havere inteso, perché n'ho scritto a mastro Bonaventura (se quella lettera sarà perhò giunta prima di questa), come quelli da le Verugole hanno prigione quel Genese che amazzò il conte Giovanni da San Donino; et io mandai sùbito sùbito un messo e poi li balestrieri per farlo condurre qui. Essi ricusaro di darmilo, dicendo che n'haveano avisato mastro Bonaventura, e finché non havessino la risposta non erano per farne altro. Parendomi che non ci fossi l'honore de l'officio, riplicai con lettere che essi lo conducessino qui, e mettessino per loro chi volessino che intervenisseno alli examini, ch'io non ero per farne se non quanto volea la giustitia. Non mi hanno rescritto altro, se non che m'hanno mandato a dire a bocca pel messo che non me lo vogliono dare, et hanno di più usato parole, prima alli balestrieri e poi al secondo messo, che sanno che io havevo preso denari da li Madaleni, e per questo io non havevo fatto bruciare le lor case, e che dubitano che s'havrò questo Genese in mano io lo lasci per danari. Se appresso all'insolentie che per tutto il paese fanno questi di Simon prete, come vostra excellentia ne debbe saper qualche cosa (ché già non è mancato per me di darne aviso), et al tenere di continuo banditi ne le ròcche appresso a Bernardello, anchora vostra excellentia vol comportare che non rendano ubidientia al commissario, prego quella che mandi qui uno in mio luogo che habbia miglior stomacho di me a patire queste ingiurie, ché a me non basta la patientia a tolerarle. Io non so quello che vostra excellentia determini circa a Bernardello, che non havendo pace da alcuno di suoi nimici, de infiniti che n'ha, debbia stare nel paese dovunque voglia, e col favore di questi da le Verugole havere sempre séguito di compagnia armata, e ne' suoi bisogni haver ricorso ne la miglior fortezza che in queste parti habbia vostra excellentia, tuttavia séguiti di mettere taglie, come altre volte n'ho scritto et ancho mandato a dire a bocca pel capitano de la Ragione. Ma se né a questo, né alli assassinamenti che fa Battistino Magnano e Donatello et altri ribaldi che hanno preso il campanile di Carreggini e vi sono stati parecchi giorni dentro come in una lor fortezza, non pare a vostra excellentia di provedere, io non me ne debbio pigliar più cura che essa voglia. Ma dove importa tanto smaccamento de l'honor mio, io vo' gridare e farne instantia, e pregare e suplicare vostra excellentia che più presto mi chiami a Ferrara, che lasciarmi qui con vergogna: in buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, 30 Ianuarij 1524.
Servitor Ludovicus Ariostus.

Appresso, il messo c'ho mandato la seconda volta mi ha riferito che Bernardello dice c'ha preso costui come suo nimico et ad instantia d'un grande homo, e che non è per darmilo. Poi il prete de le Verugole ha detto havere havuto due lettere da li officiali di luchesi, sul qual territorio l'han pigliato, che fanno instantia che sia lasciato per un salvo condotto c'havea questo Genese da' suoi Signori, e già cominciano questi da le Verugole a porre in disputa se costui sia ben preso o mal preso, come essere n'habbiano essi li giudici.

140

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo sing.mo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo. Circa quanto vostra excellentia per ricuperatione de l'honor mio <ha deter>minato che s'habbia a fare quando sarà tempo di confirmare o di <eleggere> di nuovo il potestà di Trasilico, io ne resto molto ben con<tento> e satisfatto da quella, alla quale rendo infinite gratie; così <di> questo, come ancho di haver comesso che Genese mi sia dato <ne> le mani, il quale, prima che le lettere di vostra excellentia sien giunte, io l'<ha>vevo havuto: e così l'ho nel fondo de la torre con li ferr<i> a' piedi, né temo che mi sia tolto, perché non mi fiderò a <comp>iacentia d'huomo del mondo alleggerirli la prigione, <com>e io feci al Moro dal Silico. Domani fo pensiero <di comin>ciare ad examinarlo, ché qui è rimaso luogotenente d<e la Ragione> un m. Achille Granduccio di questa terra, il quale già <fu giu>dice al Maleficio a Ferrara, che serà ottimo <per tale> officio, perché c'è pratico et homo da bene, e <.... tut>tavia con lui. Se poi vostra excellentia vorà manda<re il commissario di> Frignano o altri, il potrà fare: ma non acca<de, perché G>enese è già condennato la vita per la morte <del conte Gio>vanne, ché mastro Ludovico Albinello alhora Capita<no lo ha c>ondennato, e la condennatione appare sul libro de' Malefi<cij>, sì che non accade a darne altra sententia, e quando ancho <accadesse>, questo mastro Achille si oferisce di fare il bisogno; il <commissario> di Frignano non potria venir qui senza spesa di questa <provin>cia, e questi homini fuggeno le spese più che ponno: se <a> vostra excellentia pare che facciamo la cosa da noi o pur si <aspe>tti altro mandato, quella faccia <il voler suo. Se c>ontra Simon prete io havessi scritto alquanto gagliarda<me>nte, tratto un poco dal sdegno che mi negassino di dar <que>sto prigione, io mi emendo, e non voglio dar la colpa a Simone, perché so che sua intentione era di darmilo sùbito che io lo richiedetti, et ancho li altri suoi figlioli c'hanno più senno erano del medesimo parere; ma solo il, il quale ha assai de l'arrogante e si tien troppo savio, viet<ava in>sieme con Bernardello et altri simili a lui che non mi <fosse> dato. Quando ho mandato a tôrre il prigione, Bernarde<llo insieme> col prete erano andati non so dove: Simone <mi haveva> mandato a dire ch'io lo mandassi a tôrre, e <chiedendomi> scuse e domandandomi cento perdonanze l<o consegnò> alli balestrieri. Serà ben fatto, a mio pa<rere et ancho di> Simone, a non lasciare che Bernardello en<tri per qualche> tempo in quelle ròcche, perché è con troppo dispi<acere di tutto il> paese ch'un scelerato come quello habbia <ad habitarvi>. E se per havere già morto Bertagna, e, merita qualche gratia, secondo le gride <che furono> fatte, s'intende perhò (sì come ancho <fu da me publi>cato) c'habbia gratia havendo le paci da li <suoi nimici, et in>tanto si può contentare d'un salvo condotto, m<a non che> debbia andare per tutta la provincia a suo modo. Circa gli altri banditi, sono stati (come il capitano <ne havrà> riferito a vostra excellentia) un gran pezzo a Cicerana e <poi sono iti> a Careggine, e stato qualche giorno quivi fortificati <nel campa>nile de la chiesa; poi sono ritornati a San Romano <dove> stanno il più del tempo in la canonica di quella chiesa <presso m. Nicolò, cognato> di Pierino Magnano: e quando li balestrieri sono iti a tôrre questo prigione, dicono d'haverli <veduti> da lontano che erano circa diciotto, e mai non vanno in m<eno> di 15, e sempre dove vanno si riducono alle chiese, e <qui>, da chi per amicitia, da chi per paura, si fanno portare mangiare as<sidua>mente da gli homini de la terra; e per questo io non posso conden<nare né> li communi né gli homini particolari, ché non si può provare <che> altrove habbiano recapito che da li preti, contra li quali io n<on ho> authorità: e già l'ho domandata alli vescovi di Lucca <e di S>arzana, e non me l'hanno voluta dare. Io non vegh<o modo> alcuno da farli dar ne la rete, perché li nostri balestri<eri non sono> atti affrontarli per sé; chi domandasse soccorso a lu<chesi e fioren>tini, non credo che mandassino lor bargelli fin qu<i, per esser tr>oppo discosti: e quando ancho li mandassino, no<n potrebbono man>darli tanto secretamente che li banditi non f<ossino advertiti, et ha>vriano tempo di levarsi; né homini del paese m<ai potrei man>dare che non fusson di factione, e qui tutte quest<e famiglie> hanno uno ordine, che come una factione <si muove>, sùbito quelli de l'adversa parte avisano li lor <seguac>i in l'altre terre. Circa questo, già son parecchi dì <che il commis>sario di Barga è meco in pratica ch'io lo tenga a<visato> dove questo Donatello e Baptistino e li compagni si <ridu>cono, e che quando mi manderà un homo, il quale già io co<nosco et> è de la factione contraria di questi ribaldi, ch'io mandi <sùbito> li balestrieri, perché havrà in ordine parecchi homi<ni da prendere li> assassini: io non ho mancato di far sempre il deb<ito mio, ma> non siamo mai venuti a concl<usione> <sùb>ito in questa terra e di qui volano dove poi bisogna. <Se c>on questi balestrieri fussino dieci o dodici fanti, sì che <senza> richiedere homo del paese io potessi porre venticinque <homini> insieme, il Capitano de' balestrieri mi dice che anderia per tutto, <e> non lasceria fermare questi tristi in luogo alcuno. Et ha<ve>ndo questo braccio, bisogneria un'altra cosa a mio giudicio: che'l <de>tto capitano havesse commissione da vostra excellentia che in tutti <q>uelli luoghi dove trovassi che banditi fussino alloggiati, <che> ci fussino o non ci fossino li banditi alhora dentro, ca<cciasse sù>bito il foco, e maxime in le canoniche de le chiese, <e most>rassi il capitano farlo come da sé. Io son st<ato più> volte in animo di far bruciar questa canonica <di San Romano>, che non è mai sì povera che non habbia qualche ban<dito; e g>ià due o tre volte v'ho mandato li balestr<ieri> <a>lcuno, che quando sono intrati dentro hanno tr<ovato anchora> il letto caldo, e non è possibile che'l bandi<to non vi fosse alho>ra: pur tutta la terra è stata unanim<e a negare di haverlo> veduto. Questo San Romano è luogo alto, c<he gli homini non> vi ponno ire che non sieno veduti. Io, come <ho detto, volevo> comandar che brugino quella canonica, poi ho h<avuto timore> che quel m. Nicolò che è sollicitatore a Roma non <soffra> qualche fastidio in Roma: ma se vostra excellentia com<anda al ca>pitano quanto ho detto, saria un'opera santa; e far <altretanto> al prete da Sillano, a quel da Ogno, da Cicerana, da <Carreggine e> finalmente a quante chiese sono in questo paese, ché <tutte, parte> perché li preti voglion così, parte perché non ponno fare <altrimente, servono di> ricetto di banditi. <Poic>hé vostra excellentia mi scrive che'l comissario di Frignano è per venire prima <a> Ferrara che possa venir qui, io diferirò di mandarli la lettera <a lu>i direttiva, finché da vostra excellentia havrò altro aviso. <Circa> al salvocondotto che questo Genese diceva havere da' Signore luchesi, <ho> già provisto, sì che non mi potrà obstare; né per quanto intendo li <Signori> luchesi l'havevano fatto, ma l'officiale del luogo dove fu <p>reso, il quale havrà patientia. <Giorn>i sono, vostra excellentia per un'altra sua mi commesse ch'io coman<dassi a Por>phirio e Polinoro da Vallico di venire a trovare <vostra excellentia >, e così mandai sùbito li comandamenti al potestà <di Trasilico> che li mandassi a Vallico, et hoggi m'ha riferito <di haverlo fatto>, e che Porphirio l'ha havuto in persona, quell' al<tro invec>e l'ha havuto alla casa. S'altro havrò <da riferire a vostra e>xcellentia, lo farò per altre lettere, ché questa è lunga <assai: in buona gra>tia de la quale mi raccomando.

Castelnovi,. Februarij 1524.
Servitor Ludovicus Ariostus.

141

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Uno subdito di Vostre Signorie, portando certe castagne da Castiglione, quando fu su quel di Massa di questa ducale provincia, li furon tolte insieme con le bestie su che le portava da uno di Massa; e dolendosene a me et havendo io facto chiamare questo da Massa et interrogatolo perché havesse usata questa violentia, mi disse perché il simile era stato facto a lui a Lucha di certe some di sale che portava da Pisa. Io, senza volere admettere alcuna sua ragione, feci che sùbito restituì le some e le bestie al subdito di Vostre Signorie, et ancho lo haverei castigato; se non che molti homini di questa provincia insieme con lui si lamentavano che dalli datieri di Lucha erano questi ducali subditi molto male tractati, e nel sale e ne l'altre mercantie, che li passaggi erano loro prohibiti, et ancho il pagamento delle gabelle accresciuto più del dovere, e che da Vostre Signorie non potevano havere ragione, et era forsa che molti facesseno come havea facto questo da Massa di rivalersi dove potevano, e che già per questo erano ricorsi allo Illustrissimo Signor Duca nostro e che havevano portata una lettera directiva a Vostre Signorie. Io li confortai dunque, poi che havevano questa lettera, che la mandassino per homo a posta, e che intendessino il parere di Vostre Signorie, ché credevo che tal violentie di che epsi si lamentano non erano di loro voluntà, et ero certo che quelle non erano per comportare alcuna iniustitia. E così il messo si manda con lettere ducale, con speransa di obtenere da Vostre Signorie ugni cosa licita et honesta; le quali appresso prego che siano contente di fare restituire il suo sale a questo da Massa: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 14 fevraio 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

142

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Ancora che mia natura sia di non intercedere per alcuni delinquenti, non di meno, essendo io pregato da molti amici, et essendo ancho l'homo per chi si prega subdito per origine dello Illustrissimo Signor mio, son sforsato a pregare quelle si voglino degnare per amore mio e per la observantia ch'io lor porto di rimettere e perdonare la condemnatione facta ad uno Giminiano di Christophoro da Ricovolto, habitante al presente in Coreglia, per havere epso extracto castagne e farina di dicto loco contra li divieti di Vostre Signorie E tanto più me induco a pregare quelle, perché epso Geminiano mi dice havere fallato per exemplo di molti altri che hanno facto il simile, e se havesse creduto di fare dispiacere a Vostre Signorie non saria incorso in tal fallo, ma più presto haveria facto come è solito, che havria portato victuaglia in dicto loco. Prego quelle adunque si degnino havere rachomandato dicto Giminiano: in buona gratia delle quali sempre mi rachomando.

Castelnovi, 27 februarij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

143

[AL DUCA DI FERRARA. A FERRARA]

<Illustrissimo et e>xcellentissimo Signor mio. Gli homini di Cicerana hor hora m'hanno <riferito> che Donatello con parecchi banditi è in quella terra, et hi<eri usò> certa violentia a un poverhomo, che messero taglia <ad esso p>overhomo e non la potendo pagare lo battero: se quelli d<al> Silico che voriano la gratia da Vostra Signoria facessero quello che g<ià> s'hanno proferto, di cacciar li altri banditi, questi ribaldi non s'ardiriano di stare in Cicerana. Appresso, li balestrieri hoggi erano iti così a solazzo a piedi <alla> Pieve, che qui a un miglio è lontana, e volendo andare <alla c>anonica, fu loro asserato l'uscio incontro da questi fra<telli del> Moro dal Silico banditi, e facendo punta li balestrie<ri per e>ntrare dentro, si affacciò un di loro, e disse alti ba<lestrieri che> se non si levavano li taglieriano a pezzi. Il Capitano mandò sùbito ad avisare. Io m'ero mosso con questi di Castel<novo> per andarlo a soccorrere, e quando son stato fuor dei b<orgo> mi è vennuto un balestriero all'incontro che mi ha detto <che il> prete per un uscio di drieto li ha fatto fuggire. Io <son> tornato indrieto, et ho scritto questa perché ho un messo <che> hor hora parte, né posso sapere questa cosa bene perché <il> Capitano de' balestrieri non è tornato anchora: questa <serva> solo per avisare vostra Signoria che questi dal Silico si dovrebbo<no ac>contentare di essere lasciati stare a Cicerana et al Silico, senza volere ogni giorno venire su le porte <qui di> Castelnovo. E forse, se investigherò meglio la cosa, <scoprirò> che qualche altro bandito doveva essere .

<Castelnovi, 5 Martij 1524>.
<Servitor Ludovicus Ariostus>.

144

Illustrissimo et excellentissimo Domino domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissimo et excellentissimo Sig>nor mio io credo che l'exhibitor di questa m. Iacomo Pisano <si lagnerà che la> causa che già molto tempo pende fra lui e Pier Morello <non sia st>ata condotta a fine. E perché vostra excellentia non creda che la <colpa sia> mia, io le fo intendere come havendo io chiamato li <quattro> deputati sopra la gabella, alli quali et insieme a me la causa <fu comm>essa, e ben veduti e considerati li capitoli de la gabella, <e p>igliato informatione da tutti quelli che per li tempi inanzi erano stati <cond>uttori di essa gabella, e da quelli c'haveano ricordo di poi <che t>al gabella fu constituita fin al dì d'hoggi; et essendo benissimo se m. Iacomo doveva essere absoluto o non da la p<etitione di> Pier Morello, solo ne restava un dubio: se la parte <perden>te dovea essere condennata ne le spese o non. Né essendo <li qu>attro né io iurisperito, si accordamo di domandare, <sopra> questo dubbio, consiglio; e perché li capitani iurisdicenti <de la> provincia vedevamo sospetti alle parti, deliberamo <di mand>are il processo a Lucca, sì come in luogho donde più <presto> haveressimo risposta che da Ferrara, la quale ci pareva <troppo> rimota. In questo tempo Pier Morello, o difidandosi che da <Lucca> il consiglio venisse per lui, o pur desiderando di mandare <la cosa> in lungo, hebbe ricorso a Ferrara, e fece venire una lettera <la quale> commetteva che per modo alcuno io non havessi <a decidere> secondo il consiglio di Lucca, ma che volendo consiglio lo man<dassi> a domandare a Ferrara. Per questo io domandai il processo <alle p>arti per mandarlo a Ferrara: e prima questo mastro Iacomo <ri>spose che non voleva dare la sua coppia, perché non havea <piacere> che la sua causa fosse veduta da altri che da quelli alli <quali il> Signore l'haveva commessa, cioè da me e da li quattro; <Pier More>llo non voleva dare se non quelli acti che erano ; per questo io non ho fatto altro, se non che mi sono ass<unto l'impegno di> accordarli; ma Pier Morello non vòlse venire <ad accordi. Gli> homini di Castelnovo malvolentieri vengono a dar <sententia contra> li quattro che erano l'anno passato, per non far danno a <l'una parte o> a l'altra. Pur quando vostra excellentia mi liberi ch'io sententij <secondo> la prima commissione, cioè secondo il parere de li quattro, io e<xpedirò la> cosa sùbito. Quando ancho le paia che si pigli consiglio a F<errara>, mi commetta ch'io astringhi l'una de le parti o pur amen<due in>sieme a far levare il processo, ch'io lo mander<ò a vostra excellentia: in> buona gratia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, <. . Martij> 1524.
Ser<vitor Ludovicus Ariostus>.

145

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li exhibitori di questa sono poveri homini di questa ducale provincia, li quali, per la gran carestia che è in questo paese, erano iti al Borgo et havevano comperato tre some di farina di castagne; e, o fusse per ignorantia o per avansarsi li denari della bulletta, caricaro le some senza altra licentia: e quando furo su quel di Galicano, si contraro per lor disgratia nel Vicario,che loro levò la farina e le bestie. Al qual caso se Vostre Signorie per lor solita clementia non hanno misericordia, li poveri homini rimaranno disfacti e morirano di fame. Io, astrecto da' lor preghi e da compassione che ho alla povertade, scrivo questa a Vostre Signorie, sì come a quelle nelle quale ho fiducia che non mi siano per negare alcuna gratia ch'io lor dimandi e che appresso conosco clementissime e di pietade piene: così le pregho che habbino questi poveretti per rachomandati, e siano contente di donare e far loro elemosina di questo che per havere disubidito alli ordini di Vostre Signorie debitamente harebbeno perduto: in buona gratia delle quale me insieme mi rachomando.

Castelnovi, 17 Martij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

146

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Perché noi siamo per fare la fiera qui a Castelnovo e pure si va ragionando che in qualche loco verso Roma e per le Maremme è suspecto di peste, e perché mi rendo certo che Vostre Signorie ne siano informatissime, le prego che siano contente di avisarme come passano le cose e da che luochi si havemo a guardare. E quando la cosa fusse pericolosa, seranno pregate di fare fare una grida che nessuno che vengha senza bulletta e fede della sanità serà acceptato a Castelnovo: e con buona gratia di Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, 28 Martij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

147

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Vostre Signorie intenderano dalli exhibitori di questa, suoi subditi, quanto si sia exequito in quello che Vostre Signorie me hanno domandato il prigione et al piacere di quelle: in buona gratia delle quale mi rachomando.

Castelnovi, ultimo Martij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

148

Vicario Galicani.

Magnifico Vicario. A questa hora, che è circa meza hora di nocte, essendo li miei servitori iti per dare mangiare a quello prigione da Colognora ch'io havevo qui ad instantia di Vostri Magnifici Signori, hanno trovato che con la propria cintola, havendosi legato l'uno capo al collo e l'altro ad uno piede, si è strangolato. Mi è parso di darvene sùbito aviso, acciò che Vostra Magnificentia mandi uno al quale io lo consegni morto, poi che non lo posso consegnare vivo: et a Vostra Magnificentia mi rachomando.

Castelnovi, 3 aprilis 1524.
Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

149

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Anchora ch'io creda che Vostre Signorie siano informate come successe del prigione che alloro instantia io feci prehendere alle Fabriche, perché io ne diedi sùbito aviso al Vicario di Galicano, pure per più securezza mi pare mio debito di avisare quelle come, havendolo io facto porre nel fondo della tórre, epso con una sua cintola, che a pena era dui braccia di lunghezza, ligandosene una parte al collo e l'altra a uno piede, si strangolò: cosa che pareva impossibile a sequire. Io haveva scripto al dicto Vicario che mandasse persona a chi io lo consegnassi morto, poi che io non lo haveva potuto consegnare vivo; ma poi, non comparendo alcuno e non essendo cosa da potere conservare, io lo feci sepellire fuor, nella gierra del fiume. Questo serà per aviso a Vostre Signorie, alle quali mi rachomando, et al lor comandamento sempre mi offero paratissimo.

Castelnovi, 9 aprilis 1524.

150

Ill.mo et ex.mo Domino meo sing.mo D. <Du>ci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissimo et excellentissimo> Signor mio. Questa matina per tempo giunsi <in Carfagnana>, e trovai tutto il paese in grandissima paura, <sentendo da> questi di Castelnovo che quasi ognuno haveva fug<gita> la sua roba. Ritrovai qui circa quattrocento <perso>ne forastiere, venute ad instantia qual di Pierino <M>agnano, qual di Acontio, e qual di Soardino, e qual d'altri, che tutti hanno mostrato buona servitù verso vostra excellentia, li nomi particolari de' quali riferirò più ad agio a quella. De la potestaria di Montefiorino eran venuti circa cinquanta fanti; da molte altre potestarie de la montagna di Modana e di Reggio havevo havuto risposta a mie lettere, che circa questo havevo lor scritto da Montefiorino, e prometteami di mandar sùbito buona quantità di genti, sì che s'io non havessi <ricuperato> quelli che havean preso, havevo bona speranza che non mi havrebbono tolto Castelnovo. La mia intentione era di difendere e non di combattere, finché da vostra excellentia non havevo risposta, e mi spiaque che hieri li nostri li andaro ad assaltare a Camporeggiano, e rimasero de li nostri morti circa 2, avenga che si portaro benissimo, e de li nimici sei, benché di questo il Capitano de la Ragione debbe haver scritto difusamente a vostra excellentia. Hoggi di nuovo son venuti dui casi per noi optimi: il primo che li nimici si sono attaccati insieme et hanno ferito il lor capitano a morte, del che havendo io havuto spia, havevo fatto porre insieme circa 500 fanti per tornare a Camporeggiano e dar lor dentro; ma in questo tempo è giunto ser Costantino notaio a Camporeggiano, <il qua>le era prigione, e mi ha riferito che Morgant<e Demino hoggi stesso era g>iunto a Camporegiano <con> 25 cavalli e 60 schioppetteri chia<mati da le> genti del Signore Giovannino, c'havean fatto <che a loro> venisse in soccorso, perché erano stati assedi<ati e fatti quasi prigio>ni: et il detto Morgante, quando vide che haveano <minor for>za di vostra excellentia, fe' loro di male parole, dic<endo che> questo era senza saputa del Signore Giovannino, e co<mandò> che lasciasson l'impresa e gli andasson drieto, e fe' <li>berare il detto ser Constantino notaio sanza nullo <ostacolo>, et a lui consegnò la ròcca di vostra excellentia, e gli <racco>mandò quel Capitano Todeschino che è ferito a m<orte>, che gli fêsse salvare la vita: e così la ròcca è <resti>tuita et è in man nostra. Io ho sùbito mandato il <ca>p<itan>o con li balestrieri, che vi stia dentro finc<hé non co>mandi altro, e gli ho comandato che salvi quel <Todes>chino e lo faccia medicare. Fo pensiero di an<dare> domani ad examinarlo per intendere che li ha fa<tti ve>nire, ché son certo che è stato chiamato da alcuni <de la> provincia, tanto più che Ulivo e Nicolao da Ponte<ccio> e dui figlioli di Pier Madalena et il Bosatello, alias <detto> Cornacchia, sono in squadra de li nimici. E qui vostra ex<cellentia> mi perdoni, che mi voglio lamentare di lei un poco, perché <l'altro> dì essendo io a Ferrara e cercando d'una suplicatione, fra mo<lte che ve> n'erano di segnate in mano di m. Bartolomeo di pro<pria sua mano>, ne vidi una, ne la quale suplicavano questi dui fratelli <Ulivo> e Nicolao, che, oltra gli altri lor delitti, <andaro> in compagnia ad amazzare quelli poveri conti di San <Donino>; suplicavano e dimandavan gratia di certo homicid<io con tale con> che havevan la pace, e la lor suplicatione <era stata exaudita alla> libera, et era stata segnata questo <stesso> tempo ch'io ero a Ferrara. A me par che <in ogni> cosa di Carfagnini, et essendo io a Ferrara, <dove>vo esser domandato di che conditione eran costoro: <sed> de his satis. Vostra excellentia, se un signor può essere <ob>ligato a un subdito, ha grande obligo a Morgante Demino, perché se aventura e la sua bona fede non ne aiutava, vostra excellentia non so quando fosse mai più per rihavere questa ròcca di Camporeggiano, perché a mio giudicio è la più forte di questo paese, e non merita già di essere tenuta da quella in sì poco conto come ella è, che non vi si debbia tenere dentro altro che un capitano doctore cum un solo famiglio. Meglio saria minar queste ròcche totalmente, che tenerle senza guardia; ché oltre che tutti questi homini si lamentino fin al cielo che vostra excellentia pigli li lor denari, e le ròcche che le potriano difende<re> da li assassini e da tali novità sieno aban<do>nate, ancho vostra excellentia può credere che non veni<rà> sempre Morgante Demino a farle restituire. Altro non occorre: a vostra excellentia mi raccomando sempre.

Castelnovi, 5 Iulij 1524.
Servitor Ludovicus Ariostus.

Appresso, questi nimici hanno menato con loro alcuni subditi e servitori di vostra excellentia prigioni. Io ho scritto e pregato Morgante che li <fa>cci liberare: se paresse <il caso a vostra> excellentia di scriverline un'altra, serìa a gran sa<tisfactione del paese. Anchor>a questi homini hanno grandissimo sospetto che questi ribaldi di facin testa, e non potendo rubar le castella, assassi<nino li homini de le> ville. Per questo suplicano Vostra Signoria che non resti di <prendere la> provisione che pare a quella.

151

<M>agnifico equiti mihi honorando Domino Hectori Sacrato ducali capita<ne>o Regij. Regij.

Magnifico Capitano mio honor.do. Hora hora ho receu<to la> lettera di Vostra Signoria per la quale ho veduto la bona provig<ione>, de la qualle la comendo e ringratio somamente, ma per gratia di Dio spero che non serà di bisogno. E perché Vostra Signoria intenda el sucesso, gli fo asapere chome, poi che io hebi <scritto> quella lettera a lei da Montefiorino, io me ne venni a Frax<inoro> cum speranza di havere la matina alcuni fanti da <quella> potestaria costì da presso, ma tutti mandorno paro<le>, ma non gente. Io me ne venni a Castelnovo, e trovai che il dì dinanzi li inimici si erano venuti fino a li borgi <di> Castelnovo a domandare la terra, e non havendo hauto <ris>posto a lor modo ritornorno indrieto, e li nostri, che <vi> havevano circa 400 fanti forestieri di loro amici partisani, e tutti de la parte taliana, li andorno sequitando per vietare che non danegiaseno el paese. E quando furno a Camporgiano, li inimici si volta<rno>, che sempre erano andati in bona ordinanza e li nostri molti disordinatamente; pur il danno fu pari, ché ne rimassano 3 o 4 per parte morti, e li nostri si ri<tira>rono a salvamento a Castelnovo. Esendo io giunto qui, hebi nova verso la sera che li inimici si erano attaccato fra loro, et haveano morto el loro Capitaneo: per questo li nostri sùbito si mosseno per andargli a trovare in el disordine, e mentre che si riassetavano per aviarsi, arivò ser Constantino, ched era stato pregione de li inimici a Camporgiano, et aportò che Morgante del Tino, man<dato> per Massa, ch'al presente si trova al servitio del Signor Io<anino> era arivato a Camporgiano. S. M. si dolse molto di quello Capitano ferito (ché non fu vero che fosse morto), che gli havesse <c>hieduto li suoi fanti e schiopetieri proprij, e gli avesse <d>atto a intendere di volere fare uno effetto, ne havesse facto un altro; e sùbito comandò a quelli fanti che li andasseno drieto, e così li levò tutti, excepto che el Capitano ferito, e consegnò la ròcha a ser Constantino. La qual cosa intendendo io, sùbito mandai li mei balestrieri a Camporgiano, e mandai a tôre el Capitano ferito, e così l'ho qui in la ròcha. De tutto ho voluto dare adviso a Vostra Magnificencia, la qualle non farà procedere le sue gente più inanzi se io non li scrivo altro, ché anchora che Morgante habia detto che el Signor Ioanino niente sapi di queste cose, pur non me ne fido, perché intendo che molte gente a piedi et a cavallo passano da Pietrasanta verso Lunisana. Altro non accade. A Vostra Signoria mi racomando.

Castelnovi, — Iulij 1524.
di Vostra Magnificentia
Ludovico Ariosto.

152

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Essendo io tornato da Ferrara, ho ritrovato questa provincia nel disordine che credo Vostre Signorie habbino inteso; della qual cosa per lo effecto che di poi è sequito, io son certo che alcuni ribaldi banditi di questo paese siano stati quelli che siano iti a fare venire queste genti, con speranza di dare loro questa provincia a sacho. Sit quomodocumque, con queste genti era uno Bogietto da Sommocolognora dicto il Cornachia, li latrocinij et assassinamenti del quale credo che a Vostre Signorie siano notissimi, et Olivo e Nicola da Ponteccio, et uno delli figliuoli del già Pier Madalena che amassaron il conte Carlino da San Donnino e la madre; hora ho hauto certo aviso che a Gurfigliano, terra di Vostre Signorie, si ritrova questo Cornachia e qualchuno di questi altri sopranominati. Non credo che bisogni ch'io ricordi a Vostre Signorie le conventioni facte tra lo Illustrissimo Signore mio e Vostre Signorie per il Magnifico Messer Sanctuccio suo e me, né quello che in simili casi io habbi facto ad ugni richiesta di Vostre Signorie, ch'io mosterrei havere diffidentia di quelle: e per la verità non ho minor fede in quelle che ne l'Illustrissimo Signor mio, a conservatione di questo stato e della iustitia. Solo mi pare che basti significarli che questo ribaldo Cornachia si trova a Gurfigliano (delli altri non sono così certo), e pregare Vostre Signorie, e così le prego, che con quel miglior modo che ponno, o mandando il suo bargello, o comandando alli suoi subditi del loco che faccino lo effecto, operino di modo che questo ribaldo sia preso, e così se altri delli sopranominati ci sono, e preso che sia, dare aviso. Io domando a Vostre Signorie questa gratia, alle quali sempre mi rachomando.

Castelnovi, — Iulij 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

153

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici et Excelsi Domini. Ho visto quanto le Vostre Excelse Signorie mi scriveno circa la differentia delli homini di Cardoso subditi di quelle e li nostri di Valico. Mi rincresce della loro insolentia. Farò chiamare le parte, e per quanto a me si expecta non mancherò di ragione, e se li nostri haranno fallito non mancherò di punirli, perché ancora noi desideriamo che li uni e l'altri de' vostri e nostri subditi vivino in concordia e pace. Et alle prefate Vostre Excelse Signorie del continuo mi racomando.

Ex Cast.vo Carfagnanae, Die 15 Iulij 1524.
V. M. D.
Servitor Lodovicus Ariostus
ducalis Commissarius.

154

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini domini mihi observandissimi. Da questi vostri di Cardoso intenderanno le Vostre Excelse Signorie a quello sia rimaso in la loro causa con quelli nostri de Valico. Io non sono per fare alcuna differentia fra li subditi di quelle e li nostri, né patirò per quanto potrò li sia facto torto né violentia. Et alle prefate Vostre Excelse Signorie del continuo mi rachomando.

Ex Cast.vo Garfagnanae, Die 18 Iulij 1524.
V. Ex. D.
Servitor Lodovicus Ariostus
Ducalis Commissarius Generalis ibi.

155

<Illustrissimo et> excellentissimo Domino D. meo sing.mo <Domino> Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissimo et> excellentissimo Signor mio. Quando io vennivo in qua et a Montefiorin<o seppi che gli homin>i dei Signore Giovannino erano in Carfignana, come <n'hebbi aviso>, a vostra excellentia spacciai tre messi, l'uno a Mino<zzo, l'altr>o a Quaro, l'altro a Thoano, li quali mi diede il p<otestà>, et uno ne mandai a Reggio che pagai del mio; poi, q<uando f>ui qui, il detto potestà mi mandò per uno de li suoi homini alcun<e> lettere di vostra excellentia, che a lui erano state rimesse da Sextola, e mi scrisse ch'io fêssi pagare il messo. Per quella prima volta io feci pagare quel messo, ma con gran fatica e lamentation<e> di questi homini di Castelnovo, che allegavano che ad essi non tocc<a> pagare li messi che a servicio di vostra excellentia sono mandat<i> in qua, e che bene debbe bastare che paghino quelli che ess<i> mandano o a Ferrara o a Reggio o in altro luoco <in ser>vitio di vostra excellentia. Parendomi che havessino r<agione, non> vòlsi che pagassino un altro messo che di poi detto potes<tà> m'havea mandato pur con lettere di vostra excellentia a lui rimes<se> da Reggio, e gli scrissi che facesse che li suoi homi<ni> lo pagassino, o vero se ne dolesse a vostra excellentia, <acciò> che quella determinassi chi havesse a pagare tal <spesa>. Esso potestà m'ha risposto quanto quella potr<à vedere> ne la sua qui inclusa. E perché stando la cosa i<n> controversia, potria accadere che anderebbon lettere <a Mon>tefiorino, che sariano d'importantia, per dove<re essere> portate qui, e li homini di Montefiorino non le vor<ebbon> mandare, mi è parso di avisarne vostra excellentia, acciò <che q>uella faccia vedere chi debbe pagare questi messi. E mi che dal latione ne l'u <mi pare che> gli homini di Montefiorino habbiano gran torto, ché <a loro n>on sta di iudicare se le lettere che vostra excellentia lor<o manda perché l>e portino qui sieno a utilità di questa pro<vincia o> particularmente di vostra excellentia; ché se 'l capitano <di Re>ggio o Signori luchesi o altri mandasse qui una lettera per<ché> la mandassi a Montefiorino per importantia di vostra excellentia, questi homini pagheriano il messo, e non cercheriano che <quelli> di Montefiorino lo pagassino. Prego quella che determi<ni> questa controversia, e parendole che gli homini di Montefiorino habbiano torto, gli faccia con sue lettere capace del loro errore. Et in buona gratia sua mi raccomando.

Castelnovi, 20 Iulij 1524.
Servitor Ludovicus <Ariostus>.

156

Illustrissimo et excellentissimo Domino d. meo singularissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.

<Illustrissimo et excellentissimo Sig>nor mio. Io non so quello che vostra excellentia havrà disposto <circa quelli> schioppitieri che gli homini di questa terra m'hanno detto ha<ver domand>ato a quella, e per questo effetto haver mandato Bigo <da Imo>la cavallo leggiero qui, che le ne faccia instantia a <bocc>a; avenga ch'io creda che l'animo di questi che sono stati <prin>cipali a ricercar questo da lei, non sia che vostra excellentia li compiaccia, <m>a più presto che negando dia loro buona excusa che un'altra volta, accadendo il bisogno, si possano rendere a chi li vorrà per subditi; perché publicamente dicono che almeno, poi che quella non li vuol difendere, gli desse licentia e li ponesse in libertà, che si potesson dare a chi fosse atto a poterli difendere e tener in pace. E vostra excellentia non creda che se a questa poca di guerra si sono tenuti et hanno m<an>dato a tôrre persone forestiere a lor spese, che sia stato per amore sì <g>rande che portino a quella; ma l'hanno fatto per lor difensione, e <per> haver scorta da fuggire e da salvarsi, accadendo il bisogno, <et> ancho, se venìa lor ben fatto, per tagliare a pezzi li lor nimici. <La> parte taliana è stato quella c'ha fatto questa ragunanza, e con <que>lli Acontio, avenga che sia francioso di parte, per il nuovo pare<nt>ado c'hanno facto insieme, imperò che vedevano che queste genti del Signore Giovannino havevano con loro li figlioli di Pier Madalen<a> et il Cornacchia et Olivo, che sono di factione francese: <e> se li fanti dei Signore Giovannino fasson stati in più num<ero che non> erano, e se ancho così pochi come erano davano l'assal<to> alla terra, vostra excellentia stia sicura che tutti fuggivano e la <t>erra si abandonava; e di questo n'ho argumento che tutti <e t>utti affatto havevano fuggite le donne e li fanciulli e t<utta la> lor roba, né in questa terra era rimasa altra roba che la mia <che> havevo in ròcca; io dico non ne excettuando alcuno. <Io credo che Pier>ino Magnano procurerà di fare grandi li meriti <di Battistino Magnano e> de li altri band<iti et> assassini suoi seguaci, perché vostra excellentia faccia lor gratia; ma quelli <sono assai> contenti de li homicidij, taglie poste e rapin<amenti> fatti inanzi questa poca guerra, per il che meritano <pena>. Ma non così presto è cessata, che si sono iti a porre <in cami>no in circa 12 o 15, e vanno rubando intorno il <bestiame>, e fanno quivi la beccaria e vendono le carne a gran de<nari>, poi si lievano e vanno alle ville vicine e mettono tag<lie a> chi lor pare; e fra l'altre a un capellano d'un prete hanno ti<rato> tanto li coglioni che gli hanno fatto pagare otto ducati; po<i hanno> trovato il padrone, ma quello si è posto su le gambe, e fugg<ito> fin a Castiglione: e se gli homini di Castiglione non saltava<no> fuor in suo soccorso, lo amazavano. Un altro prete hanno <preso>, e dicevano che lo volevano menare al suo potestade <in> Camporeggiano, cioè a Baptistino Magnano, e quel poverhomo per p<aura> si ha posto taglia e pagato certi ducati, sì che l'hanno <lascia>to. Io anderei troppo in lungo s'io volessi scrivere a vostra ex<cellentia> tutti li richiami ch'io n'ho, ma più ad agio ne farò una lista e la manderò a quella. Non tacerò questo anchora, <che homini> di Salacagnana sono venuti in quattro insieme mo<strando di ve>nire per altro, e quando sono stati a me hanno cominc<iato a> piangere, e non m'hanno voluto dire altro. Io ho lor do<mandato> che voglion da me: m'hanno risposto che non ponno parlare per <esser>e minacciato de la vita se parlano, e per l'amor di Dio <che> non dica che di questo m'habbian fatto motto, e per che <ol>tra la mala inclinatione di questi ribaldi Castelnovo, ve li mandino . <Ser Con>stantino notaro di Camporeggiano è fuggito in questa terra, <e non è per> tornare all'officio, ché questi nuovi officiali <non lo vogliono in> casa sua. Il capitano con suo poco honore <anchor>a credo che faccia quanto essi gli comandano. Io <ho> desiderio di havere questi ribaldi e di farli sùbito, senza udi<re> altro, impiccare; ma io non son sufficiente, parte per<ché> non ho se non dieci balestrieri, et ancho perché di essi <no>n mi fido, ché per il lungo tempo che sono stati in questo paese <n>on sono meno partiali de li grafagnini, ché la maggior <p>arte v'ha moglie e parentado; e per questo ho scritto e <p>regato il capitano di Reggio et il commissario di Sextola <c>he mi servino di 30 fanti per uno: non so quello che mi <ri>sponderanno. Se 'l presente mio scrivere parrà diffe<re>nte a quello che a' dì passati, cioè sùbito ch'io fui giunto, io scrissi <a> vostra excellentia, che alhora lodai alcuni di Castelnovo che a salvatione <del> Stato di quella si erano portati benissimo, quella non si maravig<li n>é m'imputi per homo inconstante e leggiero; ma alhora io scriss<i q>uello che mi parea e ch'io credeva: ma il vedere succedere ma<li> effetti mi fa credere e toccare con mano questo che hora io scr<ivo>. Et ancho m'ho da lamentare di Pierino, che di qui si partì con par<ecchi> fanti, et andò a Camporeggiano a parlar a questi ribaldi, et in quella po<vera> terra, secondo che mi riferiro quelli di Camporeggiano, vòlse allogg<iare> a discretione, e dar lor questa giunta oltra li danni che hav<eano p>atito. Io l'ho detto altre volte e son stato male int<eso, pu>r io lo dirò ancho di nuovo, che la salute di questa <terra, sen>za dare altra spesa a vostra excellentia, saria di tenere confi<nati lungi di qui> in perpetuo et in eterno quelli che sono <banditi> <Come sempre scrissi> e son per scrivere liberamente a vostra excellentia tutti <quanti> li andamenti ch'io vegho, son per mutar proposito, <hora a lode>, hora a biasmo, secondo li portamenti; ben prego vostr<a excellentia e li> secretarij che di quello ch'io scrivo o male o bene m<i tengano se>creto, ché Dio mi è testimonio che non affection, n<on odio ch'io> porti più a l'uno che a l'altro, ma l'amore de la giusti<tia mi> spinge a scrivere e dire quello che accade. Appresso, questo ferito Capitano de le genti del Signore Giovannino credo c<he ri>sanerà: quando è stato un poco meglio io l'ho interrogato da l<ui solo e> da me, e poi ho fatto una nota di quanto m'ha risposto, <una> coppia de la quale mando a vostra excellentia. Credo che in parte dica <il vero> et in parte ancho lo taccia: non di meno quella può fare coni<ectura> del resto. Io li manderò ancho alcuni altri testificati <che diede> ad agio il prete da Soraggio de li Bosi, che ad instantia <e comm>issione di papa Clemente era stato preso, cioè che diede quando <venne qui>: hor hora è morto, dopo un mese ch'era stato amalato. <Non ho> mancato, poi ch'io son stato qui, ch'io non li havesse fatto l<evare> li ferri et andare li medici e li parenti, e padre e fratel<li per> sua cura, e farli tutte quelle provisione che mi sian state poss<ibili>; tuttavolta è morto, e sta ben morto, perché era una mala <bestia>, e teneva in grandissima paura tutto Soraggio, e stupra<va d>onne, e dava ferite e bastonate,et ogni dì n'havevo <richia>mi. Altro non accade: a vostra excellentia sempre mi racc<omando>.

Castelnovi, 20 Iulij 1524.
Servitore Ludovico <Ariosto>.

157

<Ill.mo et ex>8mo Principi et domino mihi obser.mo <Alphonso> Estensi Duci Ferrariae etc.

<Illustrissimo et ex>cellentissimo Signore Signore mio observandissimo. Benché io creda che non habia <de bisogno>, pure perché alle volte interviene de le cose ch'altri non pensa, <non sar>ia fora de proposito che vostra excellentia facesse provedere <una so>ma de polvere in queste forteze, fra qui in Castelnovo, <Campo>rgiano e le Verucule, in ogni caso che potesse avenire, <perc>hé la polvere qua è molto cara. Et havendone vostra excellentia <in Rubier>a, quando quella ne volesse mandare una soma di là, io <ve>drò da qui a qualche giorni de farla pagare de li denari de <la> gabella qui. Al presente non ci è ordine de pagarla per havere le gabelle debito per altre occurrentie. Vostra excellentia farà cosa grata a questi homini, et anchora li innanimerà; ché <a no>n farlo, queste forteze non hanno provisione alcuna, quando acca<d>esse alcuna cosa, sì che vostra excellentia piglia quello più expediente <le> pare: alla bona gratia de la quale de continuo mi racomando.

Ex cast.vo <Car>fagnanae, Die 24 Iulij 1524.
<e>xcellentiae v.
Servitor Ludovicus Ariostus.

158

<Ill>ustrissimo et excellentissimo Domino domino meo sin<gul>arissimo D. Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissimo et excellentissim>o Signor mio. Chi facessi impiccare quattro o cinque <che> sono in questa provincia, basteria, sanza bisogno di mandare qui <altri homini, né> fare altra spesa: e questi sono Battistino Ma<gnan>o e Donatello e certi suoi compagni da una parte, <e da l'a>ltra è quel Cornacchia da Sommacologna, de li quali tutti <ho> fatto più volte querela a vostra excellentia. Circa al Cornacchia ho scritto già il modo come si potria havere per la via di luchesi; ma questi altri, che sono di più importanza, adesso è accaduta la occasione che vostra excellentia,volendoli, li potrà havere.È accaduto, per quel prete de li Bosi che è morto qui prigione, che m. Nicolò, cognato di Pierino Magnano, ha mandato a pigliare la possession<e> a suo nome de la chiesa di Soraggio, e v'ha ma<n>dato e vi fa stare continuamente Batistino prefa<to> e Donatello e li compagni, che sono in tutto circa 12, tutti banditi et assassini. Questo Soraggio confina con Reggiana, e da Castelnovo di Reggiana vi si può ire in un tratto: bisogneria a mio giudicio che vostra excellentia commettesse al Capitan di Reggio che mandasse segretamente li suoi balestrieri con bu<on> numero di genti a piedi che arrivassino una n<otte a> questa chiesa, che tutti li pigliarebbono a man salva, <e questa> provincia resteria netta. Saria ancho be<ne che il> Capitano de' balestrieri havesse una pa<tente> di vostra excellentia, acciò che potesse comandare nel p<aese> se gli movesse contra, e quando non si potesso<n pigliare>, s'assediaria la chiesa, che si havriano ogni <modo. A> questo effetto havevo scritto al Commissario di S<extola perché> mi mandasse fin a 30 homini: si è excusato <che sono occu>pati ne li ricolti, et ancho me ne disuade, per<ché sono> villani, e per consequentia cattiva gente. Have<vo ancho> scritto al capitano di Reggio, ma il prolungare che <fa> a darmi risposta, mi fa dubitare che non sia per far <a mia> instantia cosa alcuna. Hora io ricorro a vostr<a excellentia>, in buona gratia de la quale mi raccomando.

Castel<novi>, 24 Iulij 1524.
Servitore Ludovico <Ariosto>.

159

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici et potentes domini Domini mei observandissimi. Ancho per altra mia vi habbi scripto il medesimo, per questa ancora aviso le Excelse Signorie Vostre che non mancherò di fare satisfare quelli vostri di Cardoso delle loro capre; et anco circa il fieno che loro dicano esserli stato tolto da questi di Valico non mancherò loro di ragione. Et a Vostre Excelse Signorie mi rachomando.

Castro Novo Garfagnanae, 25 Iulij 1525.
D. M. V.
Servitor Lodovicus Ariostus
Commissarius.

160

<Ill>ustrissimo et excellentissimo Domino D. meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. La lettera di vostra excellentia di 21 di questo <mese>, appresso il buono effetto venuto con quella de li 25 schioppeteri, <e così> il castellano mandato per le ròcche de le Verugole, sono sta<ti> tanto grati a gli homini da bene et amatori di pace di questo pae<se>, che di nuovo quella può far conto di haversegli acquistati per fidelissimi subditi. Alla lor giunta tutti li banditi hanno sgombrat<o> il paese, né credo, fin che ci stiano, che se ne senta alcuno. I<o> ho messo di questi schioppeteri una parte a Camporeggiano <et> una parte a Castelnovo, ma né a Castelnovo né a Camporeggiano li lascierò fermare, perché vorò che vadano in volta per il paese; e così hieri cominciai, e ne menai meco una parte a Sassi, per far provisione a quella ròcca, come vostra excellentia per la sua mi commette: de la qual ròcca non so se quella n'habbia ricordo, ma sappia che gli è luogo molto più forte de le Ve<ru>gole e di manco guardia assai, e fra gli altri Christopho<ro> Casanuova ne potria dare cognitione a vostra excellentia, che già l'ha veduta e parlatone meco. È situata in luogo importan<te>, perché è alle confine di fiorentini e de' luchesi, e tan<to> vicina a Castelnovo che quando accadesse un bisogno e vi fosse un castellano, questi homini più volentieri vi fuggiria<no> le sue robe e le sue brigate, che non fariano a B<ar>ga e ne l'altre terre vicine, come hanno fatto a questi d<ì>. E perché vostra excellentia mi scrive ch'io veda di haver questa ròcca in le mani e ch'io vi ponga un castellano a mio modo, io fo coniectura che a quella sia stato scritto che qualche bandito la tenesse e qualche nimico di vostra excellentia: quella sappia che in quella ròcca non sta alcuno, né ancho vi può stare, perché è tutta discoperta. Gli è ben vero che in questi sospetti il Casaia et <a>lcuni de la parte francese c'havean sospetto de li banditi <de la> parte taliana che da <ha> fatto venir Pierin Magnano, si erano ridutti a Sassi per<ché la chie>sa di quella terra, la quale è congiunta con la ròcca, è d'un <Ant>onino nipote del quondam ser Ferdiano, e la più parte d<e la t>erra di Sassi è de la parte francese; e per questo, non solo ad<esso>, ma ancho in gli altri tempi, li banditi che sono de la parte fr<ancese> spesso dànno di capo a Sassi, con grandissimo dispiacere de <la> parte talliana che non voria che li inimici havessino rid<otto> alcuno, e non pongono all'incontro che essi tagliani teng<ono> la ròcca di Cicerana e quella del Silico, che son qui in su gli oc<chi> a Castelnovo, e con molta più querela del paese, perché né a Sassi né a quella via è mai stato fatto assassinamento alcuno: ma di quello che sia stato fatto da quest'altro canto vostra excellentia si debbe ricordare: anchora li poverhomini di Cicerana stan nel danno de li cento ducati che pagaro al prete. Saria ogni modo ben fa<tto> che ne la ròcca di Sassi stesse un castellano, col suo salario, c<he> sono undici lire al mese che paga questa gabella di Castelnovo, <e> credo che habbia certo poco anchora de condennatione. <Forse> un homo con un famiglio basteria a guardarla per tempo di p<ace>, e li banditi sapendo che ci fosse un castellano non capita<riano> a Sassi; et il prete medesimo nipote di ser Ferdiano e que<sti> homini me ne pregano, perché il venire che fanno li banditi e seg<uaci> in quel luogo non è lor se non dannoso: ma non li ponno ne<gare>, per haverli essi già serviti ne li lor bisogni, di dar lor ma<ngiare> e bere. E perché vostra excellentia mi scrive ch'io vi ponga un Cast<ellano> a mio modo secondo che mi pare il bisogno, havevo pensa<to di> porvi dui di questi schioppetieri mandati; ma vedendo che <non> c'è alcun coperto, ho lasciato stare, et ho fatto chiamare <li homini> de le Terre Nove per domani a parlamento, li quali homini <sono ob>ligati a riparare questa ròcca, perché vostra excellentia dona <la tassa de la> metade de le lor condennationi, e farò che sùbito queste genti del Signore Giovannino so <il> Casaia e prete Bartolomeo da Gragna<nella et altri> di questa parte francese, ma io non ho <di ciò sento>re né indicio alcuno: e se ben il Casaia et il detto <prete si pa>rtì et andò a Sassi, il Capitano de la Ragione mi <fece fede> che fu di suo consiglio e commissione, e questo perché hav<endo Pi>erino fatto venire questi banditi, e da l'altra parte <ha>vendo il Casaia fatto venire de gli altri forastieri de la <c>ontraria parte, e dubitando che l'una parte e l'altra si attaccasse insieme perché ne vedeva di manifesti segni, consigliò li detti Casaia et il prete più presto a levarsi che a tener qui pericolo di voltare ogni cosa sottosopra, e così feceno. Hora Pierino quanto può s'affatica di voler mostrar che la partita di questi sia stata una ribellione; e quando questo Capitano del Signore Giovannino rimase ferito a Camporeggiano, Pierino, oltra ch'io havessi mandato li balestrieri, mandò una quantità de li suoi a tôrlo, e se lo voleva far portare in casa, e poi ch'io l'ho havuto in ròcca, ogni dì veniva o mandava a persuaderlo che si levasse di qui et andasse a casa sua perché sta<r>ia meglio, di modo che ho havuto fatica a far che questo ferito aspect<as>se la risposta di vostra excellentia : e questo Pierino facea, tutto perché havendolo in casa sperava di farlo dire a suo modo. Ultima<mente> poi c'ho havuto la risposta di vostra excellentia, l'ho lasciato partire; ma prima l'ho persuaso, e così è stato contento di farsi po<rtare> in l'alloggiamento del Capitano di balestrieri come loco <che n>on sia sospetto a l'una parte né all'altra; ma dubito che non <ca>mperà: pur se campa hoggi, il medico dice che n'haverà <spe>ranza. E quanto Pierino si affatica a voler far <appari>re che'l Casaia habbia colpa di questo movimento, <altretanto fa> il Casaia per farmi vedere che se <ho sospetto che in ciò v'>ha colpa, ch'ella sia di Pierino; et alleg<a che come seppe de la lor ve>nuta, mandò contra a queste genti, che mandaro <d>a la Scola, il quale è di Lunigiana, e dui di questa <terra, cioè Ba>rone e Gian Mancuccio, e le trovaro a San Do<nino, et> il bandiraro di quelle genti, il quale era da Fivizano <e parente di> Pierino Magnano, disse a Barone et alli compagni <che riferissero> a Pierino da sua parte che lasciasse gli usci de la sua c<asa, che> ha nel borgo, aperti, perché l'haveva havuta dal capita<no come> suo alloggiamento, e che gli la salveria; e che poi, quando <il tam>burino venne a domandar la terra, venne seco un parente di Pieri<no> pur da Fivizano e parlò con un altro parente di Pierino da <Bar>ga che era qui, lungamente, e poi quel da Barga parlò con Pierin<o>, e Pierino gli fe' mandare da mangiare e da bere per sei compagni; e che poi che questa gente si fu ritirata a Camporeggiano, in Camporeggiano Pierino parlò lungamente col Capitano Todesch<ino>, che hora è qui ferito, et anchora parlò con altri suoi paren<ti> che erano nel campo di là. Queste cose son ben vere, ma <non> credo già che Pierino le facessi a male effetto; pur li <suoi> nimici le interpretano del modo che esso fa la lor <par>tita, sì che l'una parte e l'altra ha che dire: e così <è> come la intendo io. Voglio ancho che vostra excellentia le sappia, <per>ché ne possa far quel giudicio che le pare; e come ho fatto pel pa<ssato sar>ò per far per l'avenire, di avisar sempre vostra excellentia di tutto quello <che s>ento, e dir male e bene de l'una parte e de l'altra sec<ondo li> lor portamenti: finch'io starò in questo officio, non sono per <haverm>i alcuno amico, se non la giustitia. Ho fatto a Pierino et a gli altri li ringratiamenti o comenda<menti> che vostra excellentia mi commette, che ho lor letto la lettera di vostra ex<cellentia> ne le parti che appertengono a loro, avenga che per un'a<ltra> di quella già s'era fatto il medesimo. <Ho scritt>o al Capitano di Fivizano et a quelli offi<ciali in Lunigiana>, et ho fatto far una grida publica che gli <homini di Fivi>zano e d'ogni altro luogo possano venire sicura<mente in quest>a provincia. Ho fatto chiamare il parlamento per <li homi>ni de la Vicaria di Castelnovo, dove parlerò de le cose <de l>i homini di Salicagnana, et etiam di por sul generale la <s>pesa fatta per questo movimento, secondo che vostra excellentia mi comanda. E lunidì anderò a far il medesimo a Camporeggiano, ché per quel dì ho fatto chiamare quelli altri a parlamento, dove parlerò e mi sforzerò che sia fatto provisio<ne> alle ròcche de le Verugole: del successo aviserò poi vostra excellentia, in bona gratia de la quale mi raccomando intant<o>.

Castelnovi, penultimo Iulij 1524.

Hor hora son ven<uti> dui del paese di Lucca, che dicon tornare di Lunigiana, e riferiscono che le genti del Signore Giovannino hanno presa u<na> fortezza detta la Bastia ch'era tenuta inexpugna<bile, e> questo per mezo de li mastri che l'havean fatta, con certi <altri>, e che sono a campo a un altro luogo detto Monti del Mar<chese Sp<inetta, e che quelli fanti dicono che havuti questi andera<nno a> Fossadinovo, overo torneranno in Carfagnana.

Servitore Ludovico A<riosto>.


161

<Ill.m>o et ex.mo Domino D. meo sing.mo <D.> Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissimo et> excellentissimo Signor mio. Poi c'hebbi serrata la qui annexa, ho ha<vuto una lettera d>i vostra excellentia di 25 di questo, per la quale mi comette ch'io de Santo Iacomello castellano in la ròcca di Camporeggiano; e così farò, et anderò luni matina a porlo in tenuta, et exequirò tutto il resto che quella mi comette, e poi darò aviso. Altro non occorre. In bona gratia sua mi raccomando.

Castelnovi, penultimo Iulij 1524.
Servitor Ludovicus Ariostus.

162

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Perché ho inteso che a Gurfigliano, in casa di quello prete Michele, sono alcune robbe della buona memoria del conte Ioanne da Santo Donnino rubbate da quel Ioanne Madalena, prego le Vostre Excelse Signorie voglino sequestrare quelle robbe in mano a quello prete per inventario, acciò che quelli che le rubborno non l'habbino a godere, e che le possino havere coloro a chi provengano di ragione . Et alla buona gratia delle prefate Vostre Excelse Signorie mi rachomando.

Cast.vo Garfag.ne, Die primo augusti 1524.
E. D. V.
Servitor Lodovicus Ariostus.

163

Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae etc. Ferrariae.

<Illustrissi>mo et excellentissimo Signor mio. Hebbi da vostra excellentia l'aviso come ella havea <comm>esso al capitano di Reggio che mandassi a Soraggio per pigliar quelli <band>iti ch'eran ne la chiesa, et io per esserli più presso a dar soccorso s<e biso>gnasse mi mossi con li schioppeteri verso Camporeggiano, e <sùbito> incontrai uno che mi diede una lettera di Iacomo di Passino, Capitano de li cavalli liggieri di Reggio, per la quale mi avisava che la sera dinanzi era giunto a Soraggio et havea trovato in la chiesa un figliolo et un nipote di Bastian Coiaio et altri compagni, circa 10, e tutti li havea presi, e che li menava verso Reggio; ma il medesimo messo che mi diè la lettera mi disse che alla giunta di questo Iacomo di Pasino a Soraggio, Battistino Magnano e Margutte da Camporeggiano, banditi et assassini publi<ci>, eran con gli altri, ma che facendo lor spalle quest'altri che n<on> eran banditi se n'erano fuggiti, e che ci havean havuto tempo perché havean veduto venire li balestrieri da lungi, imperhò <che> questa compagnia era giunta a Soraggio su le 22 hore: de <la qual> cosa ho havuto dispiacere che questo Iacomo non sia stato tant<o> aveduto, che non habbia saputo giungere di notte, o su l'alba, sì che non s'habbia lasciato vedere prima che sia stato lor ad<osso>. Io non so se l'habbia fatto scioccamente, o pur d'industria, per<ché> di poi m'è stato detto che la moglie di Bastiano Coiaio è p<aren>te di Iacomo di Pasino: sit quomodocumque, io sento grandissimo d<ispia>cere che quelli dui ribaldi sieno campati. Donatello <con un a>ltro bandito detto Venturello s'era partito poco prim<a. Io non> so che farà il capitano di Reggio di questi che son stati <menati> prigioni: non saria mal di dar lor qualche ricordo, che semp<re non> havessino a favorire e star con banditi: e forse chi li ex<a>minasse intenderia da loro qualche andamento di questi ribaldi; vostra excellentia farà quello che gli parà. <Hie>r sera fui alle Verugole, e trovai quella ròcca forni<ta solo di tutti> li disagi: ho detto al castellano che mi mandi la che pare che ancho sarà portatore di questa. Io non mi partirò da C<amporeggiano>, dove sono hora, che gli farò provisione di tutto quello c<he occorrerà>; ma ho da far con mali villani. Hieri feci chiama<re a paramento perché facessino provisione di quattro guardie <da porre> ogni notte in le Verugole: mi risposeno che non lo vole<vano fare per>ché non erano obligati, e che pagavano per quelle ròcche 4 bolognini il dì, e che toccava a vostra excellentia farle guardare, e <non già> ad essi: pur impetrai dopo molte parole che ne mandassi<no> due per 15 giorni, tanto ch'io havessi scritto et havuto <da> vostra excellentia risposta, e dificilmente furon contenti. Come <già> quella può sapere, il luogo è grande, e col suo salario compito se vi solea tenere 14 persone, sette per ròcca: hora che la cosa è ridutta a cinque, male si potranno guardare, cioè quando accadessi qualche novità di guerra; ma quando fossimo liberi da quel sospetto, credo sieno assai : pur Bernardino da l<e> Doccie non sta molto sicuro, mentre che queste genti del S<ignore> Giovannino stanno in Lunigiana, che partendosi la sera potriano essere all'alba alle Verugole; e per questo m'ha pregato, et io son stato contento di darli dui di questi schioppeteri app<resso>. La provision più necessaria, che è di fare murare una porta che non è molto importante, che serà più sicura che far di novo, perché è marza e guasta, e far conciar la cisterna, far<ò prim>a ch'io mi parta di qui: et ho pur disposto gli homini che questo <fara>nno a sue spese. Circa il resto io vederò li suoi capit<oli>, e quello che sarano obligati vorò che facciano. Del re<sto vostr>a excellentia serà prima avisata che si faccia altra spesa. Qui ne la ròcca di Camporeggiano ho posto Santo Iacomello Cas<tella>no, la quale similmente è senza provisione alcuna: di ques<ta> similmente, come di quell'altre, farò poi c'havrò veduti <li capi>toli di questa Vicaria: ma poca spesa farebbe questa V<icaria> molto forte; e fortificata questa cognosco <che in queste parti> non sariano di bis<ogno altre fortezze né di fare altra spes>a; e poi vi porrò dui fanti finché vostra excellentia mi avisa <diversamente>. Altra persona non saprei che porvi, perché nessuno del pa<ese> saria buono, né nessuno vi voria entrare, se non sa<pesse> d'havere la provigione: di che vostra excellentia non me ne dà aviso <alc>uno. Vostra excellentia scrive che manderà ancho un capi<ta>no a Camporeggiano, e non ha mandato se non quello de <le> Verugole. Non so quanto habbia determinato, ma dico be<ne> secondo il mio parere che staria meglio un castellano in la ròcca di Camporeggiano che in le Verugole, per essere più utile a que<sti> homini che in Camporeggiano stessi un poco di guardia che in le Verugole, che è lor più lungi, et ancho mi pare che con poca poca spesa la ròcca di Camporeggiano si faria molto più forte <che quella> de le Verugole, et è di minor guardia assai; p<ur a quella> sta di fare il parer suo. Ma riparato e provisto <a queste> tre ròcche, Verugola, Camporeggiano e Sassi, meglio sar<ia> minar l'altre, o smantellare e aprire di sorte che band<iti> o altri nimici non vi potesson alloggiar dentro; ma <me>glio e più pace del paese saria a guardarle. Ècci ancho la ròcca di Trassilico, che quando vostra excellentia non vi vog<lia> porre altro castellano, non saria forse mal fatto che <il> potestade vi stesse dentro, poi che a quella pare che'l p<otestade> habbia da stare a Trassilico, perché vi staria esso più s<icuro>, e saria causa che quelli homini la terriano riparata, c<ome> sono obligati; et intendo che è condotta a tal ruina, <che> forse il volere ripararla sarebbe horamai tardi: pur quando questa fosse volontà di vostra excellentia la anderei o manderei a vedere. Circa alle ròcche, sia per ora detto assai. <Di q>uanto vostra excellentia mi scrive di far salvo condotto a quelli <banditi>, che per la lettera venuta da parte di questi homini <p>aese è stata di suplicare vostra excellentia che habbia per racco<mandata questa pro>vincia e per sua salute faccia le provisioni necessarie; ma dimandare salvocondotto o gratia per Batistino Magnan<o> e Donatello e Venturello, e certi altri assassini e di pessima sorte, vostra excellentia sappia che né il commune, <né> homo da bene è stato chiamato a questo, ma Pierin Mag<nano> e M.ro Zan Piero et Acontio, c'hanno fatto una lega <in>sieme e voglion guidare ogni cosa a lor modo, con ser Evangelista, hor cancelliero de la communità, hanno fatto que<sta> lettera a vostra excellentia, senza chiamar consiglio e senza participatione d'alcun altro. Se questi ribaldi fosson banditi per uno homicidio o dui soli,vostra excellentia potria compiacere, non dico il comm<u>ne, ché esso non domanda questo, ma ciascun di questi particolari: <ma> il volere far gratia ad amazatori publici, assassini, e che non vivon se non di porre taglie, se tutto il mondo ne preg<as>se vostra excellentia, quella non lo dovria fare. Li balestriero che fo mandato di qui con lettera di credenza, è homo da bene per sold<ato>, ma è tanto di questa parte talliana per haver per moglie u<na> parente di ser Evangelista, ch'io dubito che habbia detto <a> vostra excellentia a favor d'una de le parti et a biasmo de l'altra più che non richiede il dovere, e maxime c'habbia fatto g<randi> li meriti di questi banditi, li quali se son venuti in favor di questo p<aese>, vostra excellentia non creda che sia stato perché gli siano tanto affecti<onati> più de gli altri, ma per difensione de la lor factione, vedend<o che> con li nimici veniva il Cornacchia e li figlioli di Pier <Ma>dalena e quelli da Ponteccio, cioè Ulivo et il fratello <che sono> lor nimici capitali: pur e di questo come de l'altre cos<e> mi rimetto a vostra excellentia. Di quanto anchora ha<vrò ma>ndato a dire a bocca, che sono stati de li nost<ri> pesa; pur se vostra excellentia mandasse persona qui, di questo intell<igente più d>i me, havutone la sua relatione se ne potria consigli<are>. Ma hora hora, ho havuto aviso che'l capitano Todesc<hino che fu> ferito è morto. Un che gli attendeva ne la sua inf<ermitade, et> a chi io havevo commesso che meglio che potea si sforzass<e di> cavarne quel che l'havea mosso a venir in qua, mi ha riferito che sino a la morte è stato nel <fer>mo proposito che'l Signore Gianino nulla ne sapea, ma che quel giudice da Fivizano l'havea mosso con speranza che, succedendo le cose ad vota, il Signore Gianino dovesse esserne contento e pigliar questa excusa che li homini l'havesson chiamato. Io scrissi a vostra excellentia che la Bastia era perduta; di poi hanno havuto Monte di Simone, dove hanno preso il Marchese Spinetta e moglie e figlioli. Si dice che v'è stato tradimento. Son per ire a Fosdinovo, dove il Marchese Lorenzo si fa forte, et ha aiuto da San Georgio. Altro non occorre. A vostra excellentia mi raccomando.

Camporegiani, 2° Augusti 1524.
Servitor Ludovicus Ariostus.

164

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Hieri, essendo a Carreggine, mi venne un messo di Vostre Signorie con sue lettere, per le quali mi avisano come li cavalli e fanti mandati dal governatore di Reggio havevano preso a Soraggio alcuni banditi di Vostre Signorie, e che io facessi intendere al dicto Governatore le conventioni e capituli che sono fra Vostre Signorie et il mio Illustrissimo Signore. Et io, come sempre desideroso di fare piacere e servitio a quelle, per il medesimo messo scripsi al governatore in buona forma, e non dubito che non faccia il medesimo ch'io ho facto per il passato e sempre sono per fare, pure che si trovi essere vero che in questi che il Capitano dei Governatore ha menato a Reggio siano quelli banditi di Vostre Signorie. Ma nella lista che mi mandò il dicto Capitano quando si partì da Soraggio, già non era nominato quel Hieronimo; pure credo che, oculata fide, il Governatore di Reggio farà vedere al messo di Vostre Signorie tutti questi prigioni, acciò che conoschi li suoi banditi, se vi sono: et essendovi e non li volendo il governatore dare (il che però non credo), io sono per scrivere cento lettere non che una allo Illustrissimo Signore mio, et acciò che Vostre Signorie habbino il suo intento. Ben le prego che, per fare la voluntà mia che ho verso quelle di buona optima, che l'officio c'ho sempre facto e sono per fare per quelle, epso all'incontro vogliano fare per me, di porre qualche industria di fare pigliare e darmi nelle mani Baptistino Magnano di Castelnovo e Margutte da Camporeggiano suo compagno, li quali intendo che spesso si riducano a Tramonte e su quel di Castiglioni, e vanno villeggiando per le terre di Vostre Signorie; che più facilmente riusciria a Vostre Signorie, delle quali non hanno suspecto, a farli pigliare, che a me, dal quale si guardano con troppo vigilanza, maxime al presente che il Signor mio m'ha mandato 25 stioppettieri a piedi, oltra li cavalli ci ho per ordinario. Quando Vostre Signorie mi faccino uno piacere di questa sorte, stiano secure che quello c'hanno di me in maggior parte al presente haveranno poi in tutto, sì che non meno potranno disporre di me e di questa provincia in cosa di iustitia che possa lo Illustrissimo Signor mio. In buona gratia di Vostre Signorie sempre mi racomando.

Camporeggiani, 5 Augusti 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

165

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici et potentes domini etc. Ho visto quanto le Vostre Excelse Signorie scriveno: le ringratio del buono animo. È ben vero che io prego quelle che la medesma commissione hanno dato al suo Vicario di Castilione la voglino ancora dare al Vicario del Borgo, de Camaiore et altri suoi officiati, che, scadendo che quelli tali li capitasseno alle mani, tengano via de haverli e pigliarli. Circa quello che le prefate Vostre Excelse Signorie mi scriveno della commissione data al suo bargello di venire dove accaderà, per adesso la gratia del mio Illustrissimo Signore mi ha dato braccio che se càpitano in queste parte, da poterli castigare. Ho parlato a bocha con il suo Vicario di Castilione e conferito l'ordine si ha a tenere acciò la cosa habbi effecto. Et alla Vostra Signoria del continuo mi rachomando.

ex arce Camporeggiani, Die 11 Augusti 1524.
V. D.
Servitor Lodovicus Ariostus.

166

Magnificis et excelsis Dominis d. mihi observandissimis D. Octo Viris Praticae Rei Publicae florentinae etc.

Magnifici et excelsi domini mihi observandissimi. Li exhibitori di questa, Barone e Corsetto da Vagli di Sopra, vengono a Vostre Signorie per far foro intendere, in nome del suo commune, di certe bestie che fur lor tolte da gli homini da la Capella del capitaneato di Pietrasanta; di che esse forse debbono essere informate, ché di questo ancho l'anno passato, quando fu il caso, lo Illustrissimo Signor mio scrisse a Vostre Signorie, o fosse alli predecessori suoi, e quelle mi par che commettessino che a questi nostri di Vagli fosson le bestie restituite, o che essi fosson sodisfatti dei prezzo: ma tal commission non fu perhò exequita. Ma che ne fosse causa, li detti homini mandati riguaglieranno Vostre Signorie, le quali prego dieno lor buona udienza et indubitata fede, perché non sono per exporre se non la verità; e che appresso, ne la diferentia c'hanno per certi lor paschi con detti homini de la Capella, che sia lor servato quello che per antiqua compositione (come appare per li contratti che son fra l'un commune e l'altro) è stato lungamente in uso, e le parole del contratto sieno interpretate per la equità, e non con cavillationi, sì che tranquillamente possano vicinare insieme. Ho fede ne la benignità di Vostre Signorie, che si degneranno ascoltare le ragioni di questi nostri, e non toleraranno che sieno trattati con tal violentia da questi de la Capella, li quali per essere sotto la protecti<on>e e favor di Vostre Signorie si arrogano più di authorità che non credo che sia volontà di quelle c'habbiano; ché se bene per essere suoi subditi li hanno cari, non credo che perhò habbiano men cara la giustitia. Credo che di questo ancho a Vostre Signorie scriva il capitano suo di Pietrasanta, il quale è assai informato de la cosa, e mi confido ne la prudenza e bontà sua che farà relatione de la verità. Et in buona gratia di Vostre Signorie sempre mi raccomando.

Castelnovi Carfignanae, 29 augusti 1524.
di Vostre Signorie
obsequentissimo Ludovico Ariosto
ducale Commissario generale.

167

Magnificis et excelsis Dominis d. mihi observandissimis Dominis Octo Viris Praticae Rei Publicae florentinae etc.

Magnifici et excelsi domini mihi observandissimi. Io ho dato commissione a gli exhibitori di questa, che poi che de le sue facende per che vengono havranno parlato a Vostre Signorie, che ancho da mia parte faccian loro intendere uno assassinamento fatto hieri a un poverhomo di questa provincia (appresso gli altri grandissimi che a' dì passati gli havevan fatto) da alcuni ribaldi da Barga, et in specialità da uno detto Matheo del Mazone. Prego Vostre Signorie che circa questo prestino lor fede quanto a me proprio, e che appresso, intesa la cosa, ne faccian quella dimostratione che merita la giustitia, et io ho fede che sieno per fare, sì che questi da Barga ne piglino tal exempio ch'ogni dì non habbiano questa provincia in preda: in buona gratia de le quali sempre mi raccomando.

Castelnovi, 29 Augusti 1524.

Ho preso informatione et intendo che col detto Matheo era un detto il Moro del Pazaglia, Luchino di Paulo d'Ochi et un detto Coietto, et altri di chi non so il nome.

Di Vostre Signorie
obsequentissimo Ludovico Ariosto de la ducale provincia di Carfagnana generale Commissario.

168

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini Domini observandissimi etc. A' giorni passati scripsi a Vostre Signorie di certe robbe e forsieri sono appresso quel Don Michele rectore della terra vostra di Gurfigliano, le quale sono robbe tolseno quelli tristi che assassinorno quella povera Donna del conte Gian Maria da Santo Donnino et il figliuolo, che le portorono là: e Vostre Signorie, per sua gratia, per sue lettere commisseno a dicto prete le tenesse appresso di sé, né le debesse dare senza licentia di quelle. E perché queste robbe, se sono di quelle del conte, si spectano alli frati e monache qui di Santo Francesco che sono heredi et a uno altare, se anco sono di quelle di quelli assassini, si spectano alla Camera del mio Illustrissimo Signore; e perché quelli ribaldi scio molestano il prete e le vorrebbeno: per tanto, acciò non si possino gloriare di havere la robba e morte le persone, e che la sia data a chi si specta, Vostre Signorie siano pregate, et anco per la iustitia, commettere al suo Magnifico Vicario di Castiglioni mandi per dicte robbe, per parte di quelle, e me le facci portare qui a me, et io molto bene farò pagare li portatori. Et a Vostre Signorie mi raccomando, offerendomi ad similia etc.

Castelnovi Garfagnane, — Septembris 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

169

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io hebbi grandissima allegrezza quando io viddi passare di qui le gente di Vostre Signorie, ma maggiore quando per lettere di quelle e per una del suo Magnifico Commissario mandato a Castiglioni ho inteso che sono mandati ad effecto di reprimere la temerità di alcuni homicidiali subditi suoi et ancho di questa provincia, che sono tutti una lega. Io sarò insieme con il Commissario di Vostre Signorie spesso, e con lettere et in persona, et in tutto quello che io potrò per operare che la violentia non possa più della iustitia, non mancherò. E Vostre Signorie stiano sicure che non meno ponno disporre di me che di uno suo deditissimo, perché così è la voluntà dello Illustrissimo Signore mio, et appresso la inclinatione mia et observantia che ho verso quelle: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 19 Septembris 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

170

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini Domini observandissimi etc. Per altre mie, quale scripsi poghi giorni fa a Vostre Signorie, e circa quelle robbe furono tolte a Santo Donnino per quelli che assassinorno quella povera donna del conte Giovanni et il suo figliuolo, le quali robbe si ritrovano in Gurfigliano, terra di Vostre Signorie, appresso di quello prete Michele rectore lì, e pregai Vostre prefate Signorie volesseno commettere al suo Magnifico Vicario di Castiglioni che mandasse per dicte robbe e me le facesse condurre qui a me, che io farei satisfare alli portatori: e questo per essere robbe tolte in el mio commissariato, e che si spectano a' frati, monache et uno altare lì in Santo Donnino; e per quanto mi hanno referito li frati qui, dicono havere hauto da Vostre Signorie che quelle risponderebbeno a me, e che si contentavano vedere le ragione di dicti frati, monache et altare. Pertanto per questa mia faccio noto a Vostre Signorie che io ho visto li testamenti, idest del conte Carlo vechio e del conte Giovanni suo figliuolo ultimamente facti per cadauno di loro, abenché per certi altri vostri cittadini costì e della casa de Santo Donnino mi fusse mostrato un altro testamento di dicto Conte Carlo, il quale per l'ultimo suo prefato fu et è annullato; e per adesso mando a Vostre Signorie la copia de l'ultimo testamento del Conte Giovanni, per virtù del quale dicte robbe si spectano a dicto altare, frati e monache, acciò quelle siano chiare che senza causa licita et honesta non mi sono mosso a così richiedere Vostre Signorie, le quale so che per iustitia e conscientia non sono per manchare alle iuste domande: e così le prego di nuovo voglino fare ordinare per quel miglior modo a loro parerà ch'io habbi queste robbe per distribuirle a chi iustamente si pervengano. Et a quelle mi racomando et offero.

Castelnovi Carfagnanae, 20 Septembris MDXXIIII.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
ducale Commissario.

171

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Hercole Saltarello, nostro gentilhomo ferrarese, per sue lettere e per homo mandatomi a posta mi pregha con grandissima instantia ch'io facci opera di acconciarlo con Vostre Signorie per soldato o vero per capo di qualche cavalli leggieri o fantarie, e nel suo scrivere monstra che crede Vostre Signorie siano per fare molto per me. Io, perché non posso negare alli amici, maximamente che siano homini da bene, alcuna cosa che mi ricerchino, ancora che la mia domanda mi para um poco temeraria, ho più presto voluto incorrere in colpa di presumptione che di ingratitudine verso li amici e compatrioti mei, sì che Vostre Signorie mi perdoneranno s'io parrò troppo audace, e per loro humanità più che per miei meriti saranno contente, potendolo fare senza loro incommodo, di dare ricapito per mio amore a questo homo da bene, per il quale io prometto che sarà fidelissimo, e lo conosco per valente e discreto, e per fare honore a chi l'harà a Vostre Signorie rachomandato: in buona gratia delle quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 13 octobris 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

172

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Già son molti giorni e mesi passati che, essendo ad instantia delli homini di Gello stato ritenuto a Lucha uno delli nostri homini delle Fabriche, il mio Illustrissimo Signore scripse a Vostre Signorie quanto per la annexa copia epse si potranno ricordare; e Vostre Signorie furno contente farlo relasciare, e parve che ponesse silentio a questa differentia, perché da quel tempo in qua non se n'è poi sentito altro. Hor di nuovo mi referiscono li nostri homini di Valico di sotto che pur per tal causa e per la medesima instantia uno delli suoi homini è stato sostenuto al Borgo. Per questo mi è paruto, più presto che consentire alloro voluntà che dimandavano di fare ripresaglia d'alcuno delli subditi di Vostre Signorie, di ricordarli con questa mia quanto questa cosa si' per dispiacere allo Illustrissimo Signor mio, quando la intenda, e pregare e domandare di gratia a Vostre Signorie, delle quali sono deditissimo, che siano contente di commettere che questo nostro sia sùbito relassato, e commettere alli suoi homini di Gello che desistano da questa impresa; e più presto quietamente e di concordia è da tractarla con lo Illustrissimo Signor mio, che di nuovo si facci rivedere questa causa, ché per quello che già fu facto Sua Excellentia si tiene havere riceputo torto, et il suo Commissario non si portasse molto bene. Di questo prego di nuovo Vostre Signorie, alle quali sempre mi raccomando.

Castelnovi, ultima octobris 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

173

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Ricercato da questi mercatanti reggiani, li quali desidereriano intrare in Lucha, fo fede a Vostre Signorie come quasi ugni giorno ho lettere dal Capitano di Reggio e da' miei amici particulari, che mi avisano di ugni cosa che accade in quella terra: e non sento per lettere che vengono di là né per persone che vi sia alcuno sospecto né pericolo di peste. Altro non occorre: a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi,. Novembris 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

174

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io non ho dal Signore Duca mio aviso alcuno di questo passaggio del Duca di Albania, né da un Commissario di Sua Excellentia che intendo essere con il dicto Duca d'Albania: e me ne maraviglio forte. Dalli homini di Silano, per lettere e per relatione a bocha di 3 delli miei che vi ho mandati a posta, ho inteso come iarsera a hore dui di notte arrivò a Silano uno furiero del dicto Duca che domandava vettovaglia per 14 m. persone tra piedi e cavallo, e che questa sera, che serà alli 30 di decembre, arrivaranno a Silano. Hora io mando dui altri homini per havere più chiara informatione; et a Vostre Signorie mi rachomando.

Castelnovi, penultimo decembris 1524.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto
Ducale Commissario.

175

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. È accaduto a questi dì, quando le gente del Duca di Albania passorno per questa provincia, che alcuni soldati presero a Vitiana uno delli nostri, il quale andava drieto il campo per pigliare denari, che, per quanto ne ho relatione da homini degni di fede, è giovano da bene; ma quelli soldati, o per rubarlo o per qualche suspitione che a loro nascesse, lo presero, come ho dicto, e legaronlo, imputandoli che era delli banniti di questo paese, e che andava drieto al campo per fare qualche tristitia. Di poi accadde che giungendo a Diecimo, incontrando uno suo parente dicto Christophoro di Luca da Dessa, et essendo da lui conosciuto, fu per opera di colui adiutato e favorito in modo che se ne fuggì. Pare che dalli prefati soldati sia stato facto relatione a Vostre Signorie, di sorte che hanno facto pigliare il dicto Christophoro sì come uno commettitore di grandissimo fallo, per havere liberato costui. Io fo fede a Vostre Signorie che questo che prima fu preso, nominato Baptista di Giovanni Andrea da Saxi, è di buonissima famiglia, né da chi lo conosce è reputato se non per giovano da bene, e non ha bando né condemnatione alcuna, sì che né quel altro che l'ha liberato ha commesso per questo grande errore: onde io lo rachomando a Vostre Signorie, e le prego che, se non l'hanno ritenuto per altra causa, siano contente per amore mio liberarlo: in buona gratia delle quale sempre mi rachomando.

Castelnovi, 13 Ianuarij 1525.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

176

Magnificis ac Excelsis Dominis Dominis mihi observandissimis Dominis Octo Viris Pratice Republice florentine.

Magnifici et Excelsi Domini Domini mihi observandissimi. Credo che a Vostre Signorie sia a mente che alcuna conventione è fra esse e lo Illustrissimo Signor Duca mio di non permettere che li banditi del dominio dell'uno stiano su quel de l'altro. La qual conventione, poi che per il prefato Signor mio mi fu notificata, ho sempre integramente observata in questa provintia a me da sua excellentia commessa, ché li banditi di cotesta excelsa Republica ho havuto nel medesimo conto ch'io ho li banditi e rebelli di sua excellentia; e quanto più mi pare di fare il mio debito, tanto mi dà più da dolere il non mi vedere rendere il cambio. Già molti dì sono, mi dolsi con Vostre Signorie che in Fivizano e nel suo Capitaneato era dato ricapito ad alcuni che di qui eran banditi per homicidio et assassinamento facto in le persone del figliolo e de la madre delli conti di San Donnino; e da Vostre Signorie mi fu risposto che circa a questo havevan scripto al suo Commissario di Fivizano come havesse da fare: ma qual fusse tal commissione e come quel Commissario havesse da fare, io non potei sapere mai, se non che, vedendolo pure perseverare in patire che tali ribaldi stessino in la sua provintia, mi pensai che così fusse di mente di Vostre Signorie, e mi stetti senza replicare altro, persuadendomi che per qualche ragionevole rispecto esse volessino così, e mi bastò che quelle fussino da me state advisate. Così voglio fare ancora al presente: notificare ad epse che uno decto Bernardello da Ponteccio, bandito di questa provintia per tanti homicidij, furti, assassinamenti e violentie d'ogni sorte, che a volerle explicare non basteria né questo né dieci altri fogli appresso, poiché non trova più ricapito altrove (che non è luogo qui intorno dove non habbia facto qualche enormissimo delicto), si è riducto a Fivizano, e, per quanto mi ha referito chi lui e dui suoi compagni non miglior di lui, l'un decto Pellegrino e l'altro Raphaello, ha veduti su quello mercato, hanno il salvo conducto da quel Commissario di starci sicuramente. Io n'ho voluto dare adviso a Vostre Signorie e supplicarle che se non è di suo consenso che ci stiano e che si manchi delli capituli e conventioni, sieno contente per amor della iustitia di commettere che questi tre assassini famosissimi sieno presi e fare che sia di loro exequito secondo il merito, ché mi rendo certo che anco nel dominio di Vostre Signorie habbino commesso più di un delicto notabile. E quando qualche rispecto ritenesse quelle da far questo effecto, almeno comandino che siano cacciato, e non patischino che tal peste infecti il suo paese. Se anco per qualche causa (ch'io non so) a Vostre Signorie piace che habbino ricapito e favore sul suo, io non sono per oppormi alla voluntà loro, e mi basterà che non sia mancato per me di non haverne dato adviso: e se bene non serò ricambiato circa questo officio e debito, non resterà per questo ch'io non observi quanto dal mio Signore Illustrissimo mi è stato imposto, di havere li banditi e ribelli di Vostre Signorie come capitali nimici di sua excellentia, e che in questa et in ogni altra cosa ch'io possa, io non studi di sempre gratificare Vostre Signorie: in bona gratia de le quale sempre mi racomando.

Castelnovi, 17 Ianuarij 1525.
di Vostre excelse Signorie
obsequentissimo Ludovico Ariosto
ducale Com<missario> generale in Grafagnana.

177

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini Domini mihi observandissimi. Uno Paulino da Molazana et uno Corbino da Colomini sono ricorsi a me come, per lo officio ch'io tengo, loro protectore, che io preghi Vostre Signorie e li rachomandi dui, l'uno figliuolo de l'uno, e l'altro fratello de l'altro, li quali epse hanno in pregione per essersi trovati, con certi altri che andavano drieto al campo del duca di Albania, a participare di certa carne, di che Vostre Signorie debbeno essere meglio informate che me. Quando il loro delicto sia piccolo come questi me lo narrano, che non si siano trovati ad amazare le bestie, ma a pigliare della carne poi che sono state morte, li rachomando a Vostre Signorie, tanto più che essendo epsi ancora soldati della compagnia di Betto Cartolaro, come questi mi dicano, l'havevano facto con più sicurtà. Sì che, essendo così, prego Vostre Signorie che per mio amore non li faccino patire per altri più di quello che merita la loro colpa, che quando fussino stati principali a fare questo o altro delicto notabile, io non sarei per pregare per loro, anzi mi dolerei che la iustitia non havesse suo loco. In buona gratia di Vostre Signorie sempre mi rachomando.

Castelnovi, 18 Ianuarij 1525.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

178

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini Domini mihi observandissimi. Le Signorie Vostre vederanno quanto a quelle e similmente a me per le qui alligate scrive il Capitano di Reggio circa di quelli assassini presi dal barigello di Vostre Signorie; il che, quando al dicto Capitano sia stato referito la verità, come scrive, prego Vostre Signorie, per amore della iustitia, siano contente darceli in le mani, che cosa più grata non potriano fare allo Illustrissimo Signor mio.Et a quelle in buona gratia del continuo mi rachomando.

Castelnovi, 2 februarij 1525.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

179

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Io sono per exequire quanto Vostre Signorie mi ricerchano, di fare publicare la taglia contra quel Hieronimo da Castiglioni ad ugni loro requisitioni. Nondimeno, perché da alcuni giorni in qua il mio capitano delle gente che ho qui è in pratica con certe spie che li promecteno di darglelo in le mani, mi pare (così parendo ancho a Vostre Signorie) di suprasedere alquanto e vedere lo effecto che farà questa spia: che se al fine le promisse riusciranno vane, sempre si potrà venire a questa publicatione. Il dicto Hieronimo non si trova al presente, per quanto mi è referito, nel paese, e questo saria uno advertirlo che non ci venisse, e che non si fidasse di venire in questa ducale provincia. Pure al più savio parere di quelle mi riporto: in buona gratia delle quali mi rachomando sempre.

Castelnovi, 12 Februarij 1525.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

180

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. Alcuni nostri da Carreggine erano iti al Borgo et havean comprate dui some di farina di castagne per portarsele a casa, non sapendo che ci fusse divieto alcuno questo anno, sì perché lor parea che questo anno è assai buona riccolta e che le cose dovesseno essere più larghe del solito, sì ancora perché vedevano che di questa ducale provincia si lascia extrahere alli subditi di Vostre Signorie ciò che vogliano; e mentre che le some si caricavano, che ancora non si erano partite dal loco, dalla famiglia di quel Vicario fur loro levate le bestie e le some, sì come colte in frodo. Io ho voluto ricorrere a Vostre Signorie, sì come a quelle che mai m'hanno negata gratia ch'io habbi loro domandata, e pregarle che faccino rendere a questi poveri homini la sua robba: che, prima, intendo che questo anno non è stato facto divieto alcuno per bando o per altra via che s'habbi potuto intendere che le robbe che si vogliono per suo uso non possino ire fuora, e poi queste some sono state prese prima che si siano partite del loco; che pure quando apparesse che ci fusse frodo, l'homo subdito delle Signorie Vostre che le ha vendute a persone che non le possano extrahere doveria essere punito, ché epso non può havere la scusa di non sapere li ordini, come per la verità l'hanno questi nostri di Carreggine, che questi sono forestieri e non sanno quello che di tempo in tempo, secondo li bisogni, sia determinato. In summa, io prego Vostre Signorie che quelli boni portamenti che tuttavia io uso verso li suoi subditi ancho epse voglino che sieno usato verso quelli del mio Illustrissimo Signore: in buona gratia delle quali mi rachomando.

Castelnovi, 24 Februarij 1525.
Di Vostre Signorie
obsequentissimo Lodovico Ariosto.

181

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Altra volta scripsi alle Signorie Vostre in recommendatione del presente latore, che è Gimignano di Christoforo da Riccovolto, habitante a Coreglia, quale era incorso in certa pena per cavare robbe del distrecto delle Signorie Vostre; e, secondo che epso mi referì, le Signorie Vostre erano contente per amore mio lassarli la parte tochava a quelle, pure che fusse d'accordio con li datiarij, e parmi che costui per povertà non habbi sotisfacto né ancho li datiarij, e di nuovo è stato preso. Pertanto prego le Signorie Vostre che quello che per amore mio lassavano a questo nostro subdito a quel tempo, o vero il collegio che allhora era, de volerlo fare ancora adesso, offerendomi in queste et in cose maggiore sempre al beneplacito delle Signorie Vostre: alle quale sempre di buono core mi rachomando.

Ex Cast.vo Garfagnanae, ultimo Martij 1525.
Servitor Lodovicus Ariostus
ibi Commissarius.

182

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici etc. Ho visto quanto Vostre Signorie mi scriveno in rechomendatione di Bart.o e Girolamo Mariani dal Borgho. Le Signorie Vostre sanno che mi possano comandare: io non sono per manchare del debito mio, e prestare tutto quello favore a quelli suoi che per me iustamente si potrà, con breve expeditione, come sono obligato per amore delle prefate Signorie Vostre: alle quale di buono core mi racommando.

Ex Arce Cast.vi, Castri Novi, 27 aprilis 1525.
Servitor Lodovicus Ariostus
ibi Commissarius.

183

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. A questi giorni ho ricepute dui de Vostre Signorie, una delli 8, l'altra de' 12 del presente, per le quale mi advisano li mali deportamenti che fanno quelli de Valico de sotto alli suoi de Coreglia e de Motrone: il che mi è dispiaciuto summamente; ma non mi meraviglio de quelli de Valico, perché alli giorni passati hanno hauto ardire de volere mettere mano alli nostri balestrieri che erano andati là per fare certe executione. Sono certo che il mio Signore ne farà demonstratione verso loro, come già m'ha scripto Sua Excellentia. Ho mandato a chiamare quelli tali che Vostre Signorie mi mandorno nominati in una sua lista, quali hoggi hanno mandato qui a me dui soi mandati per intendere la causa per che io li chiamo: ho dicto loro che io voglio che comparischino personalmente; comparendo o non, procurerò contra di loro a quanto vorrà la iustitia, né mancherò di fare tutto quello potrò, se haranno fallito, de punirli, come sono obligato per le Signorie Vostre e per la ragione. Circa quanto Vostre Signorie mi scriveno de Belgrado, haria grandissimo piacere fusse relaxato de prigione, e che Vostre Signorie pigliasseno da lui la sicurtà conveniente al grado suo de vicinare bene con li suoi subditi, ch'io ci veggio male ordine che lui trovi sicurtà di 400 o 500 ducati, ma sì bene una sicurtà honesta. E così lo ricomando alle Signorie Vostre, alle quali mi rachomando.

Ex Cast.vo Garfagnanae, Die 14 Maij 1525.
Di Vostre Signorie
Servitore Lodovico Ariosto Commissario.

184

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. È stato qui da me uno Bernardo Guassello da Castiglione subdito di Vostre Signorie, e dice che mandando alli dì passati una soma di capretti a Lucha suso uno asino, qual haveva tolto in presto da una vedova di Ponticosi, li fu levato da certi de Aquilea, allegando che lo asino è loro: e parmi che costì in vescovato sia stato iudicato l'asino essere di quelli di Aquilea; adesso dice la causa essere davanti le Signorie Vostre. E perché io ho parlato con quelle dui persone da Ponticoso et anco con delli altri, che la verità è che l'asino è quello di quella vedova e che lei glielo prestò, e che già sono 3 anni che lei il comprò, prego le Signorie Vostre che, se bene costui non ha inducto tante prove come li suoi adversarij (e questo per la incommodità e spese), che quelli si voglino adherire alli più degni, perché questi de Ponticosi sono homini da bene et homini che non dariano questo se non fusse la verità, e che perciò non permettino sia facto torto a questo suo, come sono certo faranno: alla buona gratia delle quali mi rachomando.

Ex Cast.vo Garfagnanae, Die 24 Maij 1525.
V. D.
Servitor L.cus Ariostus
Commiss..

185

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Verrà dalle Signorie Vostre prete Io. da Mulassana, e narrerà a quelle li mali portamenti di prete Martino da Vergemoli, e maxime il minacciare li fa de andarli alla casa con gente, se lui non si accorda seco. E perché sono certo che le Signorie Vostre amano la iustitia e non hanno men charo li subditi del Signore duca che li suoi proprij, prego quelle che voglino fare qualche provisione che quel prete Martino non li habbi ad innovare cosa alcuna, e che sia il vescovo che iudichi fra loro e non le arme, perché ne porria resultare qualche grande scandalo. Circa quelli de Valico, in risposta dico alle Signorie Vostre che, trovandomi alla fine dei mio officio, non passeranno 8 o dieci giorni ch'io verrò costì in persona e menerò meco qualche homini de Valico, et avanti ch'io parti di costì piglieremo quel più expediente modo che parerà alle Signorie Vostre, acciò che, inanzi che io parti di qua, si operi questo bono effecto che epso Belgrado sia liberato, e quelli di Motrone e di Valico restino boni amici. Et alle Signorie Vostre mi rachomando.

Ex Cast.vo Garfagnanae, Die 29 Maij 1525.
E. V. D.
Servitor Lodovicus Ariostus
Commissarius.

186

[AGLI ANZIANI DI LUCCA. A LUCCA]

Magnifici ac potentes Domini mihi observandissimi. Anche che per un'altra mia io habbi differito con le Signorie Vostre di parlare con epse circa al caso di Belgrado alla mia venuta costì, sono stati poi da me questi di Valico, et hannomi dicto che altre volte hanno menato costì a Lucha li loro pagatori del suo territorio, e quando sono stati costì, li è stato dicto nelle orechie si vadino con Dio, adeo che questi di Valico si diffidano di potere trovare pagatore nel territorio di quelle, perché questi suoi temeno che se entrano pagatore per Belgrado non fare dispiacere alle Signorie Vostre. Ma mi propongano un altro modo: che li suoi di Mutrone diano le sicurtà loro nel territorio delle Signorie Vostre e li di Valico nel paese qui, bone e sufficiente, e che l'una sicurtà e l'altra si obligano in forma camerale. Sì che Vostre Signorie si degnino advisarmi quello loro pare, perché potriano passare 12 o 15 giorni inanzi che io potessi venire costì, et haveria più charo di venire con resolutione che in confuso. Et a Vostre Signorie mi recommendo.

Ex Cast.vo Garfagnanae, 30 Maij 1525.
V. D.
Servitor Lodovicus Ariostus
ibi Commiss.

187

[AL DOGE DI VENEZIA. A VENEZIA]

Serenissimo Principe e Signore mio Excellentissimo. Supplicai alla Serenità vostra del 1515 a' dì 25 ottubrio, io devotissimo servo suo Ludovico Ariosto nobile ferrariense e familiare de l'Excellentissimo Signor Duca di Ferrara, come, havendo già alcuni anni cum mie longe vigilie e fatiche per spasso e recreatione de' Signori e persone de animo gentile composta una opera di cose piacevole e dilettevole di arme et amor chiamata Orlando Furioso, e desiderando alhora ponerla in luce per solazzo et a piacer d'ognuno, che mi concedesse gratia, la qual etiam obtenni da essa e dal collegio suo, che niuna persona né terriera né forestiera de qualunque grado esser se vogli ardisse né presumesse in le terre e loci del dominio di vostra sub.tà de stampar né far stampar in forma alcuna di lettera né di foglio grando, piccolo, né piccolino, né che potesse vender né far vender ditta mia opera senza expressa licentia e concessione de mì supplicante author di essa, sotto pena di perder tutte tal opere che si attrovasseno stampate e de ducati mille per cadauno che le havesse stampato o fatte stampar, vendute o fatto vender, la mità della qual pena fusse applicata a che piacesse a vostra Sub.tà, e l'altra mità cum li libri stampati o venduti a mì Ludovico prenominato. E perché per nova leze vostra Serenità ordinò che tal gratie non fusseno viridice se non fusseno approbate per lo Excellentissimo Conseglio de' Pregadi, questa mia opera è stata stampata da molti incorrettissima, onde mi è sta' necessario prender fatica di corregerla, et anchora la ho riconzata e riformata in molti loci; e volendola hora dar fuori cum queste nove corretione, supplico alla sub.tà vostra che la istessa gratia che mi concesse del 1515 a' 25 di ottubrio, come ho ditto di sopra, se degni hora confirmarmi e de novo conceder in questa mia opera cussì corretta et emendata, sì che niuno, né terrier né forestier di qualunque grado, presuma di stamparla o farla stampar, né venderla o farla vender, cum queste corretione nove, in le terre, loci e dominio di Vostra Illustrissima Signoria mentre ch'io vivo, senza mia expressa licentia e concessione, sotto le ditte pene ut supra specificate nella gratia concessami per vostra Serenità con el suo collegio del 1515 preditto. Alla gratia della qual humiliter mi ricomando.

Die dicto.

188

[A BLOSSIO PALLADIO. A ROMA]

Reverendo m. Blossio mio honorandissimo. Io dubito che se qualche bisogno non mi facesse qualche volta dar fatica a Vostra Signoria, ch'ella si scorderebbe di me, e per questo desidero di havere facende in Corte, acciò che ricorrendo io a Vostra Signoria et affaticandola non le lascie perdere la memoria di me, e minuire la benivolentia nostra. Son molti giorni e mesi ch'io non ho inteso di Vostra Signoria, e molte cose intanto sono occorse di qua e di là; pur da pochi giorni in qua mi è stato detto che Vostra Signoria è sana et in buon grado, dil che n'ho havuto piacere grande: ma maggior piacer e contento n'havrò quando da quella io ne sia per sue lettere certificato. Io, gratia di Dio, mi trovo sano e quieto assai. È vero ch'io ho alquanto di fastidio per esser stato mal servito circa l'expeditione d'alcune mie bolle, del che io ne scrivo difusamente a m. Giuliano Nasello: Vostra Signoria si degnerà per amor mio di parlar con lui, e dove potrà interponere l'opera sua a mio beneficio serà contenta di far per me quello che ha fatto per il passato, dove è stato di bisogno; alla quale mi offero e raccomando sempre.

Ferrariae, 26 Iulij 1530.
Sempre di vostra Signoria
Ludovico Ariosto.

189

Al Magnifico m. Giovan Francesco de' Strozzi mio maggiore honorando etc. In Padova.

Magnifico m. Giovan Francesco mio honorando. Io hebbi a questo dì una di Vostra Signoria, la quale mi è stata cara per intendere di quella, ma non che per solicitarmi o ricordare de la vostra cosa mi fosse di bisogno, perché io non l'ho meno a core che se fosse particularmente a mio grande utile, e mai non mi accade occasione di parlarne ch'io non lo faccia con quella fede che mi par che mi sia debita. Ma circa questo non possiamo più stringere m. Guido di quello che voglia essere stretto, il quale per modo alcuno non vuol che si parli di maritare questa ultima figliuola finché non si sia disbrigato di quelle che già ha maritate, e che la Isabella non sia messa nel monastiero: la quale vi doveva esser posta fin all'ognisanti passato, e la dote e le masseritie che le bisognano tutte sono in ordine, ma ella da quel tempo in qua è sempre stata inferma, e molte volte in pericolo di morte, e tuttavia sta male, sì che ella è gran causa che non si può venire a resolutione alcuna. Ben questo vi affermo, che ne li Strozzi da Fiorenza non ha disegno alcuno, e per certe occurrentie è tanto mal satisfatto da loro che non li può sentir nominare: questo è quanto vi posso dire; io ho buona speranza, e questa medesima posso offerire a voi. Io son sana, Dio gratia; m. Guido e il conte Lorenzo piateggiano gagliardamente circa la casa che il scrittor di questa dice che vi parlò a Venetia, il quale sta bene et a Vostra Signoria si raccomanda, e non mancarà di fare il debito suo sempre che verrà l'occasione. Altro non occorre: a Vostra Signoria mi raccomando, e la ringratio di quanto m'ha scritto di Tito mio.

Da Ferrara
, 22 Ianuarij 1531
. di Vostra Signoria
Alessandra Strozza.

190

Al Reverendissimo Monsignor Pietro Bembo.

Magnifico e Reverendissimo m. Pietro patron mio honorandissimo. Virginio mio figliuolo viene a Padova per studiare. Io gli ho commesso che, la prima cosa che faccia, venga a far riverentia a Vostra Signoria, e si faccia da lei conoscere per suo servitore. Io priego Vostra Signoria che dove gli sarà bisogno il suo favore sia contenta di prestarglielo, e sempre che lo vederà lo admonisca et esorti a non gittare il tempo: alla quale mi offero e raccomando sempre. Io sono per finir di rivedere il mio Furioso; poi verrò a Padova per conferire con Vostra Signoria, et imparare da lei quello che per me non sono atto a conoscere. Che Dio conservi sempre.

Ferrara, alli 23 Febraro MDXXXI.
Di Vostra Signoria
Servitore Ludovico Ariosto.

191

All' Illustrissimo e Magnifico Conte Nicolò Tassone da Este ducale Oratore appresso l'Illustrissimo Duca di Milano maggiore honorando.

Signor conte mio honorandissimo. Vostra Signoria non si gravarà s'io le darò fatica, ché l' humanità sua verso di me mi daria ardire di affaticarlo in molto maggior cosa di questa, con fidutia che non meno la faria volentieri, che io havria piacere ch'ella lo facesse. Io vorei stampare di novo il mio Orlando Furioso, acciò che io gli emendassi molti errori che, oltra quelli che per poca diligentia vi ho fatti io, hanno fatto anchora li stampatori; et ancho vi ho fatto alcune aggiunte che spiero che non spiaceranno a chi le leggerà. E perché vorei essere sicuro che li stampatori non l'havessino a stampare contra mia volontà, prima ch'io lo stampisca ho ottennuto da quasi tutte le potentie d'Italia che finché viva io nessuno lo possa stampare senza mia licentia. Io vorei ancho ottenere il medesimo da l'Illustrissimo Signor Duca di Milano, e così prego Vostra Signoria che sia contenta d'impetrarmi questa gratia da sua excellentia; et acciò sia informata di quello che vorei, li mando qui annessa una coppia de la lettera che circa questo mi ha fatto il Signore Duca di Mantova. Di questo io la priego strettamente, alla quale mi offero e raccomando sempre: e la prego che mi raccomandi in bona gratia dei Signore Conte Maximiano.

Ferrariae, 19 Iunij 1531.
di Vostra Signoria Ludovico Ariosto.

192

Al molto Magnifico m. Giovan Francesco Strozzi quanto fratello honorandissimo etc. In Padova.

Molto Magnifico m. Zan Francesco mio honorando. Questa sarà in risposta di tre lettere di vostra Signoria alle quali, fuor ch'una ch'io le scrissi di villa, non ho possuto rispondere prima, perché dopo il mio ritorno non sono mai stata ferma, ma andata di qua e di là come canovale. Alla prima, ne la quale ella mi dava commissione di far far quelli drapeselli, non potei satisfare perché mi fu data tra via quando io andavo in villa, e non mi trovando io qui, se ben ci havessi scritto, non havrei possuto far cosa bona; ma tosto ch'io son ritornata gli ho fatto fare, e pel primo che mi accada sufficiente ve li manderò. Havevo ancho ordinato il velo per la Madonna, ma il cancelliero del Signore Alexandro mi ha detto da parte di Vostra Signoria ch'io non lo faccia far più, e terrò li danari per li drapeselli. Il medesimo che diede la lettera di Vostra Signoria al Capitano Battistino la diede anchora al Conte Lorenzo, e perché ho inteso che'l conte Lorenzo dice che non l'ha havuta, sappiate che dice le gran bugie. Io ho inteso de le nozze c'havete fatte, de le quali ho preso tanto contento quanto di cosa ch'io havessi possuto udire: così Dio faccia che sieno felice e fauste, e che fra pochi giorni io senta che si faccian l'altre di Madonna Lucretia e quelle di vostra Signoria. Circa che vi dolete che'l cancelliero di questa fosse amalato a Padova e vostra Signoria niente ne seppe, Vostra Signoria sappia che quando li venne alli bagni la prima febbre accadette che vi si trovò il cavalliero de gli Obici, e lo pregò che venisse a Padova ad alloggiar seco finché fosse risanato; e tanto lo persuase, che lasciò di venire a Ferrara, come havea prima deliberato, et andò a Padova, dove hebbe un'altra febbre che fu terzana. Et havendo egli disegnato, risanato che fosse, di star qualche giorno in Padova dove havria visitato vostra Signoria e gli altri suoi amici, sopragiunse il Signore Duca e lo menò seco a Vinegia, ch'anchora era debole e non ben guarito, sì che li mancò il tempo di far quello ch'era il debito suo: e perhò vostra Signoria lo scusi; s'un'altra volta gli accadesse a venire in quelle parti, rifaria questo, dove hora par che sia mancato, et a vostra Signoria molto si offerisce e raccomanda. Il lino hebbi, del quale, oltra quello che di villa io le scrissi, senza fin la ringratio, e per amor suo me lo goderò, anchora che mi para che dovea bastare che l'anno passato Vostra Signoria me ne donò. Così mi pare che la si voglia far mia feudataria; alla quale mi raccomando sempre, e la priego che da mia parte abracci la Magnifica sua madre e sue sorelle, e a l'une e a l'altra senza fin mi raccomando; e s'io posso lor far servitio, che senza rispetto mi comandino c'ho gran piacere e desiderio di far lor cosa grata.

Ferrariae, 26 Octobris 1531.
di Vostra Signoria
Alessandra Strozza.

193

All' Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo il Signore Duca di Mantova etc..

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo. Essendo io in procinto per mandare di novo a stampa il mio Orlando furioso, e per questo bisognandomi far condurre da Salò quattrocento risme di carta, suplico vostra excellentia che sia contenta di comettere che per le sue terre possa essere condutta liberamente, senza pagamento di alcun datio, sì come ancho la felice memoria del Marchese suo padre mi concesse di poterne condurre fin alla summa di mille risme, de la qual summa io ne feci condurre solo risme ducento. E perché non reputo che vostra excellentia m'habbia per manco servitor suo che m'havesse il padre, con non minor fiducia riccorro a quella, e la suplico che mi faccia questa gratia, e non solo per questa volta, ma per sempre che mi accaderà di stampare: che se hora ho aggiunto da' quattrocento stanze al detto libro, spiero all'altra additione di aggiungervene molte più; e come in questa ho nominato vostra excellentia con qualche laude, non sono ancho per tacerla ne l'altre. Io fo pensier ancho di stampare alcune altre mie cosette, sì che quella non voglia tenermi per importuno e poco discreto se sempre c'havrò bisogno di carta domanderò a quella il transito per le sue terre libero. In bona gratia de la quale humiliter mi raccomando sempre.

Ferrariae, 15 Ianuarij MDXXXII.
di vostra excellentia
obsequentissimo Servitore Ludovico Ariosto.

194

Al molto Magnifico come fratello honorando m. Giovan Francesco Strozzi etc. In Padova.

Magnifico m. Giovan Francesco. Vostra Signoria intenderà per la lettera di fra Gasparo come è venuto a Ferrara indarno, e questo per colpa del portatore de le lettere ch'al passar che fece di qui non mi parlò, ma diede le lettere a casa mia e se ne portò con lui il decreto, il quale poi pur hoggi per le mani di fra Gasparo ho havuto, sì che non l'ho potuto far vedere et è forza ch'io lo ritenga per far quanto circa questo accade: ma n'havrò buona custodia, non meno che n'havria il Magnifico vostro padre, e poi ve lo rimetterò a salvamento, o pur farò quanto mi scriverete. Col Magnifico m. Guido non ho voluto parlare circa le possessioni di Quartesana, se prima non vi aviso che la possessione che voi voreste non è in sua potestade, perhò che sùbito dopo la morte di Madonna Leona gli fu forza a venderla per restituire la dote alli suoi heredi, e solo gli resta in Quartesana quella sua bella possession grande, che vale forse otto o dieci mila ducati, che più tosto credo che daria via la moglie che la possessione, perché non ha se non quella appresso a quel bel palazzo. Di quelle che vi voria dare in godimento a Recano, non sete bene informato circa il condurre de li ricolti, perché li lavoratori sono obligati a condurre ogni cosa a Ferrara; gli è vero che per le rotte di Po due volte si è affondata, ma Dio sa se questo accaderà più, perché tal rotta è stata perché li mantovani han tagliato l'argine, alla qual cosa penso che Signori Venetiani et il Duca nostro habbian da provedere, o per una via o per un'altra, che non lo faccian più. Circa questa e l'altre particularità si tratterà quando sia fatto quel che principalmente s'ha da fare, che sarà alla tornata di Madonna Simona e di fra Gasparo, che gli è forza che torni un'altra volta. Madonna Alessandra si raccomanda a Vostra Signoria et a vostra sorella, e per questo messo le manda dui drapeselli li quali ha fatto far a posta, che tutti dui insieme ha pagato un scudo d'oro, ma con gran parole e contese, ché'l giudeo che li ha fatti ne volea quattro lire: pur gli è convenuto haver patientia; e si offerisce in quello che pò e la prega che le comandi, e a Vostra Signoria et alla Magnifica madre et alla sorella si raccomanda: e così fo io.

Ferrariae, 19 Ianuarij 1532
. di Vostra Signoria
Ludovico Ariosto.

195

A Giovan Francesco Strozzi. In Padova.

Magnifico m. Giovan Francesco mio honorando. Io ho fatto vedere il decreto vostro al Magnifico m. Bonaventura, il quale mi dice che non è bisognato né bisogna farlo confermare altrimente, perché così è valido, e che ve ne sono assai altri simili, che sono buoni e validi. Pur hoggi n'ho parlato col Magnifico m. Guido, il quale mi ha detto di volerlo vedere anchora lui, e così glielo mostrerò; il quale m. Guido ho pur trovato disposto più che mai. Appresso ho parlato anchora con m. Bonaventura di questa nostra pratica, al quale è piacciuta assai, e mi ha promesso, come madonna Simona sia tornata da Modonna, dove è andata per lo parto che si aspetta de la figliuola, di parlarne con lei; il che facendo (come farà), et essendo persona che può molto disporre di essa, credo che non bisognerà per questo dare fatica a frate Gasparo di tornare in questa terra. Quando ella sarà venuta e di quello che si sarà fatto, vi darò aviso. Madonna Alessandra si raccomanda a Vostra Signoria, e dice d'haver havuto uno scudo, e li parea d'havervene avisato quando mi fe' scrivere che quelli dui drapeselli haveva havuto per uno scudo. Ha poi havuto per il Cancelliere de li Furgosi cinquanta bolognini, e per il velo de la madonna, che poi non vi parse che si comprasse, haveva ancho havuto trenta bolognini, li quali tutti insieme, senza lo scudo, fanno lire quattro; ma li primi drapeselli costaro tre lire e meza tutti dui, sì che vi resta debitrice di dieci bolognini, li quali, quando vi accaderà di volere altro in questa terra, vi saranno menati buoni. Pur ci avisa che, così come ogni dì cresce in questa terra il prezzo de l'altre cose, anche questi Giudei vanno crescendo quello de li suoi lavori. S'ella non vi avisò il prezzo de li primi drapeselli, dice che non restate per questo di comandarle et adoperarla, ché non era tanta somma che si havesse a gravare, se ben voi non le haveste mandati i danari: e che quando non vi vorrete servir di lei, voi e vostra sorella e tutta casa vostra, dubiterà che non le vogliate bene: alli quali tutti si raccomanda sempre, et io appresso.

Ferrariae, 30 Ianuarij 1532.
Di Vostre Signorie
sempre Ludovico Ariosto.

196

All'Illustrissimo et excellentissimo mio Signore observandissimo il Signore Duca di Mantova etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo. Io mi chiamo perpetuamente obligato a vostra excellentia del dono ch'ella mi ha fatto, che la mia carta possa passare pel dominio suo senza pagar datio; ma più me le obliga molto l'haver per le sue lettere veduto quanto di bona voglia mi ha concesso questo, e datomi speranza di maggior cosa quando mi accada. Io all'incontro mi sforzerò di non parere ingrato a tanta benignitade, et ancho in questa poca di aggiunta ch'io son per dare al mio furioso vostra excellentia potrà vedere ch'io ho di lei parlato honoratamente; in bona gratia de la quale mi raccomando sempre.

Ferrariae, 17 Februarij MDXXXII.
di vostra excellentia
deditissimo Servitore Ludovico Ariosto.

197

A Giovan Francesco Strozzi. In Padova.

Magnifico M. Giovan Francesco mio honorando. Ho havuto insieme con m. Guido e con madonna Alessandra gran dispiacere de la lettera, che vi sia stata aperta: s' userà per l'avvenire più diligentia che non accada più. Lo amico non è ritornato anchora dal loco dove era andato: pur si aspetta in breve; come sia ritornato, farò quanto per l'altra ho promesso a Vostra Signoria. Circa il nome de li lavoratori, l'uno ha nome Pier Antonio Tomi, e l'altro Santo Zago. Madonna Alessandra mi dice che non facciate fondamento sopra queste possessioni, perché ha da m. Guido intentione che più tosto vi saran date per una dimostratione che perché sieno in effetto quelle che v'habbiano a far le spese, perché lui vi mancherà di tutto quello c'havrete bisogno. Purché si faccia che l'amico sia contento, non vi havete a pigliar cura d'altro. Altro non dirò. Mi offero e raccomando insieme con madonna Alessandra a Vostra Signoria.

Ferrariae, 20 Februarij 1532.
Di Vostra Signoria
Ludovico Ariosto.

198

Al molto Magnifico M. Giovan Iacomo Calandra maggior mio hn.mo etc. Mantuae.

Magnifico m. Giovan Iacomo mio hn.mo. Io mando per l'apportatore de la lettera di Vostra Signoria quattro comedie, cioè tutte quelle che mi truovo mai haver fatte. Quella sarà contenta di donarle da mia parte all'Illustrissimo Signor Duca. S'io ne finirò un'altra che già molt'anni cominciai, e, menatala un pezzo inanzi, per altre occupationi la messi da parte, io ne farò coppia a sua excellentia. Adesso io sono così occupato per mettere un'altra volta il mio Furioso a stampa con alquanto di additione, che non posso attendere ad altro. E s'in queste comedie trovarete qualche errore circa l'osservatione de la lingua, escusatemi, ch'anchora ch'io gli habbia veduti, non ho havuto tempo di correggerli. Oltre quello ch'io ne scrivo al Signore Duca, Vostra Signoria lo pregarà da mia parte che, per inadvertenza di chi havrà le comedie ne le mani, non si lascino sì che vadano a stampa, come sono andate de l'altre con mio gran dispiacere. Et a Vostra Signoria mi offero e raccomando.

Ferrariae, 18 Martij MDXXXII.
di Vostra Signoria
Ludovico Ariosto.

199

All'Illustrissimo et excellentissimo mio Signore observandissimo il Signore Duca di Mantova etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Io mando a vostra excellentia per questo suo gentilhuomo, il quale è venuto qui, tutte le comedie che mi trovo haver fatte, che sono quattro, come io promessi di far per una mia ch'io scrissi a Braghino: et hora da m. Giovan Iacomo Calandra mi sono state da parte di vostra excellentia domandate. Due ci sono che non credo che quella habbia più vedute; l'altre, anchora che sieno a stampa per colpa di persone che me le rubaro, non sono però nel modo in che io le ho ridutte, massimamente la Cassaria, che tutta è quasi rinovata. S'elle satisfaranno a vostra excellentia, n'haverò piacere grandissimo. Quella suplico che sia contenta di non lasciarle andare in modo che sieno stampate un'altra volta, ché, oltre che non credo che le stampassino più corrette c'habbian fatto l'altre volte, io ci cognosco dentro de li errori circa la lingua che, per trovarmi hora occupato in altro, non ho havuto tempo di correggierli; et ancho che le ha trascritte non ci ha usato quella diligentia c'havria possuto. Et io, perché questo huomo di vostra excellentia non ne venga senza, non ho tempo di rivederle altrimente; ché più tosto voglio ch'ella le habbia hora non così ben scritte, che indugiando darli sospetto ch'io sia men pronto allo servitio suo di quello che è mio debito d'essere. In buona gratia de la quale mi dono e raccomando sempre.

Ferrariae, 18 Martij MDXXXII.
di vostra excellentia
devotissimo Servitore Ludovico Ariosto.

200

Al molto Magnifico mio honorando m. Giovan Francesco Strozza etc. In Padova.

Magnifico mio honorando. Pel messo di vostra Signoria ho havuto una sua lettera, per la quale ho inteso la morte del suo Magnifico padre, cosa che mi è dispiacciuta, perché d'ogni piacere e dispiacere di Vostra Signoria ne son participe come debbe essere un amico per l'altro; ma queste cose son tanto generali, che non si può dire altro se non confortarla a conformarsi con la volontà di Dio, et havere patientia. Circa l'altra parte, io ho già (come io scrissi a Vostra Signoria) parlatone con m. Bonaventura, e da lui hebbi intentione che farebbe quel medesimo effetto che'l desegno nostro era c'havesse a fare il frate; tuttavia non l'ha fatto anchora: io li sarò alle spalle, e farò che lo farà ogni modo. Ho parlato all'amico di novo e cercato che si risolva, ma gli è tanto lungo in tutte le sue cose che gli è impossibile cavarne ferma resolutione; et adesso massimente si rende più irrisoluto del solito, perché si trova molto di malavoglia, che la maggior patte del suo si trova sotto l'acqua, et ha quasi dubitatione che le entrate che gli ha non possano suplire solamente al vivere di casa, perché, come sapete, ha gran spesa alle spalle. Dio sa che né per M.a A. né per me manca di fare tuttavia bono officio e di combatterlo per amor vostro, ma non si può havere de le persone se non quello ch'esse vogliono. Il vostro decreto è in loco salvo; del quale, come io credo havervi scritto, parlai a m. Bonaventura, il quale mi disse che essendovi quella clausula, per sé e figlioli e descendenti, non accadeva altra riformatione. Ma non ci è stato tempo di farglilo vedere, perché per il male del Duca nostro, che ha havuto qualche giorni, e per altri travagli non ha havuto tempo di vederlo; ma se gli farà vedere, e lo soliciterò che faccia quest'altro effetto, benché non l'ha possuto far fin adesso, perché la figliola de l'amica, la quale è maritata in questa terra, è stata male di parto e la madre è stata a casa sua sempre. Non si è mancato fin qui, benché io non vi habbia scritto altramente, di fare il debito nostro, né si mancherà. Parlato che si sia alla donna, se si potrà disporre, credo che'l resto sarà facile, e sùbito vi si aviserà; se poi vi parrà che vi sia data la lunga, potrete poi provedere alli casi vostri. Altro non occorre: me vi offero e raccomando sempre, e così M. A.

Ferrariae, 29 Martij 1532.
di Vostra Signoria
Ludovico Ariosto.

201

Al molto Magnifico m. Giovan Francesco de' Strozzi quanto figliolo honorando etc. In Padova.

Magnifico m. Zan Francesco mio honorando. La pratica nostra per un'altra mia vi messi un poco in dubio: e perché per quello ch'io vi scrissi alhora non vi vorei haver tolto di speranza sì che voi cercassi qualch'altra impresa nova, per questa vi significo che le cose andaranno bene, perché l'amico ha parlato con la mogliere la quale ha rimesso a lui che faccia come gli pare, e l'amico mi ha parlato da sé, il quale è tutto disposto a voi, pur che non si partiamo da le conditioni di che già havén ragionato: cioè che per adesso egli non habbia da sentire altra spesa perché, come v'ho scritto, si trova per le aque mezo ruinato, et havrà fatica a far le spese alla sua famiglia quest'anno. Vi consegnerà le possessione che sapete pel vostro vivere, con riserva che quando se affondassino, di far come per altre v'ho scritto; e che voi habbiate a prestarli il modo di vestire etc., restandovene esso debitore. Io v'ho scritto questa in fretta, poi vi dirò più ad agio le cagioni che l'haveano fatto un poco parere restio: a Vostra Signoria mi raccomando.

Ferrariae, 5 Aprilis MDXXXII.

Io forse vi scriverò fra pochi dì che vegnate in questa terra, e senza mezo di frati trattaremo e concluderemo fra noi. Io v'ho da dare un aviso: che quel vostro che piateza la casa, come ha sentito la morte di vostro padre, si ha voluto intromettere e farsi mezo in questa pratica, ma l'havemo spazzato. Madonna Alessandra vi si raccomanda.

Vostro Ludovico Ariosto.

202

All' Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo il Signor Duca di Mantova etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo. Mi duole che le mie comedie, per essere in versi, non habbiano satisfatto a vostra excellentia. A me pareva che stessin così meglio che in prosa: ma li giudicij son diversi. Le due ultime io le feci da principio nel modo che stanno, e mi duole di non haverle ancho fatto in prosa per haver potuto satisfarne a quella. La quale sia contenta d'accettare il buon animo: io le riferisco gratie che me le habbia (poi che non fanno per lei) rimandate sùbito. In buona gratia de la quale mi raccomando sempre.

Ferrariae, 5 Aprilis MDXXXII.
di vostra excellentia
Servitore deditissimo Ludovico Ariosto.

203

Al molto Magnifico m. Giovan Francesco de li Strozzi mio honorando etc. A Villabona. Pagare al portador domino Darcallo.

Magnifico mio honorando. Hora ritrovandomi qui in casa di M.a Alessandra, è arrivato un vostro messo con una vostra lettera, et è arrivato a tempo, perché havevo bisogno di scrivervi e non sapeva come mandarvi la lettera. Non hieri, l'altro, venne una febbre a m. Guido, et hoggi, che è il terzo giorno, gli è ritornata. Egli mi pare che si metta alquanto di paura, anchora che gli medici dicano che 'l male non è pericoloso, e dice che si vuol confessare domani et acconciare li fatti suoi e per l'anima e pel corpo; et hoggi, essendolo io andato a visitare, mi disse (che altri non v'era che egli et io) ch'io vi scrivessi che veniste in questa terra, perché vuole che quello che si ha da fare si concluda. Io poi son venuto di qua a casa di Madonna Alessandra, e conferendo seco questa vostra venuta, è di parere che non debbiate correre così in fretta, perché le pare che saria un far disordine e tumulto, non essendo anchora placata quella fera salvatica. Io havrei ben desiderato che questo vostro messo havesse havuto volontà d'aspettare tutto domani, acciò che, riparlando io con m. Guido poi che la febbre fosse cessata, havesse meglio potuto sapere quello che vorrà fare poi che sarete in questa terra; ma volendosi partire, non ho voluto che venga senza questa mia. A me parria, e così a Madonna Alessandra, acciò che non veniste a volo per forse ritornarvene senza conclusione indietro, che voi non veniste all'havuta di questa, ma che voi mi mandasse qui un vostro messo sùbito, per lo quale io vi potessi dare aviso più maturo de l'intention di m. Guido risoluta, poi che io havessi potuto parlar seco, che non fosse sì gravato dal male come è hoggi. Pur io mi rimetto a voi che facciate in questo quanto vi pare. De la casa non s'è fatto altro, perché fin qui non ne habbiamo ritrovate: quelli de' Trotti dicono che non vogliono affitare la lor casa, ma venderla; io non starò di cercare. M.a Alessandra farà le vostre raccomandationi, ma non tutte. Me vi offero e raccomando.

Ferrariae, 21 Junij 1532.
Vostro Ludovico Ariosto.

204

Al molto Magnifico quanto fratello honorando m. Giovan Francesco Strozzi etc. A Villabona.

Magnifico m. Giovan Francesco mio honorando. Havendo a questi dì havuto una vostra lettera, sùbito gli diedi risposta, anchora che fosse direttiva a M.a Alessandra, con speranza di mandarla per lo messo che ci havea portata la vostra, perché promise di venire a tôrla la mattina, ma poi non venne, sì che la lettera restò qui più di tre giorni poi che fu fatta. Finalmente la drizammo a Lendenara in mano d'uno Hercule Malmignatto, con speranza che ve l'habbia a mandare: forse che a quest'hora l'havete havuta, e forse ancho che non. Quando pur fosse andata in sinistro, mi è paruto di replicarvi questa, la quale il fattore di m. Guido a Recano mi ha promesso di mandarvila per un messo a posta. Voi dunque intenderete (se già non l'havete inteso) che quando la vostra lettera arrivò, m. Guido si era amalato d'una febbre molto acuta, et essendolo io andato a visitare, mi disse ch'io vi scrivessi che voi venissi sùbito, per dar fine a quanto era tra voi promesso. Poi, cessando la febbre et essendo ritornato meglio in sé, disse a M.a Alessandra che vi riscrivessi che voi non vi affrettassi di venire, ma che saria buono che voi mandassi qui un vostro messo, il quale quando fosse accaduto peggio a m. Guido vi potessi sùbito venire a darne aviso, acciò che voi lasciando ogni cosa havessate a venire. E così ella ve lo scrisse di sua mano, et ancho vi mandò la mostra di certi capelli. Hora intenderete che m. Guido sta assai bene, e gli è fallato un termine de la febbre: speriamo che non havrà più; per questo non vi accade ad affrettarvi altrimente per adesso, ma assettare le cose vostre per potere poi venire espedito. Ben vi conforta M.a Alessandra et io similmente che cerchiate di espedirvi più tosto che sia possibile e che vegnate poi, acciò non intervenisse qualch'altra cosa che vi havesse a far danno. Altro non accade. M.a Alessandra et io vi ci racomandiamo. Se havrete havuta la lettera di sua mano, havrete inteso di quella camorra e d'altre cose ch'ella vi scrive; se non l'havrete havuta ve lo replicaremo un'altra volta.

Ferrariae, 28 Iunij 1532.
Vostro Ludovico Ariosto.

205

Al molto Magnifico m. Giovan Francesco de' Strozzi mio honorando etc. A Villabona.

Magnifico m. Zan Francesco. Hoggi habbiamo havuto una vostra di quattro di questo. Prima non accade a fare altra scusa perché non v'havemo prima scritto: volevamo prima havere la vostra ch'ogni modo aspettavamo d'havere hoggi, e domani, o havendola o non havendola, vi volevamo scrivere per le navi. Voi intenderete che'l Magnifico vostro suocero è senza febbre già cinque dì sono, ma tanto fiacco che par non si possa rihavere, e per disgratia che facesse qualche disordine e che ricadesse, havrei poca speranza ne i fatti suoi; e per questo io vi conforto ad accelerarvi più che potete di venire alla conclusione: che al manco al fin d'Agosto siate in questa terra bene espedito d'ogni cosa. M. Bonaventura mi ha detto questa matina che di dì in dì aspetta la dispensa: se voi havessi così dal canto vostro in ordine il resto, si faria poco indugio per la dispensa. Noi credemo di mandarvi il disegno del ricamo de la veste morella, pur non lo promettiàn certo. Ne la veste anderano 26 braccia di raso, e ne le sottomaneghe dua, che saranno 28: e nulla manco, per essere grande come ella è. Io non so la quantità de l'oro che v'andrà. Io so ben che M.a Beatrice Gualenga se ne fe' ricamare una questo carnovale, e fece le cordeline d'oro e di seta, e vi si messero due libre d'oro, che m. Guido le mandò a tôrre a Fiorenza. Credo che facendosi queste d'oro schietto, non ve n'andrà meno di tre libre, perché hanno da essere cordelle e non cordoni, che mostrano più ricco e più bello. Io vi conforto a non guardare un poco più o un poco meno, ché quando si ha da fare una spesa, si vuol far magnifica o lasciarla stare. Mi piace che habbiate trovato il veluto zizolino, che sia bello. Similmente per le sottomaneghe bisogneran 28 braccia. Circa li scuffiotti, mi piace che ne facciate fare uno morello e d'oro, massimamente che si confarà con la veste, e così vorrei che l'altro fosse zizolino e d' oro, essendo l'altra camorra così fatta, cioè zizolina. La consorte vi prega che siate contento che facendoli una camorra bianca, che ancho habbia un scuffiotto bianco e d'oro, e tanto più quanto ella sta molto bene col bianco. Io vi avertisco a cercare d'havere oro suttile, che farà tanto più bello lavoro. E se voi mi rimetterete queste robe, se terrà conto e del numero e del peso, sì che non ne sarete fraudato d'un ferlino; e quando la veste sarà messa insieme per mandarla al ricamatore, io la pesarò, e la pesarò di novo quando il ricamatore me la ritornerà; e la farò lavorare tanto secretamente che non si saprà, sì che parerà poi che voi l'habbiate mandata da Padua belle e fatta. Altro non accade. Habbiamo fatte le vostre raccomandatione. Il suocero, la consorte e la cognata e noi senza fine si raccomandamo a Vostra Signoria.

Ferrariae, 5 Iulij 1532.
Vostri Alessandra Strozza
et il suo cancellero.

206

Alla molto Magnifica come madre honorandissima M.a Lucia moglie già del Magnifico m. Carlo de' Strozzi etc. In Padova. Date al portatore quattro soldi.

Molto magnifica Madonna honoranda. Io avisai a questi dì al Magnifico figliuolo di vostra Signoria del male del m., e poi come era guarito, anzi era andato due volte o tre fuor di casa; ma dipoi è ricaduto, et hieri hebbe una gran febbre. Mi è paruto mio debito di darne aviso, e perché io non so dove m. Giovan Francesco si ritrovi, ho voluto darne aviso a vostra Signoria, la quale sarà contenta di advertirlo che, fin che'l m. non è ben sano, stia in loco dove possiamo sapere di lui per avisarlo, se bisognerà. Alla quale mi raccomando, et insieme a Madonna Lucretia per infinite volte.

Ferrariae, 18 Iulij 1532.
Quanto ubidiente figliuola di Vostra Signoria
Alessandra Strozza.

207

Al molto Magnifico m. Giovan Francesco Strozzi mio honorando. In Venetia. Il Magnifico imbasciatore di Ferrara sia contento di fare c'habbia ricapito fidelmente.

M. Zan Francesco mio honorando. Credo che per un'altra mia havrete inteso (la quale, non sapendo ove voi fosse, haveva dirizzata alla magnifica vostra madre) come m. Guido era ricaduto, e per questo vi facevo più fretta di dare espeditione alle vostre facende, per attendere a questa; hora vi significo come, anchora che'l male se gli sia molto alleggierito e speramo che tosto rihaverà la sua sanità, pur non è uscito anchora del letto. Et appresso voi intenderete che'l Signore Duca nostro l'ha eletto per commissario di Romagna, dove havrà da transferirsi con tutta la sua famiglia tosto che sia guarito; e per questo mi parrebbe che, se ben la causa de lì Calcagnini v'importa, la metteste da parte un poco per attendere e dare expeditione a questa, sì che inanzi che m. Guido si partessi di questa terra voi havessi sposata vostra mogliere, e che voi fossi sicuro che la pratica non vi potessi essere turbata. Che se bene il Signore Duca è rimaso satisfatto da m. Guido, il figliuolo non cessa di fargli dare de le battaglie, e sempre mai in tutte le cose lo avvenire è pericoloso: onde per tutti i rispetti sarà bene che cercate l'espeditione, et io son quasi in animo, senza aspettare altra vostra risposta, di mandarvi il Sivero con uno sarto, acciò che si possan far tagliare quei panni. Oltre di questo, voi havete a sapere che, espedita che sia questa cosa, non vi accaderà di provedervi di casa altrimente, perché mentre che m. Guido starà in quello officio di Romagna, che non potrà essere meno di dui anni, voi potrete godere la casa di questa terra: in questo mezo con vostra commodità provedervi d'un'altra casa, dove vi potiate ridurre quando esso ritornerà. A questi dì esso disse al cancelliero di questa che vi scrivessi che a lui parea che facessimo opera di comprare la casa di quei giovini de' Trotti da Santa Maria del Vado, ch'ogni modo non vi mancheria mai a chi venderla pel prezzo che voi l'havessete comprata, e le gabelle del comprare e del vendere non costarieno quanto gli affitti di quella o d'un'altra casa che voi tollessete a pigione. Egli non ve ne scrisse altrimente perché tosto di poi successe quest'altra cosa, per la quale potrete havere una casa ottima senza pagarne pigione, purché vegnate a capo di quanto havete a fare; et io n'ho già parlato a m. Guido, e l'ho trovato di modo disposto, che spero che sarà contento di lasciarvi in casa sua; ma non cesserò di dire e ridire e importunar tanto che, o volentieri o suo malgrado, lo farà ogni modo: ma per quello ch'io n'ho fin hora, credo che lo farà volentieri. Circa l'oro, io vi dico che senza dubbio quello di Fiorenza sarà migliore, et io, senza aspettare altro aviso da vui, ho fatto scrivere a Fiorenza, e quest'altra settimana sarà qui; non accade altro se non che mandate 33 ducati d'oro per pagarlo: se costerà più o meno, se ne terrà buon conto. Io credo di mandarvi un altro disegno de la veste, ma non l'ho potuto anchor haver dal maestro; a me piace più del primo, e l'uno e l'altro non è stato più visto: et io, senza che voi me lo ricordassi, non farei fare una simil cosa che fosse stata vista indosso ad altri. Ho parlato con la consorte, la quale pur se vi raccomanda per infinite volte. Circa li ventagli, quel del manico d'oro voria che fosse di penne morelle e gialle alla similitudine de la veste, l'altro del manico bianco fosse ancho di penne bianche. Le sottanne, ne vorria una di raso incarnato, listata di tela d'oro, o di quello che piacerà a voi; l'altra di veluto alto e basso, di colore che parà a voi: e così d'ogni cosa si rimette al parer vostro, ché tutto quello che piacerà a voi, piacerà a lei anchora. Del raso bianco qui non se ne trova braccio, ch'io n'ho fatto cercare per tutto: bisognerà che mandiamo a Bologna, non vi piacendo di quello di Venetia. De la seta chermisina che v'havevo domandata, non la vorrei più, ma in quel cambio due onze di morella che habbia il chermisino che non perda il colore a lavarsi, e quattro onze d'oro che sia sottile e ben coverto: lo potrete far vedere a persone che se n'intendeno, perché vorria fare un colletto al modo de la veste, e mandatelo presto qui, che si possa comminciare allavorare: ché in queste cose bisogna mettere assai tempo. Oltra quello che vi scrive Madonna Alessandra, il cancelliero vi conforta di espedirvi tosto, perché sempre fu pericolo ne l'indugio: e l'uno e l'altra, e prima la consorte e m. Guido, senza fine vi si raccomandano.

Ferrariae, 23 Iulij 1532.
Vostra Alessandra Strozza.

208

Al molto Magnifico quanto fratello honorando m. Giovan Francesco Strozza etc.

Magnifico m. Giovan Francesco mio honorando. Oltre quello che Madonna Alessandra scrisse hieri al Sivero, che credo c'havrete veduta la lettera, vi aviso che m. Guido ha publicato il parentado fra vui e lui a tante persone, che non può essere che molte donne non comincino a venire a visitare la sposa; per la qual cosa madonna Alessandra vi prega che, con quella più fretta che possete, mandate o da fare una veste o una sottana, ma più tosto una sottana, et ancho un scuffiotto, e che rimandate il sarto incontanente, sì per questo, sì anchora ché sua mogliere sta gravissimamente, né si spera c'habbia a campare, e ritrovandosi lui fuori non può essere senza pericolo de la sua roba. Se le donne la verranno a visitare, e non si trovi meglio vestita, serà vergogna di tutti; sì che affrettatevi quanto potete, e voi non passate li 20 dì di questo mese a trovarvi qui per sposarla, ché solo questa causa intertiene m. Guido che non va all'officio, et ogni dì è solicitato de l'andata. Circa il vostro venire con compagnia, so che Madonna Alessandra v'ha scritto. A m. Guido non pare che vegnate se non più privatamente che potete, perché per havere aviate le sue robe non havria modo di accettarvi con gran compagnia: in questo si ha da eseguire la sua volontade. Me vi offero e raccomando.

Ferrariae,. Augusti 1532.
Vostro Ludovico Ariosto.

209

Al molto Magnifico come fratello honorando m. Giovan Francesco Strozza etc. A Mantova.

Magnifico m. Giovan Francesco mio honorando. Madonna Alessandra non accetta la vostra scusa, né per questo vi lieva quel nome che v'ha dato ne la sua lettera, per allegar voi d'havere facende che vi ritengono, ché a lei pare, e così ancho a noi altri, che nessuna, fosse di che importanza si volesse, vi dovesse più importare di questa. La scusa che ci proponete che dovria usare vostro suocero non saria accettata per buona dal Signore Duca, perché già son dieci giorni cha va fuor di casa, e a volere mostrare d'essere ricaduto, non sarebbe più a tempo, sì che pensate di mettere ogni cosa da parte e di venire più tosto sei giorni inanzi li 28, che un'hora da poi, sì perché sète aspettato e desiderato, sì perché fate gran danno con la vostra tardanza a m. Guido, prima appresso al Signore Duca che lo solicita che vada all'officio, e poi perché aspettandovi sta con gran spesa, ché'l genero e la figliola e figliolini son venuti da Modona, e l'altro genero e figliola son venuti da Carpi,e fra l'uno e l'altro vi sono già parecchi dì alle spalle con presso a 20 bocche senza i cavalli, e si aspetta ancho da Mantova Madonna Leonora sua sorella, sì che a pena han potuto servare una camera per voi; e più incresce a m. Guido che tutti stanno incommodi, perché ha già mandato buona parte inanzi de le sue robe: insomma voi havete da venire più tosto hoggi che tardare a domani. Li scoffiotti si sono havuti da Mantova, che sono bellissimi e son molto ben piacciuti; li danari havrà dal fattor vostro, e si farà circa il comprar l'oro quel ch'è di bisogno. Intanto ella et io vi si raccomandamo, ma molto più di noi, per quanto mi dice Madonna Alessandra, vi si raccomanda la consorte vostra.

Ferrariae, 20 Augusti 1532.
Vostro Ludovico Ariosto.

210

All'Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo il Signore Duca di Mantova etc.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio observandissimo. Havendo io di nuovo ristampato il mio Orlando furioso e meglio corretto che non era, e fattogli qualche additione, mi è paruto esser mio debito, per la servitù ch'io ho con vostra excellentia di farlene coppia, persuadendomi di farle cosa grata; né prima son per publicare gli altri libri ch'io sappia che vostra excellentia habbia havuto questo, il quale le mando per uno che già fu servitore del nostro m. Coglia, et al presente habita in Mantova. Il quale, pel servitio che mi fa di portare questo libro, e che è stato più de tre dì ad aspettare che si finisca, parendomi haverli non poco obligo, lo raccomando a vostra excellentia in certa cosa che cerca di ottenere da essa; et in buona gratia di quella mi raccomando sempre.

Ferrariae, octavo octobris 1532.
di vostra excellentia
Deditissimo Servitore Ludovico Ariosto.

211

All'Illustrissima et excellentissima Signora mia observandissima la Signora Marchesana di Mantova etc. In Venetia.

Illustrissima et excellentissima Signora mia observandissima. Io mando a vostra excellentia uno de li miei Orlandi furiosi, che, havendoli meglio corretti et ampliati di sei canti e di molte stanze sparse chi qua chi là pel libro, mi parrebbe molto uscire del debito mio, s'io inanzi a tutti gli altri non ne facessi copia a vostra excellentia, come a quella che riverisco e adoro, et alla quale so che le mie compositioni (sieno come si vogliono) essere gratissime sogliono. Quella si degnerà di accettarlo insieme col buono animo col quale io le fo questo picciol dono: in buona gratia de la quale mi ricomando sempre.

Ferrariae, 9 octobris 1532.
di vostra excellentia
Servitore deditissimo Ludovico Ariosto.

212

Alla Illustrissima et excellentissima Signora observandissima la Signora Duchessa di Mantova etc. In Mantova.

Illustrissima et excellentissima Signora observandissima. Essendo io sempre stato deditissimo servitore de l' Illustrissima casa di Gonzaga, è di necessità che, essendo vostra excellentia fatta di quella, io sia verso lei quello che io son stato verso gli altri; e perché quella mi cognosca per suo, mi è paruto di farle un picciol dono di questo mio libro di Orlando furioso, il quale meglio corretto et ampliato ho fatto ristampare di nuovo. Quella sarà per sua benignità contenta di accettarlo per segno d'un principio di mia servitù, et annumerarmi nel numero di suoi servitori; in buona gratia de la quale mi raccomando sempre.

Ferrariae, 9 octobris 1532.
di vostra excellentia
Servitore Ludovico Ariosto.

213

All'Illustrissimo Signor mio observandissimo Signor Guido Baldo Feltrio de la Rovere ducale primogenito d'Urbino etc. A Pesaro.

Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. La lettera di vostra excellentia di sette del mese passato ho ricevuta molto tardi, perché m. Antonio Bucio portatore di essa venendo a Ferrara non mi ci trovò, perhò che più d'un mese son stato col Duca patron mio a Mantova; poi ch'io son ritornato, mi ha dato la lettera, e dettomi a bocca quanto sarebbe il desiderio di vostra excellentia di havere alcuna mia comedia che non fosse più stata recitata. Mi ha doluto e duole di non poter satisfare a quella in cosa di così poca importantia, alla quale vorei potere servire con le facultadi e con la vita. Ma sappia vostra excellentia ch'io non mi trovo haver fatto se non quattro comedie, de le quali due, i Suppositi e la Cassaria, rubatemi da li recitatori, già vent'anni che furo rapresentate in Ferrara, andaro con mia grandissima displicentia in stampa; poi son circa tre anni che ripigliai la Cassaria, e la mutai quasi tutta e rifeci di nuovo, e l'ampliai ne la forma che'l Signore Marco Pio ne mandò coppia a vostra excellentia : et in questa nuova forma è stata rappresentata in questa terra e non altrove; l'altre due, cioè la Lena et il Negromante, sono state recitate in questa terra solamente, per quanto io sappia. Altre comedie non ho. Gli è vero che già molt'anni ne principiai un'altra, la quale io nomino I Studenti, ma per molte occupationi non l'ho mai finita; e quando io l'havessi finita, non la potrei difendere che'l Signore Duca mio patrone et il Signore Don Hercole non me la facessino prima recitare in Ferrara, che io ne dessi coppia altrove. Sì che vostra excellentia mi habbi scusato in questo. S'in altra cosa posso servirla, disponga di me come d'un suo deditissimo servitore: in buona gratia de la quale mi raccomando sempre.

Di Ferrara, a gli 17 di Decembre 1532.
di vostra excellentia
Servitore deditissimo Ludovico Ariosto.

214

Al molto Magnifico mio honorando m. Giovan Francesco Strozza etc. A Villabona.

Magnifico m. Giovan Francesco mio honorando. Per lo messo di Vostra Signoria ho havuto tutte quelle cose ch'ella mi scrive di mandarmi per lui. E prima circa i danari ho fatto che ser Iacomo Ziponaro gli ha portati al mercadante, e satisfattolo, e fattosi rendere lo scritto, il quale vi rimando: et esso ser Iacomo di questo scriverà a Vostra Signoria più a pieno. Circa la corona e le perle e l'altre cose che'l vostro messo dovea portare a Lugo a Madonna Leona, ci è paruto di non lasciarle andar più inante, perché Lugo si trova da questo tempo tutto allagato d'intorno, e non vi può andare se non che molto sia pratico de la strada, e molto peggio persona a cavallo; e oltre a questo tutto il paese è pieno di cavalli e di fanteria de l'Imperatore, che starebbe a pericolo di essere rubato. Io ho mandato le lettere, le cose ho ritenute appresso di me, cioè il zebelino, la corona, le perle da orecchie, le pantofole, e l'ufficio: come mi occorra messo fedele e sufficiente, e che si possa andare intorno, gliele manderò; intanto ella saprà che sono appresso di me. De la catena che havete mandata a me, molto riferisco gratie a Vostra Signoria, anchora che non accadea di pigliare adesso questo disconcio, non vi ritrovando meglio in danari di quello che vi dovete trovare, ché sempre si potea fare. Io la salvarò, così a nome vostro come a mio, che non meno ne potrete disporre come se fosse in man vostra. Ben vi avvertisco e priego che non parliate di haverme fatto questo dono, perché se venisse all'orecchie di vostra suocera né voi né io havressimo mai più pace con lei; io la terrò molto bene occulta, né altri saprà ch'io l'habbia che voi e il cancellier di questa. Circa il servitore di che Vostra Signoria mi scrive, quella saprà che dopo la partita vostra esso ha preso moglie; non di meno esso è per venire volentieri, ma io non l'ho voluto mandare, se prima non vi ho fatto intendere questo termine in che egli si ritrova: la moglie che egli ha preso è donna attempata e senza figlioli, e gli ha dato una casa et un casale, e sta così bene che non havrà bisogno del vostro. Lui comendo a Vostra Signoria per huomo fidatissimo e sufficiente: tuttavia farete in questo il parer vostro. De l'Hebreo io non vi scriverò altro, perché il servitor vostro vi referirà a bocca quello ch'io gli ho detto. Del non vostro venire in qua, non solo vi escuso, ma vi laudo, che mi maraviglio come possa alcuno andare intorno. Altro non occorre: insieme col cancelliero me vi raccomando, e vi prego che a Madonna Vostra Madre et alla Sorella mi raccomandiate.

Ferrariae, 25 Decembris 1532.
di Vostra Signoria
Alessandra Strozza.

 


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